domenica 31 gennaio 2016

Maria, ultima spes - Solo la Madonna può salvare l'Italia!


Certo che di dubbi, su come siano andate le cose la mattina del 16 Marzo 1978, ce ne sono. Trentacinque anni e sembra ancora ieri. Nonostante siano stati versati fiumi d’inchiostro, parrebbe  proprio che le due gocce essenziali siano rimaste nella penna di qualcuno/a. 

Avviso importante: chi s’attende l’ennesima ricostruzione dei fatti, termini pure qui la lettura del presente articolo poiché non la troverà. Qui si vuole solo usare la logica e qualche informazione poco nota al grande pubblico, di quelle che, sì, circolano ma non fanno rumore. Poniamoci delle domande e diamoci delle risposte: Aldo Moro era o non era un fedele cattolico? Risposta: ovviamente sì. Seconda domanda: era o non era amico intimo di papa Paolo VI? Risposta: certo che lo era. Terza domanda: si dice che andasse a messa quasi ogni giorno, preferibilmente presso la chiesa sita in Piazza Giuochi Delfici. Risposta: così pare. Altra domanda: si dice che Moro sedesse a bordo della Fiat 130 assieme a due carabinieri: Domenico Ricci (autista 42enne) ed Oreste Leonardi (storico responsabile della sicurezza di Moro, 52enne). Risposta: sì, così è stato detto. Domanda: la loro auto era a sua volta scortata da un’Alfa Romeo con a bordo tre ragazzi della polizia (Raffaele Iozzino 23, Giulio Rivera 24, Francesco Zizzi 30). Risposta: esattamente così. 

Ennesima domanda: furono sparati 91 proiettili di cui: 30 andati a vuoto, 27 sulla Fiat e 34 sull’Alfa Romeo. Complessivamente i colpi mortali furono 45, più precisamente: l’appuntato Ricci, 8 colpi; il maresciallo Leonardi, 9 colpi; l’agente Rivera, 8 colpi; il vicebrigadiere Zizzi; 3 colpi, e l’agente Iozzino; 17 colpi, corretto? Risposta: i risultati lo confermano. Domande finali: è plausibile ritenere che un uomo possa uscire illeso da un tale volume di fuoco, senza riportare nemmeno un graffio, mentre altri cinque vengono imbottiti di piombo? Risposta: difficile ma probabile. Possibile che un pio come Aldo Moro non avesse ritenuto quantomeno d’obbligo rivolgere due righe in onore agli uomini che hanno dato la vita per salvare la sua? Risposta: quasi impossibile crederlo. Possibile che, qualora avesse veramente assistito alla carneficina di Via Fani, non gli fosse (ad Aldo Moro) passato per l’anticamera del cervello di chiedere almeno notizie sul loro stato di salute? Risposta: sì ma non lo ha fatto. 

Domanda: Aldo moro era prigioniero presso un luogo segreto conosciuto solamente dai membri delle BR? Risposta: no! Era tenuto sotto controllo anche dai carabinieri, di leva. Chi osa affermare ciò? Solamente un tale Ferdinando Imposimato, già Presidente Onorario Aggiunto della Suprema Corte di Cassazione.

Conclusione: cosa è cambiato dopo la scomparsa di Moro? Risposta: vi fu quello che si usa definire il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia.Fantascienza? Valutate voi.Solo Maria ci può proteggere Affidatevi a lei.Dopo aver convinto il Papa a fare il Giubileo magari illuminerà qualche magistrato sulla via della verità che manca da decenni.


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sabato 30 gennaio 2016

Renzusconi... e la continuità ideale tra il “vecchio berlusconismo” e il “nuovo renzismo”



Manca qualcosa di fondamentale per capire cosa è perché stia avvenendo (non certo da oggi) nel nostro Paese, in materia di informazione.

Il cosa è sotto gli occhi di tutti: l’aberrazione di un sistema (specie televisivo - che è quello che più conta in termini di influenza, fino al plagio della pubblica opinione) in cui, con protervia e arroganza, si è consumato in passato e si tenta ancora oggi di consumare persino il delitto di epurazione.

