giovedì 31 gennaio 2013

Anthony Ceresa: "..la religione cattolica ed i mali causati dallo IOR vaticano..."




All’epoca del Politeismo c’erano meno guerre  e più ordine nel mondo, per il fatto che più Dei, ognuno controllava il proprio settore intervenendo prontamente al sorgere di eventuali dispute terrene, ma col passare del tempo e lo sviluppo dell’innovazione, ci siamo imbattuti con il falso progresso dove grandi filosofi scoprirono che Dio era ed è uno solo, (un unico Dio) il quale non riesce a controllare da solo l’intero universo, favorendo l’astuzia dell’uomo il quale ha scoperto dove e come beneficiare dei propri interessi a danno degli altri, quando il Signore si distrae. 

In fondo siamo tutti creati ad immagine e somiglianza di Dio  godendo e soffrendo dei medesimi atteggiamenti. Molti hanno avuto il sospetto di una forzatura del proprio pensiero ma non avevano i mezzi per intervenire e correggere una ideologia ormai diffusa.

Passarono molti anni e l’argomento si fece sempre più pressante sino ai nostri giorni, richiamando il pensiero di grandi uomini di azione. Hitler non era il solo a voler eliminare Roma per raggiungere la Pace nel mondo, ma non c’è riuscito a causa del fulmineo intervento Americano, che ha salvato il Vaticano perdendo  di vista il Duce che intendevano salvare per gli alti meriti come Statista, in un periodo molto sofferto della Politica Italiana, minacciata dal pericolo Comunista, dallo strapotere della Chiesa e dagli abusi dei Gerarchi fascisti identici ai Politici attuali.

Un popolo immerso in una situazione Politica che rende quasi impossibile amministrare, incapace di eleggere i propri rappresentanti politici, probabilmente per il livello di disinformazione creato dalla moltitudine di Partiti, e la presenza della Chiesa intenta a difendere i personali interessi per costruire l’Impero Universale fondato sul Monoteismo Dottrinale e Amministrativo, generando non poca confusione fra le anime timorate di Dio.

Eventi scottanti duri a morire nella nostra lunga storia di continue sofferenze formulate su racconti Mitologici, Filosofici e Politici che si alternano secondo gli interessi del momento, frenando il vivo desiderio dell’uomo comune di tutti i tempi, di socializzare con l’intera umanità in modo coerente.

Man mano che trascorre il tempo, si fanno sempre più convincenti le accuse verso la pseudo Democrazia impastata con gli interessi personali dei candidati Politici, offuscati da interferenze Religiose, producendo come risultato un regime di Totalitarismo libertario di Gruppo, distruggendo la Nazione Governata da arrampicatori di poltrone, seminando disgusto verso l’Autorità e di conseguenza causando l’avanzare di una nuova Fede molto diversa e forse superiore che concorre per la conquista del mondo, ponendo seri problemi al Cattolicesimo.

“Il Profeta Maometto” i cui insegnamenti di umiltà, fratellanza e povertà al servizio del Signore, sono rimasti immutati nel tempo e progrediscono attraverso la ramificazione Islamica in ogni angolo del Pianeta, decisa a convertire tutti i Cristiani e ad eliminare “il Vaticano” in rappresaglia di un Occidente psicologicamente gravemente malato il quale semina continue sofferenze, con “Roma” Capitale della grande speculazione Mondiale, intenta a manovrare il grande business con scandali, crimini e guerre continue in nome di Dio.

Per questo motivo l’Italia impastata nello sviluppo del male, necessita di armamenti sofisticati, aerei da guerra, navi, missili, bombe atomiche, e tantissimi incoscienti disposti a premere il grilletto, per assecondare  il lupo nel libero sbranare di esseri umani.

Partendo dal nostro Paese dove la cuccagna della Politica Italiana si fa sempre più devastante con tendenza ad inginocchiare l’intera Nazione, ricorrendo persino alla filosofia del Credo per convincere, spaventare i cascamorti che per paura vanno in Chiesa a battersi il petto e non appena usciti, proseguono indisturbati con azioni e pensieri nel fare del male ai propri simili, ai propri fratelli.

Il Sig. Monti coadiuvato dalla sua clicca di incoscienti, un evidente esempio di rappresentanza di Satana sulla terra, sorretti persino dal Vaticano per godere dei privilegi oltre misura, adoperandosi con infinite cattiverie per soddisfare i propri interessi contro il genere umano, fra i quali anche i suoi futuri discendenti.

Non intendo addentrarmi in ulteriori penose ricerche, limitandomi a trascrivere fatti già riportati ampiamente in Internet ad opera di illustri Giornalisti, i quali comprovano l’operato della Chiesa Cattolica come abituale responsabile di gravi illeciti, con super scandali che tendono a degenerare il Credo Cristiano.

Un quasi Impero prevalentemente Occidentale costruito in due mila anni di dominio sull’uomo, sorretto da Giornali e mezzi di comunicazione Cattolici, da folte rappresentanze Spirituali nel mondo, paragonabili ai 007 col compito di scrutare la psicologia umana, unitamente allo IOR (la Banca Vaticana nata nel 1887), unica religione ad avere una propria banca per maneggiare affari, speculazioni e investimenti, con profitti più o meno leciti in offesa all’umanità.

Molti scandali passati e recenti abilmente soffocati dall’informazione e dall’estremismo Cattolico, con il peccato originale incarnato nel sistema senza redenzione. 

