Foto On Tuscia
E’ del 23 giugno 2018 la notizia che
sono state vandalizzate le lastre di vetro anti sfondamento che
proteggono la “callara” del Bullicame. Quando mi sono recato sul
posto, ho constatato che tutte le lastre di vetro che proteggono la
“callara” sono state brutalmente vandalizzate. Sul posto si
sono recati anche il sindaco Michelini e l’assessore al termalismo
Delli Iaconi i quali hanno solo potuto constatare i danni arrecati.
Sembra che la telecamera che vigila sul luogo del misfatto, non sia
stata in grado di riprendere niente perché guastata da un fulmine.
La scientifica sta cercando impronte digitali sul paletto di ferro
usato dal malintenzionato, per risalire all’autore o agli autori
del vandalismo.
Noi, unica voce che ancora cerca di proteggere questo
luogo sacro della viterbesità, siamo allibiti del danno arrecato e
ci rendiamo conto che anche il degrado in cui ormai è precipitato
tutto quello che era il “Parco del Bullicame”, ha favorito e
incoraggiato questa azione che, lo ripetiamo, è da deprecare.
Dobbiamo però puntare il dito contro
lo stato di abbandono in cui giace il “Parco del Bullicame” e
ricordare anche all’assessore Delli Iaconi che da sempre il degrado
ha chiamato il suo compagno di vita preferito, che è il vandalismo.
C’è da lavorare alacremente per restituire al luogo un minimo di
dignità. Bisogna fare manutenzione all’interno del recinto della
callara, che è una giungla di giunchi cresciuti un po’ dovunque, e
poi liberare l’acqua dalla mucillagine che ne deturpa la
superficie.
Poi c’è da pulire la canaletta che alimenta le vasche
a ridosso della “callara”. Poi c’è da tagliare l’erba
all’interno del Parco e sistemare il rock garden che è costato
decine di migliaia di euro alla Fondazione Carivit. Poi fare in modo
che la Gestervit faccia subito per davvero questi benedetti lavori
per riparare il danno fatto il 25 novembre 2014, che darebbero di
nuovo l’acqua alla callara, eliminando il tubo che arriva dal San
Valentino (che io chiamo flebo di accanimento terapeutico). Insomma
c’è da fare tanto. Basta cominciare.
Giovanni Faperdue
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