lunedì 31 marzo 2014

Altra Ancona ed altro Osimo - Protesta per trasporto cani dal sud

In questi giorni e per due settimane circa, vedrete in giro per Ancona e per Osimo certi manifesti....


Siamo arrivati ad una protesta così plateale, perché dopo mesi e mesi in cui abbiamo cercato in tutti i modi di segnalare la gravità della situazione alle varie Istituzioni pubbliche, nessuno ha fatto nulla, nessuno ha preso provvedimenti. Fanno tutti finta di niente.
Noi riteniamo che la gente debba sapere quello che sta accadendo nella nostra Regione, perché che si amino o meno gli animali, che si faccia parte di  un'associazione di volontariato o no, qua stiamo parlando di soldi pubblici spesi in un certo modo.

Dal 2012, alcuni canili privati delle Marche, non trovando abbastanza cani abbandonati nel nostro territorio o comunque non riuscendo a vincere gare d'appalto con comuni marchigiani, hanno avuto la bella idea di andare a trovare i cani fuori regione, al Sud Italia, dove il randagismo canino è una piaga sociale. Così questi canili privati si riempiono di cani che arrivano dal Sud spesso malati, cuccioli  non sterilizzati.

Dato che non sono cani "marchigiani"  per il servizio veterinario regionale praticamente non esistono. Nessuno li vaccina, nessuno li cura, nessuno sterilizza i cuccioli che arrivano . Tutto é lasciato nelle mani del gestore privato che, nella maggior parte dei casi, non fa nulla.

In questo modo vengono immessi nel territorio marchigiano cani malati, femmine non sterilizzate che partoriranno nuovi randagi che andranno a riempire quei canili che, associazioni di protezione animale come la nostra, cercano in ogni modo di svuotare. E questi nuovi cuccioli nati in territorio marchigiano rimarranno a carico dei comuni marchigiani e quindi dei cittadini marchigiani.

E la Regione Marche cosa fa? La Direzione del Servizio veterinario Regionale cosa fa?  Questo traffico di cani dal Sud, stipati in furgoni a volte neanche autorizzati, senza controlli,  in viaggi di centinaia di chilometri, come fossero sacchi di patate, per riempire le tasche di gestori senza scrupoli , sta aumentando sempre di più.

Noi non ci stiamo e voi?

Associazione "Amici Animali" Onlus




Papa Francesco, Obama, Andrea De Lotto e Leonard Peltier... in galera!



Pochi giorni fa Andrea De Lotto è  stato fermato dalle forze dell’ordine in piazza San Pietro dove si era recato per  un sit-in di protesta durante l’incontro tra il presidente degli Usa Obama e Papa Francesco, in cui chiede la  liberazione di Leonard Peltier, nativo americano e attivista per i diritti degli indigeni accusato nel 1975 di omicidio di un agente Fbi durante un conflitto a fuoco in circostanze mai chiarite e da allora rinchiuso ininterrottamente nelle carceri Usa, nonostante oggi sia gravemente malato…


Scrive Roberta Benvenuto: “Alle 9 di un giovedì mattina un uomo solo, con un cartello tra le mani, viene fermato dalla polizia in Piazza San Pietro e portato in Questura. Grida quello che può, ma viene preso di peso e fatto salire nella volante diretta a Piazza Cavour, civico 3. Perquisito, vi rimane fino alle 12.30 con l’accusa di «manifestazione non autorizzata». Sequestrati anche i cartelloni che aveva con sé: «Libertà, Freedom, per Leonard Peltier, da trentotto anni ingiustamente incarcerato. 13.900 giorni. Il mio crimine: essere indiano. Qual è il tuo?». 

Solo la firma di Obama potrà restituire la libertà a quest’uomo. Quel giovedì, è il 27 marzo 2014, giorno in cui il presidente degli Stati Uniti Barak Obama è in visita dal Santo Padre. Ed è proprio in quel giovedì, nella visita di Obama al Vaticano, che il Comitato di solidarietà per Leonard Peltier ha individuato l’occasione per ricordare l’attivista statunitense per i diritti dei nativi americani, che è ingiustamente in carcere dal 1976, accusato falsamente dell’uccisione di due agenti dell’Fbi. 

Qualche ora dopo, nella stessa piazza, ad alcuni manifestanti del Cofem, Consejo de Federaciones Mexicanas en Norteamérica, viene chiesto gentilmente di spostarsi a via della Conciliazione, suolo italiano, per proseguire la loro manifestazione contro le deportazioni dei messicani immigrati attraverso il confine statunitense e per la richiesta di una riforma migratoria…”

Non aggiungo altro, potete immaginare da che parte sto. Sicuramente quella  sbagliata.


Doriana Goracci

domenica 30 marzo 2014

Finalmente il PD si è rotto... (di sopportare renzie) - Nasce il Correntone Ala Sinistra



“Vale la pena di difendere questo stato ? Dieci mesi fa ho detto: così com'è no, non vale la pena di difenderlo. Oggi dico: così come va diventando, siamo noi che dobbiamo difendercene". 
(Leonardo Sciascia, 4 aprile 1978). 
Ormai le notizie politiche di casa nostra  tocca leggerle su Radio Irib, l'unica che dice ancora la verità. Renzie ha rotto... non solo ha dimostrato di essere un incapace ma in quello che ha fatto ha dimostrato anche di essere capace di rompere senza costrutto. I parlamentari del PD che non sono poi così cretini l'hanno capito in tempo ed ora si ribellano. Metà PD forma un correntone anti-rottamatore...  (Paolo D'Arpini)

Ci saranno bersaniani come Nico Stumpo, Danilo Leva e Davide Zoggia. Dalemiani come Enzo Amendola e Andrea Manciulli. Ma anche ex-ppi come Enrico Gasbarra e la lettiana Paola De Micheli. Punto di riferimento, il capogruppo Roberto Speranza. Padre nobile, Guglielmo Epifani. Si riuniranno alla Camera martedi' sera alle 20, finiti i lavori d'aula. Non hanno ancora un nome ma una linea precisa. "Siamo autonomi ma definirci anti-renziani e' sbagliato", specifica Stumpo all'Adnkronos.

