La divertentissima kermesse mediatica sulla riscossa di Matteo Renzi, trionfatore delle primarie PD, trova nelle parole di Dario Franceschini - apice della sua tragicomicità – la sintesi estrema della deriva drammatica dell’antico tradizione gramsciana: “volevamo un leader forte e abbiamo avuto un leader forte”. Così si è espresso, incurante del ridicolo, il ministro del governo del conte Gentiloni Vien dal Nulla, mentre, in preda a irrefrenabili esternazioni di entusiasmo, a pochi metri di distanza, sulle terrazze della sede di via del Nazareno, si esibiva l’inedita coppia Boschi-Migliore, a sua volta sintesi sincretica della nuova sionistra italiana...
Non c’è nulla da fare: più gli italiani si ribellano alla indegnità di una classe politica che paventa, senza vergogna, formule di promiscuità vomitevole pur di sopravvivere e mantenere i propri privilegi, più questi personaggi, stucchevolmente monotoni nell’eloquio, sfoggiano arrogante disprezzo del comune sentire, ormai fisicamente palpabile nelle vie e nelle piazze di tutti i centri urbani che costellano monti e pianure della nostra penisola!
A incoraggiarli in tanta miserabilità l’intero apparato mediatico, salvo poche ma qualificate eccezioni.
“Matteo Renzi ha fatto dei giornalisti il suo braccio armato. Sono più importanti dei politici, bravi soprattutto nel manganellare i suoi nemici. Se ai tempi di Berlusconi c'è stato l'editto bulgaro, oggi è peggio. Il primo cercava dei trombettieri, questo invece dei mazzieri, che distribuiscono le carte del gioco politico. In troppi non vedono l'ora di assecondare la sua sete di potere, fanno a gara. Così, il premier e il suo Giglio Magico, dalla Boschi a Lotti, non rispondono mai a domande libere, cercano solo trasmissioni e testate in cui gli intervistatori non li metteranno mai in difficoltà su questioni scomode. Ed evitano tutte le altre. Non si erano mai visti tanti giornalisti cominciare la giornata a Palazzo Chigi, per pianificare il lavoro, vedere chi bastonare e come. Il Cavaliere aveva un rapporto sgangherato con la comunicazione. C'erano giornalisti fan come Emilio Fede, però relegati in un circuito pittoresco, presi in giro da tutti. Il gioco, allora, era chiaro. Uno come Beppe Severgnini si esprime su Renzi né più e né meno di come Fede faceva con Berlusconi, ma nessuno osa deriderlo, anche per l'autorevolezza della testata, Il CorSera, dove scrive. Per fare un omaggio a Renzi uno come Gianni Riotta ha usato un tweet in cui celebrava il compleanno di tutt'e due nello stesso giorno, come un grande onore. È davvero imbarazzante”. Pietrangelo Buttafuoco
A loro, ai nuovi frati predicatori dell’Ordine dei Franceschini ricordiamo se è vero, come dice il nuovo imposto impostore toscano che “antitodo del populismo è il popolo”, è ancor più vero che “antitodo al giornalismo farlocco sono i lettori”. Ma soprattutto, rammentiamo loro, che servono uomini che risveglino la coscienza non uomini che ipnotizzano le masse e che l’art. 728 del codice penale - Trattamento idoneo a sopprimere la coscienza o la volontà altrui - afferma che “chiunque pone taluno, col suo consenso, in stato di narcosi o d’ipnotismo, o esegue su lui un trattamento che ne sopprima la coscienza o la volontà, è punito, se dal fatto deriva pericolo per l’incolumità della persona, con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda da Euro 30,00 a 516,00"
Adriano Colafrancesco - adrianocolafrancesco@gmail.com
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