Avevamo sperato in una vita breve, con fine incruenta, delle trasmissioni virtuali di Calcataonline News… ma come in “Hollywood Party” i folletti “Vitali” dei redattori si sollevano e declamano ad libitum… Colpiti a morte, tacitati in tutti i modi, tappate le bocche, incartate le dita, spenti i computers... ma i “Vitali” continuano a produrre deliranti News…
Quindi a reti unificate ecco a voi l'ultimo numero in edizione “fantascientifica” di Calcataonline News, le notizie di cronaca spiccia sono in calce al presente notiziario.
Ed ora proseguiamo senza pietà…
…cari amici vicini e lontani, sono qui a narrarvi emozioni e fortissime sensazioni. Un grandioso avvenimento è trascorso sotto i nostri occhi: La transumanza dell’apparentemente inamovibile Saul Arpino, detto il Parmenide a causa del ratto compiuto dalla sua amata donzella Caterina. Insomma la sua fuga o rapimento voluttuoso da Calcata a Spilamberto. Un volo d’amore! Un poema dell’Anima degno del Boccaccio! O dell’Ariosto, a scelta!
Dunque, riepiloghiamo.
Ho ancora nelle orecchie gli echi del canto che ha accompagnato il commiato del Nostro da Calcata (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/ )
Sento ancora la voce melodiosa provenire dal boschetto di Priapo che intonava….
“Non dimenticar che ti ho voluto tanto bene………” mentre la cricca delle 12 verginelle, 12 devote al gran Dio (Priapo….), gorgheggiava con voci gutturali e urla scimmiesche: “Woof woof, ah, ha, ahhh!”
I portatori della lettiga sulla quale erasi mollemente adagiato l’Arpino intonavano con voce virile… “Addio, mia bella addio, che l’Arpino se ne va… e se non lo portassi anch’io sarebbe una viltà…”
L’aspetto più portentoso di tutta la processione era la presenza di un Coro Celeste Oscuro (misto di angeli e demoni) che anticipavano la mesta compagnia. Gli angeli volavano a mezza altezza sopra la lettiga trasportando un grande striscione con la scritta…. “Il coro degli Angeli mi fa sognare ancora… dolcemente dolcemente, un sogno fatto di felicità…”, mentre i demoni si sfregavano le corna ed intrecciavano le code suonando “Il trillo del Diavolo” su violini infernali.
Infatti i luoghi santi calcatensi, per il principio della “pariglia” non hanno solo presenze benigne ma anche malvagie. La dimostrazione veniva anche dal corteo (che seguiva ignominiosamente) di un gruppo di gay, travestito da gaypride, che stonava….”Noi siam come le lucciole ya ya ya yaaaa, viviamo nelle tenebre... ya ya ya yaaaa…schiavi d’un mondo brutal…popopopopopopo ( gorgheggio di bassotuba), noi siamo i fior del maaaaaal…”
Nel frattempo in lontananza, e precisamente da Faleria, giungeva ad ondate, portato dal vento caldo d’Oriente, un canto di ottimistico saluto. Questo, che usciva da una tromba da giradischi “ La Voce del Padrone” a 78 giri, che ci ricordava la voce di don Marino Barreto Jr che sussurrava…”arrivederci… con una estretta di mano, da buoni amici sinceri… ci salutiamo col dir… arrivederci…”
Ma ora eccoci qui, cari amici, davanti alla porta principale di Spilamberto, sotto la quale in passato sfilarono prenci et cavalieri (anche perché, nelle vicinanze, eravi un loco ove scaricare le proprie vergogne). Sotto gli archi di questo torrione antico mendicò Spillo, un frate cantautore che, a comando, e dietro lauta mancia, improvvisava Laudi al Signore. In questa cittadina, posta a due passi dallo Spielberg, castello dedicato nei secoli passati alle cure reumatiche, come ricorda nei suoi diari salutistici il noto naturopata Silvio Pellico, vi fiorì anche il grande scrittore e poeta Friedrich Spielhagen, nato nel 1829 e seguace della Grande Cermanya. Gran parte dell’opera di questo poeta è però comunque sciupata dalla tendenziosità politica. Insomma, un luogo ameno e tranquillo (od almeno così pare..).
Così pertanto vi appare il Saul Arpino Parmenide, pelato, canuto e barbuto, nonché munito dalla tradizionale valigia di cartone legata con spago santo di canapa oleosa, Egli è stato scambiato dalla popolazione di villici locali per un santone, erede di un tal padre Pio pi pio pio….detto anche “Delle Gallinelle”. Santone giramondo e giraluna, vagamente hippie e yuppie (come tutti i frati, con un sovraccarico per i cappuccini.)
