martedì 15 maggio 2018

Governo Salvini-Di Maio? Tanto peggio.. tanto meglio!


Risultati immagini per la distruzione c'è già

1. E' difficile trovare commenti non risibili, o peggio ancora, sulla congiuntura politica italiana. Uno dei pochi leggibili è quello di Giuseppe Masala:  “La distruzione c'è già” (*). E così finisce il commento, dopo un elenco, assolutamente non esaustivo, dello sfacelo al quale l'Italia è stata condotta dagli espertissimi e navigati politici della Seconda Repubblica e i fighissimi tecnici alla Mario Monti che qui e là li hanno sostituiti:
“Spero si sia capito che l'Italia è già distrutta. E ad averla distrutta sono quelli bravi che hanno governato fino ad ora. Al limite su coloro che subentreranno a gestire le macerie si può dire che non saranno in grado di ricostruire. Ma ad aver distrutto l'Italia - lo ripeto - sono stati quelli bravi che ci hanno governato fino ad ora.
Tutto il resto è noia e malafede”.


2. Salvini e Di Maio non faranno peggio. Così come Virginia Raggi non poteva in alcun modo far peggio dei “capacissimi” sindaci romani che l'hanno preceduta riducendo la Capitale a brandelli. Poteva solo “non fare”.
E poi, col Berlusca di nuovo in campo, il patto del Nazzareno si rinvigorisce, e meglio ancora per i suoi sponsor, si rinvigorisce clandestinamente.
E cosa dice questo patto, che ha la benedizione della UE e della Nato: che Berlusconi e Renzi devono disinnescare la “bomba populista”.

3. La bomba populista non è l'effetto di un virus che ha rincoglionito quelli che furono gli elettori del più grande partito comunista occidentale e della Democrazia Cristiana. La bomba populista è il sintomo alla luce del sole della malattia sotterranea: la fine del predominio occidentale sul mondo. Quindi crisi delle società occidentali e dei partiti che le hanno gestite dal dopoguerra, punto culminante di questo predominio che è entrato in crisi alla fine degli anni Sessanta/inizio Settanta con tutti quegli eventi che vanno dal Nixon shock alla sconfitta statunitense in Vietnam, dalla stagflazione alle rivolte studentesche (e questo sarà per tutto l'anno del cinquantenario uno dei miei pochi accenni al “mitico Sessantotto”).
Da allora è stata una continua decadenza interrotta solo dalle vampate della prima fase della finanziarizzazione durante le presidenze di Reagan e di Bill Clinton. La nuova Belle Époque, quella della “Milano da bere”, della “New Economy”, del “capitalismo cognitivo”.

4. Volete avere un'idea della decadenza?
Ecco le proiezione al 2050 delle principali economie mondiali, secondo la società di consulenza americana PricewaterhouseCoopers (PIL per Parità di Potere d'Acquisto – ma conteggiato per Market Exchange Rate cambia solo di un soffio):
In ordine di grandezza: 1) Cina (20% del PIL mondiale, in ascesa), 2) India (15%, in ascesa), 3) USA (12%, in discesa), 4) Indonesia, 5) Brasile, 6) Messico, 7) Giappone, 8) Russia, 9) Nigeria, 10) Germania (tutta la UE solo il 9% del PIL mondiale, in picchiata). L'Italia sarà diciottesima dopo, tra gli altri, l'Egitto, la Turchia e il Pakistan.
Sia detto per inciso: l'etica e l'economia del lavoro (che di fatto è ancora quella ottocentesca) deve fare in fretta i conti con queste cifre.

5. Possiamo opporci a questa tendenza? Sì, con una bella guerra nucleare, sperando di vincerla senza essere totalmente distrutti assieme a tutto il mondo.
Perché questa risposta? Perché il predominio dell'Occidente sul mondo è arrivato al suo massimo splendore all'inizio del secolo scorso quando avevamo il controllo diretto dell'80% delle terre emerse (e il controllo di mari e cieli).
Nel 2050 il Nord America più l'Europa (senza Russia, perché la Russia non ce la vogliamo!) avrà il 10% della popolazione mondiale. Un niente. Agli inizi del Novecento eravamo il 28% e il sopra ricordato predominio.
Questo chi si occupa di politica non lo sa o non lo dice. Ad ogni modo ci viene chiesto di non tenerne conto.

6. La forza economica di un Paese conta, ma fino a un certo punto. Quando la Gran Bretagna conquistò l'India, i conquistati avevano circa il 22,6% del PIL mondiale e i conquistatori solo l'1,9%. Ma i conquistatori, come tutti gli Europei, erano superiori in quella che Immanuel Wallerstein ha definito “l'arte criminale”, cioè la capacità di fare la guerra.
Oggi non è più così e ce ne disperiamo. Solo noi dobbiamo avere la possibilità di fare la guerra. Chi ci contesta, anche solo indirettamente, questo primato è ipso facto uno “stato canaglia”.
Solo noi! Prendete ad esempio Israele. Il 14 maggio  ha fucilato altre decine di Palestinesi che se ne stavano nel loro territorio (o meglio, nel loro lager). Israele può avere centinaia di bombe atomiche illegali (cioè non dichiarate – le stime variano da 80 a 300 testate), ma può anche strillare che l'Iran arricchisce l'uranio al 20% (le bombe atomiche usano solitamente uranio arricchito all'85%). Puòoccupare territori e colonizzarli (contro il diritto internazionale), reprimendo ed espellendo i suoi abitanti legittimi. Ma può anche scatenarsi in accuse di “dittatura”, “illegalità internazionale” e “tirannia” contro altri Paesi. Perché parlo di Israele? Perché Israele siamo tutti noi, Occidentali.

