venerdì 20 maggio 2011
Canapa, Canepina, Canapale... tutti i luoghi santi della pianta miracolosa
"Per raccolti precoci si può coltivare anche in serra..." (San Canapone)
Rilanciato il discorso sulla canapa (ieri l'altro dal blog: http://paolodarpini.blogspot.com/2011/05/canapa-pianta-disinquinante-fonte.html)
che è stato poi ripreso dal blog di Ecologia Peacelink ed ulteriormente commentato sul nostro Giornaletto di Saul: http://saul-arpino.blogspot.com/2011/05/il-giornaletto-di-saul-del-20-maggio.html
ora il discorso continua con questa interessante lettera dal pistoiese:
Questo bello scambio di mail è un esempio di quanto sia importante fare
rete.
Circa la canapa, la sua coltivazione in passato era diffusissima, come
dimostrano anche molti toponimi: qui a Pistoia, ad esempio, c'è una
località denominata Canapale.
Ho qualche perplessità su due aspetti:
1. L'uso della canapa, o di qualunque altra coltura consimile, ai fini
energetici: purtroppo, dietro all'uso delle biomasse per alimentare
centrali di produzione energetica attraverso la loro combustione girano
gli interessi di grossi gruppi industriali, in particolare tanto
Marcegaglia, quanto Maccaferri e soci (Powercrop e similari) e tutto il
giro che c'è attorno alla riconversione degli ex zuccherifici. Una volta
costruiti questi grandi impianti (molti dei quali si spacciano a filiera
corta, ma in realtà hanno dimensioni sovraregionali, in quanto un raggio
di 70 km travalica spesso i confini tra una regione e l'altra) essi
diventano onnivori, perchè è impensabile di sostituire gran parte delle
colture finalizzate alla produzione di cibo con culture con finalità
energetiche, per cui o si trasformano in inceneritori veri e propri o
importano combustibile da altri paesi. Se proprio vogliamo usare ai fini
energetici la biomassa di scarto, l'unico modo accettabile, a mio
modesto avviso, è quello della produzione di biogas mediante
fermentazione anaerobica, con restituzione dei fanghi compostati alla
terra.
2. l'uso della canapa (o del vetiver o di altre piante) per il
disinquinamento dei terreni. Quando abbiamo a che fare con terreni
contaminati da inquinanti persistenti, quali sono metalli pesanti, PCB,
diossine e via discorrendo, se la pianta è in grado di disinquinare il
terreno non può che inquinare sè stessa, concentrando in sè gli
inquinanti assorbiti dal terreno: a questo punto, esaurito il ciclo di
vita della pianta, che ne facciamo? Se la compostiamo, restituiamo al
terreno quello che gli abbiamo tolto, se la inceneriamo, diffondiamo gli
inquinanti per via aerea attraverso i fumi o li ritroviamo a
concentrazioni elevatissime nelle ceneri e nei residui di abbattimento
dei fumi ... gira e rigira, il problema non viene eliminato, ma solo
spostato ...
Viceversa, la coltivazione della canapa in sostituzione del tabacco
sarebbe una prospettiva auspicabile, mentre ci troviamo davanti a
politiche che vanno in tutt'altra direzione (ad esempio in Toscana si
sono dirottati fondi europei destinati a misure agroambientali per il
sostegno della tabacchicoltura in crisi). Far circolare queste idee è
perciò a mio avviso molto utile ...
Quanta alla stevia, mi risulta che in Giappone, dove l'aspartame è fuori
legge, essa sia utilizzata industrialmente come dolcificante addirittura
- se non ricordo male - per la Coca-Cola Light. In Europa, dobbiamo
ringraziare l'EFSA e la Comissione Europea se l'aspartame non è stato
messo fuori legge nonostante la segnalazione della sua cancerogenicità
da parte dell'Istituto Ramazzini e se l'uso alimentare della Stevia è
vietato perchè "manca la documentazione circa la sua innocuità"
(evidentemente esistono due pesi e due misure, a seconda delle pressioni
delle lobby).
Giovanni Malatesta
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