Sarebbe da censurare il contenuto di quanto vi invio, vietarlo ai minori, come sono gli alunni del maestro "anarchico" Francesco Mastrogiovanni ma devono sapere, a mio avviso, in quale società vivono e come è stato ucciso il loro maestro più alto del mondo.
Cenando iersera guardavo la posta in arrivo, così ho aperto la lettera del cognato di Franco Vincenzo Serra e il boccone mi si è strozzato in gola. Non vi voglio così male, da farvi venire una cattiva digestione ma la premessa l´ho fatta. Potete comodamente leggere, ciò che è scritto su Cilento Notizie, da una donna giornalista, Angela Cappetta. La fonte? Il Corriere del Mezzogiorno.
Il 4 febbraio a Vallo della Lucania, a 6 mesi dalla morte, è stata fissata una nuova conferenza stampa sul caso Franco Mastrogiovanni, il maestro di Castelnuovo Cilento morto nel reparto di psichiatria del San Luca di Vallo della Lucania. L´incontro con la stampa si svolgerà nell´aula consiliare di Vallo della Lucania, ad organizzarlo, a sei mesi esatta dalla morte del maestro, il Comitato Verità e Giustizia per Franco Mastrogiovanni. Saranno illustrati ai mezzi di informazione il contenuto dell´esposto che sarà presen tato all´Autorità giudiziaria. In tale occasione, inoltre, saranno comunicate le ulteriori e prossime iniziative del Comitato.Per il Comitato Giuseppe Galzerano, Giuseppe Tarallo e Vincenzo Serra
Una storia del sud? No, avviene anche in altre parti di questo sfondato Stivale, misera calzatura che si allarga per le menzogne, per gli omissis, per la propaganda del voto.
Non faccio Alti Richiami, questo è il profilo più basso, più strisciante che sottopongo alla vostra attenzione, perchè continua l´omertà e miete vittime. Senza futuro? Sono tragedie nascoste, su minori, sulle persone e senza distinzione di genere. Questioni di potere, di affari,di scambi, molto sporchi, sui nostri corpi e menti, su chi ci è caro, anche se non lo conosciamo, anche se non ci è mai accaduto di essere legati su un letto di contenzione,per 80 ore, per un Trattamento Sanitario Obbligatorio e morire di sete e di fame, soli.E tutto mentre una telecamera filma, la morte naturale... Errori, orrori: senza ragione.
E noi dall´altra parte del cancello?
Doriana Goracci
Reparto Psichiatria Vallo - Il giudice: era una corsia lager
SALERNO - «Basti pensare solo al dolore che deve aver cagionato alla vittima il continuo strofinio delle fasce di contenzione sulla ferita che aveva al polso sinistro, profonda fino alla carne viva». L´ordinanza del gip di Vallo della Lucania, Nicola Morrone, è spietata quanto le accuse che la Procura muove ai 14 operatori sanitari indagati per sequestro di persona, morte o lesioni. L´immagine di Francesco Mastrogiovanni che viene fuori sia dalle riprese filmate della videocamera dell´ospedale che dal provvedimento giudiziario è quella di «un uomo sofferente e in palese difficoltà respiratoria», morto sì per edema polmonare, come risulta dalla cartella clinica sequestrata, ma «connesso allo stato di forzata immobilità al quale era costretto». L´immagine, invece, che viene fuori del reparto di psichiatria dell´ospedale San Luca assomiglia a un campo di concentramento dove «è prassi trattare così i pazienti». La figura dei medici, infine, viene quasi sconsacrata: «le condotte abusive erano poste in essere confidando nella difficoltà di disagio sociale dei pazienti e nella possibilità di invocare una loro scarsa credibilità, perché affetti da malattie psichiatriche». Invece, i filmati parlano chiaro. Mastrogiovanni, così come un altro paziente G. M, sarebbe stato legato al letto per tutto il periodo di degenza «anche se non aggressivo. Né veniva alimentato o fatto bere». Per il gip, Mastrogiovanni non rifiutava il cibo, né le cure mediche, né tantomeno le iniezioni, come invece verbalizzato nella cartella clinica dell´ospedale. La magistratura ricostruisce gli ultimi giorni di vita dell´insegnante. Alle 12.15 del primo agosto, Mastrogiovanni arriva in ospedale con l´ambulanza e adagiato sul letto del reparto. «Fino alle 12.41 è cosciente, non appare aggressivo - si legge nell´ordinanza di sospensione di medici e infermieri - e alle 12.45 si sottopone a trattamento dei sanitari facendosi iniettare una siringa intramuscolo. Alle 12.55 è così tranquillo che si prepara da solo il letto e mangia il cibo fornito dall´ospedale. E´ l´ultima volta che gli sarà consentito di alimentarsi, poiché alle 13.08 si adagia sul letto e rimane tranquillo fino al momento in cui gli saranno applicate le fasce di contenzione. Da quel momento non sarà più slegato, né gli saranno forniti acqua e cibo, e ciò fino al momento della sua morte». In una «sconcertante sequela di abusi» conclude il gip.
Angela Cappetta
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Commento aggiunto:
Su "F.M." forse cattiva sanità!?
Intervengo senza titolo in qualcosa che non mi riguarda, e chiedo scusa, ma ne sono stato informato e, per tale ragione mi permetto d'esprimere un parere.