Il perché è un po’ più sfuggente. Ma, peggio ancora, incomprensibile se si omette di denunciare una realtà sempre più evidente: il nostro non è un Paese libero! O meglio, il nostro Paese - piattaforma strategica geo-politica imprescindibile nel controllo del mediterraneo (come asseriva impudicamente e pubblicamente Licio Gelli) - non può permettersi governi davvero sovrani.

Solo così si può spiegare la continuità ideale tra il “vecchio berlusconismo” e il “nuovo renzismo” che si palesa nella prassi con manifestazioni identiche, tra cui, appunto, le epurazioni (effettuate o anche solo pensate). Ed è in questo unico modo che si spiega pure l’ondivaghismo parlamentare di inquietanti personaggi, spesso non estranei a rapporti con mafie e massonerie.

Matteo Renzi è in tutta evidenza la carta di sostituzione di Silvio Berlusconi, nello stesso e unico processo di sottomissione del Paese al Piano di Rinascita Democratica, riveduto e corretto:
  • “Via i partiti dalla Rai, via dalle nomine nei Cda. L’ho detto a Servizio Pubblico, ma lo diciamo fin dalla Leopolda” (19.4.2012).
  • “Costi quel che costi, io ho intenzione di togliere la Rai ai partiti. Se siamo rottamatori vuol dire che lo siamo non per finta. Io non ho mai parlato con i vertici Rai e trovo folle che ora si pensi che la Rai sia nelle mani del Pd. La Rai non è né dei sindacalisti né dei candidati dei partiti che mettono bocca sui nomi anche delle ultime nomine” (16.5.2012).
  • “Il Pd deve tener fuori l’interesse del singolo partito e portare dentro la Rai politica con la P maiuscola. Una sfida alta, senza interessi di bottega, superando il piccolo cabotaggio di quei politici che cercano di avere un servizio in più nel tg regionale delle 22” (14.4.2014).
  • “Niente paura. Il futuro arriverà anche alla Rai. Senza ordini dei partiti. Io non ho mai incontrato né il presidente né l’Ad della Rai. Voglio che sia di tutti e non dei partiti, perciò non metterò mai bocca su palinsesti, conduttori e direttori,ma anche la Rai deve fare la sua parte in questa operazione di redistribuzione” (13.5.2014).
  • “Fuori i partiti dalla Rai, mai più nomine politiche. In passato i partiti hanno già messo troppo bocca sulla Rai. Io invece non metterò mai il mio partito nelle condizioni di prendere decisioni sulla Rai” (19.5.2014).
  • “A quelli che vogliono fare carriera in Rai dico : state lontani da me perché in questi termini non conto niente…” (1.6.2014).
  • “La Rai va tolta ai partiti per ridarla al Paese” (30.7.2014).
  • “La Rai non è il posto dove i singoli partiti vanno e mettono i loro personaggi, ma è un pezzo dell’identità culturale ed educativa del Paese” (22.2.2015).
Dopo di che… “alla Rai, ha sistemato il suo ghost writer Guelfo Guelfi, l’ex segretaria di Orfini, Rita Borioni,e l’amico leopoldiano Antonio Campo Dall’Orto, e ha lasciato che FI e Ncd facessero altrettanto evitando accuratamente il benché minimo esperto di tv. (Esci da quel corpo – Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 13 agosto 2015)

Di fronte a tanta doppiezza e impudenza di cos’altro abbiamo bisogno per capire le ragioni della mancata riforma del servizio pubblico televisivo? E’ la più colossale truffa politica di tutti i tempi! Questa è la verità! La vera nuda, cruda e tragica Verità: in Italia abbiamo un servizio pubblico televisivo alle dipendenze di equivoci ed opachi politicanti, che si guarda bene dal dare notizie vere, mentre continua ad  ammorbare le case degli italiani con monotona propaganda e sistematica omissione di servizio.

Da un lato si strumentalizzano fino all’inverosimile vicende come quella di Quarto, dall’altro si oscurano notizie scomode di reati molto più gravi e molto più diffusi che riguardano l’impresentabile classe di governo imposta al Paese.

