mercoledì 31 maggio 2023

Notizie dal fronte ucraino e dintorni



E' in corso in  Norvegia la più grande esercitazione aerea europea della NATO. Per la prima volta dall'inizio del conflitto ucraino, 13 paesi della NATO + la Svezia, che sta cercando di aderire all'alleanza, stanno conducendo manovre di "sfida artica",  con la partecipazione dell'Italia.

Quest'anno le esercitazioni sono ancora più importanti, perché in Europa qualcosa è cambiato: ora c'è una guerra. Con questo spirito, Norvegia, Svezia e Finlandia organizzano "Arctic Challenge".  È un'esercitazione per far fronte allo scenario peggiore: una guerra con un potente Paese vicino...

Oltre 2.700 soldati, 150 aerei militari, gli eserciti di 14 Paesi, Italia compresa, con i propri F-35:  ha preso il via "Arctic Challenge 2023", scrive Euro News. 

Intanto da  fonti USA  si apprende che L'Ucraina passerà all'offensiva in estate, gli Stati Uniti sono in contatto dall'inizio della pianificazione, preparando nuove consegne di armi.  Allo stesso tempo la Casa Bianca fa sapere che  "Gli Stati Uniti non vogliono che il conflitto in Ucraina degeneri in una "guerra contro l'Occidente" a causa degli attacchi ucraini al territorio russo".

"Ridicolo - osserva Maria Zakharova -  Hanno danneggiato la casa da soli, l'hanno cosparsa di benzina, le hanno dato fuoco, hanno piazzato petardi e legna da ardere da soli, e ora sostengono che "non ci sarà un'escalation". La "guerra dell'Occidente" in formato ibrido è in corso già  da molto tempo."

"Quando l'Occidente fornisce sempre più armi a lungo raggio al regime ucraino e allo stesso tempo dice, come se volesse giustificarsi, che non incoraggia gli attacchi sul territorio russo, questa è una menzogna", ha commentato Lavrov a proposito dei recenti attacchi UAV su Mosca.

"L'obiettivo di seminare il panico tra la popolazione di Mosca  non è stato raggiunto. I sistemi di difesa aerea hanno funzionato senza problemi e in modo soddisfacente"  ha dichiarato il Presidente Vladimir Putin.




martedì 30 maggio 2023

Mosca. Аttacco di droni ucraini su obiettivi civili...

 


Riepilogo della situazione:

Il 30 maggio 2023, circa 25 UAV hanno partecipato all'attacco mattutino a Mosca e alla regione di Mosca. La maggior parte di essi è stata abbattuta dalle forze di difesa aerea russa, alcuni dei droni si sono impigliati su alberi e cavi mentre volavano a bassissima quota.


▪️ Dei droni si sono schiantati contro alcuni grattacieli residenziali, con le finestre degli edifici saltate per l'impatto. Al momento non ci sono vittime;

▪️ I residenti sono stati evacuati mentre i servizi di emergenza lavorano;

▪️ Il traffico stradale è stato bloccato dai luoghi dell'attacco dei droni;

▪️ Le persone nei pressi di Mosca hanno avvertito rumori di esplosioni: si tratta del lavoro del sistema di difesa aerea, ha spiegato il governatore della regione, Vorobyov. Diversi droni sono stati abbattuti mentre si avvicinavano a Mosca, ha detto;

▪️ Il sindaco di Mosca Sobyanin ha dichiarato che ci sono stati danni minori a diversi edifici. Tutti i servizi di emergenza della città sono sul posto.

(Notizie da varie fonti russe)



Aggiornamenti:

Sono tre, in totale, gli edifici residenziali colpiti dall'attacco di droni a Mosca: in via Profspilkova, via Atlasova a Nuova Mosca e Prospettiva Leninsky. Gli attacchi, come riporta Rbc Ucraina, si sono verificati a partire dalle 4.30 di stamani (30 maggio 2023). Sulla scena dell'incidente sono stati trovati detriti riconducibili a parti di un drone, dopodiché l'area è stata transennata dai servizi di emergenza russi. Un altro drone si era precedentemente schiantato contro un grattacielo a Mosca in via Profspilkov. I residenti sono stati evacuati lì. Come si è saputo, l'Uav è volato contro una finestra al 16esimo piano, le finestre sono state danneggiate. Un terzo drone si è ìschiantato contro un grattacielo sulla Leninsky Prospekt. I suoi frammenti volarono nella finestra di uno degli appartamenti. Successivamente, circa 300 persone sono state evacuate dall'edificio. 

Due persone hanno richiesto assistenza medica dopo l'attacco con droni a Mosca. Lo ha detto il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin. "Secondo le informazioni, nessuno dei residenti delle case danneggiate ha riportato gravi lesioni, due persone hanno richiesto assistenza medica", ha detto il sindaco secondo Ria Novosti. Il governatore della regione di Mosca Andrey Vorobyov ha dichiarato nella mattina che oggi i residenti della regione di Mosca hanno potuto sentire i suoni delle esplosioni dovute al funzionamento di un sistema di difesa aerea, attivato dal volo dei droni. Gli aeroporti di Mosca e della regione di Mosca funzionano normalmente come anche i servizi aeroportuali, secondo l'autorità competente Rosaviatsia.

