Scriveva
Paolo in occasione del Capodanno 2017 (a quell’epoca eravamo già
insieme da alcuni anni): “Ricordo, quando questa tradizione, della Notte senza Tempo, lanciata dal Circolo vegetariano VV.TT., era ancora ai primordi, a
quel tempo (metà degli anni '80) eravamo a Calcata, nella valle del Treja e sentivamo il
bisogno di portare il messaggio dell’ecologia anche in forme
ludiche, nelle ricorrenze festaiole ormai consolidate, com’è
appunto il Capodanno.
Così pensammo di organizzare un
capodanno alternativo, senza festoni né mortaretti, né brindisi, né
cenoni, né luminarie… insomma una nottata all’insegna della
riscoperta del nostro habitat e del tempo in cui ci si trova. E
l’idea maturò in una esplorazione notturna del territorio, in
qualsiasi condizione atmosferica, con la pioggia, la neve, il vento,
il ghiaccio che scricchiola sotto i piedi, oppure con la luna piena,
con il tepore di un focherello acceso nella notte, con le lacrime e
la gioia per aver compreso il messaggio: “Siamo
presenti!”
Ma la Notte senza Tempo è anche uno scherzo, un
imbroglio, un modo per attirare quelli che solitamente si fermano al
guado, ma che vengono attirati dal messaggio di una nuova dimensione
magica, aldilà della realtà virtuale e della società dei consumi.
L’uomo ha bisogno ancora di magia di poesia di trasgressione. Ma
non la trasgressione delle pasticche strizza cervelli, non la magia
del mago Otelma e delle immagini new age, non lo scaricamento
isterico della tensione e la finta condivisione di facebook, non lo
stappamento di bottiglie di champagne ammuffite dalla
consuetudine…
Ci vuole una vera magia, una vera trasgressione,
una vera presenza, la presenza nella natura che ci è madre, che
tutti ci accomuna, la consapevolezza di essere vivi.”
Ricordo
che anche la prima Notte senza tempo, da che eravamo insieme, la trascorremmo separati. Non so se lui già sapesse che
sarebbe stata l’ultima a Calcata, infatti l’indomani mattina, 1
gennaio 2010 partii da Spilamberto per andare da lui e con lui a
Treia, la sua futura, di lì a pochi mesi, residenza.
Da
allora di anni ne sono trascorsi parecchi, ricordo tante Notti senza
Tempo trascorse a Spilamberto, a Piumazzo, a Guiglia e poi chissà
dove (la memoria non assiste), con una cena frugale a casa nostra con
la formula “ognuno porta qualcosa da condividere”, seguita dalla
scrittura di biglietti con pensierini di buon auspicio per l’anno
veniente, che venivano posti in un cestino in attesa di essere letti
e di altri biglietti in cui confessare le nostre caratteristiche
indesiderate, delle quali avremmo tentato, con tante buone
intenzioni, di liberarci (chissà se qualcuno c’è mai riuscito?),
una passeggiata nella Natura “con qualsiasi condizione
meteorologica”, durante la quale o al ritorno della quale, si
accendeva un fuocherello (e chi si azzerderebbe più, ormai?) nel
quale, mentre lo osservavamo rapiti, avremmo bruciato i biglietti con
i pensieri da lasciar andare. Intorno alla mezzanotte o poco dopo (di
solito ce ne rendevamo conto senza guardare l’orologio, sentendo i
botti, sempre demonizzati per il disturbo che creano agli animali
domestici o selvatici e a coloro che fregandosene dell’inizio del
nuovo anno, avrebbero voluto dormire) si rientrava in casa e si dava
luogo alla lettura casuale dei biglietti di buon auspicio, seguita da
un brindisi finale, baci e abbracci. Paolo tra sé e sé concludeva
con un “ed anche per quest’anno l’abbiamo sfangata!”
La
Notte senza Tempo del 31 dicembre c’è ancora, il Tempo della Natura è sempre lo stesso
e la Natura è sempre lì che aspetta chi la ama e la rispetta tanto
da immergercisi, sia di notte che di giorno, col sole, col buio, col
freddo e col caldo, con il sole e con la pioggia, col terreno secco,
fangoso o pieno di neve.
Chissà
se in questa o in un’altra vita, la potremo ripetere, assaporando
quella magia, a Spilamberto, a Treia, chiunque e ovunque si sia, con
la gioia di essere vivi, sotto lo stesso cielo e con i piedi sopra la
stessa Terra.
Si avvicina la sera del 31 dicembre 2023. Io sono a Spilamberto e il mio compagno Paolo è a Treia. Negli ultimi anni, tra impedimenti vari, come la “pandemia” di Covid ed l’età che avanza, togliendo forze fisiche, stiamo rinunciando (ma in futuro, chissà?) a portare avanti la tradizione della “Notte senza Tempo”.
Caterina Regazzi
P.S. Mi
piace terminare con una poesia di Rodari che ho riscoperto da poco e
che mi pare sia delicatamente significativa per la situazione che
stiamo vivendo, e che, pur festeggiando la Vita ed il Tempo che
abbiamo a disposizione, non possiamo scordare.
"Qualcuno
che la sa lunga
mi
spieghi questo mistero:
il
cielo è di tutti gli occhi
di ogni
occhio è il cielo intero.
È mio,
quando lo guardo.
È del
vecchio, del bambino,
del re,
dell’ortolano,
del
poeta, dello spazzino.
Non c’è
povero tanto povero
che non
ne sia il padrone.
Il
coniglio spaurito
ne ha
quanto il leone.
Il
cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni
occhio, se vuole,
si
prende la luna intera,
le
stelle comete, il sole.
Ogni
occhio si prende ogni cosa
e non
manca mai niente:
chi
guarda il cielo per ultimo
non lo
trova meno splendente.
Spiegatemi
voi dunque,
in
prosa od in versetti,
perché
il cielo è uno solo
e la
terra è tutta a pezzetti."
(Gianni
Rodari)