La pantomina mediatica che si sta svolgendo intorno alla Repubblica Popolare Democratica Coreana è così surreale da chiedersi come facciano i giornalisti mainstream a dormire rilassati dopo avere riportato per dovere di cronaca le assurde dichiarazioni statunitensi.
Anzitutto la Corea del Nord è nazione non belligerante ormai da 64 anni (dall'armistizio del luglio 1953) quindi meriterebbe, al riguardo della pace mondiale, una menzione d'onore con lode da parte dell'Onu.
Degli U$A si deve dire l'esatto contrario: 222 anni di guerra su 239 di esistenza, la nazione più bellicosa del pianeta.
Ad ogni buon conto, una nazione ha diritto di costruire e sperimentare entro i propri confini le armi difensive che vuole, a meno che abbia sottoscritto qualche trattato internazionale limitativo al riguardo, e non mi pare che il Nordcorea abbia aderito a trattati di non proliferazione nucleare.
Il governo degli $tati Uniti ha innescato una crisi politica internazionale insensata, poiché non motivata da alcun fatto oggettivo, salvo la necessità di sviare l'attenzione dalla grave violazione del diritto internazionale compiuta con il pur fallimentare attacco missilistico su una base evacuata in Siria, oltretutto senza alcuna giustificazione difensiva, poiché la Siria non ha mai attaccato gli U$A, e con una motivazione, oltre che giuridicamente invalida, falsa, tant'è vero che persino l'Onu ha dovuto ammettere l'inesistenza di prove relative all'impiego militare di gas letali da parte di chichessia in Siria il 4 aprile scorso: non solo nessuno ha potuto provare responsabilità del governo di Assad, ma nemmeno che qualcuno abbia davvero impiegati sarin o altri gas militari.
Davanti alla fermezza russa e cinese gli U$A hanno cercato una esibizione di potenza con una superbomba sull'Afghanistan e immediatamente dopo minacciando Pyongyang con pretesti indifendibili.
L'unico risultato è che da tre settimane i due governi sono occupati a fare la faccia dura cercando di non sfigurare di fronte a una guera impossibile.
Non si tratta solo del fatto che entrambe le due nazioni sono stati atomici (per cui anche vincendo un ipotetico conflitto gli U$A rischierebbero per la prima volta di essere colpiti da armi nucleari), ma anche del fatto che chi scatenasse davvero la prima mossa bellica, cioè un attacco, andrebbe incontro ad un peggioramento devastante delle relazioni con Cina e Russia, che giustamente non vogliono assolutamente una guerra nella loro zona.
Quindi gli amerikani, che hanno innescato questa crisi, sono di fronte al problema di uscirne senza perdere la faccia, sapendo che ogni mossa sbagliata potrebbe essere fatale.
La situazione è terribilmente imbarazzante, perché l'economia U$A ha strutturalmente bisogno di imperialismo, e dunque di guerra.
Trump si è dichiarato, sia in campagna elettorale che ancor oggi, avversario di queste guerre e favorevole piuttosto a negoziati internazionali, ma anche il presidente U$A deve gestire le pretese delle potenze economiche interne alla sua nazione, e il peso del complesso industrial-militare si fa sentire.
Cos' Kim e Trump si lanciano fieri proclami minacciosi pur sapendo di non poter passare a vie di fatto, e partecipano ad un circolo visioso di cui non è chiara la via di uscita.
L'informazione mainstream difende a priori la posizione amerikana, ma priva di solidi argomenti.
Complessivamente, questa si chiama stupidità.
La stupidità amerikana di non volere né sapere costruire una alternativa al mito capitalista della continua valorizzazione del capitale, che conduce invariabilmente all'imperialismo come sfogo necessario.
Eppure, non possono continuare il gioco all'infinito, e non si tratta solo del problema Coreano.
Si tratta del fatto che l'Eurasia è ormai sufficientemente potente e solida da impedire ogni ulteriore sogno espansionista yankee.
E siccome anche il baricentro economico e finanziario, oltre che militare, del pianeta si sta spostando lentamente ma continuamente verso Est, gli U$A, volenti o nolenti, saranno costretti dai fatti a dover revisionare il loro modello di sviluppo, per impossibilità di ulteriore espansione.
Anche se la loro classe dirigente si rifiuta di farlo, è la realtà concreta del pianeta che li obbligherà a cercare nuove diverse soluzioni: il vecchio imperialismo occidentale funziona sempre meno.
A questo punto, le minacce di potenza militare assomigliano sempre di più ad una vecchia comica mal riuscita:giunti al confine nucleare, tutti sanno di non poter procedere oltre, pena l'autodistruzione.
E il capitalista può essere cattivo, ma non così stupido da volersi autodistruggere.
Sarebbe ora, dunque, che i governi (finora impresentabili) dell'Euramerika cominciassero a pensare cose serie, smettendo di giocare con la benzina ed i fiammiferi.
Per esempio , immaginando un modello di sviluppo sostenibile e non capitalista.
Il socialismo ancora oggi attende di essere realizzato.
Vincenzo Zamboni