Non so nulla della "storia" riportata di F. M. ed è solo attraverso la lettera giuntami che la apprendo.
La morte di F. M. è quantomeno strana per come narrata.
Lo si dichiara deceduto per "edema polmonare" etiopatogeneticamente già esistente, ma aggravato da posizione coatta. Può succedere, purtroppo, ma la causa di morte ultima è il collasso della pompa cardio circolatoria e non della funzione polmonare in sé.
Ciò che mi stupisce del "racconto" è che un uomo sedato, coatto a incombere in letto, trattenuto da mezzi contenutivi possa essersi prodotta lesione di continuo manifestata da lacerazione a cute e piani muscolari sottesi di un solo un polso, e causata per "strofinio" con lo stesso mezzo di contenzione.
Non sono riportate date tra l'inizio azione del TSO e l'epoca della morte, e mi giunge assai strano, che il tipo di lesione accennata si sia creata solo al poso (dx- sin?) e non anche in regione articolare pedidio tibio/peroneale. Ciò perché l'azione contenitiva del malato a letto si sviluppa mediante legatura con cinghie opportune, o, ove non presenti, con garze. Nel paziente "agitato" e contenuto, il movimento delle gambe è assai più vivace e violento di quello delle braccia che, dunque, sono legate, perciò, perché in questa regione distale non sono dichiarate lesioni? E l'autopsia che cosa accusa?
Altro "strano" avvenimento, sempre per il racconto presentato, è il fatto che, è ancora riportato, che F. M. sia stato lasciato morire di fame. Propendo nel comprendere che questo sia solo un modo del parlare popolare, perché la morte per disidratazione ha media necessità, nelle nostre latitudini e al coperto con temperatura costante, di agire per circa una 7/10 gg affinché avvenga in soggetto sano, mentre la fame può condurre a morte in un periodo di tempo più che doppio.
Inoltre, qualunque malato in decubito coatto è infuso quantomeno con elettroliti o sol. glucosata (salvo controindicazioni), e, se necessario, alimentato con sondino naso gastrico.
Cosa al sig. F. M. avvenne non so. Ma certo è che la "storia", come riportata, ripeto, non quadra per molti suoi aspetti.
Sulla necessità o meno di mezzi contenitivi non voglio e non posso esprimermi. E' possibile però affermare che oggi esistono molti presidi capaci di sedare un individuo in agitazione psicomotoria, così come già s'otteneva con l'uso del vecchio Talofen 100 (1/2 fiala) + Nisidina (1/2 fiala). Il problema è che la terapia iniettiva sedativa non può essere prolungata a lungo e, ahimé, in certi casi si deve ricorrere ad altri sistemi.
Ma è bene lasciare la Psichiatria agli psichiatri, eventualmente criticandoli e condannandoli in ambito opportuno, non, come mi pare poter interpretare, attraverso una lettera che crea ancora più dubbi sullo "Stivale fondato".
Lo "Psichiatra svolge uno strano ma eletto mestiere", difficilissimo da condurre sia da un punto di vista sanitario, sia per responsabilità mediche, deontologiche e legali. Ma spesso, riterrei, gli "errori" sono da addebitare a sciatteria mentale di molti medici, insufficiente educazione e scarso senso di responsabilità; ma ciò vale per i medici come per i magistrati, per gli ingegneri come per i bottegai, infatti, ognuno può creare nel prossimo lesioni che giungono alla morte per "menefreghismo".
Dunque, permettetemi di lanciare un mio modesto parere, non sono laurea e specializzazioni a qualificare la capacità professionale, ma l'EDUCAZIONE e il SENSO DI DIGNITÀ? ricevuti in famiglia, quella famiglia che è alla base della società civile, della nazione e dello Stato, ma che certa politica ha voluto sempre più svuotare d'ogni contenuto. Consentitemi di aggiungere un piccolo, per estensione, ma grande scritto di PLATONE: "DE REPUBBLICA"
"...QUANDO UN POPOLO, DIVORATO DALLA SETE DI LIBERTA´, SI TROVI AD AVERE MESCITORI CHE GLIE NE VERSANO QUANTO NE VUOLE, FINO AD UBRIACARLO, ALLORA ACCADE, CHE SE I GOVERNANTI RESISTANO ALLE RICHIESTE DEI CITTADINI SONO DENUNCIATI COME TIRANNI. AVVIENE ANCHE CHE, CHI SI DIMOSTRA DISCIPLINATO SIA DEFINITO SENZA CARATTERE, CHE IL PADRE FINISCE COL TRATTARE IL FIGLIO COME SUO PARI E NON E´ PIU´ RISPETTATO, CHE IL MAESTRO NON SA RIMPROVERARE GLI SCOLARI E CHE COSTORO SI FANNO BEFFE DI LUI. IN QUESTO CLIMA DI LIBERTA´ ED IN NOME DELLA STESSA NON V´E´ PIU´ RIGUARDO NE´ RISPETTO PER ALCUNO. IN MEZZO A TANTA LIBERTA´ NASCE E SI SVILUPPA UNA MALA PIANTA- LA TIRANNIA."
Insomma, a monte d'ogni cosa c'è la "DIGNITA' PERSONALE", anche per i premier, poi c'è ogni altra cosa.
Kiriosomega
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