sabato 24 agosto 2019

Riflessioni estive sulla distruttività umana, in attesa di conferme

Dopo solo un periodo breve di un millennio e mezzo, l’uomo ha portato il proprio mondo ad essere un habitat a rischio, dominato da un continuo sviluppo tecnologico e scientifico a scapito di quello umanistico ed umanitario.
Dopo due guerre mondiali, numerose e barbare esperienze di genocidi e continue crisi militariste e di supremazia unilaterale, il mondo intero deve registrare una deriva regressiva per quanto riguarda lo sviluppo delle scienze umane.
Tutto questo contrasta con l’enorme sviluppo delle potenzialità create dal intelletto umano che, proprio per questo, denota e sottolinea l’intervento di forze disruptive che si annidano in una deriva fondamentalista delle forme di convivenza e che riguardano il vero sviluppo del “genere-umano” che si basa sul riconoscimento delle pari opportunità e del rispetto totale ed assoluto della singolarità del genere femminile che, ormai da più di 6.000 anni, si trova a dover sopportare un soffocante predominio maschilista del tutto ingiustificato, pernicioso, disruptivo e distruttivo.
Partendo da questi presupposti, possiamo analizzare i fenomeni sociali che hanno portato ad una deriva disumanizzante, sostenuta da una incapacità patologica si sostenere uno sviluppo equilibrato, umanistico ed umanitario, capace di sostenere un diffuso equilibrio evolutivo assolutamente necessario per evitare tremende e distruttive pressioni migratorie.
Possiamo parlare di un “modello pseudo-democratico” che nel brevissimo periodo di soli due secoli ha sconvolto gli equilibri anche per una prospettiva di difesa e di sviluppo di una “civiltà” che è segno della “… qualità e della singolarità della Natura-Umana”.
Decalogo di un fallimento:
Assoluta incapacità di controllare le derive paternalistico e maschiliste che da 6.000 anni caratterizzano i fondamenti delle religioni monoteiste (tutte legate alla tradizione mosaica) centrate sulla emarginazione del potere del “femminino-sacro” e della “Grande-Madre” che per 60.000 anni aveva guidato uno sviluppo sostenuto, civile ed umanitario;
incapacità di controllare lo sviluppo demografico che ha portato ad affollamenti inusitati in Paesi poveri e ad una riduzione delle nascite nei Paesi ricchi e più sviluppati in tecnologica e nelle scienze applicate;
incapacità di modulare e contenere derive colonialiste anche attraverso l’utilizza disarmonico delle risorse naturali in netto favore per i Paesi colonizzatori, attraverso l’uso spropositato ed incontrollato della forza e del militarismo;
incapacità di controllare derive camorristiche, mafiose e di corruzione, capaci di contaminare anche le Istituzioni civili ed il potere sostenuto da una anomala ed antidemocratica “… etica del potere”;
incapacità di sostenere le esigenze primarie e secondarie delle popolazioni con il risultato di un soffocante aumento del potere economico di pochi ed un impoverimento sempre più schiacciante e dilagante nella stragrande maggioranza delle popolazioni in tutte le latitudini;
incapacità di sostenere lo sviluppo culturale soprattutto in riferimento alle scienze umane applicate, arrivando a misurare la civiltà sulla base quasi esclusiva del potere economico, commerciale e finanziario;
incapacità di diffondere d di sostenere i principi illuministici e laici di libertà ed uguaglianza, in favore del più forte, di un militarismo soffocante sostenuto da un consumismo dilagante e causa dell’impoverimento delle tradizioni integrative, delle pari opportunità e della sussidiarietà;
incapacità di sostener lo sviluppo di tradizionali impegni sociali nell’ordine della prevenzione e del miglioramento delle millenarie tecniche naturali, in favore dell’uso di sostanze allopatiche che aumentano il disequilibrio economico e commerciale;
incapacità di contenere una vera e propria devastazione dell’habitat ed una noncuranza patologica delle necessità ecologiche e di rispetto della natura con conseguenze tali da mettere in dubbio la possibilità di poter mantenere le fonti naturali per la vita;
incapacità di contenere la corsa agli armamenti e soprattutto alle derrate di armi nucleari con la deriva di instabilità politiche che allontanano sempre più le finalità etiche per una pace universale.
Romeo Lucioni – lerreomero@gmail.com
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