lunedì 8 novembre 2010

European Consumers: “Considerazioni di Giorgio Vitali sulle compensazioni bancarie favorite dalla magistratura”




Per meglio illustrare la questione essenziale, che implica direttamente ed indirettamente la vita di tutti gli italiani molto di più di qualsiasi decisione di carattere politico, è necessario esporre un fatto concreto, avvenuto di recente.

A seguito di decreto ingiuntivo da parte di una banca di interesse nazionale, un cittadino italiano ricorreva in giudizio e nel giro di qualche anno, anche con il supporto di una Associazione di Consumatori, otteneva  una sentenza di primo grado che riduceva ad un terzo il valore della cifra richiesta dalla banca.

PRIMA CONSIDERAZIONE:  Dovrebbe essere logicamente inammissibile che una banca possa chiedere ad un cliente una cifra che, come l’ufficio legale della banca conosce bene, è del tutto sproporzionato rispetto al credito effettivo. Tale credito essendo stato conteggiato dalla banca  utilizzando parametri da tempo  definiti  illegali.

SECONDA CONSIDERAZIONE: Da parte del magistrato giudicante, ancorché di Tribunale Civile, dovrebbe essere preso in considerazione il reato di “estorsione” nei confronti della banca, reato che in questo caso si configura con una nettezza evidentissima. Infatti, che differenza ci potrebbe essere fra  un estortore che agisce per conto di un “cravattaro” nei confronti di un poveraccio che si è consegnato agli usurai “privati” ed una banca che, forte della sua ricchezza e di un ufficio legale molto ben guarnito, minaccia un privato già di per sé terrorizzato da problemi economici, dai costi di un processo e dalla lunghezza del medesimo?

SECONDO CAPITOLO DELLA STORIA.
Poiché la banca in questione non aveva esibito, durante il processo di primo grado, esibito buona parte della documentazione relativa al credito e, quel che più conta, relativa alla prima metà del credito stesso, forte di alcune recenti sentenze che hanno dichiarato nullo un credito vantato senza la necessaria documentazione, questo cittadino italiano ricorreva in appello, chiedendo anche al magistrato  la sospensione della sentenza di primo grado.
La sospensione, come dovrebbe essere logico, anzi obbligatorio, visti anche il valore economico trattato e l’importanza delle sentenze prese in considerazione, non c’è stata e la banca, forte della sentenza di primo grado, come se non ci fosse stato il ricorso in appello, ha chiesto al cittadino italiano di pagare il debito stabilito in primo grado aggravato da interessi esorbitanti.
La banca ha inoltre, senza comunicarlo all’interessato, iscritto ipoteca su un’immobile del presunto debitore.

TERZA CONSIDERAZIONE: il singolo cittadino è del tutto disarmato contro un comportamento assolutamente illegale che si avvale delle lungaggini della Pseudo-Giustizia italiana. Infatti, se non esistesse un’abissale distanza temporale fra la sentenza di primo grado e la conclusione del ricorso in Appello, non ci sarebbe per la banca l’opportunità di minacciare il supposto “debitore”. La banca stessa, se non si basasse su criteri di “evidente strozzinaggio” non dovrebbe avvalersi di simili sistemi ricattatori.. E per fortuna che proprio di recente un certo Draghi, che dovrebbe, almeno, controllare il comportamento bancario, ha chiesto, per uscire dalla crisi, una “istanza compensativa di natura etica!!”

QUARTA CONSIDERAZIONE: tutti ricordano il fatto di quel bambino accusato dalla Guardia di Finanza di “evasione fiscale” per non essere in possesso, all’uscita di una gelateria, dello scontrino fiscale per l’acquisto di un gelato.  Ma proprio per questa ragione, quando una banca viene chiamata in giudizio per un credito peraltro difficilmente giustificabile, per quale ragione il Magistrato non esige anche, assieme agli estratti conto, le relative ricevute delle tasse pagate sugli interessi per lo più illecitamente percepiti?
Distinti saluti.

Giorgio Vitali – European Consumers


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http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=giorgio+vitali

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