Da oltre vent'anni, quando si chiuse il processo per lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo IOR è rimasto come un buco nero in cui nessuno osa guardare. Per uscire dal crac che aveva rovinato decine di migliaia di famiglie, la banca Vaticana versò 406 milioni di dollari ai liquidatori. Meno di un quarto rispetto ai 1.159 milioni di dollari dovuti secondo l'allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta. Lo scandalo fu accompagnato da infinite leggende e da una scia di cadaveri eccellenti. Michele Sindona avvelenato nel carcere di Voghera, Roberto Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, il giudice istruttore Emilio Alessandrini ucciso dai colpi di Prima Linea, l'avvocato Giorgio Ambrosoli freddato da un killer della mafia venuto dall'America al portone di casa.

Senza contare il mistero più inquietante, la morte di Papa Luciani, dopo soli 33 giorni di pontificato, alla vigilia della decisione di rimuovere Paul Marcinkus e i vertici dello IOR. Sull'improvvisa fine di Giovanni Paolo I si sono alimentate macabre dicerie, aiutate dalla reticenza vaticana. Non vi sarà autopsia per accertare il presunto e fulminante infarto e non sarà mai trovato il taccuino con gli appunti sullo IOR, che secondo molti testimoni il papa portò a letto l'ultima notte. 

Era lo IOR di Paul Marcinkus, il figlio di un lavavetri Lituano, nato a Cicero (Chicago) a due strade dal quartier generale di Al Capone, protagonista di una delle più clamorose quanto inspiegabili carriere nella storia recente della chiesa. Alto e atletico, buon giocatore di baseball e golf, era stato l'uomo che aveva salvato Paolo VI dall'attentato nelle Filippine. Ma forse non basta a spiegare la simpatia di un intellettuale come Montini, autore della più avanzata enciclica della storia, la Populorum Progressio, per questo prete americano perennemente atteggiato da avventuriero di Wall Street, con le mazze da golf nella fuoriserie, il sigaro Avana incollato alle labbra, le stupende segreterie bionde e gli amici di poker della P2.

Con il successore di Papa Luciani, Marcinkus trova subito un'intesa. A Karol Wojtyla piace molto quel figlio di immigrati dell'Est che parla bene il polacco, odia i comunisti e sembra così sensibile alle lotte di Solidarnosc. Quando i magistrati di Milano spiccano mandato d'arresto nei confronti di Marcinkus, il Vaticano si chiude come una roccaforte per proteggerlo, rifiuta ogni collaborazione con la giustizia italiana, sbandiera i passaporti esteri e l'extraterritorialità. Ci vorranno altri dieci anni a Woytjla per decidersi a rimuovere uno dei principali responsabili del crac Ambrosiano dalla presidenza dello IOR. Ma senza mai spendere una parola di condanna e neppure di velata critica: Marcinkus era e rimane per le gerarchie cattoliche "una vittima", anzi "un'ingenua vittima".

Dal 1989, con l'arrivo alla presidenza di Angelo Caloia, un galantuomo della finanza bianca, amico e collaboratore di Gianni Bazoli, molte cose dentro lo IOR cambiano. Altre no. Il ruolo di bonificatore dello IOR affidato al laico Caloia è molto vantato dalle gerarchie Vaticane all'esterno quanto ostacolato all'interno, soprattutto nei primi anni. Come confida lo stesso Caloia al suo diarista, il giornalista cattolico Giancarlo Galli, autore di un libro fondamentale ma introvabile, Finanza bianca (Mondadori, 2003). "Il vero dominus dello IOR - scrive Galli - rimaneva monsignor Donato De Bonis, in rapporti con tutta la Roma che contava, politica e mondana. Francesco Cossiga lo chiamava Donatino, Giulio Andreotti lo teneva in massima considerazione. E poi aristocratici, finanzieri, artisti come Sofia Loren. 

Questo spiegherebbe perché fra i conti si trovassero anche quelli di personaggi che poi dovevano confrontarsi con la giustizia. Bastava un cenno del monsignore per aprire un conto segreto".

A volte monsignor De Bonis accompagnava di persona i correntisti con i contanti o l'oro nel caveau, attraverso una scala, in cima alla torre, "più vicino al cielo". I contrasti fra il presidente Caloia e De Bonis, in teoria sottoposto, saranno frequenti e duri. Commenta Giancarlo Galli: "Un'aurea legge manageriale vuole che, in caso di conflitto fra un superiore e un inferiore, sia quest'ultimo a soccombere. Ma essendo lo IOR istituzione particolarissima, quando un laico entra in rotta di collisione con una tonaca non è più questione di gradi".

La glasnost (trasparenza) finanziaria di Caloia procede in ogni caso a ritmi serrati, ma non impedisce che l'ombra dello IOR venga evocata in quasi tutti gli scandali degli ultimi vent'anni. Da Tangentopoli alle stragi del '93, alla scalata dei "furbetti" e perfino a Calciopoli. Ma come appare, così l'ombra si dilegua. Nessuno sa o vuole guardare oltre le mura impenetrabili della banca vaticana.