Dopo una complicata fase post congressuale fatta di tensioni, sfarinamento e qualche divergenza, una parte della minoranza Pd ha deciso di uscire dalla 'palude', per dirla con Matteo Renzi. "Mettiamola cosi' -si spiega- c'e' un gruppo, anche generazionalmente nuovo, che si e' posto l'obiettivo di rilanciare un'area riformista e superare definitivamente congresso". Per contare e dire la sua, innanzitutto, nella organizzazione del partito. Anche nel segno di un ricambio generazionale. E Gianni Cuperlo, i 'turchi' che fine fanno? Con i 'turchi', si chiarisce, ci sono distanze anche restano punti comuni sulle politiche. In primis, l'impegno per migliorare il dl Poletti sul lavoro. "Quanto a Gianni, speriamo che sia con noi nel gruppo dirigente di questa nuova componente". Del resto, il lavoro e' appena iniziato. Si punta a strutturare l'area sul territorio e a organizzare, entro amministrative e europee, un appuntamento nazionale.

Nella nuova componente i big della vecchia guardia non saranno coinvolti direttamente. "Ma Bersani e' informato, ovviamente. Con Pier Luigi ci siamo confrontati -spiega Stumpo- e ha condiviso la nostra iniziativa. Bersani continuera' a fare politica anche strutturando la fondazione Nens e promuovendo momenti di formazione e riflessione sui temi economici soprattutto, ma l'ex-segretario non si mette a organizzare componenti...".

Quanto a chi guidera' l'area e' presto per dirlo. E' chiaro che sono in molti a guardare a Speranza come punto di riferimento, specie i piu' giovani, ma "lui fa il capogruppo -spiegano i suoi- e necessariamente deve avere un profilo istituzionale. Ma ci sono tante personalita' tra cui Epifani e soprattutto Cuperlo che nessuno vuole accantonare...". Cuperlo, intanto, ha accettato l'invito a partecipare alla riunione di martedi'. E, da parte sua, continuera' a lavorare per tenere unita la minoranza, anche se c'e' chi "non resiste all'atavico bisogno di costruire recinti piu' piccoli, che ha sempre caratterizzato la sinistra", dicono i suoi. Ma, sottolineano, "non ci sono tensioni. Gianni andra' martedi' sera alla riunione e allo stesso tempo va avanti nell'organizzazione dell'iniziativa del 12 aprile" a cui ha invitato tutta la minoranza, Pippo Civati compreso, e anche il neo-vicesegretario Lorenzo Guerini.

La minoranza si riorganizza, insomma. Anche in vista del percorso che Renzi ha delineato ieri in Direzione. Gruppo di lavoro sul partito da insediare nei prossimi giorni per occuparsi, intanto, della campagna elettorale. Poi, dopo il voto del 25 maggio, ci sara' un momento di confronto per capire come organizzare il Pd dell'era Renzi, la prima con un segretario che e' anche il presidente del Consiglio. Non dovrebbero quindi esserci ingressi di esponenti della minoranza, a breve, in segreteria. La gestione 'collegiale', se ci sara', ci sara' in estate dopo le europee e dopo la conferenza sul partito. Ma intanto, dalla prossima settimana, anche alcuni componenti del nuovo 'correntone' saranno chiamati da Guerini a far parte del "gruppo di lavoro sul partito" di cui ieri ha parlato Renzi. "Noi -dice Stumpo- siamo disponibili anche perche' siamo stati proprio noi a proporlo. Avevamo gia' chiesto di mettere su un gruppo di lavoro per la candidature alle amministrative e alle europee, poi i tempi si sono un po' allungati. Ora possiamo recuperare e lavorare alla conferenza sul partito in estate. E uno dei primi temi sara' quello del finanziamento pubblico. Il Pd e' improntato per essere un partito a finanziamento pubblico. Ora non c'e' piu' e qualche soluzione la dovremo trovare...". (AdnKronos)

venerdì 28 marzo 2014

Una partita a poker con renzie, obama e francesco.. ed una peperonata di troppo - Sogno ventoso di una notte di primavera



Forse ho mangiato con troppa avidità la peperonata.
Di fatto questa notte ho fatto un sogno strano. Non un incubo, ma un sogno assolutamente strano

Ero seduto al tavolo del poker con Renzi, Obama e Francesco.


Renzi stava perdendo, con incarnato cadaverico, e si sforzava di essere il più gentile e disponibile possibile con Francesco e soprattutto con Obama. Ne seguiva le mosse, ne vantava l’abilità ad ogni colpo vincente, ne copiava le espressioni, scimmiottando un improbabile inglese, per ossequio a quello che sembrava essere il suo padrone: l’Obama.

Che vinceva, moderatamente, ma vinceva. Con finta disponibilità ed educazione verso gli altri tre giocatori, cercava di mascherare l’arroganza endemica, la spocchia appiccicata da appena un secolo, l’autostima suprema, che lo portava a trinciare giudizi, a dare o meno patenti di civiltà (lui!), di democrazia, di affidabilità. Trasudava padronanza, potere, superiorità da tutti i pori, ed anche i capelli brizzolati sembravano trasmettere il vero sentire dell’Obama: il padrone sono me!

Renzi si adeguava, scodinzolando, ovviamente, ansioso della necessaria protezione dell’Imperator della Nuova Roma, Washington.

Francesco il candido, faceva ovviamente il gesuita. Come del resto è.

