Era il 23 aprile del 2009, mentre tornavo a casetta, reduce dai giardinetti del paese nuovo dove ero andato a giocare assieme al nipotino Sava, ho incontrato sulla porta della sua abitazione di via Cadorna l’amico Fabietto, appena mi ha visto ha detto: “Aspetta, aspetta che debbo darti una cosa favolosa.. favolosa…”.
Se ne è entrato in casa e dopo un po’ ne è uscito con una foto e me l’ha messa in mano dicendo: “L’ha scattata mia madre, Mimma, tanti anni fa..”.
Ero io, ritratto una dozzina di anni fa nella vecchia sede del Circolo, con fiori attorno e maglioni colorati addosso. L’aspetto personale non mi sembrava però molto fresco infatti ho commentato: “Ah la vecchia sede, ma qui sembro quasi più vecchio di adesso… ma son contento di questo ricordo, grazie!”. Così con la foto in mano ho proseguito verso la mia casupola.
Prima di scendere da via del Fontanile, ho visto davanti alla vecchia sede del Circolo, in piazza Roma, un ammasso di vecchi mobili e tavole di legno a fianco del cancello, lì dappresso c’erano Filippo ed Ettore (qualcuno forse li ricorda sono quei due amici gay che abitavano a Nepi e che volevano sposarsi in chiesa una dozzina di anni fa, da alcuni anni si sono anch’essi trasferiti a Calcata), stavano rovistando cercando tavole per fare mensole -mi hanno detto- ed allora mi sono avvicinato anch’io ed ho prelevato due pezzi di sottomisura per aggiustare la porta della Stanzetta del Pastore che sul fondo si è fracicata. Così tra un convenevole e l’altro ho mostrato a Filippo la foto dicendo “guarda come sembravo vecchio quando stavo ancora qui con il Circolo..”.
Poi ritornato a casa mi son chiesto: “come mai ho continuato ad insistere sul fatto che sembro più vecchio in questa foto? Ci sarà una ragione psicologica..”. Allora ho cercato alcune notizie sugli anni nei quali più o meno la foto è stata scattata, sarà stato il 1997 (forse il 1996) ed ho scoperto varie cosette interessanti su quel periodo. Alcune notizie le inserisco sotto, come sono riprese da alcuni giornali, ci sono poi dei ricordi che mi sono affiorati alla mente, un po’ anche perché collegati a qualcosa che sta avvenendo in questi giorni per la vicenda della defenestrazione dell’assessore alla cultura della Provincia, Renzo Trappolini.
Pare che un certo Regino Brachetti, ex mastelliano ora Rosa Bianca, ha chiesto la testa di Trappolini d’accordo con Sposetti (l’ex uomo forte e tesoriere del PDS ora nel PD). Sposetti sponsorizza la candidatura di Brachetti a sindaco di Tuscania, contro il parere della sezione PD di Tuscania. Mi sono così ricordato di come conobbi questo Sposetti, grande e capace nei traffici politici, avvenne proprio in quegli anni (quelli della foto per intenderci) o forse poco prima.
A quel tempo in Provincia c’era Ugo Nardini, ma comandava dietro lo quinte lo stesso Sposetti. Io facevo parte dei Verdi ed in seguito alla vittoria di Nardini, alla quale avevamo contribuito, era stato nominato un nostro membro come assessore all’ambiente, Henrici si chiamava. Un giorno chiedemmo ad Henrici di fare il punto sulla situazione e sulle proposte da portare avanti in Provincia, soprattutto in ambito della cultura, dei rifiuti, dell’ambiente, etc.
Così una nostra delegazione, composta dal sottoscritto, da Enzo Robutti, da Augusta Svalduz e non ricordo più chi, si recò all’assessorato e lì ci mettemmo attorno ad un tavolo assieme ad Henrici per discutere le istanze… Non potete capire la nostra meraviglia (soprattutto la mia) quando Henrici disse che alla riunione c’era anche Sposetti… e ce lo presentò lì per lì. Restammo con un palmo di naso, certo Sposetti era un uomo importante, deputato ed amico di D’Alema, ma che c’entrava con noi Verdi? Non era nemmeno un ambientalista dell’ARCI, insomma che voleva? Io comunque non mi persi d’animo ed iniziai a parlare proponendo ciò che ritenevo giusto... dopo un po’ che era stato a sentire Sposetti, sbuffando, iniziò un ricco perborino a commento, bocciando tutto e dicendo che l’unica cultura che si poteva fare a Viterbo era attraverso l’Università della Tuscia (e perciò che non rompessimo oltre..). Guardammo stupiti Henrici ma lui imbarazzato si stropicciava le mani come dire…”Che posso farci… qui comanda lui, mica io…!”.
