lunedì 20 maggio 2019

Salvini's Boys... ed il fiancheggiamento "involontario" dell'opposizione



Se Matteo Salvini avesse potuto scegliere la squadra con cui giocarsi la qualificazione al campionato delle prossime “Europee” del 26 maggio 2019, non avrebbe certo fatto di meglio.

Ci ha pensato per lui l’opposizione che - con il forzista Antonio Tajani in regia, all’attacco un triplete che neanche ai tempi di Pelè (De Angelis-Marcucci-Formigli), in difesa un triplete da far impallidire i catenacci di Nereo Rocco (Berlusconi-Bernini-Giannini), a centrocampo un quadripletefarcito di battitori liberi del calibro di Gruber-Zingaretti-DaMilano-Severgnini – ha messo su uno squadrone d’attacco, dotato anche di una teoria infinita di uomini e donne disponibili in panchina per dare il cambio quando serve, che, da un anno a questa parte, si esercita nella pratica della malversazione del governo in carica, qualunque cosa faccia e disponga, nella arbitraria asserzione che si tratti di compagine  incapace e, cosa ancor più grave, di natura neo-fascista.

Sono i SALVINI BOYS, ormai possiamo chiamarli così.

Tale l’accecamento fazioso di questa “armata brancopposizione” che, per perseguire i suoi scopi, mette insieme, senza ritegno, nelle sue campagne di odio (attribuite, con meccanismi di proiezione inconscia della propria malcelata natura, all’avversario), vecchie cariatidi della politica, figlie di falsi vecchi bipolarismi e persino immonde coalizioni che, al grido di “Più Europa”, vedono nell’eutanasia il progresso dei diritti civili: “la morte è mia e me la gestisco io!

Ma, per fortuna, ci sono i SALVINI BOYS:
  • più intervengono, nei telegiornali, con i loro vaniloqui ripetitivi, imparati a memoria, più cresce l’insofferenza della gente per una classe politica così penosamente scadente,
  • più si prodigano, nei talk di mezza serata, in attacchi di malcelata avversione, più la gente si sente minacciata da poteri prepotenti, mascherati dietro finzioni di giornalismo,
  • più si riversa dagli schermi ultrapiatti la saccenza di conduttori fintamente neutrali, più si fa grave il carico di ingiustizia percepito,
  • più si ostenta l’arroganza della politica che sopravvive a se stessa, malgrado se stessa, più la voglia di cambiamento si fa rabbiosa.

Ancora una settimana televisiva in loro compagnia e il gioco è fatto: Lega al 35%... se va male!

Adriano Colafrancesco - adrianocolafrancesco@gmail.com

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