Predicava con simpatica umiltà, cercava di mostrare come si deve giocare. Certo, aveva la brutta abitudine di tutti i suoi predecessori, di pretendere che la sua fosse la vera maniera di stare al gioco. Fingeva umiltà per mascherare i duemila anni di gestione brutale del potere attraverso un esercito di venditori di fumo: soffrite voi in questa valle di lacrime, perché la ricompensa la avrete nell’aldilà. A gestire il potere ci sacrifichiamo noi.

Io facevo l’europeo. Scanzonato e fregandomene di chi avevo davanti e contro.

Come sempre il poker va ad ondate Più alte e più basse, ad intermittenza. Salendo di intensità verso la fine del gioco.

Arrivammo così alla mano cruciale, alla mano decisiva.

La posta era già alta, a fine gioco. Renzi aprì, ed Obama rilanciò pesante. Francesco, il cartaio, fece finta di pensarci (bluff comportamentale), poi si adeguò. Io non credetti né ad Obama, né a Francesco, e rilanciai, suscitando sguardi quasi offesi di Obama e di Francesco.

Renzi il pallido se ne andò: come sempre non aveva nulla in mano.

Obama cambiò due carte, come Francesco. Io ne cambiai una, essendo già servito, in verità. Obama puntò alto, altissimo. Francesco ancora di più. Io vidi. Obama poteva per regola rilanciare e puntò tutto. Francesco vide. Io pure.

Trionfante Obama mostrò le carte: full di Marines e di Navy Seals.

Francesco lo gelò: “non basta”, untuosamente disse, “Poker di santi”, mostrando le carte ed allungando le mani sul tavolo.

Fermo!” intimai facendo vedere le mie carte: “Poker di Panzer Divisionen!”. Avevo vinto,

Mi svegliai di botto, convinto che il pigiama fosse la nera divisa dei carristi Tedeschi.

Mi resi conto che era un sogno.

Bello, bellissimo, ma solo un sogno.

O forse no.

Forse era stato un sogno, sì, ma premonitore.

Sono rimasto di buon umore tutta la giornata.



Fabrizio Belloni

giovedì 27 marzo 2014

Bella Ciao... Discorso alle folle sull'Europa, la Nato, Obama, il papa ed altri prestigiatori...



Dice un proverbio «Attraverso le asperità si giunge alle stelle.». Non me lo posso permettere? Le asperità non mancano da anni e ormai abbiamo anche le stelle, sia pure cinque. Devono fare molte attenzione Lor Signori, che minacciano di andarsene se gli toccano un euro dei loro vergognosi compensi. Minacciano i creativi della Finanza della Moda dell’Industria della Politica… 

La campagna elettorale sarà nelle piazze, quelle che sono diventate deserte e disertate da tutti negli ultimi dieci anni: “Se il M5S avrà una forte affermazione elettorale ed entrerà nel Parlamento europeo gli attuali equilibri salteranno. Il M5S vuole il ritorno ai principi di solidarietà e di comunità. L’Europa si chiamava Comunità Europea, oggi si è trasformata in Unione Europea. Il M5S vuole un’Europa solidale o nessuna Europa.” - La mia non è una dichiarazione di voto e chi mi legge e mi sopporta da anni sa quanto poco io mi occupi di cosiddetta Politica e Partiti, ma una constatazione da pensionata, di fatti. O misfatti, a voi la scelta, compreso votare.  

Ed ora passiamo ad altro....

Forse sono un po' tarda e forse , anzi sicuramente, non sono una professionista di geopolitica, però  a me sembra chiaro che Obama, venuto a Roma per ascoltare il papa ( lui si se ne intende di fraterna sorellanza comunicazione), ha chiaramente esplicitato che i membri della Nato non possono permettersi di tagliare la spesa militare: «La situazione in Ucraina ci ricorda che la libertà ha un costo».

Torniamo un attimo in Vaticano (che si fa per dire è in itaGlia), Obama ha anticipato che  "Il Papa ci sfida. Ci implora di ricordarci dei poveri. Ci invita a fermarci a riflettere sulla dignità dell'uomo. Arrivo a Roma per ascoltarlo: il suo pensiero è prezioso per capire come possiamo vincere la sfida contro la povertà estrema e per limitare le sperequazioni".Già, era nel 2008 che scrissi i Prestigiatori Mondiali, quando l'altro papa che ancora è in vita con quello attuale,  andò lui in America: sempre God bless America.

Ritorniamo al Gas, che non sono i Gruppi di Acquisto Solidale,nel Nato Incontro a Bruxelles con gli "alleati europei" (termine del tutto pacifista) ha anticipato che :«Siamo preoccupati dai tagli alla spesa militare. Ciò sta avvenendo non in tutti i paesi, ma in molti Nel medio-lungo termine, dovremo assicurarci che tutti partecipino allo sforzo»
Dice Leonard Peltier, indiano d'America, da 38 anni nelle carceri di massima sicurezza statunitensi (per cui oggi 27 marzo si manifesta a Roma): "la mia colpa è essere indiano, e la tua?"La Libertà ha un costo, dice Obama quello delle Nobel Azioni. Nessuno ci dirà invece  che saremo poveri ma belli,  perché ancora crediamo nella libertà e nella vita, fatta di condivisione senza agrodolci fini, a sbandierare solo la volontà di rimanere con i piedi per terra,  senza voli e svolazzi di diritti, scritti su una Carta, da tempo bruciata e calpestata, fatta cenere, buona a coprire certe patate. (anche questo già scritto ben 6 anni fa...).


Io nata nel '50 ascolto da decenni questo  ciao Bella  e ritornano a casa loro a farsi gli Affari nostri. Nel dubbio non ringrazio nessuno, credo che abbiamo già dato alla Guerra che va in Pace. Troppo.Mi chiedo chissà verso dove correvamo, noi donne, quando eravamo le ragazze del dopoguerra...


