mercoledì 6 luglio 2011

Riccardo Uguccioni e Vito De Russis: Comitati di quartiere, opere pubbliche, funzione dello stato, libertà d'espressione popolare....


"Metropoli.. abitare come e dove?" (Saul Arpino)

Valsusa no grazie? Davvero non so... Anch'io sono perplesso....

Capisco che su una colossale opera pubblica si addensino alcuni rischi tipicamente italiani (moltiplicazione di costi, ingerenze politiche, arricchimenti indebiti, ecc.) che forse all'estero sarebbero più controllati.

Però nella vicenda Tav vedo anche alcune cose che decisamente non mi piaccioso:

a) la consueta propensione "nimby", per cui certe opere si vogliono nella provincia attigua, meglio ancora se due province più in là, mai nella propria;
b) la ricorrente propensione a osteggiare qualunque opera: oggi verrebbe contestato anche il traforo ferroviario del Fréjus (1871) o la ferrovia di Porretta, progettata prima dell'Unità nazionale;
c) l'idea di essere "padroni a casa nostra", slogan caro ai berlusconiani e alla Lega (e non solo), ma fasullo.
Il "padrone" di un territorio della Repubblica italiana non sono gli abitanti di quel territorio ma la Repubblica italiana nelle sue articolazioni. Ed è evidente che, con certo localismo estremo, che trova consensi sia in certa destra che in certa sinistra, ci siamo da tempo cacciati in un'ottica da comitato di quartiere. Mi aspetto invece che lo Stato agisca da Stato, con una visione super partes. Tutti vanno ascoltati, tutto deve essere attentamente ponderato; poi, presa la decisione, le minoranze si devono adeguare. Se non funziona così, diventa una guerra di tutti contro tutti.

Se ho torto, me lo si dimostri.
Riccardo Uguccioni

................

Commento di Vito De Russis

Sostiene Riccardo Uguccioni, che "ci siamo da tempo cacciati in un'ottica da comitato di quartiere. Mi aspetto invece che lo Stato agisca da Stato, con una visione super partes."

L'errore è contenuto, per buona parte, nella suddetta sua frase.
1) Deve sostituire "in un'ottica da" con "nella pratica del".
2) "Mi aspetto invece che lo Stato agisca da Stato".

Spiegazione.

1) E' la pratica del comitato di quartiere (cdq) che limita la nostra vita nel limitato confine del nostro quartiere. Si scoprono, quando scoppiano, i problemi esistenti oltre i confini del nostro cdq. Se prima non eravamo a questo punto, vuol dire che siamo stati bravi "scolari" di coloro i quali ci "inculcavano" la soluzione singola dei nostri bisogni attraverso le loro (altolocate) conoscenze. Invece di imparare "che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne tutti insieme è la politica" (Don Milani), abbiamo preferito risolvere singolarmente quei problemi rendendo ancora più difficile la risoluzione valida per tutti. Calpestando i nostri diritti e la nostra Dignità. Così settorializzati, abbiamo ignorato i NO TAV, i NO Molin, i NO Ponte, i NO Monnezza, i NO Nucleare, i NO acqua privata, i NO processi brevi, i NO Tagli alla scuola, i NO Carceri disumani, ecc. anche quando tutti quei NO cercavano di farsi sentire - facendo rumore - davanti a Montecitorio, a Palazzo Chigi, nelle varie città. La casta di quei Palazzi era ed è (e sarà) insensibile a queste azioni "movimentate" perchè prigioniera della loro "pratica" (clientelare o, meglio, mercantile).

2) Se la realtà è quella tratteggiata al punto 1), dalla singola persona fino alla casta nessuno, giustamente, si considera Stato. Pertanto, aspettare che lo Stato .... Chi? quale?

Nei Paesi civili lo Stato è reale perchè è l'insieme di tutte le singole persone le quali, per risolvere i problemi comuni, cercano di sortirne insieme.
Da noi, quella che dovrebbe essere una azione da Stato è una autentica e perfetta pratica da cdq. Il 1° gennaio 2002 entra in vigore l'euro col cambio ufficiale a 1936,270 lire e la casta parlamentare - in tempi rapidissimi - varia il rimborso elettorale del voto da 800 lire ad 1 euro. (Successivamente i gestori del commercio scambiavano 1000 lire con 1 euro; riconosciamolo: molto meno della casta). La classe lavoratrice (con i salari più bassi in Europa) si vide dimezzato il potere d'acquisto del salario; stessa cosa avvenne per i pensionati. (In verità, cogliendo quella ghiotta occasione, la casta fece molto di più: quantificò il rimborso per l'intera legislatura, lo trasformò in credito da incassare in 5 quote annuali. Così, la interruzione anticipata della legislatura produceva - come ha prodotto - il doppio o triplo reddito alla casta. E' in vigore.) Quelli della rapidissima manovra "a prendere" del 2002 sono ancora membri della casta, parlano di tagli a quella loro lauta risorsa ed architettano la manovra "a dare" in tempi "di là da venire".

E' con la pratica del cdq che, alla vigilia di una sentenza, in fretta e furia viene inserita, nel decreto legge della finanziaria, una apposita modifica di normativa legale che renda "innocua" quella sentenza. In quel cdq regna l'omertà circa l'autore di quella formidabile azione. Non solo, sembra che nessun membro di quel cdq abbia avvertita la necessità di farsi "inculcare" la versione giustificativa di quell'urgenza. Ma quale Stato può esserci nel Paese nel quale è difficile sostenere la triade Libertè Egalitè Fraternitè e rivendicare il diritto al rispetto della dignità della persona?

Lo Stato è lei, io, i nostri familiari, parenti, amici, quelli che chiedono di essere eletti, quelli che vengono eletti grazie a lei, a me, ai nostri familiari, parenti, amici, ecc.

La nostra azione, le nostre azioni è l'azione dello Stato.

Vito De Russis

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.