sabato 19 novembre 2016

Cominciamo a tremare - Donald Trump promette di scardinare l'accordo sul nucleare con l'Iran (per accontentare israele)


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Avevo scritto della disfida elettorale tra Trump e Clinton che si trattava di scegliere tra la padella e la brace, ed infatti ora si sente il rossore delle braci coperte del vincitore Trump che cominciano ad abbrustolire le carni dei nemici di sion. 

Come si poteva sperare che l'America si convertisse e la smettesse  nella sua politica predatoria, come si poteva sperare che tra la Clinton venduta ai sionisti ed ai mercanti di armi ed il Trump che ha promesso ad Israele di fare di Gerusalemme la capitale riconosciuta, potesse esserci una qualsiasi differenza nella politica estera?   

Nella sequenza di aggressioni agli stati islamici che infastidivano israele, dopo aver distrutto l'Iraq, la Libia e la Siria, manca solo l'Iran ed il suo tempo ora sembra arrivato... Israele non ha mai nascosto l'intenzione di aggredire l'ostile suo vicino, che non accetta l'invasione  e la martirizzazione del popolo Palestinese perpetrata dall'ente sionista.  

Alla prima buona occasione sion avrebbe fatto tutto da solo  ma ora con Trump al potere  Netanyahu può agire, come è sua abitudine, per interposta persona (per non sporcarsi le mani)... A fare il lavoro sporco ci penserà il nuovo capo della CIA designato da Trump: Mike Pompeo. Egli prima ancora di salire sulla cadrega ha già dichiarato che la sua finalità è quella di scardinare l'accordo sul nucleare siglato  tra Iran ed  Obama.  

Riporta il Weekly Standard: "Mike Pompeo,  il parlamentare che Trump  ha designato a capo della Cia, parlamentare  repubblicano,  ha uno scopo nella vita: “Non vedo l’ora di smantellare questo accordo disastroso con il più grande Stato sponsor del terrorismo del mondo”. Riferendosi all’accordo sul nucleare, concluso da Obama. 

Paolo D'Arpini



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The election of Donald Trump signals bad news for the Iran nuclear deal, Barack Obama's signature foreign policy initiative. Calling it "the worst deal ever negotiated," the author of The Art of the Deal has threatened to tear up the Joint Comprehensive Plan of Action on day one of his presidency.

Supporters of the agreement and Obama allies warn that shredding the deal will only benefit Iranian hardliners, the very people it was supposed to restrain. "The big winner in the aftermath of a Trump victory is Iran's Supreme Leader," Suzanne Maloney, an Iran expert at the Brookings Institution, told Reuters. Ali Khamenei, she explained, "will be able to walk away from Iran's obligations under the JCPOA while pinning the responsibility on Washington."

Well, it's true that the nuclear agreement is in big trouble, but Trump's election has little to do with it. Indeed, the agreement would likely have collapsed under a Hillary Clinton administration as well. The problem, as the commander in chief-elect correctly noted, is the deal itself. And that's why the Obama administration has gone to extraordinary lengths to protect its "achievement"—by bribing Iran, drumming up business for the clerical regime, blocking Congress from imposing non-nuclear sanctions, and turning a blind eye to Iranian violations of the deal.

Last week, Iran was again in violation of the JCPOA. According to a report from the International Atomic Energy Agency (IAEA), Iran exceeded the deal's threshold for heavy water, a material used in the production of weapons-grade plutonium. The White House acknowledged Iran had exceeded the limit and then, bizarrely, praised the regime for its forthrightness in "making no attempt to hide" the violation. In other words, the Obama administration is not just protecting the nuclear agreement, but also rationalizing the Iranian regime's violations of it. All that needs to happen for the deal to fall apart is for the Trump White House to do what the Obama administration has refused to do—enforce its provisions.

The history of the agreement shows a series of deceptions by the Obama administration. Just to keep the Iranians at the negotiating table, the White House bribed Tehran. Every month from January 2014 through July 2015, when the JCPOA was signed, the administration facilitated the transfer of $700 million to Iran from its frozen escrow account in the United States.