Doriana Goracci 


https://www.youtube.com/watch?v=4CI3lhyNKfo

L’Italia è rottamata…. grazie a “renzie”, in arte Matteo Renzi il rottamatore….

L’Italia è morta, viva l'Italia. 

Il rottamatore riesce nell’impresa. Finalmente renzie si può fregiare a pieno titolo del nomignolo che sin dall’inizio della sua carriera nefanda gli è stato affibbiato, quello di “rottamatore”. Sì, ora se lo merita senza ombra di dubbio, è riuscito a compiere l’opera per la quale è stato inviato. Facendo ricorso alla fiducia, il senato ha approvato un testo che di fatto trasforma le province in «enti territoriali di area vasta» affidandone le funzioni alle «città metropolitane».
L’Italia è sfranta… rottamata! Basta bene comune, basta identità locale, basta senso della comunità, basta tradizioni culturali…. diventiamo tutti cosmopolitani. Insomma la dismissione delle province ha dato il colpo finale all’italianità. Abbattere le province non giova e non serve a nulla dal punto di vista del risparmio economico e dell’efficienza amministrativa. Le province sono un legante necessario fra i comuni che si identificano in un determinato luogo, con un proprio capoluogo riconosciuto.
Avrebbe dovuto eliminare i carrozzoni del sottogoverno e fonte di spese abnormi, zavorra istituzionale in contrapposizione allo Stato, trattandosi di staterelli nello Stato: le regioni. Le regioni sono il vero male dell’Italia, la fonte di ogni corruzione e dell’esaustione di ogni socialità comunitaria. Le regioni costituite a tavolino che non rappresentano l’identità bioregionale dei luoghi. Le regioni che prese una per una costano ciascuna come un governo centrale. Le regioni che soddisfano i bisogni della mafia e dell’individualismo pecoreccio della politica, quello dei posti al vertice gestionale sul territorio.
Piango su me stesso e sulla povera Italia. Purtroppo. Piango su me stesso perché ho votato alle primarie del PD per renzie segretario, nella tenue speranza che potesse sanare gli errori della obsoleta e stantia classe dirigente dalemiana. Piango per le piccole comunità che si definivano “in provincia di..”. Che ora non avranno più nome né forma. Saranno come il “genitore 1 e genitore 2” che non significano nulla, che possono essere maschio femmina gay transgender alieno animale zombie golem. Fine dell’umanità e fine dell’italianità…..
Infine renzie può rappresentare la vera faccia ghignante di cui si è fatto portatore: rottamatore.

Paolo D’Arpini
Referente Rete Bioregionale Italiana


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Articoli di Approfondimento:

https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=no%20alle%20regioni%20s%C3%AC%20alle%20province#q=no+alle+regioni+s%C3%AC+alle+province+paolo+d'arpini&rls=gm

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Articolo integrativo:

Macché Province Il vero carrozzone sono le Regioni

Il nostro Paese tiene in piedi 20 apparati colossali e iperburocratizzati, trasformatisi negli anni in associazioni per delinquere, fonti di corruzione, mangiatoie incontrollate

La storia delle Province da eliminare è lunga. Dura dagli anni Sessanta, quando l'ipotesi di istituire le Regioni prese corpo come previsto dalla Costituzione (la più bella del mondo? Ridicolo).

Quasi tutti i partiti dell'epoca erano convinti: dentro le Regioni, fuori le Province, che avrebbero dovuto gradualmente cedere ogni attribuzione ai nuovi enti. Più che un convincimento generale, era un assioma.

La riorganizzazione cominciò con un trasferimento in massa (inizio anni Settanta) di personale dalle periferie provinciali ai centri regionali, che erano privi di dipendenti e non avrebbero potuto fare nulla (non fanno nulla neanche ora).

La Democrazia cristiana, che in materia di gestione del potere era imbattibile, propose: mentre attendiamo che le Regioni vadano a regime, concludano cioè la fase di rodaggio, allo scopo di non arrecare disagi ai cittadini evitiamo di chiudere le Amministrazioni provinciali. Lo faremo tra alcuni mesi. Le forze politiche all'unisono annuirono.

Cosicché enti vecchi ed enti nuovi convissero e seguitano a convivere, perché quel rodaggio, provvisorio per definizione, non è mai terminato. In Italia, d'altronde, l'unica cosa stabile è la precarietà. Ciò detto, va da sé che se le Regioni fossero state capaci di assorbire le competenze degli enti territoriali destinati a morire, oggi, anzi ieri, sarebbe stata automatica la soppressione delle Province.

Le quali invece non hanno mai smesso di lavorare, e di rendersi utili, mentre le sorelle maggiori non hanno neppure principiato a farlo. Il bilancio di queste ultime parla chiaro: l'80 per cento delle uscite serve per pagare le spese della sanità, che potrebbero essere saldate comodamente da un ente unico, dato che il denaro proviene dalle casse dello Stato.

In sostanza, il nostro Paese tiene in piedi 20 apparati colossali e iperburocratizzati, trasformatisi negli anni (come si evince dalle numerose inchieste giudiziarie in corso) in associazioni per delinquere, macchine specializzate nello sperpero dei nostri quattrini, fonti di corruzione, mangiatoie incontrollate, soltanto per garantire al cittadino una gestione più o meno buona (spesso pessima) della salute pubblica.

Viceversa le Province, il cui smantellamento è stato rimandato per quasi mezzo secolo, si sono consolidate dimostrando di essere insostituibili per il semplice fatto che le Regioni non sono attrezzate a sostituirle nel disbrigo delle pratiche ordinarie.