E, per dirla in maniera ancora più inquietante, da una parte si inculca il terrore senza chiarimenti autentici ed esaustivi sulle effettive origini e componenti di un terrorismo dilagante col chiaro scopo di sottomettere gli animi con la paura, dall’altro spariscono (nella nostra televisione) letteralmente eventi di portata internazionale, col chiaro intento di non far emergere e soffocare qualsiasi istanza seria e dovuta di conoscenza e informazione.

Vado al concreto, per spiegarmi meglio, con un solo esempio e la lascio a una immagine più che alle parole, con una domanda che chiede risposta: se parlo così di televisione, è “dietrologia” la mia, o si può, a ragione, parlare di dietro l’o.g.i.a. (l’organizzazione del grande inganno audivisivo?

Adriano Colafrancesco - acolafran@gmail.com



“Un fiume di persone contro il TTIP, il Trattato di libero scambio in corso tra Stati Uniti e l'Ue. Così si presenta oggi Berlino, dove più di 250 mila persone sono scese in strada e in corteo per protestare contro il trattato”(*)


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venerdì 29 gennaio 2016

Lago di Vico - L'acqua potabile possibile



Martedì 26 gennaio 2016,  alla Cittadella della salute della Asl di Viterbo,  si è svolto un incontro sulla grave situazione ambientale del lago di Vico e il possibile e connesso rischio sanitario per le popolazioni dei comuni di Caprarola e Ronciglione.


Presenti all’incontro il dottor Franco Bifulco per la direzione sanitaria della Asl di Viterbo, la dottoressa Antonella Litta dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia ) e il dottor Luciano Sordini segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) di Viterbo.

Nel corso dell’incontro, nel quale sono state ripresentate e consegnate le precedenti segnalazioni dell’Isde su questa vicenda, (l’ultima del 25 novembre 2015), si è discusso sulla necessità di intervenire sulle cause che verosimilmente hanno determinato e continuano a determinare il grave stato ecologico del lago di Vico e della qualità delle sue acque.

Le cause sono state così ricapitolate:

– intense fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto alga rossa, e di altre specie cianobatteriche. Fioriture favorite verosimilmente dall’uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago;

– possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimità del lago;

– possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del dismesso Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch’esso in prossimità delle sponde del lago;

– possibili attività illecite condotte all’interno e in prossimità della Riserva naturale.

Parte rilevante dell’incontro ha riguardato poi il rischio sanitario per i residenti di Caprarola e Ronciglione, rischio già molto rilevante e attestato ufficialmente dagli studi del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio e dallo studio Sepias (Studio su marcatori di esposizione ed effetto precoce in aree con inquinamento da arsenico), e la necessità di interventi sanitari tesi alla prevenzione e alla diagnosi precoce di malattie che correlano anche con la lunga esposizione a sostanze tossiche e cancerogene presenti nelle acque del bacino lacustre vicano anche con il potenziamento di servizi di diagnostica strumentale territoriali.

Tra gli interventi più necessari e urgenti a tutela della salute pubblica è stato indicato quello della cessazione immediata della captazione di acqua dal lago e il contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico.

Il dottor Franco Bifulco a conclusione dell’incontro, ha espresso grande preoccupazione per la situazione illustrata e della quale riferirà per iscritto nei prossimi giorni al Direttore Generale, al Direttore Sanitario e ai responsabili del Dipartimento Igiene e Prevenzione, proponendo anche l’avvio di un tavolo tecnico, al quale parteciperanno anche rappresentanti dell’Isde e della Fimmg, che possa discutere, approfondire ed elaborare azioni e interventi rapidi per una piena tutela della salute delle popolazioni di Caprarola e Ronciglione.

(Fonte: http://www.comitatoacquapotabile.it/?p=1701)

giovedì 28 gennaio 2016

Regione Lazio, 2 febbraio 2016 - Incontro con assessore Refrigeri per dire "Nocorridoio/NObretella Roma-Latina"



Azione diretta degli attivisti Nocorridoio/NObretella al Consiglio della Regione Lazio.
La mattina del 26 Gennaio 2016, un gruppo di ecoresistenti dei Comitati NOcorridoio/NObretella, sono andati alla Regione Lazio per assistere al Consiglio Straordinario sui Trasporti Pubblici.

