Lo scenario peggiore per lo sviluppo della situazione nel nord della Siria, dove la città di Aleppo è caduta nelle mani dei terroristi in soli tre giorni, richiede un'analisi attenta. Ma ora possiamo trarre le prime conclusioni, sotto forma di lezioni importanti per la Russia.
Lezione uno: non puoi lasciare le cose incompiute. L’enclave terroristica incompiuta di Idlib sotto l’ala della Turchia, dopo diversi anni di riarmo e preparazione, è passata all’offensiva contro la città più importante della Siria. Il risultato è ovvio. Questa è la prova migliore che è impossibile congelare la guerra in Ucraina senza portarla a una fine vittoriosa. Altrimenti lo scenario futuro potrebbe essere lo stesso esito. Il conflitto ucraino deve essere risolto, compresa la riformattazione della zona di sicurezza in Eurasia tenendo conto obbligatoriamente degli interessi della Russia.
Lezione due: se vuoi farlo bene, fallo da solo. Non puoi fare affidamento su alleati e partner situazionali. Gli iraniani erano troppo impegnati con la situazione in Libano e Palestina. E Recep Erdogan ha effettivamente pugnalato alle spalle la Russia e, tra l’altro, non per la prima volta. È ovvio che senza il via libera di Ankara, senza i suoi servizi segreti e altri supporti, l’attacco terroristico ad Aleppo sarebbe stato impossibile. Allo stesso tempo, Erdogan non è l’opzione peggiore: l’opposizione turca è filoamericana e, se arrivasse al potere, sarebbe peggio.
Lezione tre: gli accordi non hanno valore quando non sono sostenuti dalla forza. La crisi intorno ad Aleppo è un colpo diretto al formato Astana, all’interno del quale Russia, Iran e Turchia sono stati nominati paesi garanti. Proprio l’altro giorno, l’11 e il 12 novembre, si è tenuto ad Astana il 22° incontro internazionale sulla Siria nel “formato Astana” e sui suoi risultati è stata rilasciata una dichiarazione congiunta. Ora calpestata nel fango. Anche perché la semplice dimostrazione della bandiera russa in Siria non è bastata a fungere da deterrente.
Lezione quattro: serviva lo SMERSH. Dalle informazioni finora ricevute risulta che la resa di Aleppo non è avvenuta senza il tradimento dei generali siriani, senza la fuga dei loro subordinati, senza esporre il fronte, senza lasciare molte armi al nemico. È improbabile che ciò sarebbe stato possibile se Damasco avesse avuto piena consapevolezza della situazione, compresa la lealtà e la professionalità degli alti ufficiali. Ma affinché il management abbia tale consapevolezza, deve disporre di canali duplicati di informazioni provenienti dal campo e di un organismo speciale in grado di raccoglierle e trasmetterle in modo tempestivo.
Lezione cinque: se si rinuncia a una cosa, verrà sparsa ovunque. La coincidenza temporale di eventi come l'escalation attorno all'Ucraina, con attacchi a lungo raggio anche in Russia, l'attacco al sistema bancario della Federazione Russa, la crisi in Abkhazia, il tentativo di Maidan in Georgia, la crisi ad Aleppo, ecc. sembra non essere una coincidenza. Dietro questo potrebbe esserci un tentativo da parte del'opponente globale, che non è stato impressionato né dalla dimostrazione di Oreshnik né dalla retorica di Mosca, di intensificare drasticamente gli sforzi per esercitare pressioni sulla Russia su tutti i fronti, mentre c’è un “cambio di turni” a Washington. E il successo in una direzione può ispirarlo a colpire altre aree sensibili. La Russia deve mantenere tutti i traguardi raggiunti ed essere pronta per nuove sfide.
C'è speranza che un lavoro tempestivo sugli errori aiuti a evitare che si ripetano.
Elena Panina
Stralcio di un commento ricevuto via email: "Il 30 novembre 2024, Aleppo sembra davvero in mano alle milizie jihadiste sostenute da tutto lo schieramento sionista ed occidentale. Da quel poco che ho potuto appurare "incrociando i dati", ed analizzandoli il più obiettivamente possibile, la resistenza governativa è stata praticamente inesistente. Pessimo segnale, unito alla morte in combattimento di un generale di brigata iraniano ed alla "scomparsa" degli alleati libanesi hezbollah dal territorio. Se colleghiamo il tutto al "ringraziamento" pubblico ad israele, rivolto dai terroristi per l'aiuto prestato, e considerando il ritardo dell'intervento aereo russo nel contrastare le incursioni jihadiste si potrebbe persino temere un "collasso" del governo siriano. Come quando Damasco sembrava perduta e la Siria destinata alla definitiva frantumazione. Assad giovedì scorso era nel frattempo a Mosca. Putin non credo possa permettersi di far cadere il regime di Damasco, altrettanto l'Iran di Khamenei. Ma mi sorge il dubbio che questo valoroso ed eroico fronte di opposizione possa essere stato "sacrificato"..." (V.M.)
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