...La questione debiti pubblici può essere riassunta come segue: qualche mese fa, il 15 di febbraio 2015 per la precisione, McKinsey, una megasupersocietà di consulenza finanziaria (un’astrazione totale così come i debiti pubblici), ha pubblicato un report che certifica che il debito mondiale è aumentato di 57.000 miliardi con un rapporto globale debito/pil del 289%. Ora, è evidente a chiunque, certamente ad un bambino, forse un po’ meno agli adulti, che siffatto debito non è pagabile. Come può un debito che è quasi 3 volte superiore all’economia reale essere ripagato dagli utili che quella economia reale produce? Non può. E del resto il meccanismo del debito serve proprio a questo, perché essendo impagabile si può poi procedere con riforme, smantellamenti vari, privatizzazioni, ecc., che sono il fine reale del meccanismo debitorio.
Ci sarebbe anche da aggiungere che la domanda che dovrebbe sorgere spontanea è la seguente: “Chi sono i creditori di questo enorme debito?”. E qui lasciamo perdere.
A questo punto la questione diventa un’altra, e cioè che poiché il creditore di questo enorme debito è il cartello bancario/finanziario, e poiché questo debito rimane comunque impagabile per tutta la durata della Vita dell’universo e anche oltre, la cosa più semplice da fare è non pagarlo. Se non è stato un problema inventare il debito dal nulla, perché deve essere un problema cancellarlo? Se viene dal nulla al nulla deve tornare. Quello è il suo posto. E poiché questa cosa nessuno la dice, nemmeno i più benintenzionati, pare logico pensare che che sia la gente stessa a doversi prendere la responsabilità di farlo, boicottando il più possibile tutto ciò che è sistema; smetterla, tra le altre cose, di pagare tasse, imposte, tributi e balzelli vari che non sono affatto lì per sostenere la cosa pubblica ma il suo contrario: distruggerla.
I debiti pubblici, questo meccanismo inventato da chi sta in alto per controllare quelli che stanno in basso, non vanno ripagati e basta. Tutto il resto è solo fumo negli occhi.
C’è un motivo molto concreto dietro ad una affermazione del genere, e cioè che l’annullamento dei debiti pubblici non toccherebbe minimamente l’economia reale ma unicamente quella finanziaria. Toccherebbe in altre parole gli interessi di quel cartello bancario/finanziario che è l’artefice stesso del meccanismo del debito.
Ma poiché quelli che stanno in alto detengono tutto il potere (da quello di emettere moneta alla finanza, dal potere legislativo (attraverso governi e organismi internazionali e trattati vari) ai media, dalla ricerca al controllo delle università; la lista è virtualmente infinita. Stiamo parlando del mondo che ci circonda) ne consegue che la linea dell’azzeramento dei debiti pubblici ha ragionevolmente poche possibilità di passare.
Ordunque, cosa possiamo fare noi nella nostra vita per non sottostare alla spada di Damocle dei debiti e soprattutto reinventarci una Vita degna di essere vissuta? L’unica cosa da fare è tentare di ricostruire dal basso, recuperando una sovranità e una autogestione soprattutto relativamente alle questioni immediate della Vita (cibo, energia e poco altro anche perché di tutto il ciarpame che abbonda in questo mondo non ne sentiamo alcun bisogno e anzi vogliamo liberarcene). Non è una cosa brutta o una sconfitta, ma piuttosto un nuovo cammino da percorrere con gioia e entusiasmo al di là delle immani difficoltà che può presentare.
In questa ottica bisogna anche mettere in prima linea l’opportunità di lasciare andare il denaro e le paure assortite che esso porta con sé. Ci sono poi le soluzioni fantasiose che non sono separate dalle altre ma anzi ci vanno a braccetto. Ad esempio, come suggeriva qualcuno proprio pochi giorni fa in commento ad un articolo sul “futuro”, possiamo dormire di più, conseguentemente consumare meno energie e mangiare meno, dunque ammalarci anche meno e vivere in generale più rilassati, sereni e adesso.Sono queste le ricette per un futuro debt free. Altroché riforme.
Stralcio di un articolo di Andrea Bizzocchi
Commento Integrazione di Paolo Sensini:
"Il sistema monetario può sopravvivere finché il pagatore di ultima istanza è la collettività dei contribuenti. La Grecia è il primo paese a essere caduto in disgrazia, non tanto perché si sia indebitato ma in quanto la sua economia asfittica non garantiva più ai creditori l'esistenza di un prelievo fiscale necessario, non tanto per ripagare il debito che come quello degli altri paesi è perpetuo, ma per dare, in prospettiva, l'illusione di ripagarlo. Dal punto di vista finanziario, Spagna, Italia e Francia non sono molto messi meglio della Grecia, ma le loro economie, più dinamiche, danno la garanzia di poter essere ancora tartassate dalla fiscalità generale che rappresenta la cauzione per il debito. Ma proprio per questo motivo sono, pure loro, sulla strada della grecizzazione. Quella che porta agli aiuti umanitari da Terzo Mondo, come nel caso greco, dove si è arrivati al punto di non avere neppure i soldi per i medicinali. Quella che porta alla riduzione in 'cattività' dei paesi da parte di un potere sempre più concentrato nelle mani di poche persone che ha illuso sui benefici dello stato sociale e del relativo sistema monetario per realizzarlo. La vera tragedia è non capire cosa sta succedendo restando in attesa di eventi fatali. Mai nella storia europea si sono visti tanti uomini di governo contemporaneamente così inetti e incompetenti".
Integrazione: I Veri Pirati = Banchieri, Banche, Multinazionali. "L'attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto". (By Maurice Allais, premio Nobel per l'economia)
RispondiElimina