La base di Bagram oggi
Costruita dai sovietici negli Anni '50 e situata a circa 40 chilometri a Nord di Kabul, la base di Bagram è stata il principale centro operativo americano fino al ritiro caotico degli Usa nel 2021.
Gli analisti esteri, intervistati dal quotidiano South China Morning Post, concordano sul fatto che l'ossessione di Trump per riprendersi la base di Bagram sia legata alla necessità di un contenimento della potenza militare della Cina.
Dennis Wilder, un ex funzionario CIA, ha evidenziato che "Bagram offrirebbe agli Usa un punto avanzato per la sorveglianza e le operazioni contro la Cina, complicando i piani militari di Pechino".
Ovviamente l'Afghanistan non è d'accordo, dopo tutti gli anni di lotta e di morti per ottenere la "liberazione", e non si è fatta attendere la risposta dei vertici afghani. Un funzionario del governo talebano ha dichiarato che "...un accordo sulla base aerea di Bagram non è possibile".
L'arroganza del presidente degli Stati Uniti, che ha minacciato il Paese di una non precisata rappresaglia se la base non sarà "restituita", ha spinto il Ministero degli Esteri afghano a rispondere con fermezza alle minacce di Donald Trump: «In tutti i negoziati bilaterali con gli Stati Uniti è stato costantemente sottolineato che per l'Emirato Islamico l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Afghanistan sono di primaria importanza. Va ricordato che nell'ambito dell'accordo di Doha gli Stati Uniti si sono impegnati a "non usare la forza o la minaccia della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dell'Afghanistan, né a interferire negli affari interni del Paese". Pertanto, è necessario che gli USA rimangano fedeli ai loro impegni. A questo proposito si ribadisce ancora una volta: invece di ripetere approcci falliti del passato, deve essere adottata una politica di realismo e razionalità».
Integrazione di Francesco Dall'Aglio: Possiamo ridere dell'ennesimo goffo "Truth" di Trump, nel quale stavolta pretende che gli afghani "restituiscano la base aerea di Bagram a quelli che l'hanno costruita (l'hanno costruita i sovietici, gli americani l'hanno ampliata) altrimenti "SUCCEDERANNO BRUTTE COSE", oppure possiamo chiederci come mai ci sia, da parte degli USA, questo rinnovato interesse per una base che hanno abbandonato nel 2021 senza nemmeno spegnere la luce. Secondo le precedenti esternazioni presidenziali del 18 settembre il motivo è che Bagram è "a un'ora di volo da dove la Cina costruisce le sue armi nucleari". In realtà nello Xinjiang non c'è nessun sito di produzione (sono molto più lontani, ad esempio Mianyang nella provincia del Sichuan) ma più o meno a quella distanza di volo ci sono il sito di ricerca, test e stoccaggio di Lop Nur, la "base 26" dove ci sono gli ICBM Dong Feng 31, e Gansu, dove si produce e riprocessa il plutonio. Siccome però è piuttosto improbabile che gli USA abbiano in mente una campagna di bombardamento delle installazioni nucleari cinesi, e soprattutto che la annuncino sui social, dobbiamo chiederci quale potrebbe essere il senso di questa cosa. E il senso a me, e non solo a me, pare evidente nel momento in cui guardiamo una carta: Bagram è a un migliaio di chilometri da varie basi cinesi, è vero, ma soprattutto a 360 chilometri da Islamabad, la capitale del Pakistan; per non parlare poi del fatto che consentirebbe di attaccare anche l'Iran, anche se lì le distanze aumentano. Forse più che verso la Cina dobbiamo guardare a una volontà di deterrenza nei confronti dei nemici tradizionali degli USA e della nuova alleanza militare appena formata tra Pakistan e Arabia Saudita che preoccupa anche Israele e il suo finora monopolio nucleare nella regione (anche se, va ricordato, il Pakistan non dispone per ora di missili nucleari in grado di raggiungere Israele. Può invece colpire senza problemi l'Iran, oltre che naturalmente l'India, che continua ad essere la ragione del suo programma nucleare).
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