giovedì 27 luglio 2023

Ucraina. Zelensky capataz senza opposizione...

 


A Kiev prevale il partito unico, quello di Zelensky.  Il primo partito ad essere messo fuori legge è   stato il Partito Comunista Ucraino, nel 2015,  impedendogli  ogni  attività politica  e   di prendere parte alle elezioni.

Tale divieto è stato criticato dagli attivisti per le libertà civili, che affermano che viola la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, di cui l'Ucraina è firmataria. Secondo la convenzione, un partito politico  può essere bandito per “attività comprovate” pericolose per la sicurezza nazionale,  e questo non  è il caso del Partito Comunista.

Scriveva Amnesty international,  il  17 dicembre 2015, relativamente a tale censura: “Esprimere la propria opinione senza timore di essere perseguiti, in particolare se tale opinione è contraria alle opinioni di coloro che detengono il potere, è stato uno dei principi alla base delle proteste di EuroMaydan. Spegnere il Partito Comunista va contro questi ideali".

Successivamente, nel marzo del 2022, il presidente ucraino ha sospeso ben altri  11 partiti di opposizione, tra gli interdetti c’è anche il principale avversario politico di Servitore del Popolo (il partito di Zelensky), la Piattaforma di Opposizione - Per la Vita (OPZZh), che alle elezioni del 2019, aveva preso il 13 per cento dei voti e 43 seggi parlamentari su 450.  Il partito antieuropeista,  OPZZh, ha  una composizione variegata e ospita al suo interno diverse voci indipendentiste ucraine.

Altro partito "bannato" è  il Blocco di Opposizione, che  deriva dalla fusione di vari partiti che nel 2014 non avevano appoggiato il gruppo Euromaidan, l’ondata di manifestazioni europeiste che avevano portato  alle dimissioni del presidente Viktor Yanukovich.

Tra i partiti  esclusi  figurano anche  il partito Socialista Progressista, il partito Derzhava, il Partito di Shariy ed altri che sono colpevoli  di essere contrari alla politica filoccidentale e ultranazionalista di Zelensky.  Ultimamente tra i reietti da punire e perseguitare figura anche la Chiesa ortodossa fedele al patriarca russo Kirill.

Insomma tutti gli oppositori sono stati messi all'angolo ed ora il capataz Zelensky si prepara addirittura a vietare le elezioni, con la scusa della legge marziale indetta  da lui in Ucraina.

Infatti in  autunno non ci saranno elezioni in Ucraina. Zelensky le sta annullando. Ha presentato una proposta (la commissione parlamentare della Verkhovna Rada l'ha già appoggiata e la Rada la voterà presto) per estendere la legge marziale e la mobilitazione in Ucraina fino al 15 novembre 2023. Finché ci sarà la legge marziale, non ci potranno essere elezioni secondo la legge.

I voti reali del partito "Servitore del Popolo" di Zelensky  sono di circa il 12% e gli oppositori potrebbero spazzerarlo via. Alle ultime elezioni hanno ottenuto 254 seggi su 450.

Le elezioni si sarebbero dovute tenere il 29 ottobre 2023. Ci sono anche limiti tecnici: su parte del territorio è impossibile organizzare le elezioni a causa della perdita di controllo, ci sono molte aree minate, non ci sono commissioni locali e non ci sono autorità, milioni di ucraini hanno lasciato il Paese e non vogliono comunicare dove vivono (e come organizzare il voto a distanza).

Se tutto va bene le elezioni potrebbero svolgersi tra due o tre anni ma nel frattempo ci sarà in carica  il dittatore Zelensky con un parlamento scaduto. Il  mandato di Zelensky scadrebbe il 31 marzo 2024 ma con il prorogamento della legge marziale  andrà avanti ad libitum, salvo eventi imprevisti.

(Notizie raccolte da Paolo D'Arpini da varie fonti)



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