L'autunno del 1993 è la stagione più crudele di Tangentopoli. Subito dopo i suicidi veri o presunti di Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, la mattina del 4 ottobre arriva al presidente dello IOR una telefonata del procuratore capo del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli: "Caro professore, ci sono dei problemi, riguardanti lo IOR, i contatti con Enimont...". Il fatto è che una parte considerevole della "madre di tutte le tangenti", per la precisione 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro, è transitata dallo IOR. Sul conto di un vecchio cliente, Luigi Bisignani, piduista, giornalista, collaboratore del gruppo Ferruzzi e faccendiere in proprio, in seguito condannato a 3 anni e 4 mesi per lo scandalo Enimont e di recente rispuntato nell'inchiesta "Why Not" di Luigi De Magistris. Dopo la telefonata di Borrelli, il presidente Caloia si precipita a consulto in Vaticano da monsignor Renato Dardozzi, fiduciario del segretario di Stato Agostino Casaroli. "Monsignor Dardozzi - racconterà a Galli lo stesso Caloia - col suo fiorito linguaggio disse che era nella merda e, per farmelo capire, ordinò una brandina da sistemare in Vaticano. Mi opposi, rispondendogli che avrei continuato ad alloggiare all'Hassler. Tuttavia accettai il suggerimento di consultare d'urgenza dei luminari di diritto. Una risposta a Borrelli bisognava pur darla!". La risposta sarà di poche ma definitive righe: "Ogni eventuale testimonianza è sottoposta a una richiesta di rogatoria internazionale".

I magistrati del pool valutano l'ipotesi della rogatoria. Lo IOR non ha sportelli in terra italiana, non emette assegni e, in quanto "ente fondante della Città del Vaticano", è protetto dal Concordato: qualsiasi richiesta deve partire dal ministero degli Esteri. Le probabilità di ottenere la rogatoria in queste condizioni sono lo zero virgola sempre zero. In compenso l'effetto di una richiesta da parte dei giudici milanesi sarebbe devastante sull'opinione pubblica. Il pool si ritira in buon ordine e si accontenta della spiegazione ufficiale: "Lo IOR non poteva conoscere la destinazione del danaro". 

Il secondo episodio, ancora più cupo, risale alla metà degli anni Novanta, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri. In video conferenza dagli Stati Uniti il pentito Francesco Marino Mannoia rivela che "Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano". "Lo IOR garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione". Fin qui Mannoia fornisce informazioni di prima mano. Da capo delle raffinerie di eroina di tutta la Sicilia occidentale, principale fonte di profitto delle cosche. Non può non sapere dove finiscono i capitali mafiosi. 

Quindi va oltre, con un'ipotesi. "Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano.

Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma". Mannoia non è uno qualsiasi.

E' secondo Giovanni Falcone "il più attendibile dei collaboratori di giustizia", per alcuni versi più prezioso dello stesso Buscetta. Ogni sua affermazione ha trovato riscontri oggettivi. Soltanto su una non si è proceduto ad accertare i fatti, quella sullo IOR. I magistrati del caso Dell'Utri non indagano sulla pista IOR perché non riguarda Dell'Utri e il gruppo Berlusconi, ma passano le carte ai colleghi del processo Andreotti. Scarpinato e gli altri sono a conoscenza del precedente di Borrelli e non firmano la richiesta di rogatoria. Al palazzo di giustizia di Palermo qualcuno in alto osserva: "Non ci siamo fatti abbastanza nemici per metterci contro anche il Vaticano?".

Sulle trame dello IOR cala un altro sipario di dieci anni, fino alla scalata dei "furbetti del quartierino". Il 10 luglio dell'anno scorso il capo dei "furbetti", Giampiero Fiorani, racconta in carcere ai magistrati: "Alla Bsi svizzera ci sono tre conti della Santa Sede che saranno, non esagero, due o tre miliardi di euro". Al pm milanese Francesco Greco, Fiorani fa l'elenco dei versamenti in nero fatti alle casse Vaticane: "I primi soldi neri li ho dati al cardinale Castillo Lara (presidente dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio immobiliare della chiesa, ndr), quando ho comprato la Cassa Lombarda. M'ha chiesto trenta miliardi di lire, possibilmente su un conto estero".

Altri seguiranno, a giudicare dalle lamentele dello stesso Fiorani nell'incontro con il cardinale Giovanni Battista Re, potente prefetto della congregazione dei vescovi e braccio destro di Ruini: "Uno che vi ha sempre dato i soldi, come io ve li ho sempre dati in contanti, e andava tutto bene, ma poi quando è in disgrazia non fate neanche una telefonata a sua moglie per sapere se sta bene o male".
Il Vaticano molla presto Fiorani, ma in compenso difende Antonio Fazio fino al giorno prima delle dimissioni, quando ormai lo hanno abbandonato tutti. Avvenire e Osservatore Romano ripetono fino all'ultimo giorno di Fazio in Bankitalia la teoria del "complotto politico" contro il governatore. Del resto, la carriera di questo strano banchiere che alle riunioni dei governatori centrali non ha mai citato una volta Keynes ma almeno un centinaio di volte le encicliche, si spiega in buona parte con l'appoggio vaticano. In prima persona di Camillo Ruini, presidente della Cei, e poi di Giovanni Battista Re, amico intimo di Fazio, tanto da aver celebrato nel 2003 la messa per il venticinquesimo anniversario di matrimonio dell'ex governatore con Maria Cristina Rosati.

Naturalmente neppure i racconti di Fiorani aprono lo scrigno dei segreti dello IOR e dell'Apsa, i cui rapporti con le banche svizzere e i paradisi fiscali in giro per il mondo sono quantomeno singolari. E' difficile per esempio spiegare con esigenze pastorali la decisione del Vaticano di scorporare le Isole Cayman dalla naturale diocesi giamaicana di Kingston, per proclamarle "missio sui iuris" alle dirette dipendenze della Santa Sede e affidarle al cardinale Adam Joseph Maida, membro del collegio dello IOR.