Quelle brave persone di villici spilambertiani( o spiambertesi come dir si voglia) non si sono fatti attendere e, di diritto e di rovescio, hanno trovato un asinello su cui caricare l’Arpino (da ora denominato: “Colui che siede sull’asìno”). Tutto ciò mentre alcuni fanatici della nuova religione materialistica “newagemarketing” si esibiscono danzando coi piedi nudi su finti carboni ardenti. Et voilà arriva anche la grande orchestra strumentale Northern Kamurra composta esclusivamente di camorristi al konfino. Il complesso strumentale è così articolato: caccavella, triccheballacche, scetatevaiasse e putipù. In disparte, alcuni coreuti vestiti di velluto nero assicurano il ritmo con l’uso magistrale delle guimbard, o scacciapensieri.
Un Coro di Gallinacci del vicino mercato dei polli intona: “La gallina fa coccodèèè, il galletto chicchiricchiiiii...” E s’ode di lato: “Vieni amore il sole spunta già.. Quaqquaraquaqquaquà… quaqquaraquaqqualààààààà” che è l’inno corale delle voci grezze di anatra pseudo selvatica di un allevamento intensivo, mentre in lontananza si disperde il ritmo della caccavella: “Voooom, vooom, vooom…”.
Si tratta, cari amici vicini e lontani, di uno spettacolo entusiasmante, al quale tutti voi avreste voluto partecipare, pari solo alla trasfigurazione di Priapo nell’orto delle fragole.
Mentre il ciuchino, affittato dal vicino tendone del Circolo Orfei, s’inchina ogni tre passi rendendo precaria la permanenza dell’Arpino sulla sua groppa, ed alcuni animalisti vegetariani vengono a porgere doni (al ciuchino ed all’Arpino): si tratta di manciate di grano saraceno, di orzo, di uva ursina, di caramelle al permanganato, dette “della buona creanza”, quelle che tingono le urine di uno splendido colore verde. Arpino però preferisce attingere al contenuto di una catana (sacchetta calcatese) che porta a tracolla e sparpagliando a destra ed a manca, manciate di pangrattato secco misto a scorze di formaggio pecorino e di prugnole amare tagliate molto fine.
E’ a questo punto che nugoli di badanti ucraine lo acclamo e proclamano “Grandissimo Atamano”.
IL DISCORSO.
Assembratasi la turba, l’Arpino è invitato dai seguaci più stretti a tenere un discorso. Salito pertanto su di un trogolo rovesciato, egli pronuncia il “DISCORSO DEL TROGOLO”
Care, cari… Fratelli e sorelle, cugini e cugine, zii e zie… nonni et nonne, fratelli carnali, di sangue e di latte, amici vecchi e nuovi eccomi infine tra voi che mi vedete, per diffondere la Lieta Novella (ed egli mostra, tra gli applausi del pubblico, il nuovo numero di… Novella 2000!)
Poi continua… “I Nostri Comandamenti sono direttamente impartiti a voi dal Gran Dio Priapo, calcatense, protettore di Calcata e dei suoi fiumi, che mi ha inviato al vostro cospetto affinché possiate assistere all’emissione del Verbo… I nostri Comandamenti sono dieci imperocchè non vanno oltre il numero delle nostre dita.
Essi sono i MEMORABILIA (detti memorabili.)
1) Siano le babbucce calzate in ordine. Quella sinistra calzi il piede sinistro, mentre quella destra il piede rimanente.
2) Siano introdotte nel naso le dita della mano destra (o della sinistra per i mancini…) nel seguente ordine: mignolo, anulare, medio, indice ed indi: pollice.
3) E’ vietato mangiare le unghie dei piedi.
4) Sono vietate le flatulenze ed i carmi emessi sotto vento.
5) Siano tutte le strade rinominate coi nomi benedetti degli adepti del Maestro Parmenide.
6) Al risveglio e all’atto di prendere sonno sia invocato cinque volte il sacro nome del Dio Priapo.
7) Sia istituita nella data ricorrenza del mio ingresso a Spilamberto, che coincide con l’apparizione della Dea delle Selve, Priapa, la Festa cittadina, dedicata alla santa Priapa Spilambertina.
8) Non desiderare i rifiuti già differenziati da altri.
9) Non inserire bigliettini contenenti barzellette oscene negli anfratti del muro del pianto.
10) Traversando a piedi nudi e con gli occhi bendati il deserto di sale, non devi toglierti le mutande. Imperocchè la luce solare, rimbalzata dal biancore di sale, ferisce i glutei.
Eccovi, o amici vicini e lontani, il resoconto verace di una grande giornata, occorsa nella presentazione del Saul Arpino Parmenide a Spilamberto.
Alla prossima riporteremo “I sermoni del ponte sul Panaro ad Altolà (in Emilia) e le lamentazioni solenni a Treia (nelle Marche)”
Georgius Vitalicus et Saul Arpino