Prefazione di Claudio Martinotti Doria - http://www.cavalieredimonferrato.it
Personalmente come storiografo amatoriale ed appassionato di storia locale, sono da parecchi anni interconnesso (per non dire legato) culturalmente con la Svizzera, in particolare quella italiana, e quindi ne seguo con una certa continuità l'evoluzione, soprattutto della società civile. Il mio interesse deriva anche dal fatto che se non fosse per alcune vicende storiche, quali l'occupazione di Napoleone della Valtellina a fine 700, essendo mia moglie originaria di quell'area, a quest'ora avrei il passaporto svizzero, in quanto la Valtellina era da secoli aggregata ai Grigioni e probabilmente la Valtellina si sarebbe evoluta in Cantone autonomo divenendone il 27° della Confederazione Elvetica.
Per ragioni di precisione, cui sono solito attenermi nel comunicare con i miei interlocutori e lettori abituali, approfitto dell'occasione per informare che la Svizzera Italiana non si limita solo al Canton Ticino, come sono in molti credere, ma si estende ai Grigioni italiano, che include i distretti di Moesa (ad ovest) e Bernina (ad est), e i comuni di Bivio nel distretto di Albula e Bregaglia nel distretto di Maloggia. La lingua italiana è parlata nel Grigioni italiano, che consiste delle valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Poschiavo, come pure del villaggio Maloggia, nei comuni di Pontresina e Bivio. Rimane sempre una lingua minoritaria in senso proporzionale (è parlato solo dal 6,5% degli svizzeri), ma pur sempre ufficiale, in quanto è una delle tre lingue "nazionali ed ufficiali" della Confederazione (si è aggiunto recentemente il Romancio, ma con delle limitazioni).
Ultimamente chi segue le vicende economiche (che sono storiche anch'esse) degli ultimi tempi, saprà che il franco svizzero si è rafforzato enormemente, raggiungendo la parità con il dollaro, e se continua su questa strada la raggiungerà anche con l'euro. La convergenza degli investitori internazionali sul franco svizzero come moneta rifugio, di fronte a situazioni di grave incertezza se non di panico imminente, nel corso della storia ha sempre caratterizzato periodi nefasti, di sconvolgimenti planetari, e quindi non è un buon segno. Inoltre è una sciocchezza dal punto di vista finanziario, perché anche il franco svizzero ha abbandonato il gold standard nel 2000, e quindi non è vera moneta, ma moneta di carta e quindi affidabile solo finché si ripone fiducia in essa, non fornisce certo garanzie maggiori rispetto al dollaro o all'euro.
Le uniche vere monete (il vero "denaro") nel corso della storia dell'umanità sono sempre state quelle d'oro e d'argento, ma ormai 999 persone su mille sono condizionate a pensare che il denaro sia quello stampato dalle banche centrali (chi si ricorda che fino al 1971 c'era ancora un parziale ancoraggio della moneta di carta al gold standard?).
L'articolo che vi propongo appresso, scritto da uno svizzero ticinese esperto in materia, chiarisce bene questi concetti e vi sarà utile per predisporvi ad affrontare i tempi che verranno, che non saranno una passeggiata, come ho già avuto modo spesso di comunicarvi in precedenti articoli.
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FRANCO SVIZZERO, UN FALSO BENE RIFUGIO!
di Rivo Cortonesi, Segretario dei Liberisti Ticinesi
Il titolo di questo editoriale mi è venuto spontaneo, perché, per uno di quegli strani concatenamenti neuronali che si scatenano a volte nel cervello, improvvisamente mi è tornato alla mente il romanzo di MIlan Kundera "l’insostenibile leggerezza dell’essere", nel quale si descriveva la vita degli intellettuali cecoslovacchi nel periodo tra la cosiddetta "primavera di Praga" e l’invasione sovietica che ne seguì. Forse perché, come allora per la Cecoslovacchia, anche noi siamo oggi alla vigilia di un default economico-finanziario, che inevitabilmente porterà con sé un’ulteriore limitazione delle nostre libertà individuali. L’apprezzamento del franco svizzero su dollaro e euro la dice lunga sulla gravità del momento. Storicamente è infatti nei momenti di crisi che il franco svizzero si apprezza sulle altre valute.
Ma è un cadere dalla padella nella brace, perché il franco svizzero ha ormai ripudiato, come tutte le altre monete, la parità aurea: dunque è oggi solo un bene fiduciario.