Il quarto e non ultimo episodio di coinvolgimento dello IOR negli scandali italiani è quasi comico rispetto ai precedenti e riguarda Calciopoli. Secondo i magistrati romani Palamara e Palaia, i fondi neri della Gea, la società di mediazione presieduta dal figlio di Moggi, sarebbero custoditi nella banca vaticana. Attraverso i buoni uffici di un altro dei banchieri di fiducia della Santa Sede dalla fedina penale non immacolata, Cesare Geronzi, padre dell'azionista di maggioranza della Gea. Nel caveau dello IOR sarebbe custodito anche il "tesoretto" personale di Luciano Moggi, stimato in 150 milioni di euro. Al solito, rogatorie e verifiche sono impossibili. Ma è certo che Moggi gode di grande considerazione in Vaticano. Difeso dalla stampa cattolica sempre, accolto nei pellegrinaggi a Lourdes dalla corte di Ruini, Moggi è da poco diventato titolare di una rubrica di "etica e sport" su Petrus, il quotidiano on-line vicino a papa Benedetto XVI, da dove l'ex dirigente juventino rinviato a giudizio ha subito cominciato a scagliare le prime pietre contro la corruzione (altrui).

Con l'immagine di Luciano Moggi maestro di morale cattolica si chiude l'ultima puntata dell'inchiesta sui soldi della Chiesa. I segreti dello IOR rimarranno custoditi forse per sempre nella torre-scrigno. L'epoca Marcinkus è archiviata ma l'opacità che circonda la banca della Santa Sede è ben lontana dallo sciogliersi in acque trasparenti. Si sa soltanto che le casse e il caveau dello IOR non sono mai state tanto pingui e i depositi continuano ad affluire, incoraggiati da interessi del 12 per cento annuo e perfino superiori. Fornire cifre precise è, come detto, impossibile. Le poche accertate sono queste. Con oltre 407 mila dollari di prodotto interno lordo pro capite, la Città del Vaticano è di gran lunga lo "stato più ricco del mondo", come si leggeva nella bella inchiesta di Marina Marinetti su Panorama Economy. Secondo le stime della Fed del 2002, frutto dell'unica inchiesta di un'autorità internazionale sulla finanza vaticana e riferita soltanto agli interessi su suolo americano, la chiesa cattolica possedeva negli Stati Uniti 298 milioni di dollari in titoli, 195 milioni in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine, più joint venture con partner Usa per 273 milioni.

Nessuna autorità italiana ha mai avviato un'inchiesta per stabilire il peso economico del Vaticano nel paese che lo ospita. Un potere enorme, diretto e indiretto. Negli ultimi decenni il mondo cattolico ha espugnato la roccaforte tradizionale delle minoranze laiche e liberali italiane, la finanza. Dal tramonto di Enrico Cuccia, il vecchio azionista gran nemico di Sindona, di Calvi e dello IOR, la "finanza bianca" ha conquistato posizioni su posizioni. 

La definizione è certo generica e comprende personaggi assai distanti tra loro. Ma tutti in relazione stretta con le gerarchie ecclesiastiche, con le associazioni cattoliche e con la prelatura dell'Opus Dei. In un'Italia dove la politica conta ormai meno della finanza, la chiesa cattolica ha più potere e influenza sulle banche di quanta ne avesse ai tempi della Democrazia Cristiana.

Dopo gli infiniti casi di pedofilia e perversione nella Chiesa, Suore messe incinte da Preti, Preti assassinati e tanto altro, si possono contare bombardamenti continui di illeciti compiuti dall’ipocrisia, falsità, speculazioni e corruzione come una virtù positiva della scuola politica Italiana con un preciso punto di partenza individuato nella fede Cattolica. 

Nessun altro Credo a livello universale soffre di canagliate e ipocrisie come quelle riscontrate nel Cattolicesimo.

Il caso dell’Ospedale San Raffaele fu messo abilmente a tacere, considerando che l’autore del grande crac finanziario fu un prete dai comportamenti fondati sulla bella vita fra l’Italia e l’America Latina.

Un altro fra gli ultimi scandali di cui nessun Partito Politico Italiano intende indagare, per paura di rompersi le ossa, riguarda il più grande e sfacciato imbroglio della storia del nostro Paese e si compie in Lombardia per merito di Comunione e Liberazione, ultimamente destituito del Presidente e della Giunta per comportamenti illeciti e abusi continui di varia natura.

Dal 1972 al 1992 per decreto legge emesso dal Santo Giovanni Leone, considerato l’uomo degli scandali, poi obbligato a dimettersi, allora Presidente della DC (Democrazia Cristiana), dove tutti i lavoratori Italiani furono derubati di una tassa addizionale inizialmente programmata per la creazione di un Fondo GESCAL, che avrebbe permesso allo Stato Padrone di raccogliere miliardi con la scusante di fabbricare case popolari per i bisognosi.

Fu rafforzato l’Ente denominato IACP, nel quale furono incamerati una parte di questi soldi raccolti ed iniziarono a costruire case a costi superiori al valore di mercato per far fronte al supporto della continua corruzione Politica Italiana.

