venerdì 31 ottobre 2025

Donald Trump affievolisce la pressione su Russia e Cina... e festeggia Halloween alla Casa Bianca!


giovedì 30 ottobre 2025

Incredibile! La Coalizione dei Volenterosi concede una tregua alla Russia...



"Kiev, UE e NATO offrono magnanimamente a Mosca una tregua" (ovvero: dal momento che le forze ucraine stanno prevalendo, il vincitore concede quartiere - sic!).

No, non state leggendo male. Ho rinunciato ad usare lettere maiuscole nel titolo perché ritengo che il senso dell'annuncio sia sufficientemente forte da non aver bisogno di un supporto "grafico".

Rifiuto di buttar giù anche solo una riga, semplicemente riporto la notizia all'attenzione del lettore, affinché - di sua iniziativa e di coscienza propria - la raffronti con le altre notizie che giornalmente escono sulla situazione al fronte ucraino (...) e DA SOLO formuli dentro di sé un giudizio, anche senza pronunciarlo ad alta voce.

Se a determinate cose non ci si arriva da soli, allora a nulla serve un commentatore, me o chiunque altro: qui non si parla più di essere filo-russi o filo-ucraini o filo chicchessia, non è questione di tenere per una parte o l'altra... è una questione di senso stesso delle cose. Di rispetto per la dignità della verità, dell'onestà intellettuale.

Sono spettacoli questi che possono portare a crisi di coscienza: nel senso che ci si può chiedere se tutto quello che ci è stato insegnato sui libri di storia sia vero. A questo punto c'è legittimamente da domandarsi se un Hitler abbia attaccato per primo la Russia o no (per dirne una).
Auguro a tutti buon divertimento




mercoledì 29 ottobre 2025

Il Grande Gioco continua...

 


martedì 28 ottobre 2025

Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata: "Una via senza uscita"...


Ante scriptum: Il 28 ottobre 2025, abbiamo comunicato ad Aruba la recessione dal contratto relativo alla messa in onda del nostro vecchio blog "Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata".  Pertanto dal 3 dicembre 2025 quel vecchio ed obsoleto blog, sia pur eroico combattente, scomparirà dalla Rete telematica (volgarmente detto "web"). Avevamo già informato i nostri residui lettori e collaboratori di questa decisione ineluttabile, pregandoli -se lo ritenevano opportuno- di salvare qualche articolo ritenuto importante o magari le immagini che testimoniano una parte della nostra "storia".  
Per dare il buon esempio oggi ho ripreso un vecchio  articolo "preveggente",  relativo alla situazione attuale dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Per orgogliosamente ricordarvi che "noi ve  l'avevamo detto...". 
Forse, nei giorni che restano della nostra permanenza virtuale su Aruba, aggiungeremo qualche altra notizia ritenuta significativa "ad memoriam", pubblicandola nel blog 'tandem'  "Altra Calcata... altro mondo".
Buona lettura!
Paolo D'Arpini - Residuo presidente del Circolo VV.TT

Il Circolo, com'era nel 1984

Quando, per chi lo ricorda, uscì sugli schermi del nostro sventurato Paese "1997: fuga da New York" di John Carpenter, regista di horror e fantascienza a basso costo con al suo attivo alcuni titoli preveggenti, (oltre a quello testé citato, l’inquietante Essi vivono), le immagini di quella pellicola ci sembravano fantasie lontane, fantascienza appunto.

Dopo decenni di sonno comatoso, anche l’italiano medio – quello che si agita per la sconfitta della propria squadra in trasferta, ma che continua a seguire imperterrito campionati truccati – inizia ad avvertire di essere precipitato in un mondo in cui la fantascienza è stata superata da una realtà mostruosa, tale da rendere "1984", di George Orwell, lettura di intrattenimento per scuole medie inferiori.

Certo, chi fa parte della casta collaborazionista (la categoria più odiosa è quella dei radical chic), vive sempre alla grande – o almeno crede – e ci dirà tutt’ora, citando un articolo di Repubblica, che questo è il migliore dei mondi possibili, il regno della libertà e della democrazia, dove chi non può avere figli avrà persino un utero in affitto (e chissà se chi non può permettersi nemmeno un monolocale, potrà permettersi almeno quello…); con tanto tempo libero a disposizione da impiegare nei viaggi, nello yoga, nella meditazione, nei botox party, in cui ci si inietta un po’ di botulino antirughe per apparire eternamente giovani.

