sabato 2 aprile 2011

Precursori anche nella recitazione.. breve storia del teatro del Circolo Vegetariano VV.TT. ieri ed oggi



"Il palcoscenico di Gustavo Piccinini, fotografo ufficiale della Compagnia Cinabro di Calcata"

Dal 7 al 15 maggio 2011 si terrà a Treia (Macerata) la celebrazione del 27° anniversario dell'associazione e l'inaugurazione della nuova sede del Circolo Vegetariano VV.TT. con un variegato programma culturale. In un certo senso malgrado la ufficialità dell'evento potrei anche affermare che questa Festa dei Precursori è tutta una sceneggiata... Uno spettacolo che si dipana giorno dopo giorno per 9 giorni di seguito.

A me piace recitare... ed anche alle persone che mi circondano. Ognuno di noi (che compartecipiamo al soggetto Circolo) è in grado di restare serio nello scherzo e scherzoso nella serietà. Come dice Marinella Correggia nel frontespizio del nostro sito: "Come la vita, gioco serissimo al quale bisogna con attento impegno lavorare o viceversa lavoro al quale bisogna con attenta disinvoltura giocare?"

Tra le finalità del Circolo vegetariano VV.TT. è scritto: “Scopo dell’associazione è quello di istituire e promuovere simposi naturisti, meditazioni collettive, sessioni di canto rituale, feste spettacoli e giochi all'aperto, passeggiate ecologiche, sperimentazioni di sopravvivenza in luoghi selvaggi e lavoro nei campi, etc. dimostrando con ciò l'importanza di una esistenza armonica e piena di amore.
 
Spesso mi sono chiesto come poter attuare un programma così poliedrico, soprattutto unendo la gioia di esistere al senso del dovere. La mia soluzione è stata sempre quella di “vivere teatralmente” ma con la massima sincerità ed allo stesso tempo seguendo un’etichetta, come se tutto quello che faccio fosse importante, senza però mai identificarmi nella parte. “Tutto è uno spettacolo passeggero” - diceva Yogi Ramsurat Kumar - riferendosi a questa esistenza terrena.

Con il mio metodo di vita teatrale, considerando che è tutta una “ divina commedia”, non serve celare le pecche e i difetti, le antipatie e le simpatie, i pregi e la saggezza. E seguendo tale filosofia fin’ora son vissuto mai nascondendo quel che sono, o meglio la "partaccia" che sono chiamato a rappresentare in questa vita.

Questa tendenza alla "recitazione dal vivo" è una mia naturale passione.
Sin da bambino piccolissimo ricordo che con le mie sorelline ed amichetti mettevo in scena delle vere e proprie commedie inventate lì per lì, melodrammi romantici di cui forse nemmeno noi stessi capivamo il significato, semplicemente scimmiottando quanto osservavamo nel comportamento dei grandi…. Questa vocazione è rimasta per me stabile, è una mia caratteristica che mi consente di divertirmi nelle passioni e nei dispiaceri…

Non sempre però questo mio atteggiamento gioioso piace alla gente con la quale vengo in contatto e spesso amicizie meravigliose o grandi amori svaporano come nebbia al sole del raziocinio e della congruità cercata, perseguita e pretesa dagli altri. Peccato che essi non siano in grado di giocare con me al gioco della vita…

Questo “gioco” lo ho vissuto anche nell’esistenza del Circolo Vegetariano VV.TT. ed a questo punto dovrò raccontarvi anche come è nato questo Circolo… Prima di essere VV.TT. il Circolo era semplicemente V.T. (che significa Vecchi Tufi). A quel tempo, eravamo negli anni ’70 del secolo scorso, l’attività primaria del gruppetto di primi arrivati a Calcata, amici e parenti che mi avevano seguito da Roma o che avevo ospitato “in rodaggio” (senza parlare ovviamente del lavoro serio che ancora svolgevamo disciplinatamente a Roma), era il far “teatro di strada”. Quello era il tempo di una recitazione fantasiosa in mezzo agli ignari radi visitatori o compiacenti vecchi e nuovi residenti. Le recite erano improvvisate e coinvolgenti (come ai tempi della mia infanzia).
 
