Il 26 dicembre 2025. Maria Zakharova, pochi giorni prima dell'incontro tra Trump e Zelensky a Mar a Lago, aveva annunciato che "la Russia è pronta a formalizzare l'impegno "sotto forma di un documento scritto e giuridicamente vincolante" di non aggressione reciproca tra la Russia, la NATO e la UE. La sua forma specifica potrà essere determinata durante i negoziati, ma dovrà trattarsi di un atto giuridico internazionale a tutti gli effetti." Il risultato di questa proposta definitiva è stato il silenzio degli interessati, anzi la netta opposizione a questa definitiva dichiarazione di "pace".
La risposta indiretta da parte dell'Ucraina è stato un tentativo dinamitardo rivolto direttamente contro Vladimir Putin. Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, il regime di Kiev ha lanciato un attacco terroristico utilizzando 91 droni d'attacco a lungo raggio contro la residenza statale del Presidente della Federazione Russa nella regione di Novgorod. La difesa contraerea fortunatamente è stata in grado di distruggere tutti i droni. Non sono pervenute notizie di vittime o danni causati dai resti dei droni.
"Facciamo notare che questa azione è stata compiuta nel corso di intensi negoziati tra Russia e Stati Uniti per la risoluzione del conflitto ucraino.
Azioni irresponsabili come queste non resteranno impunite. Tuttavia la Federazione russa non intende abbandonare il processo negoziale con gli Stati Uniti. Ciònonostante, considerando la definitiva degenerazione del criminale regime di Kiev, che è passato a una politica di terrorismo di Stato, la posizione negoziale della Russia sarà rivista".
Lo ha dichiarato il 29 dicembre 2025 il Ministro degli Affari Esteri russo S.V. Lavrov, aggiungendo:
"Constatiamo che il regime di Zelensky e i suoi curatori europei non si mostrano disponibili a condurre dei negoziati costruttivi. <…> A sua volta, quasi tutta l’Europa, con davvero poche eccezioni, continua a rifornire il regime di denaro e armi, mentre sogna che l’economia russa collassi sotto il peso delle sanzioni. Dopo il cambio di amministrazione avvenuto negli Stati Uniti, sono l’Europa e l’Unione europea ad essere diventate il principale ostacolo alla pace. Lì non nascondono i loro piani volti a prepararsi a una guerra contro la Russia.
L’Unione europea sta attuando una linea volta allo smantellamento dei meccanismi di interazione e cooperazione con la Russia, e questo già a partire dal 2014 circa. Le élite al potere nella maggior parte dei Paesi europei <…> stanno fomentando nella società sentimenti russofobici e militaristi.
Se figure come Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Keir Starmer, Emmanuel Macron e altri con loro abbiano o meno superato il punto di non ritorno, è una questione complessa. Stiamo osservando come, per ora, il “partito della guerra” europeo, che ha investito il proprio capitale politico nell’idea legata all’infliggere alla Russia una sconfitta strategica”, sia pronto ad andare fino in fondo. Le ambizioni sono letteralmente capaci di accecare: loro non soltanto non provano pietà per gli ucraini, ma, a quanto pare, non la provano neppure per la propria popolazione.
Come spiegare, altrimenti, le persistenti discussioni in corso in Europa sull’invio in Ucraina di contingenti militari nell’ambito della “coalizione dei volenterosi”? Abbiamo già dichiarato un centinaio di volte che, in quel caso, tali contingenti andranno a costituire un obiettivo legittimo per le nostre Forze Armate.
Ai politici europei poco avveduti, ai quali spero verrà mostrata questa intervista, lo ripeto ancora una volta: non c’è motivo di temere che la Russia attacchi qualcuno. Ma se qualcuno dovesse azzardarsi ad attaccare la Russia, la risposta sarà devastante".
(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)
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