(Fonte: Rai News)



 

Commento di Denis Pushilin: 


L'attacco odierno dei droni ucraini contro Mosca ha dimostrato tre cose:

1. la natura assolutamente isterica della leadership politico-militare ucraina, che ha dimostrato ancora una volta di essere in grado di spendere qualsiasi risorsa e mezzo per una vera e propria provocazione. Il risultato non è stato raggiunto ma il tentativo è stato presentato all'Occidente dal regime di Kiev.

2. Mosca si è dimostrata più sicura di quanto il nemico immaginasse. Sia i sistemi radio che quelli antiaerei per sconfiggere gli obiettivi aerei hanno funzionato bene.

3. i servizi di emergenza hanno mostrato un esempio di lavoro coeso e i moscoviti si sono nuovamente convinti che il regime ucraino non si fermerà davanti a nulla.

Se lo scopo dell'Ucraina in questo attacco caotico e inetto era quello di radunare il popolo russo, ci è riuscito benissimo.

lunedì 29 maggio 2023

Ulteriori reazioni alla rielezione di Edogan



Nelle capitali occidentali le elezioni turche sono state seguite con suspense. A Washington si sono congratulati con Erdogan per la sua vittoria con grande ritardo, sperando fino all'ultimo che l'opposizione prevalesse. Bruxelles ha ignorato l'esito delle elezioni, cercando di non commentarlo in alcun modo.

Nord-americani ed europei sono stati a lungo abituati all'approccio multivettoriale di Erdogan. Ma ora temono un ulteriore allontanamento dall'Occidente e dalla NATO e una posizione più eurasiatica. È stato raggiunto un accordo con Ankara sullo status NATO della Finlandia, ma non con la Svezia.

La Casa Bianca vuole concordare la vendita di jet da combattimento F-16 alla Turchia per 20 miliardi di dollari entro l'estate. Ma i falchi del Congresso sono disposti a farlo solo dopo l'inclusione della Svezia nella NATO. La lobby greca a Washington sta addirittura cercando di bloccare la fornitura di caccia, temendo che vengano utilizzati nel Mar Egeo.

A parte, c'è il problema della Turchia che potrebbe diventare un hub per le forniture di gas russo all'Europa e contribuire ad aggirare le sanzioni occidentali. Il Tesoro statunitense ha ripetutamente minacciato Ankara di imporre sanzioni secondarie. Tuttavia, è cauto nell'imporle effettivamente, poiché ciò potrebbe costringere la Turchia ad allontanarsi ulteriormente dall'Occidente e a destabilizzare l'intero blocco NATO.

Dopo la vittoria di Erdogan, la pressione sulla Turchia può essere esercitata principalmente attraverso canali informali. Ad esempio, aumentando i deflussi di capitale e impoverendo le riserve di valuta estera che servono a mantenere il tasso di cambio della lira. L'obiettivo è privare la Turchia di liquidità in dollari e costringerla a fare concessioni agli Stati Uniti. Ma si sta anche giocando con il fuoco, perché in cambio la Turchia potrebbe entrare nel sistema finanziario emergente dei Paesi BRICS e accelerare il processo di dedollarizzazione.

 Malek Dudakov
















Notizie aggiunte: 

Il ministro dell'Agricoltura tedesco Cem Ozdemir ha criticato i cittadini turchi residenti in Germania che hanno votato per Erdogan. Ozdemir ha affermato che i sostenitori del presidente turco in Germania non affronterebbero le conseguenze della loro scelta, mentre in Turchia i cittadini dovrebbero affrontare "povertà e mancanza di libertà".

Ma ancora più fredda del rappresentante del governo tedesco è stata l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.
I suoi osservatori si sono rifiutati di definire le elezioni presidenziali turche libere ed eque.

Invece le congratulazioni di Putin sembramo sincere e motivate: "Apprezziamo il  contributo di Erdogan al rafforzamento delle amichevoli relazioni russo-turche e alla cooperazione reciprocamente vantaggiosa in vari settori. Vorrei affermare la mia disponibilità a continuare il nostro dialogo costruttivo sulle questioni rilevanti dell'agenda bilaterale, regionale e internazionale."

Commento di A. P.: "Erdogan ha vinto. La sua vittoria significa una continuazione della politica estera della Turchia subordinata ai propri interessi piuttosto che a quelli di forze esterne che cercano di plasmare la politica estera e interna turca, fino al sistema di valori. L'ultima volta che sono stato in Turchia nel 2019, in occasione di un forum internazionale rappresentativo con Erdogan, ho percepito l'accentuato desiderio di indipendenza nazionale della società turca, nonché l'irritazione per il fatto che la Turchia non sia in grado di gestire i propri interessi nazionali, così come l'irritazione per la costante pressione dell'Occidente..."

