martedì 3 ottobre 2017

Immigrazione a porte aperte e manipolazione sociale


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“...la politica dell’immigrazione a porte aperte sta risultando analoga, sul piano della manipolazione sociale, a quella dell’euro: ambedue funzionano come congegno a scoppio ritardato, o come una nassa in cui, quando il pesce si accorge di essere entrato in una trappola, non riesce più a tirarsi fuori.

Fortemente volute e sostenute dall’élite internazionale, entrambe hanno esaltato in termini idealizzanti, prospettandola come necessaria, benefica e apportatrice di stabilità, e facendola così accettare dalla gente, una cosa che, nel tempo, ha invece apportato danni, costi e destabilizzazione strutturale; e che però, intanto, ha anche creato vincoli tali – insieme a vantaggi economici, per alcuni soggetti potenti - che diviene difficile tornare indietro da quella scelta. Anzi, sembra che si sia costretti ad andare avanti in quella direzione sotto la minaccia di conseguenze devastanti.

Una strategia di questo tipo è stata attuata per svuotare di sovranità lo Stato nazionale parlamentare in favore di organismi sovranazionali più o meno privati.

Con l’euro (una falsa moneta che blocca i cambi tra le monete senza avere come sottostante un debito pubblico comune), mentre si distribuivano promesse di crescita nella sicurezza, è stato costruito un sistema che distribuisce l’opposto, e che dà alle agenzie di rating (cioè alla Germania) un potere legalizzato di svalutare i titoli del tesoro, aumentarne il rendimento, destabilizzare le banche che li hanno in bilancio, quindi di dettare le scelte politiche al governo e al parlamento italiani, e insieme di rilevare le banche italiane, Bankitalia compresa, a prezzi di vendita forzata.

Con l’immigrazione a porte aperte, propugnata dapprima come soluzione al problema dei lavori che nessuno vuol fare, poi da accettarsi per dovere morale oppure perché inarrestabile, si è riempita l’Italia di genti che apportano culture e schemi comportamentali insieme rigidi (perché legati a prescrizioni religiose) e incompatibili con lo specificità della nostra cultura, che per lo più non si vogliono affatto integrare, ma, al contrario vogliono cambiare i Paesi ospitanti, con la forza delle loro convinzioni e della loro prolificità per occupare il territorio; nonché , al contempo, ricevere assistenza da essi mentre questi tagliano assistenza e previdenza ai loro cittadini e censurano i dati sui suicidi dovuti a motivi economici.

Il danno al prodotto al tessuto socio-politico è ormai probabilmente irreversibile. Le ondate di immigrati degli ultimi anni, parallele al crescente flusso di emigrazione qualificata, hanno contribuito senza ombra di dubbio al tracollo del capitale sociale di un Paese, sempre più sotto lo schiaffo di cartelli finanziari privati multinazionali, sempre più vecchio e in declino che non tutela più il proprio patrimonio culturale e tradizionale, nonostante il suo valore immenso e ineguagliabile, non respinge le invasioni massicce ma cerca di includere pagando, esattamente come faceva l’impero romano nel suo declino, quando non respingeva più i rozzi popoli invasori, ma cercava di gestirli pagandoli, e come fece Neville Chamberlain, cercando di evitare la guerra con la sua politica di pacificazione e di rabbonimento a tutti i costi verso Hitler.

Considerate le dinamiche demografiche in atto, c’è il serio rischio che si vada all’estinzione della civiltà italiana nel giro di pochi decenni. Estinzione ovviamente voluta perché la nostra civiltà ha caratteristiche, tradizioni e storia che la rendono critica e, se si confermasse tale, sarebbe meno facilmente governabile” (*)

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(*) libero adattamento da “Oltre l’agonia” di Marco Della Luna – ARIANNA Editrice
Inviato da Adriano Colafrancesco - www.adriacola.altervista.org


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