Sembra esserci una Europa delle banche, di cui ci accorgiamo solo adesso, che sta distruggendo l’Europa delle persone. C’è una Europa che si preoccupa delle persone con regolamenti comunitari e normative rigorose (a dire il vero, alcune discutibili, come quote latte, OGM e cioccolato surrogato) che sembra non conoscere e non parlarsi per niente con la Europa delle banche.
A causa di una frase, o meglio un concetto inserito nella legge 81/2008 ci si è accordi dello “stress da lavoro correlato”, lo stress (il teknostress) che potrebbe danneggiare il lavoratore. Lo stress ma dai?, si sono subito preoccupati di farci sapere che non è un malattia, ma una condizione al contorno che può determinare a sua volta rischio specifico (emergente). Lo stress di fatto nella giusta misura diventa il motore motivazionale se è nella giusta misura (eustress) ma diventa preoccupante e dannoso quando supera certi limiti (distress), la domanda sorge spontanea quali limiti? Come si misurano e chi li misura?. Lo stress va bene ma quale quello personale che il lavoratore introduce a sua volta nella azienda per motivi familiari, e che può causare altro rischio in azienda, o lo stress che il lavoratore prende dalla azienda? La valutazione comunque è sempre a carico del datore di lavoro. Senza accorgersene e senza volerlo la storia sta riportando i piani al loro posto poiché il lavoro deve essere svolto in sicurezza ma può anche darsi che se il lavoro (il posto) non è sicuro causa un introduzione di stress che poi porta a generare un rischio nel posto di lavoro.
Torniamo alle grandi massime bisogna massificare il lavoro e l’uomo si deve adattare al posto di lavoro o è il lavoro che deve essere fatto a misura d’uomo (ergonomia)? Per fortuna le grandi fabbriche ad una ad una stanno chiudendo e sta andando via anche il concetto di lavoro a batteria per automi umani tutti uguali. La risposta sta nella partecipazione (partenariato) dei lavoratori al rischio e al guadagno di impresa.
Premesso che la ricchezza in un paese la generano le aziende, c’è una certa cultura, che deriva da un certo retaggio culturale che ancora continua a sostenere che l’imprenditore è quello brutto e cattivo che sfrutta le persone (alcuni sono cosi è vero ma molti di fatto sono il vero welfare della nazione). Di fatto oggi gli imprenditori medio piccoli, che sono la stragrande maggioranza, sono quelli che non dormono la notte, lavorano dodici ore al giorno, ma si auto assumono per tre ore perché se non fanno cosi non passa lo “studio di settore”, che vengono massacrati dalle varie agenzie di recupero crediti, che vengono stroncati dagli interessi bancari o dall’anticipo fattura ecc sono anche quelli che generano idee, posti di lavoro, producono prodotti ecc.
Una sistema economico che erode sempre di più i margini di guadagno delle aziende, un sistema fiscale che ha raggiunto livelli impegnativi di tassazione, ed una Europa delle banche che fa fallire gli stati (oltre che le imprese), che privatizza tutto e fa finire le grandi imprese in mano alle banche il cui unico obbiettivo è la resa economica se non si chiude, si preoccupa dello “stress del lavoratore”.
Una Europa folle e schizofrenica che sta relativizzando tutti i diritti che ci impone le quote latte, il coccolato artificiale, che ci toglie i crocifissi, che ci toglie le sovranità che fa fallire le aziende togliendo la “sicurezza di un posto di lavoro” ma si preoccupa se nel posto di lavoro (quello che rimane) non ci sia “stress”. Ora come ho detto tante volte non si capisce per quale motivo debba essere il lavoro a dare la dignità alla vita (retaggio culturale antico di cui c’è traccia anche sulla costituzione italiana) quando la vita ha dignità a prescindere e prima del lavoro e soprattutto ha dignità in ogni luogo.
Lo stress sul lavoro come fa a non avere interferenza sulla vita totale del l’uomo e viceversa come fa lo stress della vita a non influire sul lavoro. L’uomo è una unità psicofisica e non potrebbe essere diversamente anche se si vogliono fare dei distinguo che però rimangono solo speculazioni sulla carta. Il problema c’è ed è di ordine social,e non solo del piccolo povero imprenditore che deve fare la valutazione del rischio se no rischia un ammenda e anche il carcere.
Forse è tempo, nell’ottica della riduzione dei consumi, del risparmio energetico, della ecologia di cominciare a pensare ad un'altra economia sostenibile (sostenibilità non intermini economici ma intermini antropocratici) e quindi di adattare il “lavoro” all’uomo e non l’uomo ala lavoro come se è sempre fatto e si continua a fare solo per mantenere i potentati economici e le lobby. (non serve lavorare per produrre rifiuti solo per mantenere le banche, serve lavorare per sostenerci. Si faccia attenzione che il problema è a monte ossia non è lavorare tutti ma di meno (che può anche essere giusto ma di stampo sindacale comunista che non sfiora affatto i potentati) ma lavorare tutti per tutti in egual modo e con eguale dignità e reddito. La crisi tanto ha rovinato sia imprenditori che lavoratori quindi è ora di partenariato reale in cui al tavolo ci sia lo stato come investitore con moneta propria.
Con la valutazione del rischio “stress” forse, si è incominciato a capire che il problema è molto più globale di quanto si pensi e con la crisi economica incombente le aziende stanno riducendo il personale e quello che rimane solitamente è costretto a fare il doppio del lavoro “distressandosi” e quello che è stato licenziato molte volte può arrivare al suicidio “distress” che porta alla disperazione per non parlare che anche i datori di lavoro subiscono degli stress impossibili (banche, tasse, fornitori, usura ecc) a cui non importa niente a nessuno e si suicidano anche loro.
Quindi parlare di stress senza risolvere il problema della moneta debito a monte e come non voler risolvere il problema.
Giuseppe Turrisi
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