La vendita dell'ILVA ad ArcelorMittal, la cessione di un altro grosso pezzo di economia italiana, è un grave errore
La storia dell'ILVA rientra nella speranzosa e dolorosa storia dell'industrializzazione del Mezzogiorno, il cui primo fondamentale tassello fu la Cassa del Mezzogiorno fondata nel 1950 e che aveva compiti molto ampi (collegamenti stradali, acquedotti, reti elettriche, scuole, ospedali) che in buona parte adempì; mentre i grandi complessi industriali furono soprattutto la Montedison di Brindisi del 1962 e l'Italsider di Taranto del 1965, privatizzata poi nell'83, acquisita dai Riva con l'originario nome di ILVA di Taranto, che divenne il più grande impianto siderurgico d'Europa.
La privatizzazione è il primo grosso errore, dato il forte impatto sociale e i complessi problemi che lo stabilimento presentava.
Il secondo è la vendita ad ArcelorMittal, che si è conclusa il 6 settembre scorso, cioè ad un'impresa straniera. Un errore ancora più grave:
- perché è la perdita per la nostra comunità di capitale, di lavoro, di profitto; nella misura della più grande acciaieria d'Europa; la nazione s'impoverisce.
- perché il proprietario straniero l'assume nel complesso dei suoi interessi: può perciò ridurla, può sopprimerla; come già è avvenuto altre volte.
- perché qui v'è un delicato problema ambientale, difficile da gestire, oltre che da controllare.
Il Governo continua con questo sciagurato metodo, oltre che delle privatizzazioni, delle vendite all'estero. Veda un po' cosa fanno le altre maggiori nazioni europee, cosa fa la Francia, la Germania; sempre pronte ad acquistare, non a vendere.
Cosa fanno invece questi Governi italiani, di destra, di sinistra, di centro e anche i Cinquestelle: tutti pronti ad impoverire la nazione.
Prof. Arrigo Colombo
E-mail arribo@libero.it/
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