Ma sorvoliamo sui rentiers e altri dorati cascami umani assimilabili: essi non pagheranno mai, per il semplice fatto che siamo noi a pagare per loro.

Passiamo alla classe media, o meglio ciò che ne rimane.
Chi – beato lui, perché oggi la schiavitù è una conquista – ha ancora un lavoro, tenta di esorcizzare la realtà con uno scambio di battute davanti alla macchina del caffè dell’ufficio sull’ultimo programma visto in tv; con un tradimento coniugale organizzato via smartphone (di marca, per carità!); oppure rifugiandosi nell’effige del salvatore di turno: Cristo è passato di moda, ora ci sono altre icone o qualunque uomo-immagine fabbricato dal sistema di potere per infinocchiare i diversamente intelligenti.

Chi, invece, un lavoro non lo ha più, se ha potuto è emigrato, se non ha potuto, vive a ricasco di qualcuno (“per farsi amare” diceva Flaiano “bisogna farsi mantenere”); oppure è riverso in qualche angolo di strada da dove la visione della realtà non è offuscata dalle luci della televisione e dove “la durezza del vivere” gliene ha tolta anche la voglia.

Tuttavia, persino chi la propaganda, scientemente fin dai banchi di scuola, ha annichilito nelle proprie capacità di essere razionale – sempre che tra i bipedi a stazione eretta tali facoltà esistano (come qualcuno ha scritto, la migliore prova che esista vita intelligente nell’universo è che nessuno ha mai cercato di contattarci) – si rende conto che si sta materializzando un vero e proprio incubo e che le spiegazioni ufficiali – della tv, di internet, della stampa, dei governi – stridono con l’enormità dei fenomeni in corso: non ultima la prevedibile terza guerra mondiale...

Quali sono queste spiegazioni ufficiali?
Be’, la corruzione continua a spiegare quasi tutto. Sono tutti ladri; il resto è dovuto alla cattiveria di Putin. 

Eppure, se esistessero in giro cervelli in grado di articolare un pensiero, ci si sarebbe posta una semplice domanda: come mai la corruzione c’è sempre stata, ma prima si stava meglio?

Certuni, anche grazie all’opera divulgativa di sparuti intellettuali, hanno capito che l’euro c'entra qualcosa. Ma quasi nessuno è andato avanti nella spiegazione. Del resto, andare avanti può costare la reputazione, la carriera, la vita: dipende quanto avanti si va e il coraggio – scriveva Manzoni – “uno non se lo può dare”, specialmente in un Paese, citando Longanesi, in cui sulla bandiera nazionale, dovrebbe essere scritto, a caratteri cubitali: “Tengo famiglia”.

E così, ben pochi hanno cominciato ad allargare l’orizzonte dello sguardo: l’italiano soffre di miopia e più di quanto gli è vicino non riesce a vedere.

Qualcuno, timidamente, ha cominciato a tirare in ballo l’Unione Europea, ma come se si trattasse di un’entità indipendente e non di un progetto americano, teso – all’indomani della seconda guerra mondiale – a mantenere in pugno l’Europa, impedendo di fatto che potenze antagoniste agli Stati Uniti potessero contenderne il dominio e, soprattutto, saldare i propri interessi con quelli russi, come è naturale vista la prossimità geografica e la comune appartenenza continentale.

In particolare, l’intendimento americano è stato – ed è – quello di impedire che la Germania si avvicini alla Russia e che rimanga strettamente legata al carro atlantico. L’euro è nato anche a tale scopo: favorire l’economia tedesca per dare alla Germania una posizione di predominio in Europa (precisamente di sub-dominio rispetto agli USA), che la distogliesse dalle tentazioni di pericolose liaison con la Russia. Ed è, ovviamente, una delle principali ragioni per le quali la nefasta unità monetaria non viene smantellata (in questo modo, tra l’altro, lo Zio Sam, quando deve il cattivo in Europa, si traveste da tedesco e gli fa fare il lavoro sporco…).