Ormai però è passato il concetto (sbagliato) che gli storici enti siano superflui e vadano pertanto urgentemente cancellati, ma non completamente. In altri termini, stando alla legge appena approvata, essi muteranno faccia e status, i consigli non saranno più eletti, ma non cesseranno di svolgere le tradizionali funzioni non delegabili per i motivi già spiegati. Risultato, tanto clamore per niente. I costi non diminuiranno. Non valeva la pena di riformare le Province (poiché ciò non porta alcun vantaggio né alcun risparmio): semmai bisognava rassegnarsi ad «abbattere» le Regioni ovvero a ridurle a tre o quattro macroregioni, al fine di stroncare il malaffare endogeno, di cui chiunque ha contezza.

Non c'è un solo ente di questo tipo che non sia oggetto d'indagini della magistratura e che non abbia contribuito, in misura spaventosa, all'aumento (insostenibile) del debito pubblico.

Siamo consapevoli di predicare nel deserto. Fra l'altro noi stessi fummo promotori della soppressione delle Province, in base alle considerazioni espresse all'inizio del presente articolo. Tuttavia, constatato che le Regioni non sono all'altezza di supplire alle competenze dei più piccoli enti territoriali (tanto che questi rimangono in vita sia pure sotto mentite spoglie), decidiamoci a mandarle in pensione. Smetteranno almeno di fare danni. E i conti dello Stato ne trarranno enormi benefici. 


Vittorio Feltri 
(Il Giornale)

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Commento di Franca Oberti:  "Notizie amare dalle decisioni del governo che riguardano le province, avremo le città Metropolitane e un nuovo Podestà da pagare fior di quattrini, tutti quelli sottratti agli eletti in provincia, ci vogliamo scommettere? Inoltre il carrozzone provincia mica è eliminato, figuriamoci! diventa una specie di azienda, no, anzi, un ente di quelli che non si capisce cosa ci stiano a fare… ci saranno tanti pollai senza il gallo!”


mercoledì 26 marzo 2014

Italiani europei? No, euroscettici....!

Dalema si era inventato l'associazione "italiani europei" per benedire e promuovere  il processo di europeizzazione dell'Italia, e forse a causa di ciò viene ora candidato dal suo "rottamatore" come futuro commissario europeo. Ma resisterà  questa Europa sino ad allora o crollerà prima ignominiosamente? (Paolo D'Arpini)

 Nec audiendi qui solent dicere, Vox populi, vox Dei, quum tumultuositas vulgi semper insaniae proxima sit

"Vox Populi, vox Dei"... .cresce, cresce, monta, monta. Diventa Tsunami.

Non ci sono santi. La saggezza degli Antichi non si smentisce mai, e il titolo ne è un’ennesima riprova.

Dunque. L’Europa è nata, tanti anni fa. La vidi nascere: mio padre era uno dei funzionari della CCIAA di Milano che si dannò l’anima per costruire regolamenti, smussare angoli, aggregare consensi dei primi sei Stati che fondarono il sogno Europeo.
Poi l’Europa si è allargata, è cresciuta ed è diventata grande. Meglio dire, grossa.

Ma non le fecero, per motivi politici e finanziari, cari ai “poteri forti”, le “vaccinazioni” che si fanno a tutti i bambini che crescono. 

Così è cresciuta male, storta, gobba, intrisa di valori fasulli, che tanto sono distanti dalle speranze di partenza. E’ diventata una baldracca sfiorita, asservita alle cento “famiglie” che contano, nelle mani delle criminali banche d’affari d’oltre Atlantico, pressoché tutte semite. In più c’è il cancro della city di Londra, mezza dentro all’Europa quando le conviene, mezzo fuori, idem. E’ il gancio col quale gli yankee, asserviti alla Federal Riserve, alla Goldman Sachs, alla Stanley Morgan, alla sconosciuta e terribile banca Boen, la banca della regina Elisabetta, di cui è proibito parlarne anche nel Parlamento inglese, per darvi un’idea, è il gancio, dicevo, col quale i “poteri forti” della quinta strada tengono per il collo l’economia europea, legata agli States.

Naturalmente molte parti politiche, in vari Paesi della vecchia, cara Europa, hanno cominciato a interpretare il malcontento che, dapprima inconsciamente, con lo stomaco ed il fegato, poi sempre più consapevolmente, la Gente d’Europa sentiva nascere dentro di sé. Non c’è peggior odio di un amore tradito. Non c’è peggior rabbia di una speranza violentata e delusa. L’Europa che cresceva senza le “vaccinazioni” contro il consumismo avido, vuoto, straccione, sterile e usuraio non era quello che i Popoli chiedevano e speravano. Non questa Europa di banchieri usurai e finanziarie criminali.

Ungheria, Catalogna, Scozia, Danimarca, Grecia, Belgio, gran parte della Germania, ed ora, fortemente la Francia, hanno visto crescere in modo imprevisto e terrorizzante per i “poteri forti”, i cosiddetti euroscettici, cioè gente che di questa Europa non ne vuole sapere.

Ed in Italia? Come sempre non siamo così seri come altri Paesi. Però anche da noi varie parti politiche si stanno muovendo in tal senso: le prossime elezioni europee saranno molto interessanti, con buona pace dell’ex fascista, ex filo nazista, ex migliorista comunista, che siede sul Colle. Buono per tutte le stagioni,, in ogni occasione appropriata o no, tira fuori la storiella dell’Europa che salva il futuro. 

Questa Europa? Ma per favore! Si ricordi, il Signor Giorgio, Presidente Napolitano che “vox populi, vox dei”. Il che è vero ed anche più democratico dei patti europei firmati, obbedienti ai “poteri forti”, senza consultare il Popolo. Ma i nodi stanno arrivando al pettine.

Europa, erwache!


Fabrizio Belloni

Ostia, 28 marzo 2014 - Voce Donna, la voce di donne umiliate, abusate, violentate, uccise....



Presentazione del volume VOCE DONNA, che si terrà il 28 marzo 2014 alla Biblioteca Elsa Morante - Ostia (Roma) alle ore 18.00, entrata Via Adolfo Cozza 7.

