Da
alcuni anni a questa parte é scattata su giornali e tv una campagna
ben mirata, volta a fornire al pubblico una “vulgata”
assolutamente falsa e fuorviante delle vicende storiche italiane del
secolo scorso. L’obiettivo – nemmeno tanto nascosto – é quello
di suscitare una corale riprovazione verso una parte politica del
passato, per poter poi traghettare quella riprovazione fino ai nostri
giorni, indirizzandola contro politiche del presente, accusate di
essere eredi o continuatrici di quelle del passato.
Naturalmente,
la vulgata iniziale deve – per forza di cose – essere grossolana,
approssimativa, generica. Non puó – per le sue stesse
caratteristiche – analizzare i fatti con attenzione, scendere nel
dettaglio, prendere in esame tutti
i fatti. Deve, necessariamente, scegliere gli argomenti da trattare,
selezionare i concetti da focalizzare, riducendo il tutto ad un
fatterello da riassumere nello spazio di un servizio tv o in un
articoletto da terza pagina. Poco piú di slogan, di frasi fatte, di
luoghi comuni. E tutti – com’é naturale – volti a beatificare
una parte ed a demonizzare un’altra.
Attenzione,
i fatti riferiti non sono falsi, almeno nella maggior parte dei casi.
Sono, peró, accuratamente selezionati, con esclusione tassativa di
tutti quelli che potrebbero mettere in cattiva luce coloro che,
invece, devono apparire “buoni” a tutti i costi.
Prendiamo
il piú classico degli esempi: l’antisemitismo. La vulgata che ci
viene proposta é, piú o meno, la seguente: il mondo viveva in pace
dopo la prima guerra mondiale, quando in Germania giunse al potere il
dittatore Hitler, che rinchiuse gli ebrei nei campi di concentramento
e successivamente incominció ad eliminarli in massa; alleato di
Hitler era Mussolini, un altro dittatore che fece approvare le leggi
razziali, diventando cosí in certo qual modo corresponsabile dei
crimini dei suoi alleati tedeschi; nel dopoguerra in Italia i cattivi
fascisti si organizzarono nel MSI, guidato dal cattivissimo
Almirante, che durante il ventennio aveva pubblicato i suoi articoli
anche sulla “Difesa della Razza”; oggi, gli eredi del fascismo,
del MSI e di Almirante sono quelli che non vogliono piú immigrati e
che, quindi, sono certamente razzisti e potenzialmente antisemiti.
Si
tratta, sostanzialmente, di una serie di fatti tra loro ingenuamente
concatenati, tutti con un fondo di veritá (Hitler creó i lager,
Mussolini era un dittatore, eccetera), ma tutti falsati dalla loro
parzialitá. Vero, verissimo é – per esempio – che Hitler
introdusse in Germania un antisemitismo dalle tinte fosche e
criminali. Ma altrettanto vero é che l’antisemitismo sia stato una
creatura della Chiesa cattolica. Cosí come é vero che
l’antisemitismo cristiano – che gli storici chiamano
“antigiudaismo” – non fu sempre e soltanto teorico (da
Sant’Agostino a San Giovanni Crisostomo), ma si coloró spesso di
rosso sangue: dagli episodi di furore popolare dei primi anni del
cristianesimo, ai roghi e ai tormenti della Santa Inquisizione, ai
pogrom della Russia zarista.
Erano
tutte manifestazioni di un pregiudizio di natura religiosa che
considerava gli ebrei in blocco, come
popolo,
responsabili della crocefissione di Gesú Cristo. Da questo
pregiudizio, in epoca moderna derivó una certa ostilitá verso gli
ebrei in numerosi paesi europei (ma non in Italia). E su questo
pregiudizio diffuso attecchí infine l’antisemitismo nazista: il
primo ad essere nutrito anche da un materialismo razzista e
scientista di derivazione positivista.
Il
razzismo – altra veritá che gli storici della domenica tacciono –
era allora accettato piú o meno esplicitamente in tutte le societá
occidentali: compresi gli Stati Uniti d’America (che abrogarono la
loro legislazione razziale vent’anni dopo quella italiana),
compresa l’Inghilterra (dove il giovane Churchill inneggiava alla
«purezza della razza
britannica»). E
neppure la Russia comunista ne era immune: «Mio
padre – ha scritto
Svetlana Allilueva Stalin – sotto
molti aspetti non soltanto l’aveva appoggiato [l’antisemitismo],
ma era stato il primo a diffonderlo.»
Orbene,
era nell’Europa piú o meno razzista e piú o meno antisemita del
1938 che l’Italia fascista approvava una legislazione razziale. Con
una Chiesa cattolica – aggiungo – che sembrava preoccuparsi
soltanto di garantire i diritti degli ebrei convertiti al
cattolicesimo.
Scelta
sbagliata, sbagliatissima, quella delle leggi razziali italiane, in
contrasto stridente con gli stessi princípi del fascismo. Un
tentativo mal riuscito di essere “al passo coi tempi”, di
dimostrare gratitudine verso la Germania hitleriana che ci era stata
amica quando le potenze “democratiche” ci avevano decretato le
sanzioni, al tempo della guerra d’Etiopia. Scelta sbagliatissima –
ripeto – che peró fu soltanto un episodio di odiosa
discriminazione, senza alcuna conseguenza cruenta o crudele, come nel
caso tedesco.
Dell’argomento
parleró forse in una prossima occasione... (...)
Credo
che questi brevissimi accenni – pur se certamente da approfondire –
possano comunque fornire lo spunto per una riflessione: la storia é
cosa troppo seria e troppo complessa per essere utilizzata come
pretesto per manovrine di piccolo cabotaggio politico.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com