Questo render complici gli altri “forzosamente” mi serviva per rompere quel muro di ghiaccio che solitamente si instaura fra persone che non si conoscono, o che stentato a manifestarsi liberamente. In seguito scoprii che nel gergo teatrale questo approccio viene definito “happening” o “psicodramma” ma allora non sapevo che stavamo vivendo un nuovo stile di recitazione, io e gli altri accoliti giocavamo a “rompere le scatole” alla gente, con furbizia e curiosità, studiando le loro reazioni un po’ come facevano gli “amici miei” di Germi (che in diverse scene fu girato a Calcata).

Ricordo bene alcune nostre sceneggiate di quel tempo beato, recitate al volo nelle viuzze anguste del borgo. Una piece alquanto seriosa fu la messa in scena di una prima edizione delle 101 storie Zen che si svolgeva camminando (la seconda edizione si svolse a Bazzano in Emilia), una specie di excursus spazio temporale su quello che è l’eterno messaggio dello Zen. In un’altra occasione il nostro gruppo, che pian piano andava assumendo le sembianze di una “compagnia teatrale” con tanto di regista, scenografi, addetti alle luci, etc., organizzò una recita all’aperto di poesie demenziali (inventate seduta stante). Al termine della recitazione il falso “fine dicitore” (il sottoscritto) cadeva in deliquio e veniva allontanato da falsi infermieri manicomiali. La gente che assisteva non riusciva a capire dove fosse il vero od il falso. In un’altra occasione mi inventai una “mostra nel parco, val della Troja” in una grotta. Per attrarre i visitatori nella trappola avevamo allestito un ufficetto all’aperto, in piazza, con tanto di telefono (finto) e segretaria, lì venivano rilasciati inviti ad personam per visitare la “mostra” e gli incauti venivano accompagnati da una avvenente e giovane hostess  che conduceva gli sventurati nell'umida cavità sotterranea dove ad attenderli c’erano ipotetici critici, artisti, intellettuali, fotografi e giornalisti (tutti finti, in questo rispecchiando però una verità..) i quali coinvolgevano i malaccorti visitatori in situazioni bizzarre o noiose ed allorché essi cercavano di defilarsi venivano bloccati da due energumeni i quali dicevano chiaramente che essi avrebbero potevano uscire solo se erano disposti a farsi fotografare (a pagamento) con la “mostra” (ovvero un'amica secca secca vestita da cavernicola stracciona). Credo che esistano ancora di queste foto polaroid in giro per il mondo….

Ma l’improvvisazione che ricordo con più simpatia, ed in cui sfogai la mia “passione” inventiva, la mettemmo in scena in un antro vicino al castello. Quella fu una vera tragedia “diabolica”, ci lavoravano almeno una dozzina di personaggi. Una coppia di attori, giovani ed alquanto piacenti (un maschio ed una femmina), girava per le vie di Calcata adescando i visitatori. I due figuri, atteggiandosi a pushers od a lenoni dall’aria sordida ed ambigua, sussurravano melliflui ai passanti: “Ehi tu, pss, pss… sì dico a te, vuoi assistere ad una commedia molto particolare…? Aspetta davanti a quella porta… ma zitto, mi raccomando… Pss, pss…”. Veniva così radunato un gruppetto di 5 o 6 persone che poi furtivamente erano introdotte all’interno di un cantinone buio. All’improvviso veniva sprangato l’ingresso dall’interno e qualcuno accendeva una candela (che spesso si spegneva per misteriosi soffi di vento), attraverso quella fioca luce venivano illuminate situazioni molto particolari (sospetto che Salvatores si sia ispirato a noi per il suo Nirvana)....
 
