Nei giorni scorsi il Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza, e dopo una complicata trattativa, il "riconoscimento" di un (per ora inesistente) stato di Palestina. Dalla proposta è stata cancellata la parola "genocidio" per poter ottenere una faticosa maggioranza.
In seguito l'Assemblea Generale dell'ONU ha votato a larga maggioranza una risoluzione analoga, in cui si auspicava anche l'incremento della soluzione dei "due stati" (Israele e Palestina) che di fatto è stata resa impossibile dall'occupazione, colonizzazione e dalle azioni criminali di Israele.
Nessun provvedimento concreto per ottenere questi risultati (sanzioni ad Israele, rottura di ogni relazione commerciale e diplomatica, intervento di Caschi Blu dell'ONU, ecc.) è stato votato. L'unico provvedimento concreto è stata la richiesta di disarmo di Hamas, cioè della principale forza del fronte di Resistenza palestinese, unica arma che di fatto hanno i Palestinesi per far valere i loro diritti, vista la passività della comunità internazionale verso la palese ingiustizia che subiscono. Fanno eccezione solo alcune realtà, come lo Yemen, l'Iran e gli Hezbollah del Libano.
Bisogna quindi chiedersi se questi "riconoscimenti" siano dei passi reali o solo formali ed ipocriti per autoassolversi, come del resto fanno anche tutti quei gruppi, partiti e organizzazioni che si sono mossi con dichiarazioni solidali solo dopo due anni di genocidio senza proporre di fatto nulla di realmente concreto.
Vincenzo Brandi
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