Il volume VOCE DONNA esprime la VOCE di donne umiliate, abusate, violentate, uccise. Non solo, VOCI di donne dal comportamento sublime nell’affrontare il conflitto fuori e dentro il vivere quotidiano. VOCI di donne che esprimono sentimenti al femminile ispirati dall’Eros.

Ho scritto questo libro per far uscire dall’anima il grido di indignazione, di dolore che mi opprimeva; ma anche la volontà di infondere nelle donne la forza di affermare, nonostante tutto, il diritto di esistere libere nella propria specificità di genere.

Il linguaggio poetico con cui scrivo le storie, tutte vere, si innalza sulla cronaca nera, penetra nelle viscere del  vivere, sublima l’efferatezza trasformandola in una ferita che arriva nel profondo di tutti noi e muove alla emozione e alla riflessione. Il linguaggio poetico ha una valenza universale che attinge alla radice dell’umano e vive in un tempo senza tempo.

Ho scritto queste poesie pensando a tutte le donne, soprattutto alle adolescenti, donne in- fieri e ad esse è rivolto come strumento di conoscenza e consapevolezza.
 
Marcella Delle Donne *

* già professore di Sociologia presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza

martedì 25 marzo 2014

Lavoro ben remunerato all'estero - Un posto a Bruxelles fa gola a molti....



Liberali, popolari e socialisti compattano le armate da gettare nella battaglia elettorale del 25 maggio 2014. Banchieri, finanzieri globalizzati, burocrati di Bruxelles e Strasburgo, economisti affamatori, professoroni titolati, giornali e giornalisti, tutti strettamente collegati alla greppia del regime UEista si preparano a lanciare all'attacco la fanteria di prima linea: i politicanti d'assalto alla Renzi.


L'UEismo ha dato loro un dio che è pure un simbolo unitario da sventolare ed imporre a tutti i sudditi: € .....l'euro.
Si batteranno alla morte per non perdere il potere ed i privilegi acquisiti con il Trattato di Roma per finire a quello di Maastricht. 


Con tutti i mezzi, leciti ed illeciti.


Questione di sopravvivenza, non di idealismo.

In campo opposto uno strano miscuglio. Euroscettici, populisti di ogni tipo e, soprattutto, un mare di popolo astensionista.


Tutti uniti dall'odio per l'euro e per quello che rappresenta. 
Ma divisi profondamente per le scelte di fondo e sulla strada da intraprendere. Innanzitutto lotta all'euro oppure proprio alla esistenza di questa Unione Europea?


Partecipazione al voto o astensionismo di massa ?
Voto per questo o per quello dei partiti dichiaratamente euroscettici?


Se nella stessa Germania l'euro trova forte opposizione, figuriamoci cosa potrebbe accadere nei paesi in cui la moneta e la politica del rigore ha ridotto alla fame.  Resta il fatto, inconfutabile, che agli europei non è mai stato concesso di decidere con il voto se accettare o meno la moneta unica. 


Così come mai sono stati consultati in relazione alla fondazione stessa della Comunità Europea ed ai vari trattati.


Sua Maestà presidente Napolitano nelle  lezioni di democrazia su questo glissa, con aristocratico disprezzo.


Astenersi quindi, nella totale repulsione per i partiti ed i deputati che siederanno a Strasburgo?  Anzi, allargando, proprio evidenziando così  la illegittimità morale di rappresentanza del parlamento stesso di Bruxelles ?

Non vale astenersi, sostengono molti. Tutti interessati ad essere eletti. Dimenticano di aggiungere che, fino ad ieri a Kiev, abbiamo visto come la piazza abbia rovesciato un governo eletto democraticamente. Spinta proprio dall'UEismo occidentale.

Quindi, agli obiettori, si può rispondere che   si potrà detronizzare qualunque istituzione UEista tramite la piazza, più o meno facilmente. Magari con l'aiuto di Putin. Proprio Barroso e soci ce lo hanno appena insegnato con il loro sconsiderato comportamento al soldo di Obama.

Per chi volesse, si potrà giocare la carta degli euroscettici.
In Francia, Ungheria, Olanda, Inghilterra e via di seguito non mancano i partiti ed i politici da votare. Tutti ben messi e con affidabilità antieuropea manifesta.


In Italia c'è da riflettere su chi si possa definire euroscettico.
Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia, lista Tsipras minacciano sfracelli contro l'euro e la dittatura economica della troika.


Fino ad oggi nessuno di loro ha fatto qualcosa di concreto che dimostri con i fatti di meritare fiducia.


Magari promuovere una bella manifestazione di piazza sotto il Quirinale per contestare le offese loro rivolte dal Sovrano.
Oppure contestare fisicamente uno tra i tanti commissari UEisti che vengono a Roma per imporre le sanzioni da applicare agli italiani tutti. Niente, neppure una bandiera a 12 stelle bruciata per disprezzo davanti la Boldrini.
Riuscirebbero queste formazioni a rovesciare l'Ueismo dall'interno?


Nel parlamento italiano tuonano tutti, grillini in testa, con sceneggiate e fiction televisive da gustarsi.


In piazza non si vedono proprio, inconfutabile pure questo.
Come uscirebbero dall'euro in un parlamento ove fossero minoranza?


Prendano formale impegno, da soli od in compagnia, a passare dalle parole ai fatti.


Che dall'eurodittatura si dovrà uscire: con le buone o le cattive.


Solo dopo si potrebbe valutare se appoggiare con un consenso elettorale una di queste formazioni, o tutte.
Altrimenti, se tale garanzia non arriverà, sarà piú opportuno astenersi in massa dal voto. Gli eventi storici maturano comunque, dentro e fuori i parlamenti. 
Ci stanno magari di più ma la storia non si ferma.