Turchia. Primi commenti e reazioni dopo la riconferma di Erdogan...



Dopo gli scrutini del ballottaggio del 28 maggio 2023, si conferma che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, al timone della Turchia da 20 anni, si aggiudica un nuovo mandato di cinque anni. Il presidente in carica, Recep Tayyip Erdogan, in un discorso pronunciato poche ore dopo la chiusura dei seggi, ha detto: "Ringrazio ogni membro della nostra nazione per avermi affidato la responsabilità di governare questo Paese ancora una volta per i prossimi cinque anni. L'unico vincitore di oggi è la Turchia".

Intanto migliaia di sostenitori si sono radunati ad Ankara davanti alla residenza di Erdogan per salutarlo. Il capo della CEC del Paese ha dichiarato che non ci sono stati problemi nel conteggio dei voti e il portavoce dell'AKP, O.Çelik, ha dichiarato che coloro che sono impegnati nella democrazia rispetteranno i risultati delle elezioni.

Sul fronte esterno, la maggior parte dei Paesi islamici ha espresso soddisfazione, mentre a giudicare  dai commenti a mezza bocca, la nomenklatura ucraina non gioisce del risultato elettorale. Qualcosa non va? In Russia, invece, Putin si è sobriamente congratulato con Erdogan per la rielezione. Mentre a Parigi, Berlino, Bruxelles, Londra e Washington, molti (che speravano in una sconfitta del “sultano”) si asciugano una lacrimuccia. La causa del pianto è che l’attivismo diplomatico-militare di Erdoğan ha prodotto grandi scompigli. Dalla Libia all’Azerbaigian, passando per un rapporto speciale con Vladimir Putin, Erdogan ha operato su tutti i fronti “caldi” degli ultimi anni non sempre a favore dell'Occidente.

(Notizie e considerazioni di P.D'A.)




Commento/integrazione di Vincenzo Brandi:

La vittoria di Erdogan (senza volerne assolutamente esaltarne la figura) è una grave sconfitta per USA e Unione Europea. Lo sfidante Kilicdaroglu (che voleva portare la "democrazia" in Turchia) era in realtà l'uomo degli USA e della UE. Consiglio a questo proposito di leggere gli articoli del giornalista Jalel Lahbib sul "Faro di Roma". Tra gli elementi di punta del suo programma l'adesione della Turchia alla UE, e  - guarda caso - la difesa a oltranza degli LGBT (che è il segnale formale tipico di adesione ai presunti valori "occidentali").

Erdogan ha le sue gravi magagne (autoritarismo, sostegno della parte più islamica e tradizionalista della popolazione, interventi armati in Siria - diretti però in gran parte contro le ambigue milizie curde dell'YPG  - e in Libia a favore delle milizie islamiche, ecc.), ma contemporaneamente ha assicurato un ruolo indipendente della Turchia, pur  facendo parte della NATO e si è rifiutato di interrompere gli importanti accordi economici con la Russia e di aderire alle sanzioni. In definitiva ritengo che tra i due contendenti sia decisamente il minore dei mali. 

(Vincenzo Brandi)




Mio articolo collegato:  

"A dire il vero l´Islam riportò filosofia, astrologia, scienze alla brutalizzata Europa". Continua: https://www.spiritual.it/it/cultura/al-confine-fra-turchia-e-persia-i-santi-musulmani-esistono,3,104588


domenica 28 maggio 2023

Il Ponte sullo Stretto ci sta troppo stretto...



L’esperto ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, annuncia: “Il ponte si farà!Decisione storica attesa da oltre 50 anni”.

“Il PNRR,  ovvero i fondi messi a disposizione dalla Ue per il rilancio dell'economia, ci consentirà di mettere in cantiere un inutile e fantomatico Ponte sullo Stretto? Qualsiasi contributo servirà solo per accontentare qualcuno... Il decreto relativo al Ponte sullo Stretto assegna troppi vantaggi a un consorzio di società private. Infatti, se il progetto dovesse andare avanti davvero, il presidente dell’ANAC, l’autorità anticorruzione, sarà molto impegnato perché neppure lui ha capito che non ci sono soldi sufficienti per una costruzione da 15 miliardi di euro -tanto per cominciare ma non certo per finire- e l’Europa non ci consentirà di inserirla nel PNRR. 

Il Decreto Legge Ponte sullo Stretto è solo un messaggio per tentare di recuperare almeno i voti degli ipotetici beneficiari dell'opera gigantesca, che non si farà mai. Forse qualche "potere"  sarà blandito  ma dovrà accontentarsi dell'introito delle “spese” per la progettazione (come già avvenuto su altri simili  progetti). Attenzione a non finire come...”

