Il rapporto tra il reddito del 20% più ricco e quello del 20% più povero, degli italiani, è aumentato da 5,8 a 6,3 in favore dei ricchi. Siamo tra i primi in Europa per distribuzioni del reddito più diseguali. Peggio dell'Italia (0,331) solo il Portogallo (0,339), la Grecia (0,343) e la Spagna (0,345). Nel 2015 il costo del lavoro risulta pari in media a 32mila euro, ma la retribuzione netta che resta a disposizione del lavoratore rappresenta poco più della metà del totale (5...4%, pari a 17.270 euro).
Un imprenditore paga oltre il 60% di tasse, tra nazionali, regionali e locali, mentre un lavoratore autonomo, in regime forfettario, deve pagare 'anticipatamente' il 15 % di quanto percepito l'anno precedente. Quindi tasse ancor prima di percepire un compenso, e chi non li ha deve andare in banca o dagli strozzini a prenderli.
Quasi uno su tre, il 30%, delle persone residenti in Italia, è a «rischio di povertà, esclusione sociale», registrando un peggioramento rispetto all'anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%. Per l’ISTAT «aumentano sia l'incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%)». Secondo l'Istat, nel 2016 erano 18,136 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Numeri che vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020 «ancora lontani: la popolazione esposta a rischio di povertà o esclusione sociale è infatti superiore di 5.255.000 unità rispetto al target previsto».
Per l'esattezza, il 12,1% (in crescita rispetto all'11,5% dell'anno precedente) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione previsti. Il Mezzogiorno resta l'area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in crescita dal 46,4% del 2015).
Le famiglie con cinque o più componenti si confermano le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7% come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore evidenzia un netto peggioramento (per le prime sale al 34,9% dal 31,6%, per le seconde al 25,2% dal 22,4%).
Fernando Rossi
Quasi uno su tre, il 30%, delle persone residenti in Italia, è a «rischio di povertà, esclusione sociale», registrando un peggioramento rispetto all'anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%. Per l’ISTAT «aumentano sia l'incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%)». Secondo l'Istat, nel 2016 erano 18,136 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Numeri che vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020 «ancora lontani: la popolazione esposta a rischio di povertà o esclusione sociale è infatti superiore di 5.255.000 unità rispetto al target previsto».
Per l'esattezza, il 12,1% (in crescita rispetto all'11,5% dell'anno precedente) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione previsti. Il Mezzogiorno resta l'area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in crescita dal 46,4% del 2015).
Le famiglie con cinque o più componenti si confermano le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7% come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore evidenzia un netto peggioramento (per le prime sale al 34,9% dal 31,6%, per le seconde al 25,2% dal 22,4%).
Fernando Rossi
D'altronde, nel paese guida del finanzcapitalismo...
- http://www.lastampa.it/…/usa-da-anni-la-povert-…/pagina.html
- http://www.lastampa.it/…/usa-da-anni-la-povert-…/pagina.html
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