Vincenzo Mannello 

lunedì 24 marzo 2014

Viterbo e Rosa, la santa fuori calendario - Lettera aperta del senatore Michele Bonatesta a S.E. il Vescovo di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli



Vescovo Lino Fumagalli  che ostende reliquia di Santa Rosa


VITERBO. Eccellenza illustrissima, Mons. Lino Fumagalli Vescovo di Viterbo,
bene.
Bene, anzi… benissimo.

Ora che la malsana ( non in senso dispregiativo e, comunque, ad avviso del sottoscritto, ovviamente), ora che la malsana idea di un trasporto straordinario dellaMacchina di Santa Rosa per festeggiare il riconoscimento  da parte dell’UNESCO della tradizione viterbese del 3 settembre quale patrimonio intangibile dell’umanità, ora che - dicevo - la malsana idea è stata ( mi auguro) definitivamente accantonata per il cortese diniego di Sua Santità Papa Francesco a venire a Viterbo per assistervi, ora - Le dicevo - occorre però che qualcuno metta mano a questa nostra tradizione per completare l’opera dell’UNESCO stessa ma soprattutto per dare aSanta Rosa da Viterbo quella immagine che Le spetta e che sinora Le è stata negata, per dare a Viterbo quella immagine che l’essere la città natale di Santa Rosa le spetterebbe di diritto e che - al contrario - in tutti questi anni, in tutti questi secoli è stata costantemente e volutamente trascurata se non addirittura ignorata.

Epproprio, Eccellenza: Santa Rosa.

Santa Rosa da Viterbo che a tutt’oggi è considerata una Santa di ‘ serie B ‘ tant’è che non figura nemmeno nei calendari.
Eccerto, Eccellenza: Viterbo, città natale di Santa Rosa,venerata anche in altre città del mondo ma pressoché sconosciuta, sotto questo aspetto, nel resto d’Italia.

Santa Rosa da Viterbo, Eccellenza Illustrissima, Mons. Lino Fumagalli:  una Santa di ‘ serie B ‘, abbiamo detto, solo in quanto - è stato chiarito anche di recente - nessuno l’avrebbe mai ‘ iscritta ‘ nel Martirologio Romano, vale a dire il libro ufficiale della Chiesa dove sono registrati tutti i Santi.

Eggià, Eccellenza Illustrissima, Mons. Lino Fumagalli Vescovo di Viterbo.

Lungi da me il voler essere ( e tantomeno apparire ) dissacrante nei confronti della nostra amata Santa Bambina ma questa storia del ‘ contributo non versato ‘ per l’iscrizione nel Martirologio Romano mi sa tanto di… ‘ marchette ‘, Eccellenza illustrissima.
Questa storia del pagamento non effettuato della ‘ quota di iscrizione ‘ di Santa Rosa da Viterbo nel Martirologio Romano . Eccellentissimo Vescovo di Viterbo Mons. Lino Fumagalli ‘, mi dà tanto l’idea di…contributi Inps non versati anche per i Santi.

Epproprio, eccellentissimo Vescovo di Viterbo.

Il fatto che Santa Rosa da Viterbo sia tutt’oggi una ‘Santa di Serie B ‘ nonostante ‘ di fatto ‘ eletta patrimonio intangibile dell’umanità, non è una cosa bella, non mi sembra assolutamente un fatto accettabile.
Se quello che manca, infatti, è l’iscrizione nelMartirologio Romano, se ne chieda finalmente l’iscrizione.
Se per ottenere l’iscrizione occorre pagare ( come i contributi Inps, Le dicevo), ebbene…  che si paghi.

Che… ‘ qualcuno ‘ paghi !

Se è vero che il Comune di Viterbo era disposto a pagare un cifra non indifferente per organizzare un trasporto straordinario della Macchina di Santa Rosa, ebbene… ora che il trasporto non si fa più, con quei soldi si paghi l’iscrizione di Santa Rosa da Viterbo nel Martirologio Romano, vale a dire nel libro ufficiale della Chiesa dove sono registrati tutti i Santi e si faccia finalmente diventare ‘ anche ‘ Santa Rosa da Viterbo una… Santa di Serie A.

E, ciò fatto, si chieda sin da ora che il Suo nome venga inserito nei calendari a partire dal prossimo anno, il 2015.

Diciamo ufficialmente, Eccellentissimo Mons. Lino Fumagalli Vescovo di Viterbo, diciamo apertamente quanto costerebbe questa benedetta ‘ iscrizione all’albo dei Santi ‘ ( nemmeno si trattasse di un…ordine professionale) e se il Comune di Viterbo dovesse decidere di non erogare il contributo necessario, facciamola diventare una iniziativa del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa.

Eccerto.
Loro, sicuramente, non si tirerebbero indietro !
Eccerto.
In tal caso le istituzioni locali non ci farebbero una gran bella figura ma se sino ad oggi le istituzioni locali, i politici locali, gli amministratori locali se ne sono fregati, tutti , lasciando Santa Rosa da Viterbo relegata nella ‘ serie cadetta dei Santi ‘, è immaginabile che della figura barbina che farebbero delegando un loro compito alSodalizio dei Facchini di Santa Rosa non potrebbero fregarsene di meno.

Resta il fatto, Eccellenza illustrissima che… questa iscrizione di Santa Rosa da Viterbo nel Martirologio Romano … s’ha da fare.

E non perché lo dica il sottoscritto.

Perché ce lo dice l’Unesco.
Ce lo dice l’Umanità intera.
Ce lo dice la città di Viterbo.
Ce lo dice la fede dei viterbesi tutti.
Ce lo chiede la Santa Bambina che oramai è cresciuta ed è diventata la … Santa adulta, patrimonio intangibile dell’Umanità.

Essì, eccellentissimo Mons. Lino Fumagalli Vescovo di Viterbo.
Prenda Lei l’iniziativa.