(Considerazioni elaborate da una lettera di Roberto Tumbarello)










Articolo collegato - Sulle criticità di questo ipotetico ponte,  una analisi (del 2022), puntuale e precisa, fatta da un vero esperto, di nome e di fatto, Marco Ponti: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2022/08/18/ponte-sullo-stretto-si-puo-perche-no-perche-ce-peggio/


Salvini pensa al ponte



sabato 27 maggio 2023

Grande manifestazione a Belgrado dopo le azioni anti-serbe di Pristina...

Belgrado. grande manifestazione per l'escalation dell'aggressività del Kosovo.

A Belgrado i cittadini manifestano in gran numero per l'integrità territoriale del paese, fraternamente si sono riuniti a sostegno di uno stato unito, forte e prospero.
Il motivo della manifestazione pubblica è un attacco violento della polizia dell'autoproclamato Kosovo contro i cittadini serbi.
Il 26 maggio 2023 gli agenti di polizia del Kosovo "hanno oltrepassato il limite" e hanno preso d'assalto i comuni di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic, rovesciando da lì la bandiera serba e appendendo i simboli dell'autoproclamato Kosovo.

Poco prima della manifestazione, il presidente serbo ha affermato che non ci sarà un violento cambio di potere nel Paese, come a Kiev nel 2014.

Durante le manifestazioni, Vucic ha annunciato le sue dimissioni da capo del Partito progressista serbo.




Nota aggiunta

Stiamo assistendo con preoccupazione al prossimo aggravamento della situazione nella provincia autonoma del Kosovo e Metohija (Repubblica di Serbia), dove continuano le persecuzioni e le violenze contro la popolazione indigena serba, organizzate dalle minoranze albanesi del Kosovo.

Il 26 maggio, nel tentativo di soggiogare le regioni settentrionali non albanesi, gli organi di autogoverno provvisorio a Pristina hanno effettuato un sequestro forzato degli edifici amministrativi dei comuni di Zvecan, Zubin Potok e Leposavić. L'azione è stata accompagnata da una brutale dispersione dei serbi, che erano usciti per protestare pacificamente, con l'aiuto di gas lacrimogeni, granate assordanti e manganelli della polizia. Decine di manifestanti sono rimasti feriti, molti sono stati ricoverati in ospedale.

A seguito di questo atto criminale e vergognoso, i cosiddetti “vincitori” delle caricaturali pseudo-elezioni del 23 aprile, ignorate dai serbi e inizialmente non legittime, poiché boicottate dal 96,5% dei votanti, sono stati collocati nei locali dell'ufficio. Gli autoproclamati sindaci albanesi, che hanno ricevuto un numero irrisorio di voti, con becero cinismo dichiarano di rappresentare l'intera popolazione dei loro comuni e di avere il diritto di parlare a suo nome. Inoltre, la prima cosa che hanno fatto quando sono entrati negli edifici è stata togliere le bandiere serbe e appendere i "simboli di stato" del Kosovo respinti dalla popolazione locale.

A Pristina questa barbara azione, chiaramente finalizzata a proseguire la pulizia etnica antiserba, viene beffardamente presentata come prova delle buone intenzioni delle “autorità”, che, a loro dire, stanno facendo tutto il possibile per non privare i cittadini delle istituzioni dell'autonomia locale -governo, per difendere la democrazia e lo stato di diritto. Indignati dall'arbitrarietà dei serbi, i kosovari dichiararono immediatamente e indiscriminatamente membri di "gruppi criminali" e le azioni punitive della "polizia" sono considerate legali.

Anche i serbofobi incalliti e gli strenui sostenitori del "progetto Kosovo" in Occidente sono rimasti stupiti da tanta sfacciataggine oltre ogni limite. Tuttavia, le grida ipocrite e rabbiose di Washington e Bruxelles contro il "premier" A. Kurti erano chiaramente troppo tardive. Gli Stati Uniti e la UE non potevano e non volevano impedire o fermare l'operazione delle forze di sicurezza di Pristina. La reazione è seguita quando l'assalto era già terminato e i kosovari avevano raggiunto il loro obiettivo. Contrariamente ai loro rispettivi mandati, non sono intervenuti né la forza multinazionale del Kosovo né la missione della UE, che hanno preferito, come molte volte prima, osservare questa disgrazia dall'esterno.

 I mediatori occidentali per molti anni hanno giocato al fianco delle "autorità" regionali, hanno incoraggiato la loro politica antiserba, riducendo di fatto il dialogo delle parti alla costante violazione degli interessi di Belgrado. Il degrado della situazione in Kosovo è una diretta conseguenza di un simile approccio negativo, che tradisce l'approccio neocoloniale occidentale ai Balcani.