Ma di quale fiducia si parla? Fiducia che il franco svizzero non seguirà la sorte di tutte le altre monete di carta se l’economia mondiale si avviterà su sé stessa? Più che fiducia è isteria da "si salvi chi può", una corsa da ultima spiaggia verso una moneta meno inflazionata di dollaro e euro, certo, ma pur sempre "bene fiduciario" e non "bene reale". L’unica moneta vera, che, non io, ma la storia umana ha riconosciuto e continua a riconoscere come "bene reale" è l‘oro.
E che l’oro e non il franco svizzero sia il vero "bene rifugio" il grafico che segue è qui a dimostrarlo:
Guardando l’andamento del rapporto CHF-ORO nel corso degli ultimi 10 anni mi viene da sorridere (anzi da piangere) al ricordo di quando, per giustificare la vendita di una buona fetta dell’oro della BNS, pretesa dalla casta parassita per arginare il debito pubblico di Confederazione e Cantoni, le solite speakers bamboccette della TV di Stato ripetevano in tutte le lingue nazionali, con sorrisini compiaciuti e rassicuranti, che si trattava della vendita dell’oro "in eccedenza" della BNS.
Ma "eccedenza" rispetto a che cosa? Nessuno l’ha mai spiegato: l’importante era trapanare la testa della gente fino al punto di convincerla che quella "roba gialla" giaceva ormai da troppo tempo nel fondo di qualche magazzino della BNS e tanto valeva venderla, prima che nessuno più la volesse.
La cosa deve aver fatto presa anche nella testa del buon Alfonso Tuor (al quale rimango nondimeno fedele nelle sue previsioni cassandriche) tant’è che nel suo editoriale del 16 gennaio 2008 sul Corriere del Ticino, a titolo "Il ritorno di fiamma del franco", Tuor sosteneva che "la legge impone alla Banca nazionale Svizzera che la quantità di franchi in circolazione non sia maggiore dell’oro di sua proprietà". Forse anche lui pensava in buona fede che l’oro venduto fosse davvero quello "in eccedenza".
Volli andare fino in fondo alla cosa: scrissi alla BNS, la quale deve sempre aver mal digerito l’imposizione di vendere oro estortagli dalla casta parassita, tant’è che in men che non si dica cosí mi rispose: "Egregio signor Cortonesi, in effetti, nell'articolo da lei menzionato, le affermazioni del signor Tuor sono errate. Dall’entrata in vigore della nuova legge sull’unità monetaria e i mezzi di pagamento (LUMP), il 1° maggio 2000, è stato definitivamente soppresso il vincolo del franco all'oro. In seguito alla soppressione del vincolo del franco all’oro, anche una serie di disposizioni della vecchia legge sulla Banca nazionale (vLBN) divennero caduche e non furono più riprese nel nuovo ordinamento dei biglietti di banca (art. 7–9 LUMP).
Si trattava essenzialmente della prescrizione sulla copertura aurea minima del 25% dei biglietti in circolazione (art. 19 vLNB) e delle disposizioni d’esecuzione relative all’obbligo del rimborso e alla parità aurea (art. 20–22 vLBN). Alla stessa data (1° maggio 2000), il Consiglio federale ha emanato un’ordinanza concernente l’abrogazione di atti normativi in materia monetaria che risalivano ancora al periodo della parità aurea: si trattava del decreto del Consiglio federale del 29 giugno 1954 concernente il corso legale dei biglietti di banca e la soppressione del loro rimborso in oro e del decreto del Consiglio federale del 9 maggio 1971 che stabilisce la parità aurea del franco (cfr. 9.1.3), decreti che in seguito all’entrata in vigore della LUMP sono divenuti caduchi. Anche l'oro detenuto dalla BNS è stato dunque "demonetizzato" ed è divenuto un attivo alla stregua di altri".
Dunque il franco svizzero è oggi una moneta di tipo "fiduciario", esattamente come tante altre. La fiducia che ne determina l’attuale apprezzamento si fonda su una "consuetudine storica", oggi rinverdita da gente "impanicata", ma che non ha più la solida base legale su cui si basava un tempo la parità aurea del franco svizzero. Né vale attribuire la sua forza al fatto che il debito pubblico svizzero ammonterebbe a "solo" il 40% del prodotto interno lordo, perché se, seguendo i nuovi criteri di valutazione del "debito di un paese", si somma ad esso anche il debito privato (rappresentato in Svizzera in grandissima parte da ipoteche), esso è praticamente allineato con quello di paesi che hanno un debito pubblico maggiore, ma un debito privato minore.
