Viterbo
– Le feste di Santa Rosa sono ormai alle spalle, ed è giunto il
momento della riflessione sul culto e sulle manifestazioni di fede,
che tutti i viterbesi rivolgono alla loro amata Santa, che per quanto
riguarda le procedure canoniche, è sempre relegata in sala di
aspetto. Sono passati ormai vari anni da quando scrissi una lettera
indirizzata a Papa Francesco, per sollecitare l’iscrizione della
nostra protettrice nel Catalogo dei Santi (senza peraltro ottenere
alcuna risposta). Successivamente feci continue richieste in tal
senso al Vescovo Lorenzo Chiarinelli, e poi al suo successore Lino
Fumagalli.
Adesso, sembra che finalmente qualcosa si muova per la
nostra Patrona. Infatti, per sanare la situazione canonica della
nostra Santa, non essendo necessario un nuovo processo, si può
ricorrere alla formula di “santità per equipollenza”. Nei
fatti, il Centro Studi S. Rosa che ha già trascritto il Processo di
Canonizzazione di S. Rosa, voluto da Papa Callisto III nel 1457, è
all’opera costantemente per studiare tutta la documentazione
conservata nel Monastero e altrove.
I risultati saranno di grande
utilità per comporre la “positio” canonica della nostra Santa,
da presentare alla Congregazione dei Santi, per “mettere a posto le
carte”.
Le
notizie in nostro possesso ci dicono che adesso manca solo che il
vescovo di Viterbo, Lino Fumagalli, inoltri una richiesta formale
alla Congregazione dei Santi, per l’avvio del processo di
equipollenza.
La Congregazione potrà così istruire il fascicolo,
nominando un postulatore, al quale sarà affidato il compito di
redigere tutti i documenti necessari per il completamento della
prassi canonica. Nella sua
opera De Servorum Dei
beatificazione et de Beatorum canonizatione ,
Benedetto XIV ha formulato la dottrina sulla canonizzazione
equipollente, alla quale si ricorre quando il Papa estende
precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio, non
ancora canonizzato, mediante l’inserimento della sua festa, con
messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale (Martirologio
Romano).
In questo atto
pontificio — scrive Fabijan Veraja nel suo libro Le
cause di canonizzazione dei santi (Libreria
Editrice Vaticana, 1992) — Benedetto XIV ravvisa gli estremi di una
vera canonizzazione, cioè di una sentenza definitiva del Papa sulla
santità del servo di Dio. Questa sentenza, però, non è espressa
con la solita formula di canonizzazione, ma mediante un decreto
obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto
riservato ai santi canonizzati.
Nel recente Papa
Francesco, in seguito alle numerose suppliche presentate alla Santa
Sede da vescovi e superiori francescani, ha proceduto alla
canonizzazione equipollente della beata Angela da Foligno (1248-1309)
. Per tale canonizzazione, secondo la dottrina di Benedetto XIV, si
richiedono tre elementi: Il possesso antico del culto; la costante e
comune attestazione di storici degni di fede sulle virtù o sul
martirio; la ininterrotta fama di prodigi.
Santa Rosa a
giudizio degli esperti del Centro Studi omonimo, risponde
perfettamente a questi requisiti (che sono sotto l’occhio di
tutti), e quindi probabilmente
presto, potremo vedere colmata questa grave lacuna, che la vede
ancora esclusa dal Catalogo dei Santi. Un altro aspetto che sarebbe
molti importante da rivedere, visto che la Congregazione dei Santi
esaminerà la pratica, è il giorno dell’iscrizione.
E’ bene
sapere che il sei marzo, suo dies natalis, è una data che nasce solo
da una supposizione. Infatti, non si trova scritta in nessun
documento. Invece sarebbe da preferire la data del quattro settembre,
giorno in cui nel 1258, Papa Alessandro IV ordinò la traslazione del
sacro corpo, che guidò personalmente, dalla Chiesa di Santa Maria in
Poggio, al Cenobio di San Damiano, perché esistono bolle papali che
l’affermano. Inoltre per tradizione secolare, il popolo e la città
di Viterbo, hanno sempre festeggiato Santa Rosa, il 4 settembre.
Tra
l’altro, si può tranquillamente postulare, che alla solenne
processione della traslazione abbia partecipato anche il famoso
Capitano del Popolo Raniero Gatti. Infatti, da una sua deposizione
fatta ai magistrati viterbesi nel corso del processo di Selva Pagana,
leggiamo tra l’altro questa frase: “…nel periodo 1257-1258
nulla poteva essere fatto in Viterbo, senza il mio ordine”. A
maggior ragione, un personaggio rappresentativo come Raniero Gatti,
non poteva mancare in una processione che vedeva la presenza del papa
Alessandro IV, e di quattro cardinali.
Giovanni
Faperdue
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