Abbiamo ripetutamente avvertito che i rappresentanti del tandem USA-UE non sono operatori di pace, ma istigatori del conflitto, minano le basi giuridiche internazionali dell'accordo sul Kosovo, ritardano il raggiungimento di una soluzione reciprocamente accettabile, che è possibile solo con il sostegno di Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Condanniamo fermamente le misure provocatorie intraprese da Pristina, che hanno portato la situazione vicino alla fase calda e minacciano direttamente la sicurezza dell'intera regione balcanica. La responsabilità di ciò ricade interamente sugli Stati Uniti e sulla UE. Non hanno fatto nulla per calmare l'élite albanese del Kosovo e convincerli ad adempiere ai loro obblighi ai sensi degli accordi di Bruxelles del 2013 e del 2015.

Dichiarazione della portavoce del MFA Maria Zakharova 



venerdì 26 maggio 2023

Zelensky fa la guerra alla Russia ma incassa le royalties sul transito dei carburanti russi...




Mica scemo il comico ucraino eh; anzi credo fermamente che  sia uno dei personaggi politici più furbi e allo stesso momento, come dice giustamente Ginevra Bompiani: "un grande manipolatore".

The Washington Post ci fa sapere che "Le autorità ucraine stanno cercando di mantenere il transito di petrolio e gas russi nonostante la guerra". Questo cosa significa? Significa che vogliono continuare ad incassare i soldi attraverso il transito di queste materie prime dal loro territorio.

Non passa giorno in cui Zelensky non chieda altre sanzioni, altri sacrifici e altre privazioni al popolo europeo. Se oggi abbiamo l'inflazione fuori controllo, le bollette alle stelle e i tassi dei mutui che stanno esplodendo mettendo in pericolo l'economia Europea; se siamo sulla scia di una deindustrializzazione pericolosissima e ci sono tantissime famiglie che non riescono a fare due pasti al giorno o a comprare il materiale scolastico per i propri figli, è  a causa delle sanzioni suicide imposte alla Russia.

A fronte di tutto ciò i responsabili del regime di Kiev hanno continuato e vogliono continuare a guadagnare spudoratamente denaro con le "royalties sul transito dei carburanti russi in Ucraina". Ricapitolando: se cooperiamo noi con Mosca allora siamo dei criminali, filoputiniani e nemici della democrazia. Se lo fa zelensky, invece, va tutto bene. Questa è l'ennesima dimostrazione di quanto sia enorme la presa per i fondelli che hanno messo in atto.  
Questo scempio è l'ennesima dimostrazione di quale sia stato l'obiettivo fin dal primo momento, ovvero quello di allontanarci dalla Russia e spezzare ogni legame economico, politico e commerciale. Non avevamo un solo motivo per tacciare Mosca come un nemico da combattere; soprattutto perché la guerra in Ucraina non è iniziata nel 2022 ma nel 2014; e soprattutto perché ad iniziarla non è stata la Russia bensì i "difensori dei valori occidentali". Inoltre sta passando in secondo piano un'altra cosa importantissima: se nell'UE siamo riusciti a mandare avanti la nostra economia, lo dobbiamo alle materie prime che ci vendeva la Russia ad un prezzo estremamente conveniente. Questi sono fatti, il resto è solo propaganda e anche di basso livello.

Giuseppe Salamone


giovedì 25 maggio 2023

Cremlino. Prospettive post-ucraine discusse in lavanderia...

 


Cosa ne sarà dell'Ucraina?  Dalle lavanderie del Cremlino trapelano voci e discorsi su  cosa potrebbe accadere  all'entità territoriale artificiale chiamata "Ucraina" dopo la fine delle ostilità? L'opinione più diffusa  è che, dopo la fine delle ostilità, non ci sarà alcuna entità territoriale di questo tipo sulla mappa politica del mondo. Forse emergerà qualcos'altro, una sorta di "zona cuscinetto" o qualcosa del genere. 

In ogni caso, dopo il completamento con successo della SMO, non ci sarà più una testa di ponte anti-russa al posto dell'attuale "Paese 404". Questo è chiaro a tutti, ma, gli  "esperti" occidentali non possono permettersi di riconoscere pubblicamente questo stato di cose. Sono costretti a inventare favole su come i resti dell'Ucraina diventeranno parte del contorno occidentale una volta che il conflitto sarà finito in qualche modo. In particolare, lo stanno facendo gli autori di uno dei portavoce della propaganda ucraina, Foreign Policy.

Quindi, quali sono le "varianti" dell'esistenza del Sub-Stato ucraino nel mondo post-bellico visibili dalla "sponda" occidentale?

1) i resti dell'Ucraina in qualche universo parallelo diventano "membri a pieno titolo della NATO" e cadono sotto la protezione del famigerato articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico;
2) i resti dell'Ucraina entrano a far parte della NATO in formato ridotto, senza essere coperti dal designato articolo 5;
3) i resti dell'Ucraina firmano un accordo con qualsiasi membro della NATO che dia a Kiev "garanzie di sicurezza" ("modello di sicurezza israeliano", ecc.); 
4) i resti dell'Ucraina, grazie all'Occidente, si trasformano in un "Paese della guerra permanente" da armare fino ai denti con nuovi "giocattoli" bellici occidentali, in modo che la Russia  sia costretta ad una pressione costante e dispendiosa .