Una volta per tutte, bisognerebbe far comprendere ai sonnambuli che ci circondano che non esiste “L’Europa”, né mai esisterà: essa è pura mistificazione della propaganda. Si tratta soltanto di una propaggine del declinante impero americano.

In tale quadro, l’Italia è l’ultima delle colonie, il Paese servo per eccellenza, un Paese che non decide nulla e con una classe dirigente, politica e imprenditoriale, non corrotta perché rubi, ma corrotta perché collaborazionista e nemica della propria nazione e quindi degli interessi della maggioranza. Nel suo libro Omaggio agli italiani, la compianta Ida Magli ha raccontato come la nostra storia sia quella dei continui tradimenti delle élites ai danni dei governati, cioè nostri.

Purtroppo, è l’inevitabile portato storico di un processo di unificazione eterodiretto da potenze straniere, mistificato dai miti del Risogimento e risoltosi con una annessione del Meridione e nessun serio tentativo di creare una coscienza nazionale, pericolosa perché avrebbe potuto fare del nostro Paese una potenza autonoma e scomoda nell’arena geopolitica internazionale.

È qui, in questa mancanza di una visione storica elementare, che cadono gli illusori movimenti “sovranisti” – del resto praticamente risibili – che vorrebbero attecchire nella penisola.

Viviamo in un periodo che assomiglia agli ultimi decenni dell’ottocento, quando un altro impero, quello inglese, stava inesorabilmente declinando, a fronte dell’emergere di potenze antagoniste, su tutte gli Stati Uniti. E, oggi, sono proprio gli Stati Uniti che tentano di difendere la propria traballante supremazia, trasformando l’Europa in un fortino anti-russo, con una incessante espansione della Nato verso oriente, cercando di resistere, inutilmente, al vento inarrestabile della storia che sta proiettando nuovi attori globali (in primis Russia e Cina) verso il palcoscenico di un mondo multipolare.

Con tanti saluti all’eccezionalismo dello Zio Sam, è giunta l’ora che faccia le valigie e torni al di là dell’Atlantico a mangiare hamburger.

Ma lo Zio Sam non si arrende così facilmente: sta facendo di tutto per ritardare il suo ritiro nell’ospizio della storia e ha messo in opera la strategia del caos.

Il caos, infatti, è scientificamente organizzato ai confini dell’impero, per ostacolare il coagulo di nuove alleanze geopolitiche in funzione anti-americana che potrebbe ulteriormente accelerare la caduta della superpotenza yankee.

Regimi strategicamente importanti sono destabilizzati e rovesciati mediante falsi rivolgimenti spontanei, promossi e finanziati da ONG coordinate dalla CIA (il caso delle varie “primavere”, come dell’Ucraina); oppure manipolando il terrorismo – così come avviene almeno dagli anni settanta, quando la famigerata strategia della tensione insanguinò l’Italia con la messa in scena di opposti estremismi, per dar luogo a una restaurazione autoritaria decisa a Washington.

Secondo questo disegno, attraverso ripetuti attentati terroristici e l’invasione demografica è artatamente creata instabilità sociale nelle colonie europee, al fine di indebolirle e meglio controllarle, rendendo ancora più improbabile che si riorganizzino dal punto di vista geopolitico.

Intanto, la distruzione delle organizzazioni statuali prosegue senza sosta, mediante la cessione della sovranità residua ad organismi sovranazionali centralizzati, non eletti democraticamente e controllati dalla longa manus di Washington.

Avanza, di conserva, la distruzione dell’identità dei popoli e del legame con il proprio territorio (l’incentivo all’emigrazione, o alla “libera circolazione”, come è chiamata nel linguaggio propagandistico, va proprio in questa direzione); e l’annientamento dei popoli stessi, fisicamente sostituiti con immigrati di culture differenti e inassimilabili, in modo da costruire un mosaico multietnico di interessi contrastanti e inconciliabili in nome di un interesse comune, che si riconosca in un territorio e voglia difenderlo. Il progetto imperiale prevede, infatti, anonimi territori coloniali, sprovvisti di storia comune e abitati da individui sradicati in perenne conflitto tra loro.

Anche i generi sessuali sono moltiplicati per aumentare divisione e conflittualità e l’omosessualità è salvaguardata e promossa perché – come aveva intuito la Magli ne La dittatura europea – è un modo astuto di sterilizzare la razza bianca (i mussulmani sono refrattari alla propaganda gay e transgender).