7.La nostra credibilità internazionale è ridotta a zero. Possiamo firmare patti di amicizia con un Paese e subito dopo bombardarlo (Libia). Possiamo assegnare onorificenze a un capo di Stato e poi cercare di deporlo e, verosimilmente, assassinarlo come è sempre successo, armando fanatici tagliagole di ogni parte del mondo (ricordate la Legion d'Onore di Sarcozy e la medaglia di Cavalier di Gran Croce di Napolitano a Bashar al Assad?).
Trump può ritirarsi dal trattato nucleare con l'Iran, voluto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, per il semplice motivo che “va contro gli interessi strategici degli Stati Uniti”, mica per altro. E per far gongolare Israele e Arabia Saudita, due stati specchiati per moderazione, tolleranza e rispetto dei diritti umani.
Questa è la punta di diamante dell'Occidente. Un'eccezione, si dirà. Nossignori, un avamposto, un preludio, perché la civiltà occidentale è oggi convergente su USA. Israele e Arabia Saudita. E' sul viale del tramonto. Un Occidente che non si vuole adattare, che preferisce rischiare l'olocausto nucleare che cedere di una virgola, che fare i conti con la nuova realtà.

8. E ritorniamo alla nostra politica. Quel che succede da noi è parte integrante del tutto. In Germania sono stati mesi senza sapere come aggiustare i risultati elettorali. Ero a Berlino il giorno delle elezioni, sentii Schulz dichiarare “Mai più una Grosse Koalition con la Merkel” e qualcuno accanto a me, era la sede elettorale della Linke, sentì il mio commento ad alta voce: “Bugiardo!”.
E infatti ecco dopo pochi mesi la nuova Grosse Koalition. Perché la Grosse Koalition è un patto del Nazareno. Non può essere rescisso a meno che i suoi firmatari non vogliano essere (anche fisicamente) rescissi loro.
Trump è frutto del viale del tramonto, anche lui messo sotto controllo da quelli che inforcano le cesoie per recidere (le palle) a quelli che minacciano di rescindere il sistema di potere dei tirannosauri. Ferocissimi e destinati all'estinzione, perché non adattivi.
Anche Macron è frutto del viale del tramonto. Un OGM incolore e insapore, sviluppato in vitro nei laboratori di Soros e della Goldman Sachs perché la società francese stava per esprimere tutt'altro (Le Pen e Mélenchon).
Salvini e Di Maio, possono quindi avere tutti i difetti del mondo, ma falliranno per un altro motivo: perché devono fallire, dove il verbo “dovere” va inteso in tutta la sua pienezza semantica di obbligo, costrizione e destino.
Quindi dovranno fallire, avessero pure tutti i pregi di questo mondo. A meni che accettino di essere politicamente commissariati, cioè, banalmente, di tradire ogni singola promessa, per quanto vaga e raffazzonata possa essere stata.
La Magistratura ha già dato il proprio contributo, con ammirevole tempestività: il Cavaliere è di nuovo eleggibile.
E il presidente Mattarella ha già avvertito: si farà il governo che voglio io, cioè che altri mi hanno detto che voglio io. E per farlo ha tirato in ballo Luigi Einaudi. Un riferimento totalmente improprio che ha fatto andare in brodo di giuggiole i cantori dei patti irrescindibili, come La Repubblica “Mattarella cita Einaudi e l'incarico a Pella: fu il primo governo del presidente”. Già, ma la differenza con, ad esempio, l'incarico a Mario Monti e con ciò che La Repubblica sottintende, è che Giuseppe Pella era un esponente della Democrazia Cristiana, un partito che aveva vinto le elezioni. Oggi la minaccia di Mattarella è quella di dare l'incarico a chi vuole lui, indipendentemente da come il “popolo sovrano” si è espresso. Perché il popolo è sovrano finché le cose “vanno per il verso giusto”. Poi scatta il commissariamento, lo stato d'eccezione, e l'Italia si scopre essere una repubblica presidenziale senza nemmeno il privilegio di poter eleggere il presidente.

Eleggere? Ma che sto dicendo?

Trump, rimpasto dopo rimpasto, ha formato un gabinetto di guerra. Riguardate le cifre di sopra e mettetevi nei panni (o nei denti) dei tirannosauri. Ci siamo capiti?
Putin, come risposta, farà altrettanto. E noi stiamo qui a giocare con Di Maio e Salvini?
Ma de che, aho!

Piotr


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1 commento:

  1. Commento di Massimo De Amicis: “...ma allora è vero! Non abbiamo più la pari dignità dei colleghi EU, ci hanno ridimensionati a sudditi! Ci hanno venduti senza neppure un preavviso, ora siamo burattini manovrati da pupari! Da quanto tempo abbiamo perso le nostre ricchezze, la nostra libertà, la nostra dignità? Impossibile che tale rovina ci sia capitata addosso improvvisamente e neppure da pochi anni! Sicuramente da molti decenni siamo con la corda al collo, accalappiati col nostro stesso debito pubblico spinto sino alle stelle da un succedersi di malgoverni e ruberie. Oggi, però, pretendiamo che Di Maio e Salvini ci riportino l'onore e la dignità perduti; ma possono farlo con le mani legate, entro i limitati raggi d'azione imposti dai burattinai di un Paese ormai a sovranità limitata?”

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