Since the deal was signed, the administration has given Iran more money to persuade it not to walk away. Among other sums, the White House paid Iran $8.6 million for 32 tons of heavy water after it was found to have exceeded the threshold stipulated in the agreement last February. The purpose was to protect the deal—even as it gave Iran an incentive to keep overproducing heavy water as a revenue earner.

Most spectacularly, the administration paid Iran $1.7 billion in ransom for four Americans illegally detained by the clerical regime. Iran is holding at least two more American citizens hostage and reportedly demanding money in exchange for their release, a deal the current administration will almost surely make in order to keep Iran from trashing Obama's prize foreign policy win. If the Trump White House simply stops bribing Iran, the regime will walk away from the deal.

To justify inking the agreement with Tehran, the Obama administration contended that the sanctions regime was about to collapse. We couldn't keep our European and Asian allies on board much longer, claimed White House officials. Iran was such a promising market and everyone around the world was in such a hurry to get back in that we had to get a deal signed before sanctions started to backfire.

As it turns out, European and Asian banks and corporations have proven very reluctant to do business with Iran. Why? Because unlike the Obama administration, private industry stakes its own money, not that of the American taxpayer. Global financial institutions and companies were concerned that a post-Obama White House might reimpose sanctions, thereby putting their investments at risk. More important, CEOs realized that dealing with a state sponsor of terror developing a nuclear weapon and at war throughout the Middle East was a risky investment, regardless of who sits in the Oval Office.

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Nota integrativa - Il testamento di Gheddafi:

In nome di Allah, il Benevolo, il Misericordioso ...Per 40 anni, o magari di più, non ricordo, ho fatto tutto il possibile per dare alla gente case, ospedali, scuole, e quando aveva fame, gli ho dato da mangiare convertendo anche il deserto di Bengasi in terra coltivata.Ho resistito agli attacchi di quel cowboy di nome Reagan, anche quando uccise mia figlia, orfana adottata, mentre in realtà cercando di uccidere me, tolse la vita a quella povera ragazza innocente.Successivamente aiutai i miei fratelli e le mie sorelle d’Africa soccorrendo economicamente l'Unione africana, ho fatto tutto quello che potevo per aiutare la gente a capire il concetto di vera democrazia in cui i comitati popolari guidavano il nostro paese; ma non era mai abbastanza, qualcuno me lo disse, tra loro persino alcuni che possedevano case con dieci camere, nuovi vestiti e mobili, non erano mai soddisfatti, così egoisti che volevano di più, dicendo agli statunitensi e ad altri visitatori, che avevano bisogno di "democrazia" e "libertà", senza rendersi conto che era un sistema crudele, dove il cane più grande mangia gli altri.Ma quelle parole piacevano, e non si resero mai conto che negli Stati Uniti, non c’erano medicine gratuite, né ospedali gratuiti, nessun alloggio gratuito, senza l’istruzione gratuita o pasti gratuiti, tranne quando le persone devono chiedere l'elemosina formando lunghe file per ottenere un zuppa; no, non era importante quello che facevo, per alcuni non era mai abbastanza.Altri invece, sapevano che ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l'unico vero leader arabo e musulmano che abbiamo avuto dai tempi di Saladino, che rivendicò il Canale di Suez per il suo popolo come io rivendicai la Libia per il mio; sono stati i suoi passi quelli che ho provato a seguire per mantenere il mio popolo libero dalla dominazione coloniale , dai ladri che volevano derubarci.Adesso la maggiore forza nella storia militare mi attacca; il mio figliuolo africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, prendere le nostre case gratuite, la nostra medicina gratuita, la nostra istruzione gratuita, il nostro cibo gratuito e sostituirli con il saccheggio in stile statunitense, chiamato "capitalismo", ma tutti noi del Terzo Mondo sappiamo cosa significa: significa che le corporazioni governano i paesi, governano il mondo, e la gente soffre, quindi non mi rimangono alternative, devo resistere. (Muhammar El Gheddafi, testamento politico ).

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