Dal punto di vista dell’ingegneria sociale, il progetto imperiale prevede la cancellazione della storia e della geografia (ecco la ragione per cui lo studio di quest’ultima è stata abolita). Il modello della società globale è costituito da internet (tecnologia nata in ambito militare – Arpanet il suo nome originario – non a caso resa disponibile gratuitamente): una indistinta e virtuale rete mondiale (World Wide Web), abitata da un essere umano de-territorializzato, che esiste appunto in questo non luogo geografico e in un eterno presente, creato mediante la simultaneità degli scambi (tempo e spazio sono dimensioni collegate ed internet annulla l’una e l’altra). Internet, ad oggi, è stato il più intelligente – direi geniale – cavallo di Troia della globalizzazione.

Geniale anche come strumento di controllo totale, capace addirittura di dare al suo utente controllato l’illusione della libertà e di ottenere spontaneamente, anzi con voluttà, informazioni sensibili che una volta i servizi segreti dovevano sudare sette camice per carpire. Neppure l’istituzione della confessione era arrivata a tanta perfezione. (Se si vuole avere un’idea di che cosa sia questo grande fratello, così amato dai sudditi, che accumula dossier particolareggiati su ognuno di noi e il cui utilizzo è incentivato in ogni modo, si legga "Il potere segreto dei matematici", di Stephen Baker).

E prosegue, altresì, il saccheggio e lo sfruttamento economico delle colonie europee. Le bombe demografiche, con l’arrivo di un esercito di nuovi schiavi, oltre a creare il caos e lo sgretolamento del tessuto sociale, tengono alta la disoccupazione, portando i salari sempre più al ribasso e scatenando una guerra fra poveri.

La pressione demografica e la diminuzione del gettito fiscale, dovuto all’alto numero dei disoccupati e al calo dei salari, generano ulteriori pressioni sulle casse degli Stati perché si privatizzino pensioni e sanità, ormai economicamente insostenibili.

Nell’ottica imperiale, infatti, tutto deve essere privatizzato, naturalmente a esclusivo beneficio dell’impero e dei suoi collaborazionisti e scherani. (In questo delirio acquisitivo dell’homo habens americano si è arrivati addirittura a brevettare le specie biologiche esistenti in natura).
In ultimo, di pubblico non esisterà più nulla e gli Stati esisteranno solo in funzione di esattori delle imposte per conto dell’impero.

La sottomissione di un impero così vasto non si ottiene soltanto con la forza militare e la compiacenza delle élites a libro paga, ma anche con quella dei sudditi. In questo gli americani sono indiscussi maestri, padroneggiando come nessuno le sottili armi della propaganda, di cui Hollywood è stata per molto tempo la punta di diamante.

La colonizzazione culturale ha sempre accompagnato la penetrazione americana – altro tema che i cosiddetti sovranisti nostrani non comprendono – e fa più danni un telefilm americano di un discorso di un qualsiasi leader a reti unificate.

Questa penetrazione subdola e melliflua, attraverso l’intrattenimento, ha ormai contaminato la nostra cultura fino al linguaggio, infarcito in maniera ossessiva di americanismi e dove si è arrivati al punto che battezzare qualcosa (un programma televisivo, un libro, persino una società a responsabilità limitata) senza un termine inglese, equivale a qualificarlo come vecchio e deteriore.

Chi ha studiato un po’ sa che pensiero e linguaggio sono interrelati e il secondo influenza largamente il primo (v. il determinismo linguistico di Whorf); quindi, parlare con termini americani significa pensare in termini americani. È per questo che la propaganda è così attenta al linguaggio ed è stato inventato il politicamente corretto: quello che non si può più dire, si finisce per non pensarlo nemmeno più. E quello che si dice, si finisce col pensarlo.

Un popolo che perde la sua lingua, perde la sua identità, perché i termini di una lingua cristallizzano i postulati fondamentali di una filosofia implicita, nei quali è espresso il pensiero di quel popolo e di quella civiltà.

Ci sarebbe da ridere, se non fosse tragico: una volta, in un documento aziendale, ho visto scritto ad Ok, invece che il latino "ad hoc".