All'apertura della seduta, il Portavoce del nostro Comitato, Gualtiero Alunni, si è incatenato alla poltrona. Gli altri attivisti hanno aperto le bandiere ed esposto cartelli contro l'autostrada/bretella a pedaggio. 

Dopo una breve trattativa, visto l'assenza del Presidente Zingaretti, abbiamo chiesto un incontro all'Assessore alle Infrastrutture, Refrigeri. A questo punto, liberato dalla catena, il nostro Portavoce insieme agli altri, ha parlato con l'Assessore, il quale si è reso disponibile ad organizzare un incontro per il 2 Febbraio 2016 alle ore 15,00 presso il suo Assessorato, facendosi carico di far essere presente anche l'AD di Autostrade del Lazio.

Da parte nostra formeremo una delegazione comprendente, tra gli altri, se accetteranno, i Sindaci di Pomezia, Ardea e Cori, l'ACER (progetto adeguamento in sicurezza V. Pontina) e il prof. Tamburrino (progetto M3 treno-tram).
L'ecoresistenza contro la devastazione autostradale continua, con tutti i mezzi a nostra disposizione!
Comitato No Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera
Portavoce: Gualtiero Alunni – cell.: 3332152909
FB: Comitato no corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera 
Comitato NO alla Bretella Cisterna-Valmontone
Portavoce: Corrado Bisini - Cell. 3283864047
FB: Comitato No alla bretella Cisterna-Valmontone


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mercoledì 27 gennaio 2016

Pescara, 31 gennaio 2016 - "Radici" nell'orto urbano di Via Sacco



PESCARA: RADICI, ORTO URBANO DI VIA SACCO
Per presentare le attività dellanno 2016 dellassociazione Radici, il 31 gennaio si terrà, in via Sacco n 42, levento
sempre diversi#sempre uguali
Lassociazione radici ne combina una delle sue, invitando nella giornata, alcuni degli artisti della scena creativa abruzzese che si incontrano e si confrontano spontaneamente per ribadire limportanza del legame tra luomo e le sue radici etniche:
andrea psyko etno; dorodango e l arte di far brillare il fango; evandro pierdomenico expo foto incompleto che tutto rende indefinito; pablosax work in progress; francesco andrisano estemporanea di pittura; adam ferlin expo foto india  africa; oh my gold! lui:xia africa; ago storto alkimie tessili; silvio cantarella r:krea; said tea time; pizza&gallery

Attraverso questa via formale, l'associazione persegue  lintento di salvaguardare antichi mestieri di carattere artigianale e artistico. con la finalità di tutelare parte del patrimonio culturale della tradizione dei lavori manuali innestandola con pratiche moderne di lavorazione. Quindi è stato allestito un laboratorio polivalente a disposizione di tutti i soci. Lapproccio naturale verso questi saperi garantisce un impatto minimo nei confronti dellambiente poiché vengono recuperati e trasformati scarti di lavorazioni e materiali apparentemente privi di caratteristiche funzionali ed estetiche. Questo atteggiamento eco compatibile rappresenta uno dei collanti con le parallele attività dellorto di via Sacco. Le pratiche agricole seguite, da un lato escludono luso di elementi chimici di sintesi per accudire il terreno e le piante, e dallaltro includono la sinergia tra gli esseri viventi, tanto vegetali che animali, nonché tra le persone che frequentano questo luogo di socialità e di possibilità di cura della Natura


Può esistere un angolo di paradiso bucolico nel bel mezzo della città? A Pescara sì, per di più a Rancitelli, uno dei quartieri più noti per problematiche sociali. Fondata nel 2013 l'associazione ha sede in via Sacco, appunto, e si occupa della gestione dell'orto urbano, un piccolo gioiello naturalistico incastonato tra i palazzi di Rancitelli. incontriamo i ragazzi dell associazione di promozione culturale e sociale Radici e sentiamo quel che dicono.