Sposetti, Sposetti… ora non è più tanto potente essendo stato superato in “potenza” da un altro big della politica viterbese, l’ex sbardelliano di ferro Giuseppe Fioroni. Ma di lui non voglio parlare, anzi smetto proprio di parlare di queste cose… se no la mia faccia in fotografia mi sembrerà ancora più vecchia e stanca…
Ora passo alla cronaca di quegli anni, con una notizia bella ed una brutta, prima la bella:
La Rete Bioregionale Italiana, nata nel Parco di Monte Rufeno, ad Acquapendente (Viterbo), nella primavera del 1996, alla presenza del presidente della Provincia Ugo Nardini (da me invitato per l'occasione), è un insieme di gruppi, associazioni, comunità e singole persone che condividono l’idea bioregionale e in prima persona, nel proprio luogo, si danno da fare per praticarla.
La Rete è un “terreno comune” per condividere idee, informazioni, esperienze, progetti ma anche emozioni, al fine di sviluppare forme e pratiche – culturali, sociali, spirituali, politiche ed economiche – appropriate di vita in armonia con il proprio luogo, la propria bioregione, le altre bioregioni e l’intera terra.
La Rete è ispirata dal concetto di bioregione, aree omogenee definite dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita.
Poi la notizia brutta...
Tratto dal Corriere della Sera: 6 marzo 1997
Acceso botta e risposta ieri a Roma tra il regista e gli abitanti del borgo “defraudati” del nome Barbareschi – Calcata, lite al cinema ROMA – A qualcuno il film e’ persino piaciuto. Ma quel manifesto, con il loro borgo arroccato sullo sperone di tufo, li ha punti sul vivo. Colpa del titolo, “Ardena”, che l’ispirazione ha suggerito al regista Luca Barbareschi. Ma che, ai loro occhi, è un peccato di lesa maestà cittadina. “Ardena? Ma perché Ardena, se questa è Calcata?”, si domandava ancora stupito uno dei 50 calcatesi che ieri, alle 19, si sono dati appuntamento al cinema Barberini per protestare contro Luca Barbareschi. La sua colpa? Avere girato il film nel cuore di Calcata, borghetto medievale del Viterbese a 47 km da Roma, e averlo poi intitolato “Ardena”. Davanti al cinema si è presentato anche Barbareschi, baldanzoso e irrefrenabile. “Ma cosa vogliono questi? Sono pazzi.
Dovrebbero farmi un monumento perché sono l’unico regista al mondo che ha girato un film a Calcata e invece protestano”, diceva mentre i dimostranti attaccavano un cartello con scritto “Calcata is not for sale”. “Ecco, questi sarebbero gli intellettuali, questa sarebbe la cultura di sinistra. Se il mio film non gli sta bene, che si facciano fare un documentario bulgaro. L’arte e’ anche finzione, dovrebbero saperlo.
Ardena è un luogo della mia memoria, per me esiste. Oltretutto nei titoli di coda ho inserito un bel ringraziamento a Calcata”…. Ignari di ciò, i calcatesi lo incalzavano, miti ma testardi come i 200 asinelli che sono il mezzo di trasporto per le strette viuzze del paese. “Noi vogliamo che Calcata sia riconosciuta. Nessuno avrebbe scritto “Torre di Pisa” sopra al Colosseo. Questa non e’ arte, è distorsione della realtà”, hanno affermato Paolo D’Arpini, del Circolo vegetariano, e l’assessore Maurizio Soria. Dopo lunga discussione, tra un “non capite niente, fatevi meno canne” e un “lei è un villano”, nessuno ha convinto nessuno. Barbareschi è tornato a casa. I manifestanti sono entrati a vedersi “Ardena”. Sognando Calcata. (Cavalli Giovanna)
(Nota del Redattore: “Ricordo che dopo la visione del film, appena di ritorno a Calcata, vomitai, anche perché mi ero reso conto che la manifestazione di protesta in realtà era andata a vantaggio di Barbareschi, aveva fatto pubblicità al suo film... Anche se dietro le quinte avevo approfittato della presenza al Barberini di parecchi giornalisti per denunciare l'orrido progetto del "verde" Hermanin, assessore all'ambiente della regione Lazio, di installare una discarica con annesso inceneritore nella valle del Treia”).
Grazie per aver letto sin qui… Vostro affezionato
Paolo D’Arpini