sabato 4 giugno 2011
Referendum popolare.. ultimo baluardo della democrazia in Italia
REFERENDUM: L'ULTIMA RESISTENZA
La partitocrazia ci ha privati di tutto. La costituzione italiana soffre di un processo di erosione che dura dal 1950, subito dopo la sua approvazione.
Nel libro la PESTE ITALIANA i Radicali hanno elencato minuziosamente tutti i ritardi “voluti” della sua concreta applicazione e i singoli atti, legislativi e no, approvati dal Parlamento per la sua disapplicazione.
La destra ora parla apertamente di volerla modificare a suo uso e consumo. La sinistra si oppone solo per ragioni di propaganda, solo per dire cosa diversa dalla destra e facendo così non dimostra di volersi redimere dal passato.
La verità è che la nostra classe politica autonominata e autorigenerata non crede più alla costituzione repubblicana. Il dibattito sulla stessa è strumentale, tutti tendono a modellarla secondo i propri interessi di parte alla faccia degli interessi del popolo.
L'istituto del referendum è l'unico strumento rimasto in mano all'elettorato per far sentire la propria voce, anche se il risultato corre il rischio di essere stravolto dal Parlamento come è accaduto con il finanziamento pubblico dei partiti e con la responsabilità civile dei magistrati. Ma esso va salvaguardato per manifestare l'ultima resistenza allo smantellamento delle istituzioni. Non abbiamo in questo momento niente altro che ci tenga legati al concetto di stato democratico.
La propaganda di questi giorni contro i referendum del 12/13 giugno p.v. non dimostra di voler difendere l'istituto del referendum, sembra avere più a cuore alcuni effetti collaterali immediati di questa consultazione. La sinistra quello di dare un altro schiaffo a Berlusconi e la destra la difesa ad oltranza della scelta nucleare, come dimostra il tentativo di ieri di rimettere in discussione la decisione della Cassazione che lo ha ritenuto conforme alle leggi con il ricorso alla Consulta approfittando della elezione alla presidenza di Alfonso Quaranta, giudice che piace al centrodestra, che avverrà lunedì 6 giugno 2011 in virtù del principio della anzianità.
Sono entrambe due posizioni sbagliate. Gli italiani debbono andare a votare per difendere l'istituto referendario, non per abbattere o confermare qualcuno. Oggi si vota perché fa comodo ad una parte e domani non si vota per l'opposto contrario. Così si uccide l'unico strumento di democrazia reale rimasto in mano ai cittadini. E non è un caso che in questi ultimi tempi non si è più raggiunto il quorum necessario previsto dalla Costituzione.
L'interesse superiore della collettività esige che gli italiani vadano a votare, tutti; quelli per il si e quelli per il no. Poi vincano i più. Io personalmente sono per il si. Ma andrò a votare soprattutto per difendere l'istituto referendario.
La democrazia non è un regalo, bisogna sapersela meritare. Per questo il 12 e 13 giugno non bisogna andare al mare. Bisogna raggiungere il quorum per dimostrare che alla costituzione ci credono almeno i cittadini. Poi è giusto che vinca la maggioranza. I trucchi non mi piacciono e soprattutto sono nocivi all'Italia.
Gianfranco Paris
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