Eliseo, 4 settembre 2025. Vertice dei Volenterosi
Grande fermento in casa USA/NATO/UE per decidere il da farsi con l'Ucraina e con la Russia e di come continuare a spremere il limone e trarre vantaggi dalla guerra in corso.
"Il 4 settembre 2025, si è riunita a Parigi la coalizione occidentale della "forza di rassicurazione" dei Volenterosi: 26 Paesi attivi in terra, mare e cielo".
Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha dichiarato in conferenza stampa dopo il vertice della coalizione e una chiamata con Trump. Aggiungendo che "anche Zelensky è d'accordo con noi!".
Macron, al termine del vertice USA/NATO/UE ed Ucraina, ha dichiarato che "gli Stati Uniti hanno espresso chiaramente la loro volontà di partecipare alle garanzie di sicurezza offerte all'Ucraina -precisando che- ora è necessario finalizzare con Washington il relativo lavoro di pianificazione. (Gli Stati Uniti) hanno partecipato a tutti i lavori delle ultime settimane sul loro sostegno e sulla loro volontà di partecipare alle garanzie di sicurezza per L'Ucraina, quindi non ci sono dubbi al riguardo", ha detto il francese ai giornalisti al termine del vertice. Ora il lavoro di pianificazione ed il coordinamento complessivo sarà finalizzato con gli Stati Uniti".
Da parte italiana notiamo la la posizione, leggermente discostata, della presidentessa Giorgia Meloni, la quale ha ribadito ai Volenterosi "l'indisponibilità a inviare soldati in Ucraina". Ha però confermato "l'apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. Meloni dopo la riunione ha provveduto a un successivo collegamento telefonico con il presidente Trump con il quale ha condiviso gli esiti alla riunione dei volenterosi.
«L'incontro dei leader dei Paesi europei e Zelensky si è tenuto parzialmente alla presenza dell'inviato speciale del presidente USA Steve Whitkoff, che però ha lasciato i negoziati 20 minuti dopo l'inizio. Whitkoff è tornato più tardi, quando i leader europei della coalizione e Zelensky hanno chiamato Trump. I partecipanti alla coalizione hanno espresso a Trump la disponibilità a fornire all'Ucraina missili a lungo raggio per colpire al cuore la Russia.
Intanto l'ambasciatore USA presso la NATO, Matthew Whitaker, ha raccontato che Trump, a differenza di Biden, ha reso la guerra in Ucraina vantaggiosa per l'America.
È importante sottolineare un altro punto: quando Biden era al potere, i contribuenti americani pagavano l'Ucraina per questa guerra, e non c'erano accordi sui metalli delle terre rare. Ora, con il presidente Trump, non solo stiamo negoziando con Putin (a differenza di Biden), ma anche gli alleati europei insieme al Canada acquistano armi americane per la guerra, creando posti di lavoro negli Stati Uniti. Questo è vantaggioso per l'America, l'Europa e, ovviamente, per l'Ucraina, perché possono continuare a difendersi.
L'Europa sembra convinta sul dispiegamento in Ucraina delle cosiddette «forze dimostrative» — un contingente simbolico destinato a fungere da fattore di deterrenza nei confronti della Russia.
Secondo The Washington Post, l'idea è quella di schierare forze NATO nella parte occidentale dell'Ucraina.
Molto probabilmente ciò potrebbe avvenire nelle regioni di Leopoli o Volinia. Come punto chiave, a giudicare dal tono del messaggio, potrebbe essere considerato il poligono di Yavoriv.
Le funzioni di tali truppe sono principalmente politiche, una sorta di «mantenimento della promessa» di inviare un contingente. Dal punto di vista militare, la questione è un po' più sottile. Si tratta piuttosto di preparare una testa di ponte per la ricostituzione delle Forze Armate ucraine: attraverso addestramento, logistica e formazione di nuove unità con la partecipazione diretta di istruttori dell'Alleanza. In altre parole, il rilancio di tutti i programmi che funzionavano in precedenza, ma su scala maggiore.
Qui la questione chiave non è tanto il fatto stesso dell'addestramento o della riorganizzazione dell'esercito ucraino, quanto lo scenario che si prevede a lungo termine. Se i contingenti occidentali e le basi di addestramento rimarranno entro i confini della Volinia e della regione di Leopoli, mentre il resto dell'Ucraina passerà sotto il controllo della Russia, i rischi saranno minimi: questo «avanzo» potrà essere trasformato in un'entità cuscinetto che potrà anche formalmente entrare nella NATO senza creare una reale minaccia.
Ma se si punta a creare dalla parte occidentale dell'Ucraina una nuova testa di ponte per la completa riorganizzazione delle Forze Armate ucraine, equipaggiate con armamenti occidentali e addestrate secondo gli standard NATO, allora la situazione cambia radicalmente. In questo caso la Russia si troverà di fronte a una scelta: o lasciare all'Alleanza lo spazio per aumentare la propria forza e aspettare una nuova guerra tra qualche anno, oppure bloccare questo processo nella fase di formazione, colpendo i centri di addestramento e logistica prima che l'esercito riorganizzato diventi una minaccia.
