martedì 23 novembre 2010

Psicologie e scienze cognitive: tecnologia e funzioni cerebrali

"Già una trentina d'anni fa lessi che Berlusconi aveva proibito di far vedere la televisione ai figli.. perché altrimenti 'diventavano scemi...' E lui lo sapeva bene essendo uno del mestiere.."(Saul Arpino)

"Dopo 30 anni di tv spazzatura se anche il navigatore GPS favorisce la demenza, la società-civiltà è spacciata..." (Claudio Martinotti Doria)

L'abbandono delle naturali strategie di "navigazione" nell'ambiente per il più comodo GPS potrebbe essere complice di una più precoce insorgenza dei primi sintomi di demenza

Se si tiene alla propria efficienza mentale, sarebbe buona norma limitare il più possibile il ricorso ai sistemi di navigazione GPS. Questo singolare consiglio è dato da un gruppo di neuroscienziati della McGill University a Montreal, in Canada, che hanno condotto uno studio, presentato da Veronique Bohbot al convegno annuale della Società di neuroscienze degli Stati Uniti, tenutosi a San Diego, da cui risulta che l'ormai diffusissima apparecchiatura tende a "smobilitare" l'impegno di una parte dell'ippocampo.

L'ippocampo, che è coinvolto nei processi di orientamento e spostamento nello spazio oltre che nella memoria, è una delle prime aree cerebrali che viene intaccata dalla malattia di Alzheimer.

Sostanzialmente esistono due metodi per spostarsi nell'ambiente: il primo è quello di "navigazione spaziale", secondo il metodo stimolo-risposta, che sfrutta segni notevoli nel paesaggio e indizi visivi per sviluppare mappe che permettono di sapere dove ci si trova e come andare dove si vuole andare. Il secondo si fonda sulla ripetizione del percorso considerato più efficiente, affidandosi a una sorta di auto-pilota, proprio come se si usasse un GPS.

Nello studio, sono state eseguite scansioni con risonanza magnetica funzionale su due gruppi di anziani, utilizzatori e non utilizzatori di sistemi GPS. I soggetti abituati a spostarsi secondo il metodo di navigazione spaziale sono risultati mostrare una maggiore attività a livello dell'ippocampo, ma anche una maggior quantità di materia grigia in quella sede, rispetto a quanti erano abituati a fare affidamento al GPS.

Questi soggetti, inoltre, risultavano avere prestazioni in media superiori nei test standardizzati utilizzati normalmente per la diagnosi di lievi deficit cognitivi che possono precedere l'insorgenza dell'Alzheimer.

Già un precedente studio aveva mostrato che i tassisti di Londra, che devono sottostare a un tirocinio di tre anni per impadronirsi della capacità di girare la città facendo affidamento alla navigazione spaziale e non al GPS, hanno una regione dell'ippocampo maggiormente sviluppata rispetto ai non tassisti.

Veronique Bohbot ha osservato che, per quanto non sia ancora dimostrato un legame di causa effetto, questi studi suggeriscono che l'uso regolare della memoria spaziale possa migliorare la funzione dell'ippocampo e forse rallentare il declino cognitivo con l'età.

Secondo la neuroscienziata, sarebbe bene attenersi a un uso dei sistemi GPS limitato allo stretto necessario: la costruzione di mappe cognitive e spaziali richiede tempo e sforzo, ma dato che l'ippocampo sembra obbedire a una logica "usami o perdimi", l'abbandono delle strategie naturali di navigazione nell'ambiente per il più comodo GPS potrebbe essere complice di una più precoce insorgenza dei primi sintomi di demenza. (gg)

Fonte: Le Scienze http://lescienze.espresso.repubblica.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.