Nel nostro Paese, culla del Rinascimento, siamo giunti all’annichilimento culturale: non c’è più un libro che si possa leggere, un film che si possa vedere, neppure una canzonetta ascoltabile. In questo deserto, ha buon gioco qualunque obbrobrio proveniente da oltreoceano; e quel poco che viene da noi prodotto non ne è che lo scimmiottamento. La nostra cultura qualitativa è stata trasformata in una incultura quantitativa.

L’abbassamento del gusto, l’annientamento di ogni pensiero critico (considerato dal potere una pericolosa recidiva intelligente dell’homo videns), sono perseguiti con determinazione, a partire dalla riforma della scuola: il programma prevede di eliminare l’analfabetismo di ritorno, rafforzando quello di partenza.

Accenniamo, per concludere, all’atmosfera di perenne guerra strisciante in cui siamo costretti a vivere. Una guerra che si gioca su tutti i terreni: culturale, economico, e naturalmente militare. Una guerra che pervade l’aria come un gas asfissiante, che nelle zone di frizione con la Russia (le ex Repubbliche sovietiche) rischia di deflagrare in scontro aperto, extrema ratio dell’impero americano: scagliare l’attacco approfittando della "presunta" superiorità militare ed economica, oppure perire.

No, non ho dubbi: non c’è fantascienza peggiore di questa realtà americanizzata, di questo morente impero che ci tiene prigionieri e ci costringe non più a scappare da New York, bensì dall’intera Europa.

Eppure dovremmo riprenderci il nostro Paese. Ma la cosa in Italia è impossibile: perché non l’abbiamo mai posseduto e quindi non abbiamo neppure la coscienza che sia nostro; e l’italiano si cura solo della propria conventicola, cui appartiene per nascita o entra per cooptazione. Come scrisse Sant’Agostino: "extra ecclesia, nulla salus".

E, infine, perché un Paese di servi sa solo immaginarsi un nuovo padrone e per quieto vivere si accontenta di quello che ha.

Lasciamoci con una citazione da "La pelle", di Curzio Malaparte, alla quale non si può aggiungere davvero nulla, se non l’amara constatazione che lo spirito di un popolo non cambia mai:

“E più affettuoso onore gli era venuto, nei giorni della liberazione, dal suo rifiuto di far parte del gruppo di signori napoletani prescelti per offrire al Generale Clark le chiavi della città. Del qual rifiuto si era giustificato senza alterigia, con semplice garbo, dicendo che non era costume della sua famiglia offrir le chiavi della città agli invasori di Napoli, e che egli non faceva se non seguir l’esempio di quel suo antenato, Berardo di Candia, che aveva rifiutato di rendere omaggio al re Carlo VIII di Francia, conquistatore di Napoli, sebbene anche Carlo VIII avesse, ai suoi tempi, fama di liberatore. «Ma il generale Clark è il nostro liberatore!» aveva esclamato Sua Eccellenza il Prefetto, che per primo ha avuto la strana idea di offrire le chiavi della città al Generale Clark.

«Non lo metto in dubbio» aveva risposto con semplicità cortese il Principe di Candia «ma io sono un uomo libero, e soltanto i servi hanno bisogno di essere liberati». Tutti si aspettavano che il Generale Clark, per umiliare l’orgoglio del Principe di Candia, lo facesse arrestare, com’era usanza nei giorni della liberazione. Ma il Generale Clark lo aveva invitato a pranzo e lo aveva accolto con perfetta cortesia, dicendosi lieto di conoscere un italiano che aveva il senso della dignità.”

Francesco Mazzuoli scrisse, il  27 ottobre 2017

Il vecchio "laboratorio storico" del Circolo Vegetariano VV.TT.



lunedì 27 ottobre 2025

Trump sul nuovo missile russo "Burevestnik" e sul sottomarino nucleare americano scomparso...

 



A quanto pare, i test in Russia del missile da crociera intercontinentale con motore nucleare "Burevestnik" hanno fatto una buona impressione a Washington. A  reagire è stato personalmente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump:  

"I russi sanno che abbiamo un sottomarino nucleare — il migliore al mondo — proprio davanti alle loro coste. Quindi non abbiamo bisogno che i nostri missili volino per 8000 miglia. Loro non giocano con noi, e neanche noi giochiamo con loro. Facciamo costantemente test missilistici, ma, come ho già detto, abbiamo un sottomarino nucleare — non abbiamo bisogno di sparare a  grandi distanze", ha commentato Trump con apparente spavalderia.