Buongiorno ragazzi, che cosa è l'orto urbano?
- E' uno spazio in cui coltiviamo i prodotti della terra praticando un tipo di agricoltura biologica e sinergica.
Come vi è venuta l'idea di creare un orto in città?
- Tutto è iniziato alcuni anni fa ed è partito da un laboratorio artigianale che si trova appunto in via Sacco. Il vecchio proprietario di questo laboratorio, un anziano restauratore, accoglieva nella sua bottega dei ragazzi per insegnare loro il mestiere. Proprio accanto a questo laboratorio c'era un terreno incolto, usato praticamente come discarica. Alcuni ragazzi che frequentavano il laboratorio hanno deciso di ripulire e bonificare questo terreno per crearci qualcosa di produttivo ed è nato l'orto. Piano piano questo spazio ha iniziato a essere sempre più frequentato, ha iniziato a essere un luogo di incontro, di scambio di idee e comunione di intenti e attività. Con il passare del tempo ha assunto una forma sempre più organizzata, fino ad arrivare nel settembre del 2013 alla fondazione dell'associazione.
Avete detto che nell'orto si pratica l'agricoltura sinergica. Di cosa si tratta?
- Nell'orto ė sempre stata praticata un'agricoltura biologica, senza l'ausilio di prodotti chimici. Inizialmente ci basavamo su un tipo di agricoltura tradizionale, cercando tra i prodotti e gli strumenti della natura i metodi per curare le piante, il classico esempio ė quello degli insetti buoni che scacciano gli insetti nocivi. Con il passare degli anni ci siamo ispirati sempre di più ai principi dell'agricoltura sinergica, che consiste nello sfruttare la capacità delle piante di aiutarsi a vicenda. In poche parole esistono delle piante che, se messe vicine ad altre, ne favoriscono la crescita e la produttività.
Come  vi organizzate per la cura e la gestione dellorto?
       - Abbiamo un calendario di turni, soprattutto in Estate, quando bisogna dare l'acqua quotidianamente. Il sabato ė la giornata del lavoro comune e del raccolto. Naturalmente il lavoro comune diventa anche un momento di condivisione e convivialitá, ci riuniamo, prepariamo da mangiare, stiamo insieme. A fine giornata, se c'è abbondanza di prodotti, tutto viene spartito equamente a seconda delle necessità di ognuno. - L'orto rappresenta un momento di condivisione non solo dei prodotti della terra ma anche di esperienze e rapporti umani. Le persone, come le piante, sono tutte diverse le una dalle altre e possono essere in maggiore o minore sinergia tra di loro. Noi abbiamo adottato un sistema di regole per mantenere alta la nostra sinergia. Per fare un esempio, nell'orto e nelle nostre attività non si parla di politica. Anche quando si creano delle discrepanze ė proprio l'orto lo strumento che utilizziamo per risolvere i conflitti. Il nostro obiettivo principale ė, infatti, il benessere dell'orto e tutti ci impegniamo a lavorare per garantirlo. Questo ci porta a mettere da parte i conflitti.
Che genere di attività svolgete nel vostro spazio?
- organizziamo molte attività aperte a tutti, non solo ai ragazzi dell'orto. Le nostre attività non riguardano solo l'agricoltura in senso stretto. Abbiamo costruito un forno a legna e facciamo spesso il pane, organizziamo laboratori  di riciclo e recupero creativo per bambini, laboratori artistici e di teatro. La nostra idea ė quella di creare una sorta di "banca del tempo". doniamo  tempo per avere tempo. Lo scambio sta alla base di tutte le nostre attività, non c'ė nessun lucro in quello che facciamo. Spesso,  partecipiamo ai mercatini portando in scambio i nostri semi. tempo fa abbiamo organizzato "Arte in orto". Abbiamo invitato alcuni artisti a realizzare delle opere, in cambio noi abbiamo preparato da mangiare con i nostri prodotti. Le loro opere ci sono poi state donate e sono diventate parti integranti dell'orto.
Come vi fate pubblicità?
- Fondamentalmente con il passaparola. Spesso le persone vengono a trovarci perché hanno sentito parlare di noi. Crediamo in quello che facciamo e, considerato quello che siamo riusciti a realizzare a Rancitelli, pensiamo che la nostra idea si potrebbe estendere ad altre zone della città.
       - La vostra anche se non è un'attività lavorativa in senso stretto, è molto significativa!
       - Crediamo fortemente nella produzione di cultura e che questa vada fatta a piccoli passi, Anche all'interno delle città si possono ricreare dei luoghi in cui sentirsi come in una "grande famiglia".
- Nel nostro orto alberga un riccio, ci sono varie specie di uccelli, tra cui passeriformi e merli, ci sono le rane. Addirittura sono tornate le lucciole, che in natura sono indicatori della salubrità dell'aria. Se tutto questo ė stato possibile in una città, il risultato non può che essere considerato positivo.