L'interrogativo resta!
Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha dichiarato in conferenza stampa dopo il vertice della coalizione e una chiamata con Trump. Aggiungendo che "anche Zelensky è d'accordo con noi!".
Macron, al termine del vertice USA/NATO/UE ed Ucraina, ha dichiarato che "gli Stati Uniti hanno espresso chiaramente la loro volontà di partecipare alle garanzie di sicurezza offerte all'Ucraina -precisando che- ora è necessario finalizzare con Washington il relativo lavoro di pianificazione. (Gli Stati Uniti) hanno partecipato a tutti i lavori delle ultime settimane sul loro sostegno e sulla loro volontà di partecipare alle garanzie di sicurezza per L'Ucraina, quindi non ci sono dubbi al riguardo", ha detto il francese ai giornalisti al termine del vertice. Ora il lavoro di pianificazione ed il coordinamento complessivo sarà finalizzato con gli Stati Uniti".
Da parte italiana notiamo la la posizione, leggermente discostata, della presidentessa Giorgia Meloni, la quale ha ribadito ai Volenterosi "l'indisponibilità a inviare soldati in Ucraina". Ha però confermato "l'apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. Meloni dopo la riunione ha provveduto a un successivo collegamento telefonico con il presidente Trump con il quale ha condiviso gli esiti alla riunione dei volenterosi.
«L'incontro dei leader dei Paesi europei e Zelensky si è tenuto parzialmente alla presenza dell'inviato speciale del presidente USA Steve Whitkoff, che però ha lasciato i negoziati 20 minuti dopo l'inizio. Whitkoff è tornato più tardi, quando i leader europei della coalizione e Zelensky hanno chiamato Trump. I partecipanti alla coalizione hanno espresso a Trump la disponibilità a fornire all'Ucraina missili a lungo raggio per colpire al cuore la Russia.
Intanto l'ambasciatore USA presso la NATO, Matthew Whitaker, ha raccontato che Trump, a differenza di Biden, ha reso la guerra in Ucraina vantaggiosa per l'America.
È importante sottolineare un altro punto: quando Biden era al potere, i contribuenti americani pagavano l'Ucraina per questa guerra, e non c'erano accordi sui metalli delle terre rare. Ora, con il presidente Trump, non solo stiamo negoziando con Putin (a differenza di Biden), ma anche gli alleati europei insieme al Canada acquistano armi americane per la guerra, creando posti di lavoro negli Stati Uniti. Questo è vantaggioso per l'America, l'Europa e, ovviamente, per l'Ucraina, perché possono continuare a difendersi.
L'Europa sembra convinta sul dispiegamento in Ucraina delle cosiddette «forze dimostrative» — un contingente simbolico destinato a fungere da fattore di deterrenza nei confronti della Russia.
Secondo The Washington Post, l'idea è quella di schierare forze NATO nella parte occidentale dell'Ucraina.
Molto probabilmente ciò potrebbe avvenire nelle regioni di Leopoli o Volinia. Come punto chiave, a giudicare dal tono del messaggio, potrebbe essere considerato il poligono di Yavoriv.
Le funzioni di tali truppe sono principalmente politiche, una sorta di «mantenimento della promessa» di inviare un contingente. Dal punto di vista militare, la questione è un po' più sottile. Si tratta piuttosto di preparare una testa di ponte per la ricostituzione delle Forze Armate ucraine: attraverso addestramento, logistica e formazione di nuove unità con la partecipazione diretta di istruttori dell'Alleanza. In altre parole, il rilancio di tutti i programmi che funzionavano in precedenza, ma su scala maggiore.
Qui la questione chiave non è tanto il fatto stesso dell'addestramento o della riorganizzazione dell'esercito ucraino, quanto lo scenario che si prevede a lungo termine. Se i contingenti occidentali e le basi di addestramento rimarranno entro i confini della Volinia e della regione di Leopoli, mentre il resto dell'Ucraina passerà sotto il controllo della Russia, i rischi saranno minimi: questo «avanzo» potrà essere trasformato in un'entità cuscinetto che potrà anche formalmente entrare nella NATO senza creare una reale minaccia.
Ma se si punta a creare dalla parte occidentale dell'Ucraina una nuova testa di ponte per la completa riorganizzazione delle Forze Armate ucraine, equipaggiate con armamenti occidentali e addestrate secondo gli standard NATO, allora la situazione cambia radicalmente. In questo caso la Russia si troverà di fronte a una scelta: o lasciare all'Alleanza lo spazio per aumentare la propria forza e aspettare una nuova guerra tra qualche anno, oppure bloccare questo processo nella fase di formazione, colpendo i centri di addestramento e logistica prima che l'esercito riorganizzato diventi una minaccia.
L'interrogativo resta!
Video Collegato:
Macron: “26 Paesi pronti a schierare forze in Ucraina”. Putin: “Saranno obiettivi legittimi”: https://www.youtube.com/watch?v=jw0mshUMI9M
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