venerdì 24 giugno 2011

Daniele Carcea: "Grecia verso il fallimento.. o verso una nuova primavera?"




"La Grecia ci precede, con la fiaccola dell'indipendenza economica e politica..." (Saul Arpino)

La situazione non è facile per niente, la logica ci spingerebbe a dire che la Grecia dovrebbe uscire dall’Europa unita, ristrutturare il suo debito promettendo di restituire solo una parte del capitale, tornare alla dracma, alla svalutazione competitiva per rilanciare la sua economia, passare male

Come mai la Grecia si trova sull’orlo della bancarotta? Negli anni ‘80 per la Grecia parte la trasformazione: iniziano ad arrivare i fondi europei, arriva la ricchezza, o meglio l’illusione della ricchezza, vestiti di marca, automobili nuove, un mutuo facile per tutti e senza garanzie, le carte di credito in ogni portafoglio, poi arrivarono le Olimpiadi, aumentarono i fondi stanziati e quindi aumentarono ancora i debiti. Siamo nel Paese dei balocchi, nel Bengodi. Ma la situazione non è poi così diversa da molti altri Paesi occidentali, in primis dagli Stati Uniti: le nazioni si sviluppano con la produzione, con il consumo, con la crescita, ma se tutto questo avviene sempre e comunque tramite l’indebitamento, alla fine i nodi vengono al pettine e i debiti vanno pagati.

L’induzione al consumo tramite l’indebitamento è la madre di tutte sciagure: apparentemente tutti si arricchiscono, ma in realtà è solo un’elite che si arricchisce, quella che produce il denaro dal nulla, tramite la leva finanziaria, che poi viene prestato: il sistema finanziario e le banche tramite il sistema delle Banche Centrali; invece i cittadini, che di fatto,vivono al dì sopra delle loro possibilità, si indebitano privatamente e pubblicamente, cioè attraverso l’aumento dei debiti pubblici, i debiti cosiddetti Sovrani, e alla fine si impoveriscono. Perché la Grecia è stata fatta entrare per forza in Europa? Questa è una domanda logica, che qualsiasi persona di buon senso ha il dovere di fare? Gli è convenuto?

Sicuramente è convenuto a Goldman Sachs, la banca d’affari americana, accusata di aver aiutato la Grecia a truccare i conti del suo bilancio: secondo il “New York Times”, Goldman ha usato una serie di meccanismi definiti: swap che hanno permesso alla Grecia di ipotecare alcuni settori della propria economia mascherando parte del debito alle autorità comunitarie di Bruxelles, queste operazioni in questione, perfettamente legali, non appaiono come prestiti bancari ma come vendite con pagamenti differiti. In particolare, la Grecia avrebbe finanziato parte del suo deficit sulla sanità pubblica impegnando i futuri introiti sulle tasse aeroportuali, i pedaggi autostradali e gli incassi legati alle lotterie di stato.

Goldman Sachs nel 2001 costituì dei veicoli particolari uno dei quali denominato Eolo, come il dio dei venti, che assumeva le passività in cambio di impegni su introiti futuri del governo greco e consentiva di non farli contabilizzare nel bilancio pubblico; in cambio chiaramente furono pagati profumatamente.
Il governo socialista Papandreou, invece, poco dopo l’insediamento ha svelato il trucco dei conti: il deficit di bilancio non era del 3,5% ma del 13% e da allora i Greci si sono ritrovati improvvisamente poveri e la favola è finita. Sono quasi due anni che l’incubo per i greci sta andando avanti, un giorno vengono salvati da altri fondi europei e un altro sono destinati a dichiarare il default, la bancarotta più o meno controllata.

Sicuramente i cittadini greci hanno delle colpe: quella di non essersi accorti che stavano vivendo al di sopra delle loro possibilità e quella di aver eletto dei governanti che hanno pensato solamente ad ottenere il consenso, il virus di tutti i sistemi democratici.

A questi cittadini greci però ora si chiedono sacrifici immani, oltre a tutti quelli che già da un anno e mezzo sono stati messi in atto, ora si prospetta la vendita pezzo per pezzo della penisola ellenica, comprese le stupende isole che la circondano.

E i greci non la stanno prendendo bene, e si stanno letteralmente rivoltando contro questo tremendo giro di vite, non solo non credono più in quei partiti che li hanno governati, ma sentono che il tremendo giro di vite viene imposto da corpi estranei, Unioni europee, fondi monetari internazionali, Banche Centrali, mercati finanziari, istituzioni di nominati sovranazionali che decidono la politica economica del loro Paese. Come ha ben detto Guido Biancardi http: //notizie.radicali.it/articolo/2011-05-23/editoriale/quale-la-vera-patria-dei-draghi: I draghi ed i draghetti da destinare a grandi aziende monopolistiche pubbliche “strategiche”, sono stati covati lì dove il resto non conta (è il luogo del "vuolsi così..." dantesco), dove si perpetua il dominio del privato aristocratico (forse ancora strettamente dinastico ma con genealogie ormai labili) in forme di Demos. La rivolta intanto, sta proseguendo e aumenta giorno dopo giorno di intensità e in non pochi temono che alla fine per far cessare le proteste si possa arrivare ad una svolta autoritaria. E quella Si, che sarebbe una buona scusa per fare uscire la Grecia dall’Europa.

La situazione non è facile per niente, la logica ci spingerebbe a dire che la Grecia dovrebbe uscire dall’Europa unita, ristrutturare il suo debito promettendo di restituire solo una parte del capitale, tornare alla dracma, alla svalutazione competitiva per rilanciare la sua economia, passare male i primi anni in mezzo a grosse difficoltà per poi riprendersi negli anni successivi.

Invece tutto questo appare impossibile: non è prevista una procedura di uscita dall’Unione Europea, è stata pensata solo quella per entrarvi, per molti economisti,dichiarare il default della Grecia, significa innescare un effetto domino su gli altri Paesi europei, quindi il diktat è la Grecia va salvata in tutti i modi.

E’ questo il balletto di richieste e dichiarazioni che si sente da diversi giorni, ma fondamentalmente da un anno e mezzo. La Germania che per ragioni elettorali, ma non solo, vorrebbe che le banche di tutto il mondo con i titoli greci in portafoglio accettassero la ristrutturazione del debito, magari allungando le scadenze e accettando tassi sostenibili dallo Stato greco, insomma vorrebbero scaricare una parte dell’operazione salvataggio Grecia sui privati anziché tutta sugli Stati Europei, per la Bce invece un’operazione di questo tipo equivarrebbe a dichiarare il default della Grecia è conseguentemente rischierebbe appunto l’effetto contagio con il possibile attacco della speculazione mondiale sui debiti sovrani degli altri Paesi facenti parte del gruppo dei Piigs, l’anello mediterraneo più l’Irlanda.

Sembrerebbero quasi convincenti se non sapessimo che molte banche europee hanno decine e decine di miliardi di euro di titoli greci in pancia, (quelle italiane in minima parte), molte di queste banche sono proprietarie delle banche centrali del proprio Paese, e queste sono proprietarie della Banca Centrale Europea, il cerchio si chiude mostrando un conflitto di interessi colossale: la BCE garantisce l’equilibrio dell’Unione Europea o i bilanci delle banche private che si finanziano al tasso dell’1,25% e poi mettono i soldi su titoli di Stato che rendono il 5%,il 10%fino al 15%?

E poi la domanda delle domande! Perché i mercati attaccano i Paesi più deboli dell’Europa, ma i veri Paesi messi veramente male, con conti pubblici, se possibile ancora peggiori, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone vengono (almeno per ora) lasciati in pace?

Daniele Carcea

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.