Faccia promuovere Santa Rosa da Viterbo dalla serie B (dei Santi) alla… serie A.
La faccia inserire nel calendario il 4 settembre del prossimo 2015.

E… prenda l’iniziativa ‘ anche ‘ perché finalmente si faccia la ‘ Fondazione Santa Rosa da Viterbo ‘ di modo che Viterbo diventi meta di pellegrinaggio come tante altre città italiane ( e non solo) che hanno saputo valorizzare i loro Santi ‘ esportandone ‘ la fede in ogni luogo.

Epproprio, Eccellentissimo Vescovo di Viterbo, Mons.Lino Fumagalli.

A quel punto torneremo a chiedere che il Santo Padre ci onori della Sua presenza, magari il 3 settembre, in occasione del trasporto della Macchina di Santa Rosa.


Santa Rosa, quella Santa che - il giorno dopo - sarà a tutti gli effetti - finalmente - una… Santa di Serie A.
Una Santa che a qual punto potrà finalmente sancire il suoPatto d’ Amore anche con Papa Francesco, circondata dall’amore della sua città che… La vide bambina.

Eggià, Eccellentissimo Mons. Lino Fumagalli.

Santa Rosa da Viterbo, la nostra Santa bambina che oramai vuole cambiare carta di identità essendo…diventata GRANDE !!!

O no ?


Sen. Michele Bonatesta

     Irriverente, ma informato!

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Integrazione in sintonia: 

Rosa santa ma…con santa pazienza
L’articolo del senatore Michele Bonatesta sulla mancata iscrizione della nostra patrona e protettrice Rosa, in qualità di santa nel Martirologio Romano, ci da l’occasione di ritornare sull’argomento, scottante e da tutti ignorato, che Rosa per la Chiesa non è “ufficialmente” Santa, ma solo Beata.
Infatti, come da noi denunciato in più occasioni, la nostra protettrice S. Rosa è annotata nel Martirologio Romano come la Beata Vergine Rosa da Viterbo. Al termine del processo voluto da Callisto III c’erano tutti documenti a posto per procedere all’iscrizione di Rosa, nel Martirologio Romano, come Santa. In quel tempo però né il Comune di Viterbo, e neanche il Cenobio erano nella disponibilità economica di pagare la cifra richiesta (di cui non si conosce l’entità).
Ricordiamo che il Martirologio Romano è il libro ufficiale della Chiesa dove sono registrati tutti i santi, i beati e le rispettive ricorrenze liturgiche. Nei volumi stampati prima del 2007, la nostra protettrice era annotata (sempre con il titolo di beata) al 4 di settembre (traslazione) e al 6 di marzo (giorno della morte o transito). Adesso nell’ultima edizione, stampata nel 2007 a cura della Cei, la Beata vergine Rosa da Viterbo è menzionata solo alla data del 6 marzo, ed è stata misteriosamente cancellata dal 4 settembre. Nessuno ci ha dato mai chiarimenti sui motivi della cancellazione.
E’ pur vero, come sosteneva il vescovo Lorenzo Chiarinelli, che se il papa la appella come Santa, essa è a tutti gli effetti tale, ma per noi che amiamo la precisione, questa omissione nel libro ufficiale della chiesa, dove sono elencati tutti i santi, ha un sapore di “Santa di serie B”, e non ci piace. Il vescovo Chiarinelli, da noi interpellato in proposito, ci fece sapere che per lui il problema non esisteva, e che tutto andava bene così.
Poi nel 2009, venne a Viterbo in visita pastorale, papa Benedetto XVI. Quando il pontefice si recò a pregare davanti all’urna della nostra protettrice, la badessa del Monastero di S. Rosa gli consegnò una supplica scritta, affinché nel Martirologio Romano, si annotasse finalmente la nostra “Rosina”, non più come Beata ma come Santa. Quella richiesta non rimase lettera morta, perché dopo poco tempo il Francescano Padre Bove, che faceva parte della Congregazione dei Santi, fu incaricato di verificare se esistevano le condizioni di questa iscrizione. Da indiscrezioni in nostro possesso sembra che padre Bove, dopo aver consultato i documenti esistenti negli archivi vaticani, stesse per dare il suo placet a questa operazione. Tutto ci diceva che finalmente eravamo giunti in porto. Invece non era così. Proprio quando tutto l’iter era quasi completato, il frate fu ricoverato in ospedale e dopo tre mesi morì. Da quel lontano giorno non è stato fatto più niente.
Adesso, come giustamente scrive Michele Bonatesta, sarebbe ora che il Comune si interessasse per ottenere la trascrizione di Rosa, come Santa, anche nel Martirologio Romano. Il primo passo da compiere è quello di chiedere se l’operazione ha un costo, e a quanto ammonti. Poi si possono seguire tante strade, anche quella della sottoscrizione popolare.


Non dobbiamo però dimenticare che c’è un altro riconoscimento da conseguire. E’ quello di riportare la festività di S. Rosa al 4 di settembre, giornata che è stata sempre dedicata a S. Rosa fin dalla notte dei tempi. Infatti, in quel giorno del 1258, papa Alessandro IV che aveva ricevuto in sogno per ben tre volte la visita della santa, guidò lui stesso la gloriosa traslazione del sacro corpo dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio al Cenobio di San Damiano (oggi monastero di S. Rosa). Le suore del Cenobio sostengono che fu il papa stesso con una sua Bolla a stabilire la festività di S. Rosa al 4 di settembre. Per chi sostiene che la regola adottata dalla Chiesa per calendarizzare le feste, sia sempre quella di scegliere il giorno della morte (dies natalis), rispondiamo che nel Martirologio ci sono fior di eccezioni. Non ultima quella di S. Francesco che è iscritto nella data della sua traslazione. Giovanni Faperdue