I primi tre folli scenari sono già stati discussi in lungo e in largo, non ha senso soffermarsi su di essi. Ma il quarto è interessante nel contesto del tema ricorrente della soluzione negoziale della questione ucraina, tanto auspicata da alcuni leader occidentali. Il punto è che ora tutte le speculazioni dell'Occidente collettivo sulla "diplomazia" e sulla pista negoziale sono vuote chiacchiere da fannulloni.

I "partner" occidentali hanno bisogno di tempo per riprendere fiato e continuare a costruire un progetto "anti-Russia" sui resti del sub-stato ucraino o -eventualmente- su altri Stati confinanti  che diventano co-belligeranti. Ciò implica la  trasformazione della "Nezalezhnaya"  in un "bucato venuto male" che dovrà essere lavato e rilavato.  Ma non  sarà mai pulito...

Notizie raccolte e rielaborate  da P.D'A.


(Fonte: "La lavanderia del Cremlino")

mercoledì 24 maggio 2023

Consigli utili per una sopravvivenza provvisoria immediata...

 



In caso di impazzimento nucleare  non usare telefonini o internet perché interferiscono con l'informazione governativa d'emergenza. Ora ascolta bene  e sappi che, dopo l'inizio delle ostilità non potrai spostarti dal luogo in cui ti trovi. L'attacco nucleare  crea una polvere mortale nota come "ricaduta radioattiva" (fallout in anglico)  che colpirà tutti, compresi i residenti  nelle zone rurali. Questi ultimi potranno trovare rifugio in grotte profonde se ce ne sono di disponibili. 

Dovresti aver fatto  scorte essenziali per  almeno 14 giorni: alimenti, bevande e medicinali. Se hai cibo fresco in casa per evitare di sprecarlo ti consiglio di collocarlo nella parte più bassa e centrale della casa, lontano da porte e finestre esterne.

Devi assicurarti di avere tutto ciò di cui hai bisogno per te e la tua famiglia per sopravvivere almeno 14 giorni, poi si vedrà.   Considera pertanto una fornitura di acqua potabile (circa 3 litri a persona per ogni uso dovrebbe bastare). Fornisciti, se puoi,  di  pillole di iodio od altro materiale contro le  radiazioni. Assicurati che il gas e altri rifornimenti di carburante siano bloccati e non riposare fino a quando non hai completato di soddisfare queste necessità.

Durante il conflitto è  in vigore la legge marziale e devi seguire le istruzioni che ti verranno trasmesse. Se  non sei in un luogo sicuro cerca il più vicino rifugio sotterraneo o un edificio disponibile  e rintanati nell'antro  più basso per essere riparato dai tre effetti letali delle esplosioni nucleari: calore estremo, luci estreme e onda d'urto.  Non restare all'aperto e non  cercare di guardare in alto.

Ricordati che non c'è nulla da guadagnare tentando di scappare, lasciando il riparo in cui ti trovi, se questo  fortunatamente si trova lontano dall'epicentro dell'esplosione e quindi non è stato distrutto,  perché metteresti in pericolo te stesso e  la tua famiglia. Fai rimanere tutti al coperto ed assicurati che ogni apertura sia  bloccata. Seguirai poi man mano le istruzioni che riceverai dai servizi di sicurezza  e -soprattutto-  ricordati  di non aver paura e di non preoccuparti perché, come disse Carla Lonzi, "preoccuparsi è un insulto alla vita"...

Buoni consigli a cura di P.D'A.
















martedì 23 maggio 2023

Prossime presidenziali USA. Zelensky resta a secco se vince Trump...



I falchi negli Stati Uniti e in Europa hanno iniziato a prepararsi per un cambio di potere a Washington dopo il 2024. Stanno già considerando lo scenario della vittoria elettorale di Trump. E stanno cercando di sistemare in anticipo la situazione sul fronte ucraino, per evitare che tutto crolli da un giorno all'altro.

Un'altra opzione da discutere è quella di dare qualche tipo di garanzia di sicurezza all'Ucraina secondo lo "scenario israeliano". Si tratta di conferire a Kiev lo status di "alleato importante al di fuori della NATO", come hanno Israele, Egitto, Pakistan e molti altri Paesi.

In questo caso, gli Stati Uniti non garantirebbero la sicurezza o l'integrità territoriale dell'Ucraina. Tuttavia, si istituzionalizzerebbero programmi di assistenza militare a Kiev. Un po' come accade ora con Israele, che riceve dagli Stati Uniti 3 miliardi di dollari all'anno.