E ha aggiunto: "A proposito, non ritengo opportuno che Putin faccia tali esperimenti. Dovrebbe finire la guerra che doveva durare una settimana e ora si avvicina al quarto anno. Questo è ciò a cui dovrebbe dedicarsi, non ai test missilistici".

In realtà, qualche tempo fa Trump parlava di due sottomarini nucleari con missili balistici vicino alle coste della Russia. Dove è finito il secondo? Ha deciso di prendersi una pausa da qualche parte vicino alla Groenlandia? Si è adagiato sul fondo?

Evidentemente  Washington è irritata dai successi della Russia nella modernizzazione del suo potenziale militare. Tanto più che gli stessi Stati Uniti non hanno nulla di cui vantarsi in questo campo. Ma è proprio l'argomento nucleare che costringe gli Stati Uniti a tenere conto della Russia.

L'establishment americano reagisce nervosamente a qualsiasi mezzo che possa raggiungere la parte continentale degli Stati Uniti. Questa è la loro mucca sacra in materia di sicurezza. Gli USA spingono per una guerra nucleare limitata in Europa? Prego. Ma il territorio continentale degli Stati Uniti non resterà immune.

"L'ago di Koschei" dell'America sta proprio in questo. La persuasione a miti consigli dell'élite americana è possibile solo attraverso la creazione di una risposta diretta — e ineludibile — nella parte continentale degli Stati Uniti. Il missile da crociera intercontinentale "Burevestnik" è proprio uno di questi argomenti. La sua portata illimitata consente di entrare nel territorio americano da qualsiasi lato, aggirando le zone di difesa aerea/antimissile.

Elena Panina



Commento di Peskov, portavoce di Putin:  "I test di «Burevestnik» non dovrebbero portare a tensioni tra Russia e Stati Uniti.  Mosca rimane aperta a stabilire relazioni ed accordi con gli Stati Uniti"

Commento di Ryabkov, vice ministro degli Esteri russo: "La Russia ha informato in anticipo gli Stati Uniti sull'esercitazione delle forze nucleari strategiche. La Russia agisce rigorosamente nel quadro degli accordi bilaterali con gli Stati Uniti;  Mosca continua a sostenere il ripristino dei contatti parlamentari, ma c'è ancora una certa ritrosia sul riavviarli da parte degli USA;  La Russia attende una risposta dagli Stati Uniti."

domenica 26 ottobre 2025

Verso il 4 Novembre 2025 - Coordinamento NO NATO...



Dobbiamo interrompere la spirale della Terza guerra mondiale. È possibile farlo con la forza  e determinazione che comitati, reti, sindacati, partiti e organizzazioni di base insieme a “liberi cittadini” (lavoratori, studenti, pensionati, ecc.) possono mettere in campo, decisi a convergere verso un obiettivo giusto.

Dobbiamo valorizzare tutte le prossime mobilitazioni contro la guerra, contro il riarmo, contro la NATO, contro il genocidio in Palestina, per promuovere l’unità dei movimenti e organismi di lotta verso obiettivi comuni: per fermare la Terza guerra mondiale è necessario un fronte di lotta unitario per liberarsi dal cancro che rappresenta l’occupazione USA-NATO del nostro paese, dalla sottomissione all’Unione Europea e ai suoi diktat, dall’influenza e dai legami che il nostro paese ha con i criminali sionisti che possono continuare a sterminare il popolo palestinese solo grazie al supporto (militare, finanziario, politico, mediatico) della NATO, degli USA, dell’UE e di Paesi come l’Italia. Bisogna liberarsi allo stesso modo dal governo Meloni e da tutti quei partiti e organismi che eseguono gli ordini dei promotori della Terza guerra mondiale.

Organizziamoci per il 4 Novembre 2025: piccole e grandi iniziative, dai banchetti alle iniziative di lotta, dalle assemblee ai presidi e i cortei, possono e devono servire per rafforzare l’organizzazione e il coordinamento degli organismi che lottano contro la guerra e chi la promuove!