In quanto al resto dei soldi, la parte più consistente della torta, badate che si trattava di migliaia di miliardi, dei quali non si sa che fine abbiano fatto. Nel frattempo sono nati molti Politici ricconi. Pare che la DC o chi per essa disponesse di tanti Palazzi in Svizzera. Pare che il Moro non di Venezia ma quello di Roma, in poco tempo divenne miliardario, ma non riuscì a portarsi dietro la sua fortuna, eliminato ante tempo dalle Brigate Rosse.

Bisognerebbe chiedere alla DC, ai Sindacati e ai Governi ombra di allora, i quali avevano Governato il Paese per tanti anni, sempre protetti da un sipario Politico e Giuridico impenetrabile, dal quale nasce il pentolone senza fondo che diede origine al penoso debito pubblico in modo sempre più crescente.

Terminate le costruzioni nel 1975, lo IACP iniziò ad assegnare le case alle famiglie a condizioni di riscatto, in modo che l’Ente rientrasse nei soldi della costruzione attraverso i mutui Bancari.

Il colpo di scena, i documenti relativi al riscatto non sono mai arrivati, benché le varie proteste e ricorsi alle Autorità superiori. Nessuno risponde. La Legge del silenzio per non cascare nell’inganno. Intanto i Condomini pagavano le bollette mensili gonfiate, deprivati persino dei servizi fatturati e mai goduti, il tutto per mantenere una Piramide di corrotti e corruttori.

Nel 2001 lo IACP venne sostituito in gran segreto dall’ALER, cancellando ogni precedente accordo con gli inquilini e l’ALER subentra come dipendenza della Regione Amministrata da rappresentanti della Chiesa Cristiana, la quale con la forza si impadronisce delle case già pagate oltre dodici volte il valore originale,  sottraendo sia i soldi iniziali versati dai lavoratori alla GESCAL, sia il pagamento versato dagli inquilini per oltre trenta sette anni, e le case diventano proprietà del Partito di Comunione e Liberazione.

L’ALER come dipendenza della Regione Lombardia, Amministrata da Comunione e Liberazione con lo zampino della Chiesa, minacciano di sfratto tutte le famiglie che non sottostanno alle pressioni e soprusi imposti dal sistema, con l’appoggio del Comune, dei Sindacati e dei Politici a libro paga.

Il caso non fu mai risolto nonostante i vari cambi di Governo. Uno scandalo di grandi proporzioni di cui non tutti sono informati e fu riportato all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, come uno dei tanti reati impuniti dello Stato Italiano e del Cattolicesimo, il quale logora l’immagine del Paese nel mondo, ed oggi giustamente la Nazione paga le conseguenze con una recessione che rivendica le ingiustizie di diversi anni di Sciacallaggio Politico.

Come finirà, è un interrogativo senza risposta. Chi vivrà vedrà, si dice che i mulini del signore macinano lenti e prima o poi colpiscono pesantemente.

I cittadini Italiani, un tempo professavano il Credo Cattolico come condotta esemplare del vivere in un mondo impostato sulla correttezza della Fede in Cristo, ma dai pochi esempi riportati con riferimento all’Italia, si può notare una Chiesa tendenzialmente diversa, che specula sulle famiglie portate alla disperazione, amministrata da gente profondamente malata di ipocrisie, falsità, speculazioni e corruzione, allontanando sempre  più i fedeli, favorendo l’avanzata dell’Islamismo che mira ad abbattere la prepotenza Occidentale nel mondo, ad opera del Cristianesimo fondato sulla ricchezza materiale e non al servizio di Dio.

Anthony Ceresa

mercoledì 30 gennaio 2013

Vigilanza democratica: "L'anonimato è la condizione per l'impunità e ..."


L’anonimato è la condizione dell’impunità e l’impunità è l’anticamera dell’arbitrio



Federico Aldrovandi: in carcere tre dei quattro poliziotti condannati per l’omicidio
La decisione del tribunale di Sorveglianza di Bologna è "un segnale di civiltà". E' la prima commossa reazione di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. "Ora spero che li licenzino dalla polizia. Questo paese non li merita"

Lino Aldrovandi: "Penso che i giudici abbiano valutato attentamente tutta la vicenda e che abbiamo letto tutte le parole utilizzate da loro colleghi nei vari processi in questi sette anni - aggiunge Lino Aldrovandi -: sul mancato pentimento sono assolutamente d'accordo perché nessuno ha mai rivolto parole di vicinanza a noi come famiglia o per Federico. I giudici hanno adottato una decisione estrema, bocciando i servizi socialmente utili: posso dire che avevo fiducia nei giudici, nelle istituzioni, non avevo personalmente dei dubbi. Credo che sopra a tutto abbiano valutato le grida di aiuto, inascoltate, di Federico di quella lontana mattina di sette anni fa. Dopo questa decisione ora non resta cha attendere e sperare nell'ultima che dovrà venire dalle commissioni disciplinari delle varie questure: mi aspetto il licenziamento, come del resto è stato chiesto da uno dei sindacato di polizia, il Silp-Cgil che ci è sempre stato vicino".[leggi l'articolo]
 
Cosa alimenta la sfiducia e l’odio verso la polizia?
Non certo a nostro parere sentente come quella del tribunale di Sorveglianza di Bologna, quanto comunicati come quello emesso dal COISP alla notizia della condanna al carcere di questi poliziotti che ricordiamo hanno massacrato e ucciso un ragazzo inerme
 
 
La Spagna tortura, no all'estradizione di Lander Fernandez
Proseguono le iniziative di protesta e denuncia contro la persecuzione spagnola di Lander Fernandez e di tutti i prigionieri politici baschi. Ieri sera blitz all'inaugurazione della mostra su Rodin alla Reale Accademia di Spagna di Roma. Ieri sera un gruppo di attivisti del Comitato un Caso Basco a Roma ha contestato l'inaugurazione della mostra di Auguste Rodin presso la Reale Accademia di Spagna a Roma, per denunciare la violazione dei diritti umani in Spagna, in particolare per quello che riguarda i detenuti politici baschi, e chiedere che Lander Fernandez, attivista basco detenuto agli arresti domiciliari da ormai sette mesi a Roma, non venga estradato in Spagna dove rischia una persecuzione giudiziaria e di essere torturato.

