La stabilizzazione auspicata dai padroni del vapore già si intravede in fieri, con la rielezione di Mattarella, lo confermano i numeri (759 voti) del ritorno al grande centro condiviso. Berlusca si scansa dagli ex alleati e si avvicina agli altri “democratici” di convenienza, quali Renzie, PD, cinque ostelli e persino ai rosatelli della la finta-sinistra ed altri mucchietti spuri di responsabili vari. Insomma una sorta di DC rediviva e consenziente ai desiderata atlantico-liberisti.
Salvini dopo aver dimostrato tutta la sua dabbenaggine e incapacità politica conferma la funzione di pupazzetto pubblicitario del mojito e salciccia, assieme -o talvolta anche in contrasto- alla Meloni che incarna la figura dell'alternativa “impossibile”, stile Evita Peron. Mentre scompaiono o vengono messe a tacere figure scomode come la Cunial. Oltre a mugugnare altro non si può fare, visto che “il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca...”
Paolo D'Arpini
Integrazione:
E Goldman Sachs disse: “Draghi al Colle adesso no. Deve completare il lavoro al governo. Ci vuole un Mattarella bis”
Qualche giorno fa, nel tentativo di capire qualcosa in quel guazzabuglio che sta diventando la scelta del nuovo presidente della Repubblica, abbiamo consigliato di dare un’occhiata a che cosa si dice al di là dell’oceano, negli Usa, perché, che ci piaccia o no, l’Amico americano ha sempre una certa influenza (eufemismo) sulle cose italiane.
E la soluzione prospettata dall’Amico americano è piuttosto chiara: l’ideale sarebbe avere mister Mario Draghi sia a palazzo Chigi sia al Quirinale, perché solo Super Mario può garantire la stabilità politica e la credibilità necessarie all’Italia per rassicurare gli investitori e portare a termine il lavoro di attuazione del Recovery Plan.
Tuttavia, siccome clonare Draghi non si può, ecco l’idea: lasciare mister Mattarella al Quirinale ancora per un paio d’anni, per traghettare poi mister Draghi sul Colle più alto una volta stabilizzata la situazione politica.
E indovinate chi ha sposato la stessa idea? Goldman Sachs, la grande e potentissima banca d’affari con sede a Manhattan. Sì, proprio quella Goldman Sachs che ha allevato Mario Draghi prima che Super Mario spiccasse il volo per diventare governatore della Banca d’Italia e poi presidente della Banca centrale europea.
Si è saputo che gli analisti di Goldman Sachs nei giorni scorsi hanno incontrato i propri facoltosi clienti per un’analisi della situazione italiana alla luce dello stallo nella scelta del presidente della Repubblica, e ciò che ne è venuto fuori è presto detto: la confusione attuale, con i partiti totalmente allo sbando, dimostra una volta di più che c’è bisogno di Draghi al governo, perché solo lui può tenere unite tante forze così divise, litigiose e inconcludenti. Dunque, per quanto un Mario Draghi al Quirinale sarebbe auspicabile, meglio per ora andare a un Mattarella bis per consentire a Draghi di concludere il suo lavoro a capo del governo. Dopo di che, diciamo fra un paio d’anni, Super Mario sarà pronto per il Quirinale. Infatti, se trovare un presidente della Repubblica è impresa disperata, ancor più complicato sarebbe trovare, al momento, un nuovo premier al posto di Draghi.
Abbiamo riassunto, ma la valutazione emersa dai colloqui voluti da Goldman Sachs è sostanzialmente questa. Di fatto, è un veto a Draghi al Quirinale, ma un veto a tempo. Si tratta di riempire un vuoto, e la soluzione per riempirlo si chiama Mattarella bis.
Ora, ciascuno è libero di pensare che la scelta dell’inquilino del Quirinale dipenda dalle alte strategie di un Salvini o di un Letta. Ma, forse, tener presenti quali sono le indicazioni dell’alta finanza, specie se consideriamo che al centro dei giochi c’è un Mario Draghi, non è un’opzione da trascurare.
Il mondo della finanza l’ha detto: ora Draghi al Quirinale non ci deve andare. Prima deve completare il lavoro a palazzo Chigi.