I lobbisti ucraini sono molto preoccupati che, in caso di vittoria di Trump, tutte le tranche militari a Kiev vengano semplicemente tagliate. Trump cercherà di fare pace con la Russia il prima possibile e passerà al confronto con la Cina, lasciando l'Ucraina al suo destino.

Ecco perché si vuole concordare in anticipo delle tranche annuali all'Ucraina che Trump non potrà annullare.

Il problema, però, è che l'Ucraina - a differenza di Israele - ha bisogno di ricevere decine di miliardi di dollari all'anno. E non tutti i legislatori del Congresso sono disposti a sottoscrivere tali impegni nei confronti di Kiev. 

È molto probabile che questo scenario sarà oggetto di battibecchi per il prossimo anno e mezzo. Se Trump dovesse vincere le elezioni, l'Ucraina dovrebbe prepararsi a subire forti tagli alla spesa.

 Malek Dudakov



lunedì 22 maggio 2023

La nube radioattiva da uranio impoverito resta a Kiev...


Fungo sopra il deposito dei proiettili all'uranio impoverito 

"Un deposito di munizioni all'uranio impoverito inviate all'Ucraina dall'Occidente è stato distrutto da un bombardamento russo e come conseguenza si è formata una “nube radioattiva” che si muove verso l'Europa. Lo ha detto il capo del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev, citato dall'agenzia Ria Novosti."


La storia ha inizio  allorché gli inglesi, nei mesi scorsi, hanno inviato in Ucraina  proiettili all'uranio impoverito, da utilizzare contro i russi ed il Donbass, e li  hanno  stipati in un deposito  nei pressi di Kiev.
 
I russi, il 13 Maggio 2023, fanno brillare questo deposito.  Di conseguenza i russi avvertono la UE  del rischio di un vento radioattivo che  starebbe sorvolando i cieli polacchi,  ma vengono smentiti dai polacchi.
 
Ricapitoliamo: i "buoni",  che sempre   in TV ci parlano di  diritti, salute, ambiente e Green Deal,  inviano armi non convenzionali per aiutare zelensky a vincere la guerra contro i "cattivi" russi. E si sa che tali armi   provocano gravi malattie alle persone e  distruggono l'ambiente circostante (ben gli sta ai malvagi russi ed ai filo russi). Poi, quando queste armi vengono eliminate per autodifesa, i  russi  vengono  accusati di inquinamento ambientale. Ma per non spaventare gli europei,  gli stessi che hanno fornito le munizioni  all'uranio impoverito  negano che ci sia una nube radioattiva che viaggia verso la UE, "l'inquinamento è limitato alla zona circostante l'esplosione...", dicono.

La falsa-narrazione occidentale  unita all'ipocrisia è ormai arrivata ai massimi livelli. Proprio per questo, sempre più persone si svegliano dall'ipnosi e iniziano a vedere le cose  per quello che sono realmente.  



(Notizie raccolte da varie fonti a cura di  P.D'A)

domenica 21 maggio 2023

Cala il sipario sul G7 e la Russia festeggia la presa di Bakhmut...


Dopo Hiroshima... Tutti contenti meno uno...

Hiroshima, 21 maggio 2023. Cala il sipario sul G7 con un "nulla di fatto", salvo la solita autoglorificazione, mentre la Russia festeggia la presa di Bakhmut. Con la caduta di questa città possiamo tranquillamente affermare che la strategia occidentale è stata fallimentare in tutto e per tutto per una serie di motivi. Intanto perché Bakhmut, ora ritornata al nome originale Artëmovsk, era la battaglia più importante della guerra ucraina. Infatti Zelensky per tenere questa città ha messo sul piatto decine di migliaia di vite umane dei suoi connazionali. Era la battaglia più grande perché la reticente informazione occidentale l'ha trasformata abilmente in una questione che avrebbe dovuto decidere e decretare la sconfitta Russa e la vittoria sul campo (impossibile!) del regime di Kiev.

Qualora il regime di Kiev avesse tenuto e poi messo in atto positivamente una controffensiva, anche minimale, la narrazione sarebbe stata di una grande vittoria dell'esercito ucraino per giustificare un massacro enorme di una guerra per procura, continuare ad ammassare armi e allontanare accordi di pace. Siccome è successo esattamente il contrario, ovvero che si è trasformata in una disfatta di Zelensky e company allora la propaganda occidentale non dà risalto a quanto accaduto e prende tempo per cercare di nascondere o minimizzare questo evento.




Paolo D’Arpini torna a Roma per un giorno... il 17 giugno 2023


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Copertina realizzata con una foto di Marinella Correggia scattata a Calcata

Promemoria  

Il 17 giugno 2023, alle ore 18, presso il Centro SHIN, via Terni n. 44-46 di Roma (zona Tuscolana), Paolo D’Arpini, affiancato dalla sua compagna Caterina Regazzi, presenta il suo ultimo libro: “Alimentazione Bioregionale. Nutrirsi con il cibo naturale che cresce nel luogo in cui si vive” (Edizioni Nisroch). 