Giovanni Faperdue: "L'altro termalismo di Viterbo... quello elettorale"




Ho letto con piacere l’intervento del trio Paolo Bianchini, Luigi Maria Buzzi e Giuseppe Talucci Peruzzi in merito alla città termale. 

Mi sono detto: “finalmente qualcuno si interessa delle Terme”. Devo confessare che pur riconoscendo che il piatto delle terme è ghiotto e che da qui alla fine di maggio (periodo deputato per le elezioni comunali di Viterbo), saranno in tanti a fiondarsi su questo appetitoso boccone, sono rimasto abbastanza deluso. 

A mio parere il tema è troppo serio per essere affrontato in poche righe. Sembra quasi che i tre sopracitati abbiano voluto solo tirarci il cappello, più che affrontare seriamente il problema. Comunque vorrei complimentarmi con questi politici, perché finalmente il clima effervescente della campagna elettorale li ha galvanizzati al punto di cercare, almeno a parole, di lavorare per Viterbo. Rimane comunque in me, che da anni vado combattendo per il termalismo, lottando contro il disinteresse generale, l’amarezza di capire che si parla non per aiutare lo sviluppo di Viterbo termale, ma solo per raccattare qualche voto in più. 

Tra i firmatari dell’articolo c’è anche il vicesindaco di Viterbo Luigi Maria Buzzi, che mi risulta si sia speso (solo a parole e con scarso successo), anche per fare riaprire i bagni pubblici del sacrario, che ad oggi sono però ancora chiusi. Ma torniamo all’argomento principe: il termalismo. 

Caro sig. Buzzi, suppongo che lei in qualità di vicesindaco dovrebbe conoscere molto della realtà attuale di Viterbo. A lei che con la firma messa in calce all’articolo della città termale, ha rivendicato il suo amore per lo sviluppo termale di Viterbo, vorrei porre alcune domande. Lo sa che la Società Free Time  ha presentato al Comune di Viterbo ben quattro progetti termali (nel 2002, 2004, 2009, 2010) e che solo poche settimane fa, dopo un silenzio assordante di dieci anni, complice la campagna elettorale, ha ricevuto le prime timide risposte? Lo sa che alle Terme del Bacucco (altro impianto in progetto) il permesso comunale è stato subordinato alla chiusura di due pozzi abusivi che sono stati scavati in zona da privati, che non li vogliono richiudere? E’ per caso a conoscenza di iniziative del Comune di Viterbo per ridurre a  4 litri al secondo la portata del “pozzetto” e restituire così l’acqua sottratta ai pozzi Gigliola e Uliveto delle Terme ex Inps? Sa niente a che punto è la pratica per la costituzione della società mista Regione Comune per la gestione delle Terme ex Inps? Sa per caso se la Itet dopo che è fallito il suo tentativo di edificare a Monte Pizzo con un guadagno di rivalutazione delle cubature da fare spavento, abbia ancora voglia di fare termalismo alle “Zitelle”?  

Per oggi mi fermo qui, in attesa delle sue risposte. A Paolo Bianchini e a Giuseppe Talucci Peruzzi  che hanno firmato la lettera più per farsi pubblicità che per amore delle terme, raccomando vivamente di studiare a fondo  l’argomento.  

Il termalismo viterbese è un problema di difficile soluzione, ma è ancora più difficile se chi ci si accosta per risolverlo, non ne conosce assolutamente i termini e parla a sproposito. 

A tutto il trio che lamenta che non si può parlare solo delle Terme ex Inps, risponderò con un aneddoto. Un giorno ad un gentiluomo fu rimproverato di usare ancora il baciamano. Il galantuomo non si scompose e affermò: “Da qualche parte bisogna pure incominciare”. 

Giovanni Faperdue 
Associazione Il Bullicame di Viterbo


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martedì 29 gennaio 2013

...l'altra morale... quella del Belloni Fabrizio e di Chuang Tze




Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Che:”Anche per i ladri esiste una Via (Tao)?” – “Eh,  certo che  sì..  – rispose Che- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi  nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)

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Uno dei tre o quattro lettori che hanno la masochistica pazienza di leggere le mie cattiverie, un caro amico,  ha risposto ad una delle mie ultime elucubrazioni con una invocazione: "Fabrizio, qualche volta un raggio di sole!".
Ha ragione.

La carne è debole, si sa, e spesso mi lascio trascinare più dal fegato e dallo stomaco, dimenticando il cuore. Il fatto è che la rabbia alberga potente in me ed in tutti quelli che si rendono conto di quello che potremmo essere e che invece non siamo.

Ha ragione, e di raggi di sole, a ben guardare, ce ne sono parecchi. Anzi, veramente tanti.

