L´altro giorno una collega spagnola, intervistandomi sul libro "Papi" appena tradotto, mi ha posto una di quelle domande che possono venire in mente solo a una giornalista non italiana, cioè non mitridatizzata al peggio: "Voi italiani a Berlusconi perdonate tutto. Fate così anche con gli altri politici o solo con lui?". Ho subito pensato alle tre-quattromila porcherie che sono emerse irrefutabilmente a carico di Berlusconi e ho provato a figurarmi che ne sarebbe di Prodi, Veltroni, Casini, Di Pietro, ma anche di Fini e perfino di Bossi se ne avessero fatta una sola, la più minuscola: giornali e tv li avrebbero già massacrati e sparati nell´iperuranio.
Per dire: se avessero ospitato in casa un mafioso per due anni, accumulato miliardi di fondi neri all´estero, sgraffignato una casa editrice a un concorrente in seguito alla sentenza di un giudice corrotto con soldi loro da un loro avvocato, comprato un testimone perché mentisse e li salvasse da un paio di processi, frequentato prostitute poi candidate alle elezioni, raccomandato signorine alla Rai per sfuggire a ricatti, minacciato un´Autorità indipendente perché chiuda programmi sgraditi, epurato Montanelli dal suo Giornale e Biagi, Luttazzi e Santoro dalla Rai, imposto al Parlamento 38 leggi ad personam per sistemare gli affaracci propri, violato la Costituzione a ogni respiro, insultato giudici, giornalisti, oppositori, elettori, Corte costituzionale, Europa e Onu, trasformato Palazzo Chigi in un lombrosario, collezionato figure di merda in ogni missione fuori dalla cinta daziaria, candidato la propria igienista dentale, baciato la mano a Gheddafi, leccato il culo a Putin e financo a Lukashenko, beatificato come eroe un mafioso sanguinario, cose così.
La risposta è: no, siamo un popolo di bocca buona e di stomaco forte, ma quel che perdoniamo a lui non lo perdoniamo a nessun altro. A questo punto, siccome la giornalista non è italiana, è scattata la seconda domanda: "Perché ? ". Perché lui ha le tv e gli altri no. Perché lui ha i giornali e gli altri no. Difficilmente, con qualche tv e qualche giornale all´attivo, il sindaco di Bologna Flavio Delbono si sarebbe dimesso all´istante per una storiella di poche migliaia di euro senza nemmeno tentare di trasformarla in un complotto ordito dalle toghe azzurre contro un primo cittadino eletto dal popolo.
Con tv e giornali dalla sua parte, nemmeno Bottino Craxi avrebbe preso la via di Hammamet. L´ha ammesso la figlia Stefania: "A Bettino gli italiani non hanno creduto, a Silvio sì". Poco meno di un anno fa Berlusconi era politicamente una larva. Dopo le passerelle del Presidente Consolatore sui cadaveri de L´Aquila a favore di telecamera e il comizio del Presidente Partigiano col fazzoletto al collo il 25 aprile a Onna, il pover´uomo fu improvvisamente investito dagli strali di Veronica ("è un uomo malato, frequenta minorenni"), dalle incaute interviste di Noemi ("da grande voglio fare la soubrette o la deputata, deciderà Papi"), dalle foto di Zappadu sull´harem di Villa Certosa, dalle registrazioni di Patrizia D´Addario sui festini a Palazzo Grazioli e dalla sentenza della Cassazione su Mills che lo immortala come un corruttore incallito.
Si sperava che l´opposizione ne approfittasse un filino e che almeno l´incubo di vederlo salire un giorno le scale del Quirinale per non uscirne più fosse definitivamente svanito. Invece, grazie al servilismo dei suoi impiegati sparsi per le tv e i giornali e alla cecità suicida dei diversamente concordi del Pd, è tutto dimenticato.
Riecco dunque il ducetto più potente e protervo che pria, travestito da padre ricostituente per riprendere in ostaggio la Giustizia, l´Unità d´Italia e la Costituzione, spalleggiato da giureconsulti del calibro di Calderoli detto Pota e Renzo Bossi detto Trota. Intanto quel che resta del capo dello Stato gli firma l´ennesima legge incostituzionale, sennò lui gli mette il broncio. E il Pd attende ansioso un invito a tavola, senz´accorgersi che il suo ruolo non è di commensale, ma di pietanza.
Lea Gatta
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