Alla redazione del testo  hanno contribuito con loro interventi diversi esperti, tra cui: Ciro Aurigemma, Marinella Correggia, Fulvio Di Dio, Mauro Garbuglia (ed altri) che saranno anch’essi presenti all’evento…


Info logistiche e prenotazione: 338.7138562 – 351.5019464

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Dalla quarta di copertina di "Alimentazione bioregionale":

La “nostra” Terra viene oggi inquinata e svilita in vari modi . Se vogliamo che il fascino della vita in questa Terra abbia un senso e sia possibile farlo arrivare anche alle generazioni future, è giunto ora il tempo di scelte improcrastinabili, legate alla nostra alimentazione e alle nostre abitudini, al tipo di beni di consumo utilizzati, al nostro approccio generale nei confronti del pianeta e della società di tutti i viventi.

Il riconoscimento del valore del nostro habitat, in quanto fonte di vita, è semplicemente necessario poiché noi non siamo separati da esso, non siamo alieni su questa Terra che così brutalmente e stupidamente distruggiamo, tutto ciò che viene fatto di male ad essa, lo facciamo a noi stessi.

L’attuazione del bioregionalismo, anche in chiave alimentare, potrebbe creare un grande cambiamento positivo. Aprire la nostra mente alla consapevolezza di una convivenza con tutto il pianeta, è alla base di un progresso che non si contrapponga più alla vita.


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P.S. Gli amici bioregionalisti sono invitati a partecipare al cerchio di condivisione che si terrà contestualmente all'incontro. 

P.P.S. - Chi, partendo da Treia, volesse accompagnarci può scrivere a: circolovegetariano@gmail.com, oppure telefonare allo 0733/216293

sabato 20 maggio 2023

Hiroshima. Uniti per amore o per forza!

 

G7 s'incontrano nel Paese dei Campanelli

Nella dichiarazione semi-finale dei Magnifici Sette, adottata un giorno prima della chiusura del vertice. I "Grandi" (meloni e zelensky compresi) hanno espresso l'auspicio di costruire un rapporto con la Cina basato sul principio della stabilità.
"Siamo pronti a costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina purché convinca la Russia a ritirarsi dall'Ucraina", si afferma in un documento.
È stato sottolineato che i membri dell'organizzazione riconoscono l'importanza dell'impegno con Pechino. Ed hanno sottolineato di essere consapevoli del ruolo della Cina nell'economia globale e nel mondo. Aggiungendo che il G7 non intende danneggiare la Cina.

Insomma i Magnifici Sette ammorbidiscono i toni cercando di tenere a bada il Dragone cinese, almeno finché non hanno risolto in qualche modo il conflitto contro la Russia. Così evitano di attaccare verbalmente la Cina, avendo già da fronteggiare l'Orso russo sul campo. Non è conveniente spingere sempre più i due giganti bipolari verso un'alleanza militare ed economica che potrebbe essere troppo pericolosa per un Occidente ridotto allo stremo.

Per il momento il "nemico" da sconfiggere resta la Russia, come anche dimostrato dalle dichiarazioni del premier giapponese (ben ammaestrato), Kishida, il quale alla vigilia del G7,  aveva pubblicato un articolo in cui, con spavalderia, dichiarava di voler dimostrare personalmente "l'incrollabile solidarietà del G7 con i resti dell'Ucraina", di voler confermare che il G7 continuerà a imporre dure sanzioni anti-russe e di aver intimato alla Russia di "ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue truppe dal territorio ucraino".

Una dichiarazione d'intenti "significativa" questa. Se non fosse che dal novembre dello scorso anno i massimi imprenditori giapponesi hanno lanciato l'allarme e proclamato che il Giappone non sopravviverà senza le importazioni di risorse energetiche russe. Rinunciarvi sarebbe come fare harakiri alla propria industria. Nessuno nel Paese del Sol Levante vuole fare harakiri, sono passati quei tempi, quindi i giapponesi, che denunciano la Russia "aggressiva", continuano ad acquistare petrolio, carbone ed altre materie prime  dalla Russia. La retorica delle sanzioni bellicose appare particolarmente divertente in questo contesto. Ma Kishida  deve inchinarsi ai dettami di Washington. La leadership giapponese non ha altre opzioni. È uno spettacolo pietoso, ovviamente. 
I poveri giapponesi, grazie ai loro patroni a stelle e strisce, hanno sperimentato per due volte l'uso del bastone nucleare contro le loro città ed ora continuano a tirare il risciò  dello zio Sam (Biden).

Kishida ossequiente

 
Post scriptum - Lo zio Sam -a latere dell'incontro dei "Grandi"- ha avuto un abbocco col capataz ucraino,  zelensky, e gli ha promesso  un'altra "bustina" di aiuti per un valore di 375 milioni di dollari.



(Notizie raccolte da varie fonti a cura di P.D.A.)