sabato 15 febbraio 2020

Il culto della "memoria" (corta)


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Da alcuni anni a questa parte é scattata su giornali e tv una campagna ben mirata, volta a fornire al pubblico una “vulgata” assolutamente falsa e fuorviante delle vicende storiche italiane del secolo scorso. L’obiettivo – nemmeno tanto nascosto – é quello di suscitare una corale riprovazione verso una parte politica del passato, per poter poi traghettare quella riprovazione fino ai nostri giorni, indirizzandola contro politiche del presente, accusate di essere eredi o continuatrici di quelle del passato.

Naturalmente, la vulgata iniziale deve – per forza di cose – essere grossolana, approssimativa, generica. Non puó – per le sue stesse caratteristiche – analizzare i fatti con attenzione, scendere nel dettaglio, prendere in esame tutti i fatti. Deve, necessariamente, scegliere gli argomenti da trattare, selezionare i concetti da focalizzare, riducendo il tutto ad un fatterello da riassumere nello spazio di un servizio tv o in un articoletto da terza pagina. Poco piú di slogan, di frasi fatte, di luoghi comuni. E tutti – com’é naturale – volti a beatificare una parte ed a demonizzare un’altra.

Attenzione, i fatti riferiti non sono falsi, almeno nella maggior parte dei casi. Sono, peró, accuratamente selezionati, con esclusione tassativa di tutti quelli che potrebbero mettere in cattiva luce coloro che, invece, devono apparire “buoni” a tutti i costi.

Prendiamo il piú classico degli esempi: l’antisemitismo. La vulgata che ci viene proposta é, piú o meno, la seguente: il mondo viveva in pace dopo la prima guerra mondiale, quando in Germania giunse al potere il dittatore Hitler, che rinchiuse gli ebrei nei campi di concentramento e successivamente incominció ad eliminarli in massa; alleato di Hitler era Mussolini, un altro dittatore che fece approvare le leggi razziali, diventando cosí in certo qual modo corresponsabile dei crimini dei suoi alleati tedeschi; nel dopoguerra in Italia i cattivi fascisti si organizzarono nel MSI, guidato dal cattivissimo Almirante, che durante il ventennio aveva pubblicato i suoi articoli anche sulla “Difesa della Razza”; oggi, gli eredi del fascismo, del MSI e di Almirante sono quelli che non vogliono piú immigrati e che, quindi, sono certamente razzisti e potenzialmente antisemiti.

Si tratta, sostanzialmente, di una serie di fatti tra loro ingenuamente concatenati, tutti con un fondo di veritá (Hitler creó i lager, Mussolini era un dittatore, eccetera), ma tutti falsati dalla loro parzialitá. Vero, verissimo é – per esempio – che Hitler introdusse in Germania un antisemitismo dalle tinte fosche e criminali. Ma altrettanto vero é che l’antisemitismo sia stato una creatura della Chiesa cattolica. Cosí come é vero che l’antisemitismo cristiano – che gli storici chiamano “antigiudaismo” – non fu sempre e soltanto teorico (da Sant’Agostino a San Giovanni Crisostomo), ma si coloró spesso di rosso sangue: dagli episodi di furore popolare dei primi anni del cristianesimo, ai roghi e ai tormenti della Santa Inquisizione, ai pogrom della Russia zarista.

Erano tutte manifestazioni di un pregiudizio di natura religiosa che considerava gli ebrei in blocco, come popolo, responsabili della crocefissione di Gesú Cristo. Da questo pregiudizio, in epoca moderna derivó una certa ostilitá verso gli ebrei in numerosi paesi europei (ma non in Italia). E su questo pregiudizio diffuso attecchí infine l’antisemitismo nazista: il primo ad essere nutrito anche da un materialismo razzista e scientista di derivazione positivista.

Il razzismo – altra veritá che gli storici della domenica tacciono – era allora accettato piú o meno esplicitamente in tutte le societá occidentali: compresi gli Stati Uniti d’America (che abrogarono la loro legislazione razziale vent’anni dopo quella italiana), compresa l’Inghilterra (dove il giovane Churchill inneggiava alla «purezza della razza britannica»). E neppure la Russia comunista ne era immune: «Mio padre – ha scritto Svetlana Allilueva Stalin – sotto molti aspetti non soltanto l’aveva appoggiato [l’antisemitismo], ma era stato il primo a diffonderlo.»

Orbene, era nell’Europa piú o meno razzista e piú o meno antisemita del 1938 che l’Italia fascista approvava una legislazione razziale. Con una Chiesa cattolica – aggiungo – che sembrava preoccuparsi soltanto di garantire i diritti degli ebrei convertiti al cattolicesimo.

Scelta sbagliata, sbagliatissima, quella delle leggi razziali italiane, in contrasto stridente con gli stessi princípi del fascismo. Un tentativo mal riuscito di essere “al passo coi tempi”, di dimostrare gratitudine verso la Germania hitleriana che ci era stata amica quando le potenze “democratiche” ci avevano decretato le sanzioni, al tempo della guerra d’Etiopia. Scelta sbagliatissima – ripeto – che peró fu soltanto un episodio di odiosa discriminazione, senza alcuna conseguenza cruenta o crudele, come nel caso tedesco.

Dell’argomento parleró forse in una prossima occasione... (...)

Credo che questi brevissimi accenni – pur se certamente da approfondire – possano comunque fornire lo spunto per una riflessione: la storia é cosa troppo seria e troppo complessa per essere utilizzata come pretesto per manovrine di piccolo cabotaggio politico.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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