Coordinamento Nazionale No Nato

 


coordinamentonazionalenonato@proton.me - Cell. 3791639218


ASSEMBLEA IN VIDEOCONFERENZA

MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE ORE 20.30


LINK: https://kmeet.infomaniak.com/bdftgjigbzgqrmot


Introdurrà l’assemblea Roberta Leoni, dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università pubbliche, organismo promotore delle mobilitazioni in tutta Italia per il  4 novembre 2025.


sabato 25 ottobre 2025

Ai nemici della Russia...

Amici (rossi) e nemici (bleu)...



venerdì 24 ottobre 2025

Budapest si allontana... il dado è tratto!

 



Donald Trump malgrado bestemmie e minacce non è riuscito a far cedere Zelensky.... e allora prova a far pressione su Putin sanzionandogli Lukoil e Rosneft, ossia il petrolio (alcune voci dicono che le sanzioni sono sospese fino al 21 novembre p.v. e non si sa se poi saranno ratificate).

"Un colpo all'asino ed uno al bue" (?) come si potrebbe dire, contando che prima o poi uno dei due ceda.

Il guaio è che anche questa misura - ammesso che abbia effetto e che il triangolo Russia-Cina-india non abbia già trovato il modo di aggirarlo - non basterà a piegare Mosca: sufficiente a farla innervosire, ma non certo a cedere a questo punto della guerra (per far desistere una parte belligerante in netto vantaggio come la Russia ora serve molto di più).

Trump in realtà questo lo sa bene: ha approvato le nuove sanzioni per non perdere la faccia di fronte al blocco occidentale, per mantenere una verosimile equidistanza tra i contendenti, ma nella consapevolezza che il Cremlino NON cede: ne è la prova l'atteggiamento molto cupo e poco giubilante di questi giorni (poche dichiarazioni e nessun commento sulla situazione ucraina in generale). E' consapevole che la sua mossa -obbligata - otterrà di esacerbare le cose anziché risolverle.

L'unica cosa certa è che le ostilità continuano e ad alta intensità per il prossimo semestre: quello che non si dice su (tutti) i media è che a POKROVSK le forze russe sono ormai filtrate dentro la città e si sta combattendo nel pieno centro (...). Ad accelerare il rischio di una disfatta su scala più ampia ancora di questo c'è per l'appunto che, sentendosi il Cremlino sotto assedio con le sanzioni, aumenti il ritmo di gioco, passando da una guerra di attrito ad una di assalto costante (apriti o cielo).

Trump nel chiudere l'incontro di una settimana fa con Zelesnsky l'aveva avvertito della possibile distruzione delle forze ucraine e infine, non riuscendo a convincerlo, ha concluso con un "Va bene, vediamo come va".

Profetico.

Il presidente americano, esausto, ha evidentemente gettato la spugna dicendo a quello ucraino "Fa come ti pare": che però nella mentalità affaristica yankee, di cui Trump è campione planetario, significa "Vai avanti come credi, ma a tuo rischio e pericolo se le cose non vanno secondo i tuoi piani la responsabilità sarà tua e non ci sarò più per aiutarti".

Nel business ognuno è responsabile dei propri investimenti e Zelensky ne ha appena fatto uno. Trump dal canto proprio ha agito, ha fatto quanto doveva, assolvendosi di ogni obbligo supplementare verso l'Ucraina (questo dovrebbe preoccupare Kiev, anziché gridare vittoria per nuove sanzioni che non abbatteranno il nemico, mentre loro invece stanno per perdere tutta la linea difensiva).

MORALE = la notizia è roboante (sembra), ma è un'arma a doppio taglio: se non riesca a far cedere Mosca, allora Kiev si trova in un pasticcio difficilmente risolvibile, dato che Washington non potendo più fare altro contro il Cremlino, tornerà a fare pressione su Kiev, che tra 6 mesi avrà altri 300'000 uomini in meno di adesso e sarà con l'acqua alla gola.

Daniele Lanza




giovedì 23 ottobre 2025

Trump ha finalmente capito che la Russia "non è interessata ad un semplice cessate il fuoco"...?




