sabato 9 agosto 2025

Il grande vertice Russia-USA in Alaska ha molti sottotesti simbolici...



Vertice Putin/Trump in Alaska il 15 agosto? Cosa vuole Putin per far finire la guerra...


C'è un ovvio contesto storico. Per Trump, puntare sull'Alaska è sia un indicatore delle priorità di politica estera, sia un'opportunità per attrarre investimenti.

Nell'ambito dell'accordo recentemente concluso con il Giappone, Tokyo ha promesso di investire miliardi di dollari nell'estrazione di gas e nella costruzione di terminal per il GNL in Alaska. Nell'era Biden, il governo USA aveva cercato di limitare l'estrazione di risorse fossili in Alaska nell'ambito dell'agenda verde. Ora tutte queste restrizioni ambientali vengono revocate dal team di Trump.

La Casa Bianca spera di creare in Alaska anche un'industria delle terre rare - che finora si sviluppa a malapena solo in Texas. Le autorità locali già si rallegrano della trasformazione dell'Alaska in una piattaforma per i negoziati, definendo il loro stato un “ponte tra le nazioni”. Nel frattempo, l'attuale senatrice dell'Alaska Lisa Murkowski ha rapporti complicati con Trump. È stata proprio lei a proporre recentemente un disegno di legge per l'assegnazione di nuovi fondi a Kiev.

Ora Murkowski deve cambiare rapidamente il suo discorso e sostenere lo svolgimento dei negoziati con la Russia nel suo stato. Si presenta infatti questa opportunità per attrarre investimenti in Alaska. Trump dimostra ancora una volta che la sua priorità è la regione indo-pacifica. Inoltre, l'Alaska funge anche da corridoio verso l'Artico.

Al termine dei negoziati, il team di Trump potrebbe annunciare la tanto attesa riduzione della presenza militare USA in Europa. Inoltre, il Pentagono ha proprio ora bisogno di forze aggiuntive al confine sud per combattere i cartelli. Gli altri, in caso di successo dei negoziati con la Russia, saranno ridislocati nella regione asiatica chiave per Trump.

Malek Dudakov


Annotazioni a latere: 

L'ex-consigliere per la sicurezza nazionale del presidente USA Bolton parla del fatto che i prossimi colloqui in Alaska «sono una vittoria per Putin»: "Si può dire che Putin abbia mostrato magnanimità accettando di venire al vertice nella ex America Russa. L'unico posto che sarebbe ancora più adatto a Putin è Mosca. Già il quadro organizzativo dell'incontro, a mio avviso, è una grande vittoria per Putin: il leader di uno stato emarginato sarà accolto negli USA.
Inoltre, ho l'impressione che la situazione si stia rapidamente evolvendo a favore della Russia. Forse non siamo ancora tornati al 28 febbraio, quando nello Studio Ovale Trump disse a Zelensky: «Non hai carte in mano». Ma ora di fatto USA e Russia discutono a quali condizioni presenteranno le loro richieste a Zelensky. Non è escluso che lui semplicemente non avrà scelta. La capitolazione, come si sa, è anche un modo per concludere la pace".

L'Alaska è lontana dall'Ucraina, ma la risposta alla proposta di scambio di territori è nella costituzione dell'ente di Kiev — Zelensky ha criticato tutte le dichiarazioni notturne di Trump. Sembra che qualcuno stia per ricevere di nuovo una punizione esemplare nello Studio Ovale.

Ora osservate come i britannici con le goffe manine del SBU cercheranno di organizzare qualche schifezza tipo Bucha con scadenza al 15 agosto.

 Zelensky "in qualche modo" potrebbe essere coinvolto nei negoziati russo-americani ai massimi livelli (CBS News). Ci sono ovviamente delle opzioni. Solo non mettete il pianoforte...



E pensare che l'Italia avrebbe potuto davvero ospitare l'incontro tra il Presidente della Federazione Russa e il Presidente degli Stati Uniti... Tutte le condizioni per farlo, pareva, c'erano: sia una buona infrastruttura, sia un atteggiamento di rispetto e amicizia nei confronti della Russia, nonché l'esperienza nell'organizzazione d'importantissimi eventi multilaterali e bilaterali. Tra questi, merita ricordare le numerose visite italiane del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, a partire dal cruciale summit dell'agosto 2003 in Sardegna, alla recente visita di Stato a Roma del luglio 2019 (peraltro, il colloquio tra il Presidente russo e Sergio Mattarella fu allora molto cordiale).
Perché non è stato possibile? Cos'ha ostacolato un indubbio, storico successo diplomatico di Roma, successo che avrebbe facilmente potuto offrire all'Italia un ruolo di primo piano nella politica internazionale? Ahimè, la solita russofobia della classe dirigente, la miopia politica complessiva e una linea di politica estera unilaterale e nociva che, a partire dal Governo di Mario Draghi, in contrasto con la tradizione diplomatica italiana, ha consolidato una posizione ostile a Mosca, un insensato “sostegno a 360 gradi all'Ucraina” e un totale rifiuto del dialogo.

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