Cittadini chiamati alle urne in Francia, dopo la sconfitta del partito di Macron alle elezioni europee. Domenica 7 luglio 2024 si vota in Francia per l'Assemblea Nazionale, il parlamento francese.
Quel che è certo, è che si può perfettamente capire perché in pratica a ogni tornante politico decisivo, presso i cugini, la destra lepenista rischia di andare al governo. Nel caso specifico, perché Macron, questo prodotto di laboratorio della filiera scuole alte-Rotschild-Attali, sta strategicamente conducendo il Paese in braccio al mondo sovranazionale delle élites globali. In una logica diametralmente contraria al tradizionale patriottismo di origine gollista, ma condiviso anche a sinistra (si pensi alla "Francia Indomita" del pur appannato e svenduto Mélenchon), una logica con cui la Rèpublique aveva sempre tentato di ritagliarsi una propria identità, o un illusorio residuo d'identità, in contesti come l'Alleanza Atlantica sotto comando Usa, o l'Unione Europea a guida tedesca.
Il guaio è che anche salisse al governo il Rassemblement National, il completamento del processo di globalizzazione del panorama politico francese sarebbe solo rallentato, perché per contrastarlo sul serio il "sovranismo in un solo Paese" è una soluzione parziale. Ammesso che lo sia, visto che per raggiungere l'obiettivo, la destra"sociale" della Le Pen ha dovuto via via diluire l'anima appunto sociale. E questo lo si potrà verificare, nel caso premier diventasse il giovane Bardella, in autunno, quando ci saranno da prendere decisioni antipaticamente impopolari sulle dissestate finanze dello Stato.