domenica 1 aprile 2012

Tempo di Resurrezione… ai fiori alla vita – di Teodoro Margarita




Ai miei fiori

Per la Resurrezione

Se sopravvivremo, è perchè avremo imparato a cantare in modo nuovo.
Saranno voci di un’Umanità fattasi coro.
Saranno corde vocali tiratte giù giù fino al cuore.
Senza direttori, nè sponsor e non sarà in mondovisione.
Non ci saranno offerte speciali e non sarà a puntate.
Ciascuno, Uno-Tutti, canterà dove si trova, con chi si trova ed i muti
reciteranno con gli altri.
Chi metterà il proprio cane sulle ginocchia,
chi alzerà in alto l’ultimo nato.
Saremo feriti, perchè ci avremo messo tanto,
oggi stiamo appena incominciando.
Spossati, esausti per il troppo parlare.
Ma ritroveremo la voce, allora, nel grande mattino di Risurrezione.
Il vicino entrerà nella casa del vicino e gli recherà i doni più belli,
forse niente, forse una poesia.
Sicuramente giocheremo con i bambini e con i cuccioli di animali,
innaffieremo l’orto, se non è piovuto.
Poi, nella piazza, nell’aia, nel cortile canteremo.
Si canterà nelle corsie degli ospedali vuoti perchè non avremo ferito
nessuno,
si canterà tra le tombe perchè non avremo ucciso nessuno.
E non ci saranno monumenti, perchè non avremo avuto bisogno di eroi.
Ci raduneremo intorno ai più vecchi,
intorno agli alberi fronzuti.
Sarà come la Zattera della Medusa, ma il mare sarà calmo e i vessilli tanti e
colorati.
Di foglie, di panno, oppure semplicemente li indosseremo.
Che Babele! Ciascuno con la sua voce, i dialetti e le parlate più disparate
e non sarà neppure la stessa canzone, identico il significato.
Ma già ora conosco la mia.
“Su, venite, danziamo attorno alla Grande Quercia,
noi siamo passeri e siamo fringuelli.
Orsù venite, raduniamoci nel grande prato.
Noi siamo i mille fiori e siamo le api.
Abbiamo intrecciato ragnatele d’argento e mille ghirlande,
adornate ne sono le nostre vesti e i nostri capi.
Bambini affrettatevi che la rugiada è sciolta e sciolto è il gelo.
Vieni, mamma, corri, il sole canta alta la sua canzone nel cielo.
Per una Terra Una, Libera e Felice,
senza più prezzi e senza più mercato che non sia baratto e libero dono.
Senza lavoro alienato e salariato.
Azzurro è ritornato il mare e non dobbiamo più temere l’aria,
nè i raggi del sole e l’acqua è cristallina, abbondante per tutti dalle fonti.
I semi sono il nostro unico denaro e assicurano salute ed avvenire.
Mille le specie di frutti e tutti profumati e mille le verdure.
Orsù, venite, alla Grande Quercia e danziamo.

Teodoro Margarita


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