capiamo la terra predicano, quasi anacronisticamente, gli agitatori dellassociazione culturale Radici e i contadini urbani che curano lorto, alla testa di numerose iniziative coraggiose e sudate che vogliono affermare limportanza e la centralità della terra nella nostra vita. il legame tra la natura e il nostro essere spontaneamente legati al ritmo delle stagioni e alla terra, quella da lavorare con saggezza e dedizione, sacrificio e sudore. (adriana e giuseppe)

Marco ci aspetta sul limite della rotonda con la sua fedele bici personalizzata. Con lui andiamo a trovare,  suoi amici che hanno creato, un laboratorio artigianale aperto a tutti. Il laboratorio si trova in una specie di rimessa a cui si accede attraverso un cortile comune. Lo spazio urbano in questa zona si frammenta e sembra mescolare pezzi di edilizia popolare con brani superstiti di case unifamiliari suburbane con vaghi ricordi di un tempo in cui qui era ancora campagna. La struttura è un po nascosta, dentro troviamo un biliardino, un grande tavolo di lavoro pieno di vetri colorati e alle pareti attrezzi usati un tempo per lavori e gesti ormai dimenticati. Lambiente è accogliente, ci offrono subito un ottimo caffè fatto con una caffettiera di un tipo mai visto. Sono tante le cose che ci incuriosiscono a partire da uno strano burattino, fatto assemblando pezzi e rimasugli di vecchi mobili, che siede con noi e sembra partecipare interessato alla nostra chiacchierata. Parliamo di antichi mestieri, memorie che in pochi ormai sanno tramandare, di come cambiare il modo di usare gli oggetti rispettandone il valore sia materiale sia affettivo, di come sia importante avere un luogo in cui il saper fare è figlio di un saper vivere in mezzo agli uomini.
Come nasce lidea della Bottega dei mestieri?
Il progetto è nato dal desiderio e lurgenza di lavorare sul recupero degli antichi mestieri, un modo per non perdere le tracce del passato e salvare tutto ciò che gli artigiani hanno conservato per centinaia e centinaia di anni. È un patrimonio, fatto di tecniche, ricette e procedimenti, che rischia di estinguersi e per questo devessere salvaguardato. Lidea, che avevamo già da tempo, si è concretizzata quando abbiamo avuto a disposizione questo locale, è stata la spinta che ci ha portato a fare qualcosa di concreto. Prima era tutta teoria, mancava la pratica, ma soprattutto mancava il posto in cui potersi riunire, dove poter conservare gli attrezzi, dove poter praticare. Perché questo, è un luogo in cui usare le mani, mettere in pratica e verificare le tecniche.
Quando avete iniziato?
Allincirca due anni e mezzo fa è nata lassociazione, però parlavamo di queste idee già da 5-6 anni. Poi, tramite amici, abbiamo incontrato la proprietaria di questo locale che, in cambio di una piccola manutenzione, un po di pulizia del cortile, una potatura delle piante e unimbiancatura, ci ha dato la possibilità di usare lo spazio gratuitamente. Inoltre, la signora è unappassionata di piccolo artigianato e ci segue in tutte le nostre iniziative.
Quali sono le attività che svolgete nel laboratorio?
Principalmente ci siamo occupati di tutto ciò che ha a che fare col legno. Questo un po è stato dettato dal fatto che è il settore in cui abbiamo più esperienza e quindi è andato avanti più speditamente rispetto ad altri progetti. Lidea è che se qualcuno ha lesigenza di fare piccole riparazioni a vecchi mobili oppure vuole realizzare unidea personale ma non ha dimestichezza con materiali e strumenti può venire qui e trovare lo spazio, gli strumenti e la nostra guida. Ci tengo a precisare che non si tratta di formazione professionale, non rilasciamo diplomi e non ci vogliamo sostituire agli artigiani. Il risultato è tangibile, è quello che riesci a realizzare con le tue mani e le tue idee semplicemente col nostro aiuto.
È una specie di laboratorio aperto?
