giovedì 24 giugno 2021

Tutti i mali del PNRR del Governissimo Draghi

 


Sud preso in giro: l’alta velocità aiuta i costruttori e i più ricchi.

Con il Pnrr arrivano miliardi per infrastrutture costosissime, senza stime di traffico e con effetti ambientali negativi. Al Meridione serve occupazione stabile in settori avanzati, invece le linee Alta Velocità favoriscono, a costi enormi pagati da tutti, una piccola minoranza di persone che viaggia, dell’ordine del 5 per 1.000. E sono viaggiatori che hanno molta fretta, non certo i cittadini a più basso reddito del Sud. A cui servono buoni servizi ordinari di trasporto, per i loro spostamenti quotidiani per studio e lavoro.


Sanzioni e non miliardi ai responsabili del ponte Morandi.


Lo Stato non deve corrispondere neanche un centesimo ai Benetton. Non si scenda a patti con chi ha svenduto la sicurezza di tutti per il proprio personale tornaconto. Manifestazione davanti alla Prefettura di Genova per chiedere al governo che venga interrotta la trattativa per l’acquisizione onerosa delle quote di Aspi da parte dello Stato e venga invece riavviato il procedimento di caducazione della concessione autostradale per le gravi inadempienze che hanno provocato la tragedia del Ponte Morandi nonché l’isolamento della Liguria con i relativi danni economici e i continui disagi per i cittadini.


Draghi cala definitivamente la maschera.

Comitato tecnico di Draghi: una dichiarazione di guerra all’ambiente e alla democrazia. Arrivano le nomine di ultra-liberisti a guardia del PNRR e delle riforme collegate. Rivela così ancora una volta il suo vero disegno di ritorno al passato.  Non ci si poteva attendere di meglio da un Presidente del Consiglio che nel 2011, 50 giorni dopo il referendum sull’acqua, ha scritto nero su bianco che andava fatta una riforma volta alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.


Recovery plan italiano in aperta violazione dei trattati europei.


Nel testo inviato alla commissione europea del Recovery Plan o P.N.R.R. del governo Draghi, a fronte di un ipotetico fondo europeo da 196 miliardi di euro per la “transizione ecologica”, il budget previsto per l’economia circolare è di soli 2,1 miliardi di euro, pari a meno dell’1 % del totale! Nonostante questo, tutti i giorni i media riportano le dichiarazioni di ministri, sottosegretari e parlamentari che ci spiegano come l’obiettivo centrale per la sostenibilità dei processi produttivi sia l’economia circolare e la de-carbonizzazione della produzione di energia attraverso fonti rinnovabili (non le biomasse, il metano o l’idrogeno prodotto dal metano).  Nel recovery plan viene spacciata per “economia circolare” la produzione di biogas e di bio-metano a partire dalla coltivazione e fermentazione di colture intensive (mais, sorgo) e di rifiuti organici differenziati per produrre “bio-metano sostenibile”! 

Notiziario a cura di Rete Ambientalista



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