Tra pochi giorni, vedremo di che pasta è fatto il nuovo/vecchio presidente Donald Trump, che il 20 gennaio 2025 si insedia alla Casa Bianca con la famiglia. Per analogia il fatto mi ricorda il Mulino Bianco e le sue pastarelle, ma in questo caso potrebbero essere paste indigeste...
In effetti da Trump, Musk e soci si alternano dichiarazioni concilianti con altre più bellicose del vecchio stile repubblicano... ancora qualche giorno di pazienza e li vedremo all'opera, unica cosa che veramente conta...Il primo segnale nel copione, all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, sarà l'apertura del sipario: chi sarà il primo leader mondiale a incontrarlo? Tradizionalmente, questo onore spetta al primo ministro britannico, ma questa volta le cose potrebbero andare diversamente. Giorgia Meloni, primo ministro italiano, sembra essere in pole position, un fatto che potrebbe segnare un’importante novità nei rapporti diplomatici tra USA e Europa. L'ipotetica scelta della Meloni a "portinaia" ha una ragione facile da indovinare. Giorgia rappresenta il Paese Europeo che vanta lo status di "Prima Colonia USA" in Europa, un territorio "extragiudiziale" a gestione diretta della Casa Bianca.
Per quanto riguarda il "Primo Atto", nella scaletta di Donald, c'è la soluzione del conflitto ucraino, quello che aveva promesso in campagna elettorale di "risolvere in 24 ore".
Ma la Russia non è interessata a "congelare il conflitto" secondo il progetto sinora avanzato dal team di Trump. Putin fa sapere che "Abbiamo bisogno di una soluzione definitiva e, soprattutto, della costruzione di un nuovo sistema di sicurezza in Eurasia, che tenga conto dei nostri interessi e della revoca di tutte le sanzioni economiche".
Ed a questo proposito è interessante ascoltare le parole di Peskov, portavoce di Putin: "Al momento è prematuro parlare di un incontro tra i leader statunitensi e russi. Il 12 gennaio u.s., il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz, ha annunciato l'inizio dei preparativi per un incontro tra Putin e il presidente eletto americano. Abbiamo risposto a quest'ultima affermazione dicendo che stiamo seguendo da vicino le dichiarazioni dei colleghi americani, ma che era troppo presto per parlare di un cambiamento di retorica. Al momento non ci sono ancora i prerequisiti per riprendere i negoziati sull’Ucraina: Kiev rifiuta il dialogo. Inoltre le garanzie di sicurezza richieste dalla Russia sono parte integrante dei possibili negoziati su una soluzione ucraina..."
In altre parole, tutto ciò che sinora è stato ventilato dai vari portavoci del Donald non è interessante ed è inaccettabile per la Russia. Ovviamente, questo è anche il motivo per cui le iniziali “24 ore”, con cui Trump aveva promesso di “fermare la guerra”, si stanno trasformando in “mesi” (o forse anni). E per ora, la “preparazione per i negoziati” si rivela come la matura determinazione di Trump a prepararsi per un atto di coraggio senza precedenti: una diretta telefonata a Putin.
Video collegato di Nicolai Lilin: https://www.youtube.com/watch?v=OAtH0dNAdIo
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