È vero, un debito ipotecario privato non è un debito per un acquisto ormai "disperso al vento", come i servizi finanziati dagli Stati attraverso le loro obbligazioni; dietro ogni ipoteca c’è un casa, cioè un bene reale, ma il "valore" di questo bene reale può subire anche un notevole deprezzamento, soprattutto quando viene meno la capacità finanziaria delle famiglie di pagare le rate del mutuo e il mercato viene inondato di case in vendita (USA docet). Proprio qualche giorno fa il Corriere del Ticino pubblicava questo articolo: "In Svizzera il basso livello dei tassi di interesse e la concorrenza tra le banche negli affari ipotecari celano rischi di una bolla immobiliare per i prossimi anni. Lo indica uno studio condotto dalla società di consulenza Fahrländer Partner e dall'istituto di ricerca BAK Basel. Negli ultimi anni, secondo lo studio, hanno ottenuto crediti ipotecari anche nuclei familiari che hanno a disposizione redditi e patrimoni relativamente bassi, scrivono in una nota diffusa nella giornata di ieri gli autori dell'analisi «Immoprog».
In precedenza invece gli istituti di credito attivi nel nostro Paese erano piuttosto restii nell'accordare prestiti a tali ceti. Se il costo delle ipoteche dovesse salire in modo sensibile, diverse famiglie potrebbero non essere in grado di pagare gli interessi, avvertono gli autori dello studio condotto dal centro di ricerche". Supponiamo pure che i tassi, come penso, rimangano bassi, perché alla fine la casta parassita sceglierà la via inflazionistica nel timore che quella deflazionistica la faccia pendere dalle forche che sarebbero tosto issate nelle pubbliche piazze, la domanda che si pone è questa: la "pesantezza" del franco svizzero sarà sostenibile a lungo?.
Uno studio condotto sulle PMI ha evidenziato una diminuzione dell’utile medio intorno al 20%, con eccellenze che denunciano una diminuzione di pochi punti percentuali fino a casi in cui la diminuzione dell’utile arriva al 60%. Quali ripercussioni avremo sulle capacità finanziarie di famiglie ipotecariamente indebitate (ma non solo) in caso di una riduzione dei salari o addirittura in presenza di licenziamenti? Davvero la BNS, qualora il pericolo si facesse evidente, non scenderebbe in campo per svalutare il franco? E non dovrebbe questo potenziale pericolo spingere gli investitori a puntare sull’oro anziché sul franco? Mi auguro che, passata l’isteria collettiva, coloro che, come pesci terrorizzati in una nassa, sono addirittura arrivati a comprare massicciamente yen, cioè la valuta di un paese da oltre un decennio in stand-by (il che è tutto dire), sappiano orientare i loro investimenti su beni reali e non su beni fiduciari, anche se va detto che l’oro, l’argento e il platino, da soli non basteranno a contenere tutto lo tsunami finanziario che si va profilando.
Quello che a me sembra stupefacente è il fatto che la classe politica continui a litigare e fare programmi senza dare alcun segnale evidente di aver recepito cosa stia realmente accadendo. Anche i mass media e la gente comune sembrano mille miglia lontani dal prendere seriamente coscienza del fatto che se non si risolve il problema monetario ogni programma politico, di destra come di sinistra, sarà irrealizzabile e che i rischi di un default del sistema si faranno ogni giorno più pesanti. Il problema delle monete false è oggi il vero problema: la mia impressione è che dalla degenerazione finanziaria indotta dalle monete di carta straccia non se ne possa più uscire, neppure se la virtù magicamente si imponesse e guidasse saggiamente l’azione dei governi, un pò come accade a chi decide di amministrarsi con sagacia solo quando è ormai sull’orlo del fallimento: non c’è più tempo, doveva pensarci prima.
Credo veramente che se energie devono essere spese esse non debbano essere orientate alla lotta politica senza quartiere, ma alla concordia civica, perché non sarà facile, l’uno contro l’altro armati, limitare i danni, prodotti da una generazione di politici illusionisti e demagoghi e di banchieri centrali falsari, le cui conseguenze ricadranno amaramente sulle spalle dei nostri figli e su quelle dei figli dei nostri figli. Quando ce ne renderanno conto dovremo loro spiegare come sia stato possibile che, nei fatti, i liberali abbiano potuto per tanti anni comportarsi da socialisti, coltivando i sogni impossibili che gli abbiamo poi fatto esplodere addosso.
Fonte: Movimento Libertario
http://www.movimentolibertario.it
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Altri articoli sul crollo economico:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=crollo+economico+
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