"Ursula von der Leyen si è subito recata a Tbilisi per parlare alla manifestazione dell'opposizione che si oppone al risultato elettorale. Più o meno allo stesso modo 10 anni fa, nell'inverno del 2013, iniziò il Maidan ucraino: rappresentanti dei paesi dell'UE e degli Stati Uniti - ministri, deputati, senatori, capi di ONG, giornalisti - si precipitarono lì per suscitare urgentemente passioni e spingere l'Ucraina contro la Russia. Ma la storia non dovrebbe ripetersi due volte, anche se sembra che verranno dedicati sforzi significativi a questo scopo..." (A.P.)
Il Premier ungherese Viktor Orban, presidente di turno dell'Ue, è in Georgia per una visita di due giorni, per congratularsi con i vincitori della tenzone elettorale Sogno Georgiano.
"...Ma, ha affermato Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera europea, la visita di Viktor Orban in Georgia avviene nel solo contesto delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Georgia. Il primo ministro Orban non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell'Ue per visitare Tbilisi e la posizione dell'Ue è chiara. Qualunque cosa dica Orban durante la sua visita, non rappresenta l'Unione europea. La presidenza di turno non ha autorità in politica estera".
Insomma la UE ha deciso che la Georgia merita un Maidan che ristabilisca la russofobia in quelle ex repubbliche sovietiche che vorrebbero stringere relazioni amichevoli con Mosca.
A pochi giorni di distanza dal referendum consultivo tenutosi in Moldavia, che ha visto una leggerissima maggioranza dei votanti esprimersi a favore dell'adesione nell’Unione Europea, le elezioni in Georgia hanno invece consacrato la vittoria con oltre il 54% dei voti al partito Sogno Georgiano, la forza politica che solo pochi mesi fa è riuscita ad introdurre, nonostante le fortissime pressioni occidentali, un provvedimento che impone alle associazioni che ricevono oltre il 20% dei finanziamenti dall’estero di iscriversi in un apposito registro del Ministero degli Interni. I partiti di opposizione filo-europei, United National Movement (10% dei voti) e Coalition for Change (10% dei voti), si sono rifiutati di riconoscere i risultati annunciati dalla Commissione Elettorale, denunciando brogli e interferenze russe. Con una dichiarazione congiunta i governi di Germania, Canada, Estonia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Svezia e Ucraina hanno dichiarato di non riconoscere i risultati elettorali in Georgia. La presidente francese, naturalizzata georgiana, Salomé Zourabichvili si è unita al coro, invitando la popolazione a scendere in piazza.
(G.G.)
Giacomo Gabellini parla di questa delicatissima situazione con Aldo Ferrari, saggista e professore ordinario presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna Lingua e Letteratura Armena, Storia dell’Eurasia, Storia del Caucaso e dell’Asia Centrale: https://www.
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