23 ottobre 2025. Nella notte Trump è tornato improvvisamente "buono". Forse l'hanno visitato i tre spettri del "Canto di Natale " di Dickens, oltre a Rutte, o più probabilmente Vance, o Rubio, o il giardiniere messicano della Casa Bianca gli hanno fatto finalmente capire che se Lavrov, o chi per lui, dice che la Russia non è interessata a un semplice "cessate il fuoco" ma solo a un piano di pace comprensivo, significa che effettivamente non è interessata a un cessate il fuoco, eccetera, quindi vedersi a Budapest non ha troppo senso.

Allora niente vertice a Budapest, almeno per ora, e visto che ci troviamo anche sanzioni alla Lukoil e alla Rosneft. Vedremo l'effetto che avranno: per ora il Brent, che prima dell'annuncio costava 61 $ al barile, ne costa 64.35 e il WTI è passato da 57 $ a 60.18.

Per quanto riguarda noi (noi europei, dico) oggi si apre una riunione complicata del Consiglio d'Europa (vedi il parere di AI sottostante). Bisogna discutere di Ucraina, perché il Consiglio d'Europa non ha altra missione che discutere di Ucraina non essendoci in Europa alcun problema che meriti l'attenzione del suddetto Consiglio, e discutere in particolare dei fondi russi congelati a Bruxelles, fondi che ormai è chiaro che dovranno essere utilizzati per forza, nonostante il potenziale danno legale e di reputazione, per un motivo molto semplice e molto valido: i soldi nostri (della UE si intende) sono finiti e come al solito abbiamo parlato a vanvera e promesso a vuoto.

Per cui i 185 miliardi circa (di soldi russi e non nostri) andrebbero così ripartiti (link 1): 45 miliardi per ripagare il prestito che il G7 ha fatto all'Ucraina l'anno scorso (sì, gli abbiamo fatto un prestito e ora lo paghiamo noi, appunto coi soldi russi) e il rimanente in armi e ricostruzione (ed ecco da dove arriva parte delle cifre mirabolanti che dovremmo spendere per il ReArm Europe, che sappiamo bene essere in larga parte ReArm Ukraine).

Tutto perfetto dunque, se non fosse che l'Ucraina si oppone (link 2): se i soldi sono per lei (i rischi, ripeto, restano a carico nostro) vuole decidere lei come spenderli. Ricostruzione sì, va bene, ma armi americane e non necessariamente europee (anche perché le armi europee, come i soldi, non ci sono) e compensazioni per le famiglie dei caduti in guerra, che per ora aspettano invano.
In genere quando si inizia a litigare su come dividersi il bottino prima ancora di avere messo le mani sui soldi, non finisce bene.






Parere di AI sulla riunione "complicata" della UE:
23 ottobre riunione complicata del Consiglio d'Europa
Secondo diverse fonti giornalistiche,
la riunione del Consiglio Europeo del 23 ottobre 2025 è stata considerata "complicata" a causa di una serie di questioni spinose che i leader dell'UE hanno dovuto affrontare.
I temi principali sul tavolo sono:
Destino degli asset russi congelati: L'utilizzo dei beni russi immobilizzati per la ricostruzione dell'Ucraina è un punto di disaccordo tra gli Stati membri. Alcuni Paesi spingono per un uso più incisivo, mentre altri sono cauti riguardo alle implicazioni legali e finanziarie.
Crisi climatica e Green Deal: Il dibattito sugli obiettivi climatici e il Green Deal si è dimostrato complesso, con alcuni Stati che vorrebbero rallentare il passo e altri che spingono per misure più ambiziose. Le discussioni sull'ambiente sono state tra le più difficili del vertice.
Difesa comune: Le questioni relative alla sicurezza e alla difesa dell'UE sono state al centro dei colloqui, anche in vista delle pressioni esterne, come quelle legate al presunto riavvicinamento tra la Russia e gli Stati Uniti sotto una possibile futura presidenza Trump.
Crisi delle materie prime: La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha lanciato un allarme sulla crisi delle materie prime, esortando l'UE ad agire prontamente.
Geopolitica e relazioni con gli USA: L'ascesa di nuove dinamiche geopolitiche, con un'Europa percepita come meno influente, ha reso i colloqui sul ruolo dell'UE sulla scena internazionale particolarmente delicati.

Il governo italiano ha preparato la sua posizione in vista del vertice, con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha presentato le comunicazioni in Parlamento il 22 ottobre, illustrando le priorità dell'Italia sui vari temi in agenda.