Innanzi tutto vi è, all'inizio spesso a livello di inconscio, ma via via con sempre maggior consapevolezza, la percezione che quello che ci hanno detto, tentato di insegnare, volutamente omologare da oltre mezzo secolo (73 anni, per la verità), è per buona parte un cumulo di menzogne, di propaganda indirizzata, di costruzione di un piano.

La gente infatti, pur con tutte le debolezze dell'essere umano, non accetta più supinamente le bugie, le omissioni, i silenzi, le deviazioni, le mistificazioni che ci vengono propinate.

Alla lunga la vera natura dell'uomo emerge, e si ribella ai "padroni".

Vi è una naturale ed incoercibile spinta ad annullare i "valori" che ci vogliono imporre e rinasce l'amore per il lavoro, per l'essere umano cioè. Il "valore economico" che vogliono diventi il nuovo dio, il moloc da adorare, non soddisfa più, non è sufficiente. Il volontariato, medici senza frontiere, i "city angels",   la difesa dei più deboli attraverso Associazioni e Gruppi, gli animalisti (sì, anche loro: l'uomo è parte della natura, non il signore e padrone) sono solo la punta dell'iceberg di un nuovo sentire, di un risveglio di coscienza umana, solidale, viva. L'uomo ha capito che fra sé ed il gelo del cosmo il solo punto di riferimento, la sola zattera di salvezza è l'appartenenza, sono le proprie radici, la saggezza delle tradizioni. Una volta c'era una parola che definiva tutto questo, oggi è una parola proibita, ma sta tornando prepotente.

Un altro motivo di soddisfazione è constatare che i sistemi sociali, propagandati, insegnati, inculcati, stanno morendo. Né il social comunismo, deceduto anche per  bancarotta sociale, economica, soprattutto umana, bancarotta fraudolenta, criminale, ripugnante; né il suo fratello gemello, il liberal-capitalismo, egoista, usuraio, disumano, ormai morto e pronto alla sepoltura, danno le risposte che l'uomo del terzo millennio chiede.

Ci vorrà ancora un po' di tempo, d'accordo, ma si arriverà al vero cambiamento.
Io a scuola imparavo i Savoja e le cinque giornate di Milano. Se chiedo ai mie figli di prendere il fucile, mi rispondono: "Sì, per sparare ai cacciatori". E' l'inizio.

Volete la riprova? Nonostante il gossip, la farfallina della Belen, le "mie prigioni" di Corona, che hanno impestato la tv ed i telegiornali, nonostante l'occupazione di giornali e media in genere delle solite squallide, stantie facce dei politici in frenetica caccia alla rielezione, la gente non se ne frega molto delle elezioni, ed il numero dei non voto, degli assenteisti democratici aumenta ad ogni elezione.

La gente si ribella ad essere suddita. Confusamente e col mugugno all'inizio, ma sempre di più e sempre con maggior coscienza.

Ecco, la luce della rinascita parte dalla coscienza di sé. Non è pensabile di schiacciare un interruttore e di far luce, l'uomo non è un frullatore od una lavatrice. Ma la strada è aperta e l'uomo ci si è avviato.
Questa è luce, caro amico. Alimentiamola, con forza, con amore. Non per noi stessi, ma per i i nostri figli, cui dobbiamo restituire la speranza. Siamo loro debitori, almeno di questo.

Un abbraccio, fabrizio belloni

lunedì 28 gennaio 2013

L'altro uomo del Monte dei Paschi di Siena: Giuseppe Mussari


Foto di Gustavo Piccinini

Il caso MPS è la regola: colui che ha disponibilità dei soldi degli altri, tende naturalmente a prenderli per sé o per i soci, direttamente o attraverso teste di legno. Ciò avviene sia nel management delle banche, che delle altre imprese, che degli enti pubblici. Avviene anche nei governi. Avviene ai danni degli azionisti, dei risparmiatori, dei dipendenti, dei contribuenti, dei cittadini. E' un modello estrattivo (ossia saccheggiatore) di gestione del potere, di governance, che si sta affermando universalmente. Pensiamo al caso di quei governi che tassano i loro cittadini per assicurare profitti speculativi a banchieri predoni stranieri.

La storia di Giuseppe Mussari con gli scandali Antonveneta, Santorini, Alexandria, Casaforte, Ampugnano, liar loans (cioè mutui concessi largamente a chi si sapeva che non li avrebbe rimborsati), è una tipica storia di bancarotta mediante una testa di legno: si mette una persona di fiducia a spolpare una società e a prendersi la colpa, mentre il malloppo va in tasca ad altri, meno il compenso per la testa di legno. Quindi è di primaria importanza andare a vedere a chi è andato il malloppo effettivamente.

Mussari non aveva una formazione finanziaria: era un avvocato penalista di origine calabrese, che si era distinto come fedele del PCI-PDS-DS-PD e come difensore di suoi amministratori locali senesi. E' stato nominato nel 2006 a presidente del MPS dalla Fondazione MPS che, su 16 consiglieri, ne ha 13 nominati da Comune, Provincia, Regione da sempre in mano al PCI e succedanei. Fino al Maggio 2007 rimane però consigliere della Fondazione. Non appena nominato presidente di MPS, ha incominciato i noti affari. Nel corso della sua permanenza, ha donato di tasca propria quasi € 700.000 al PD, in ossequio alla regola che chi diviene dirigente attraverso il partito, poi deve essere riconoscente. Ha compiuto le sue operazioni di spolpamento con metodo, tenendo formalmente nascoste alcune carte, ma in un contesto in cui era palese che stava avvenendo qualcosa di occultato e di illecito. 