Si iniziava con il drogato in una nicchia che dava segni forti di crisi d’astinenza ed all’improvviso prendeva ad urlare ed a contorcersi. Seguiva l’angolo del santone, all’inizio, che pian piano assumeva l’aria libidinosa e prendeva a palpare il culo delle ignare signore presenti. Poi c’era un morto vivente in catalessi e pure un ladro maldestro che tentava di borseggiare gli astanti ed un altro attore che accusava la necessità di soddisfare un impellente bisogno fisiologico e si metteva a pisciare proprio lì davanti a tutti (pisciava per davvero, ed ero io a fare quella parte). Ogni situazione contribuiva inesorabilmente a montare il pathos fra i presenti che si sentivano immersi in una realtà insopportabile, intima, dalla quale non potevano sfuggire. I viandanti erano caduti nella trappola mefistofelica e quando disperati cercavano di guadagnare l’uscita si accorgevano che le porte erano bloccate (attenzione erano bloccate per davvero perché il chiavistello era difettoso), alla fine noi stessi facendo sforzi sovrumani e caotici fra urla isteriche (non si apre… non si apre, non si apre più..!) riuscivamo a spalancarle scardinando i rozzi ed arrugginiti battenti. Potete immaginarvi la faccia degli astanti quando riuscivano finalmente a mettere il naso fuori… Per loro era il momento della rinascita, non sapendo se ridere o piangere!

Nel tempo, invecchiando, sono diventato meno “cattivo” nelle mie sceneggiate ma non ho perso la voglia di giocare con i “soci” che vengono (malgrè tout) ancora a trovarmi. Magari come alla festa dell’acqua cotta, che ricorre l’8 agosto. Quel giorno da mangiare ci sono solo le erbe che siamo riusciti a raccogliere durante la passeggiata selvaggia, e chi conosce la natura sa che ad agosto di erbe ve ne sono ben poche… è perciò importante che i partecipanti apprendano velocemente a riconoscerle per non lasciarsene sfuggire nemmeno una. Cerco in questo modo di risvegliare nei neofiti l’amore per il necessario e la gioia di godere di quel che si ha, senza aspettarsi la manna dal cielo (o il menù dal ristorante). Diversa è la situazione nella passeggiata notturna (in qualsiasi condizione atmosferica ed a rischio e pericolo dei partecipanti) che si svolge il 31 dicembre di ogni anno (nel 2010 è successo lungo il Panaro a Spilamberto, con la neve), quella che chiamo “la notte senza tempo”. In passato quando attraversavamo tronchi sospesi sul fiume o camminavamo sul greto, non sono mancate le occasioni per vivere forti emozioni (cadute in acqua, scivoloni e culate nel fango, incontri coi cinghiali, pioggia e vento, luna stelle e silenzio, etc.).
 
E la saga continua... da quando mi sono trasferito a Treia ho spesso invitato le persone, al termine di ogni sessione sull'I Ching, a venire con me sotto le rupi a cercar legna per il camino... è divertente osservare come spesso qualcuno cerca di imboscarsi non raccattando alcun arbusto.. al che mi diletto di predisporre lungo la strada mucchietti di rami secchi che poi al ritorno dalla passeggiata invito a raccogliere chi sta ancora con le mani vuote. Il 21 marzo 2011, per festeggiare l'equinozio di primavera, mi sono inventato la potatura degli ulivi nell'orto di Caterina... La notizia è stata riportata anche da alcuni giornali locali ed ho avuto non poche telefonate di gente che chiedeva informazioni.. ma quando sentivano che c'era da lavorare glissavano sull'appuntamento... Ma tre persone sono riuscito ad acchiapparle.. in due giorni differenti, ed assieme abbiamo fatto una bella potatura... cosa che essi non avrebbero altrimenti mai fatta, se non si fosse trattato di un "gioco" di primavera!

Ecco le “fragranze” della fantasia recitativa che si respirano al Circolo… ma tutto sommato vedo che la gente conserva gelosamente nel proprie cuore queste memorie avventurose…. è il Teatro del VV.TT.

Paolo D’Arpini

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“Lo specchio riflette esattamente quello che ha davanti.. Non sono gli altri a costruire il nostro destino... ma gli altri sono il modo attraverso il quale il nostro destino si manifesta. In un santo non c'è intenzione né identificazione e la sua esperienza è completamente libera da ogni "presupposto"... Ma finché permane il senso di essere noi stessi a compiere l'azione, ovvero finché siamo illusi dall'ego, è difficile anzi impossibile comprendere l'azione di un santo... Egli non conosce il male, egli rappresenta il semplice e puro bene assoluto. Ma per capire le vie dei santi dobbiamo essere santi noi stessi...”
(Saul Arpino)

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/03/17/alloggiamenti-per-ospiti-a-treia-macerata-per-la-festa-dei-precursori-dal-7-al-15-maggio-2011/

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