Che si potesse superare l’indecenza di una televisione già degradata a Suburra dai “grandi fratelli” che abbrutiscono le coscienze più indifese tra i giovani del nostro paese, pareva cosa impossibile.
E invece no: c’è chi ci è riuscito!
Complice il silenzio criminale degli organi di governo che dovrebbero tutelare almeno l’infanzia, su RETE 4, va in onda imperterrito, con macabro senso dell’humour, lo spettacolo di vandalizzazione di anime semplici di bambine di otto-dieci anni, verosimilmente messe a disposizione col consenso di genitori, convinti forse di avviarle al successo dei 1000 pollici ultrapiatti che dominano la scena dei salotti italiani.
E’ semplicemente raccapricciante vedere queste povere creature, violentate a loro insaputa con l’affiancamento e la proposta di improbabili artisti come Sfera Ebbasta, l’eroe della discoteca-serraglio, nelle Marche, teatro di una tragedia di qualche tempo fa, in cui, con altre vittime, sono morte massacrate nella calca tribale - verosimilmente scatenata da spray urticanti spruzzati da delinquenti della new generation a caccia di smartphone da rubare - una bambina di 10 anni, insieme alla madre in veste di accompagnatrice.
E’ orripilante sentire il giulivo conduttore sottolineare “lo sforzo che fa quest’azienda (la stessa azienda già protagonista con la “bambola abortista” ndr) nel rendere moderne le bambole”. Parla della nuova generazione delle Barbies su sedia a rotelle che – lo ha detto di sua sponte e per niente indottrinata, una delle bimbette ospiti – “rappresentano la diversità”.
Non ci sono parole per definire l’abisso di immoralità e indecenza di una televisione che alterna tutto questo a escamotage patetici di mancate soubrette da avanspettacolo che, pur di richiamare l’attenzione del pubblico - con sullo sfondo la frase che recita testualmente ”il succhiare, a livello sessuale è l’abilità femminile che ripaga l’uomo” - ricorrono alla scopertura del deretano, evidente segno di emancipazione e progresso del “gender” femminile in via di emancipazione dal maschilismo sessista che lo vorrebbe sottomettere inopinatamente, come insegna la tradizione arcaica dei tempi che furono.
Non ci sono parole! Solo un monito che vale la pena ricordare di fronte a responsabili di così sfrontata spregiudicatezza mediatica: “chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”…. ma chissà se potrebbe (ebba)bastare!
Adriano Colafrancesco - adrianocolafrancesco@gmail.com
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