venerdì 18 novembre 2016

Repubblica Italiana, 4 dicembre 2016 - A renzi basta un Si per attuare il suo disegno "si.onista"


A sentire le argomentazioni balbettate in televisione, non senza imbarazzo, a sostegno del “” dai Veltroni, Chiamparino e Cazzari vari di una sinistra che più sinistra (nel senso di tetra e sciagurata) non si può, risulta di evidenza solare la ragione inconfessabile di tanta nefandezza: l’asservimento del mondo al disegno Sì-onista che lo tormenta dalla notte dei tempi.

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Lo stesso dicasi di artisti di talento del calibro di Roberto Benigni (quello de “La vita è bella“ e, manco a dirlo, de  “La Costituzione più bella del mondo”), costretti addirittura a sacrificare la propria vocazione professionale, oltre che politica, sull’altare dell’ipocrisia.

Se vince il Sì, c’è il cambiamento che mai fu possibile fare!”

Questo il mantra dominante nelle ragioni oscure di questi piccoli Giuda (o “diavoli” nel caso di Benigni)  venduti ai poteri occulti della finanza mondialista, per (il mantenimento di) 30 poltrone.
Il cambiamento, purchessia! Poco importa se dietro la porta si tira appresso un tiranno!! Il cambiamento e basta! Anche se nel nome e all’insegna di nuovi padri costituenti, ma soprattutto “da costituirsi”, tipo Denis Verdini!

Una “cura ricostituente” a base di fideismo sordo e cieco:
·         cambiare per togliere ai cittadini il diritto di scegliere i senatori della repubblica,
·         cambiare per conferire agli eletti dai partiti l’immunità parlamentare,
·         cambiare per togliere, nel nome del Senato delle Autonomie, il potere alle Autonomie,
·         cambiare per “velocizzare” l’approvazione di leggi nel Paese delle leggi-razzo come quella della rapina Fornero e quelle ad personam per Silvio Berlusconi.

Cambiare, insomma. Cambiare tutto……., in verità, per non cambiare nulla!

Il tutto con la complicità totalizzante dei media che oscurano a piacimento verità tragiche, come quelle denunciate da testimoni dal curriculum incontestabile, sia su scala internazionale  


che su scala nazionale

No a una riforma che sottrae al Parlamento
La decisione sulla dichiarazione di guerra
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Non posso condividere una riforma che sottrae al Parlamento la decisione sulla più drammatica evenienza di uno Stato: la dichiarazione di guerra…. Voto No perché mi si chiede di esprimermi con un monosillabo su un insieme di elementi disomogenei, appartenenti a materie molto diverse e  dagli effetti indecifrabili se non indagati dal punto di vista tecnico-giuridico. Invece di approfondire e sviscerare tali aspetti, mi si chiede di votare senza considerarli, quasi a voler nascondere il fatto che proprio tra essi  si annidano tutti gli elementi distruttivi e destabilizzanti della riforma. Mi si chiede un voto di fiducia cieca, ideologico, che non lascia a me, e a nessun cittadino libero di ragionare con la propria testa. Non vi è altra alternativa che il No”. Fabio Mini, Generale di Corpo d’Armata, giàcapo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa.

Il tutto nel silenzio di professionisti dell’informazione un tempo capaci del coraggio della denuncia della manipolazione mediatica, come Lilli Gruber. Il tutto nel martellamento costante di opinionisti televisivamente ingombranti, la cui vocazione autentica di anti-complottista sarebbe bello un giorno chiarissero al grande pubblico, come nel caso de il figlio del capitano MeryllPaolo Mieli.

Adriano Colafrancesco

Per tutte queste ragioni noi votiamo "No" al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016


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