Il vertice di Taormina conferma che la rivoluzione socialista è necessaria
Che in nessuna azione di resistenza gli operai e le masse popolari restino senza l’intervento del Partito comunista!
Il vertice dei sette capi degli apparati statali della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti si è appena concluso a Taormina (26 e 27 maggio). I caporioni della borghesia imperialista hanno chiuso il loro fastoso convegno senza riuscire a indicare una strada di progresso neanche solo a parole come avevano fin qui fatto nei loro precedenti vertici. Tanto è il marasma in cui i gruppi imperialisti hanno portato l’umanità, che oramai sono ai ferri corti anche tra loro. Ognuno deve pensare a salvaguardare il suo potere nel proprio paese e a questo scopo spremere quanto più gli riesce dal resto del mondo. I contrasti che crescono tra i gruppi imperialisti fanno del sistema imperialista un focolaio pericoloso di estensione della guerra con cui già oggi devastano tanta parte del mondo, dal Medio Oriente all’Africa, dall’Ucraina all’America Latina. Ma sono anche un segno della debolezza del loro sistema politico. Non hanno prodotto solo la crisi economica, ambientale, intellettuale e morale che infliggono alle masse popolari, ma anche la crisi politica che mina il loro sistema di potere. Siamo in una situazione rivoluzionaria. Non nel senso che le masse popolari già si rivoltano su grande scala (quello che gli attendisti attendono), ma nel senso che le loro condizioni peggiorano senza fine, non possono più continuare a vivere come hanno vissuto negli ultimi decenni e hanno quindi bisogno di mobilitarsi, organizzarsi e insorgere.
Il nuovo Partito comunista italiano chiama tutti gli elementi più generosi e avanzati delle masse popolari e in particolare gli operai avanzati a darsi gli strumenti per mettersi alla testa delle masse popolari e trasformare la situazione rivoluzionaria in rivoluzione, nella rivoluzione che instaurerà il socialismo: il potere nelle mani della classe operaia e delle masse popolati organizzate, l’apparato produttivo del paese sottratto ai capitalisti e gestito secondo un piano per produrre in condizioni di sicurezza tutto e solo quello che è necessario, la partecipazione di tutti alla gestione della società e alle attività culturali. Già oggi il (n)PCI è la scuola dove tutte le persone di buona volontà, decise a mettersi al servizio delle masse popolari, imparano quello che occorre per diventare promotori della rivoluzione socialista.
La prima ondata della rivoluzione socialista sollevata cento anni fa dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costruzione dell’Unione Sovietica guidata prima da Lenin e poi da Stalin si è esaurita a causa dei limiti di noi comunisti. Migliaia e milioni di comunisti hanno profuso miracoli di eroismo in ogni angolo del mondo, ma non avevamo una comprensione abbastanza avanzata delle condizioni e delle forme della lotta di classe che dovevamo guidare e non siamo riusciti a rendere definitiva l’instaurazione del socialismo ed estenderla a tutto il mondo. Per questo nel nostro paese, nonostante la vittoria della Resistenza, non abbiamo instaurato il socialismo. Ma nessuna grande impresa riesce al primo tentativo. Facendo il bilancio dell’esperienza della prima ondata e studiando il corso delle cose alla luce del marxismo-leninismo-maoismo abbiamo capito gli errori e i limiti che ci hanno impedito di portare fino alla vittoria le masse popolari che si erano mobilitate con noi. Abbiamo quindi riunito le condizioni per rilanciare la nostra impresa.
Se la rivoluzione socialista è possibile, se le condizioni in cui la borghesia imperialista ha ridotto l’umanità nei pochi anni trascorsi dall’esaurimento della prima ondata confermano che la rivoluzione socialista è necessaria, perché non si sviluppa? Qual è il freno principale al suo sviluppo?
I comunisti militaristi (cioè quelli che pensano che lo sviluppo della società umana è determinato dalla violenza dei potenti) dicono che il freno principale è la repressione che la borghesia imperialista esercita sulle masse popolari.
I comunisti disfattisti e attendisti dicono che il freno principale è l’arretratezza delle masse popolari.
In realtà, se esaminiamo l’esperienza, vediamo che il freno principale allo sviluppo della rivoluzione socialista non è né l’una né l’altra cosa.
È vero che la borghesia imperialista non si arresta di fronte a nessuna forma di repressione e che non risparmia mezzi per controllare, intimidire e soffocare. Ma se la repressione delle classi dominanti bastasse a impedire agli oppressi di ribellarsi, non vi sarebbero mai state rivoluzioni e l’umanità sarebbe ancora all’epoca della schiavitù. La repressione non basta a soffocare la rivoluzione: la rivoluzione si sviluppa facendo fronte alla repressione.
Stralcio tratto da La Voce del NPCI - nuovopci@autistici.org
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