Al Ministro degli Affari Esteri ed al Presidente del Consiglio italiani
e per conoscenza agli organi di stampa
Oggetto: Posizione dell’Italia nei confronti dell’UNRWA
Facendo riferimento alla disperata situazione umanitaria a Gaza e alle dichiarazioni del ministro Tajani di voler aiutare a sostenere le vittime, almeno bambini, attraverso la nave ospedale Vesuvio e il trasferimento in ospedali pediatrici italiani di piccoli pazienti, ci domandiamo come sia possibile che fin dal 7 Ottobre il nostro paese abbia bloccato l’erogazione di fondi all’UNRWA, magari pensando che qualcun altro avrebbe coperto i costi ed il lavoro che l’UNRWA stessa fa, tra grandi difficolta causa di occupazione, blocco e attacchi militari, perdendo le vite di quasi 150 persone da essa impiegate.
O qualcuno ha suggerito forse che questo era il momento di “spezzare le reni” e le speranze, causando una morte diffusa e penosa per la popolazione di Gaza e non solo, perché non esistono rifugiati ma solo terroristi?
Ipotizziamo che possa essere cosi perché è noto a tutti, salvo che a coloro che non sono informati sulla situazione storica e presente di Gaza (e non può essere questo il caso del nostro ministro o/ e della Presidente), che l’UNRWA sostiene l’approvvigionamento e la distribuzione di beni essenziali materiali (come libri, cibo, medicine) ed immateriali (come salute pre- e post- natale delle donne e salute dei neonati, educazione di quasi 350.000 bambini ed adolescenti) e sostegno al funzionamento delle strutture sanitarie. E a Gaza copriva già i bisogni di più di 1.600.000 cittadini da zero a 100 anni.
Il budget dell’UNRWA era già inadeguato alla larga popolazione non solo di Gaza ma dei rifugiati in Cisgiordania, Gerusalemme Est, Giordania, Siria, Libano e tutti soffriranno se dovrà fermare le sue attività o anche solo ridurle. E ci domandiamo con quale criterio si sceglie di compiere un atto politico così grave nei confronti dell’ONU colpendo la attività di una delle sue più importanti agenzie.
Ma soprattutto a Gaza, dove il 68% della popolazione prima degli attacchi, ed oggi nell’emergenza quasi tutta, dipende dal suo funzionamento per beni essenziali, sarà una questione di vita o di morte, per fame, sete, malattie, freddo e mancanza di igiene.
Ha il nostro Ministro pensato alla realtà delle conseguenze di questo atto per la vita delle persone? Ha compreso l’immensità del crimine di contribuire a negare il loro sostentamento? Ha presente la nostra Presidente che questa scelta si allinea con quella di stati che rischiano di essere incriminati come collaboratori di un genocidio?
Noi cittadini non vogliamo che nulla di questo avvenga e vi chiediamo di recedere da questa decisione foriera solo di morte e danni a tutti.
Non è salvando qualche centinaio di vite con aiuti umanitari, ma nel contempo ignorando le molte migliaia che si lasciano scivolare con grande sofferenza verso la morte per mancanza di cibo, acqua, medicine e coperte, che ci si può salvare da accuse di complicità con crimini contro l’umanità o peggio ancora di genocidio.
Il vero significato di de-finanziare l’UNRWA è questo.
Grazie per l’attenzione e per un ripensamento rapido della decisione di sospendere i fondi all’UNWRA.
Firmatari:
Newweapons research group ed altri gruppi umanitari coordinati dalla dr.ssa Paola Manduca
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