Noi amiamo definirlo un laboratorio artistico polivalente dove qualsiasi attività riguardante la manualità può essere messa in pratica. È uno spazio a disposizione di tutti, dalle casalinghe ai bambini, dagli aspiranti artisti agli artisti affermati. Ogni persona che desidera realizzare un progetto può venire da noi, parlarne e metterlo in pratica.
Oltre alla lavorazione del legno di cosa vi occupate?
Collaboriamo con vari esperti del settore, dallesperto in tappezzeria allo specialista in pirografia o in liuteria. Per invogliare la gente a partecipare abbiamo organizzato delle merende artigiane, incontri in cui oltre a imparare semplici tecniche con esperti artigiani, come realizzare un flauto o impagliare una sedia con la paglia di Vienna, offrivamo da mangiare e da bere. È un modo per invitare la gente a usare le proprie mani, per far capire che rimettere in sesto una sedia un po scollata, riparare lanta di un mobile o mettere a nuovo una vecchia cornice non è così difficile. Comunque, non manca nemmeno laspetto ludico: organizzando tornei di calcio balilla, partite a scacchi e a carte Per i soci è a disposizione una piccola libreria e un salottino per la lettura o per semplici chiacchierate!
Rancitelli, il quartiere in cui vi trovate, è noto per essere problematico, come vi relazionate con i vostri vicini, avete mai provato a estendere la vostra rete di socializzazione anche al resto del quartiere?
Non abbiamo particolari contatti con il vicinato, qui si sta bene e non abbiamo mai avuto problemi di nessun tipo. Quando abbiamo fatto delle iniziative, abbiamo messo in giro dei volantini, però non è mai venuto nessuno. In genere ci pubblicizziamo attraverso opuscoli che lasciamo in alcune ferramenta dove vanno gli artigiani o tutte quelle persone che hanno bisogno di materiali per piccole riparazioni, e attraverso la rete, facebook e altri social network.
È il destino degli artigiani?
parliamo del piccolo artigiano con 12000 euro di fatturato lanno. PurtroppoSiamo nella fase in cui se un oggetto si rompe si butta, non c’è modo di ripararlo, tutto è diventato usa e getta.
A questo proposito, avete un progetto in cantiere?
Si, il progetto si chiama Ri.fiutando, si basa sul recupero di oggetti gettati via. Abbiamo raccolto già moltissime cose, cornici, sedie, mobili in legno. Con laiuto di chi è interessato, cercheremo di recuperare queste cose altrimenti destinate ad aumentare il volume delle nostre discariche. Vogliamo recuperarle sia nel senso classico, quindi se una sedia era una sedia rimetterla a posto perché svolga la sua funzione, sia trasformarle in qualcosa di completamente diverso. È un progetto molto ampio che racchiude diverse discipline artistiche: spazia tra pirografia e tecniche dinvecchiamento di vernici e metalli, tappezzeria e falegnameria domestica, découpage, collage e decorazioni. Credo che questo progetto andrà avanti per diversi mesi, non è un corso in cui c’è un giorno di partenza e uno di chiusura, ci sono già lavori in corso e ci si può aggiungere al gruppo in qualsiasi momento. non abbiamo alcun tipo di finanziamento esterno, ma nemmeno lo cerchiamo, facciamo tutto con le nostre sole forze. Inoltre, la bottega è frequentata dai tanti visitatori occasionali che per brevi periodi decidono di usare le mani!
sembra di capire che uno dei motivi per cui vi spendete tanto per salvaguardare il lavoro artigianale è che dia una formazione che va al di là dellaspetto tecnico e coinvolge altri aspetti fondamentali della persona. Cosa vi ha insegnato, dal punto di vista umano e caratteriale, il lavoro in bottega?
Sicuramente ci ha insegnato la pazienza e lumiltà..
vorremmo aggiungere alle attività un aspetto agricolo. ci piacerebbe un piccolo orto per avere la terra come materiale da lavorare e sperimentare insieme agli altri finora sperimentati. La bottega dei Mestieri. (antonio)

sempre diversi#sempre uguali

radici 2.0
Ferdinando Renzetti


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