Tutti, a cominciare dal collegio sindacale di MPS, presieduto da Tommaso di Tanno (ora indagato dal PM senese), vedevano l'anomalo gonfiaggio del prezzo di Antonveneta mediante una ben poco credibile tripla vendita in pochi mesi, prima a ABN-AMRO , poi a Banco di Santander, infine a MPS, con un'acquisizione tenuta segreta fino all'ultimo, annunciata dai tg, quindi tale da dover far subito scattare controlli e ispezioni, come pure il fatto che il pagamento avveniva per cassa, cioè subito, mentre di regola questi pagamenti si fanno a credito, nel tempo. Il fatto che si pagasse tutto subito suggeriva oggettivamente che era una compravendita fraudolenta. 

Tutti sapevano che il prezzo era gonfiato. Tutti potevano sapere, con un minimo di diligenza, che Mussari non aveva fatto la due diligence su Antonveneta prima di pagarla circa 17 miliardi e si era basato su una stima fatta dalla ben poco attendibile e molto interessata Standard and Poors. Bankitalia, allora governata da Draghi, però lasciò fare, il che ben illustra l'incompatibilità inerente a Bankitalia, tra il suo compito di sorvegliare le banche e il fatto che le medesime banche sono le sue proprietarie, rectius partecipanti, nel suo ridicolo capitale sociale di € 156.000. E la Consob? Niente. 

E il Ministero del Tesoro? Niente, nemmeno dopo. Forse i gestori di MPS se lo tenevano buono comprandogli ben 27 miliardi di titoli di debito grazie al finanziamento all'1% elargito dalla BCE.

La mole dello spolpamento è di molti miliardi. Già nel bilancio depositato nel 2012, 5 anni dopo l'acquisto di Antonveneta, quindi con un colpevole ritardo, il nuovo management di MPS esponeva una perdita di 4,7 miliardi di cui il 90% da minusvalenze di Antonveneta. 

In realtà, Antonveneta, considerate anche le sue sofferenze non registrate in bilancio, valeva sui 2 miliardi, e se è stata pagata 10, allora i gestori retrostanti si sono spartiti 8. Però il presidente del collegio sindacale di MPS a dichiarato che vi furono altri pagamenti in sovrapprezzo, per diversi miliardi, pare 7. Si aggiungano 750 milioni per Alexandria, e alcuni miliardi per i mutui fasulli. Adesso si tratta di vedere a chi è finito il bottino, di arrestare le persone fisiche e di citare per danni le società che hanno concorso nel reato.

Sappiamo che il Banco di Santander ha incassato 7 miliardi; ma poi, che uso ne ha fatto? A chi li ha accreditati? Sono partite quote del bottino dal Santander a favore di altri soggetti?

Sappiamo che ulteriori 2,6 miliardi sono stati spediti a Londra nella disponibilità del medesimo Banco, e poi sono stati scudati e riportati in Italia. A chi sono poi stati girati? A chi sono finiti in tasca?

In quanto al derivato Alexandria, l'attuale management ci dichiara che ci sia stata una perdita di 220 milioni (ma un alto dirigente dice 740) dovuta a un'errata copertura di un rischio preesistente mediante un derivato. Questa spiegazione non è credibile, per due motivi.

Primo: se io mi copro mediante un derivato dal rischio che un mio asset o contratto in essere si deprezzi, la copertura ha un costo molto basso, assicurativo, rispetto al valore capitale dell'asset; sicché, se l'asset perde valore, la copertura mi rifonde dalla perdita; mentre se aumenta di valore, l'aumento assorbe il costo di copertura e lascia un margine di guadagno. In nessun caso io perdo in termini di capitale. 

Per aver realizzato una perdita capitale a danno di MPS, chi ha agito coi soldi di MPS bisogna che abbia fatto un'operazione diversa, come una speculazione in proprio, decisa senza approvazione del CdA dai vertici gestionali, e che gli sia andata male, e che quindi ora egli o la banca stessa, per la propria immagine, stia creando una giustificazione posticcia.

Secondo: se fosse stata un'operazione di copertura legittima, ufficiale, e inerente a un asset o a un contratto della banca, sarebbe stata contabilizzata subito, e non tenuta sospesa e nascosta per anni! Il razionale sospetto è, quindi, che qualcuno abbia preso soldi della banca e li abbia usati per speculare su qualche titolo o derivato, fidando di realizzare un grosso guadagno, con cui restituire alla banca quanto preso, tenendo per sé la differenza. Poi, invece di guadagnare, ha perso, e la banca si ritrova con un buco.

Cose di questo genere mi risulta che siano avvenute e tuttora avvengano in grandi banche e società di gestione estere, dove chi ha il maneggio dei soldi della banca li usa per conto proprio, e lascia le operazioni in sospeso, cioè aperte a partitario, finché non si trova un modo di chiuderle fittiziamente. Se fossi il PM di Siena, verificherei questa ipotesi, sequestrando ed esaminando i partitari storici su cui si devono trovare i movimenti delle somme interessate, cioè ipoteticamente usate per l'operazione suddescritta. 

Sequestrerei i partitari storici, perché chi fa queste cose non le fa una volta sola, ma le fa di prassi, quindi se ne troveranno molte, risalendo nel tempo. Dai partitari (che sono i registri di conti transitori, su cui si segnano le operazioni in attesa di imputarle alle voci del conto economico del bilancio) si desume se vi sono stati impieghi di denaro in quel senso.

Tornando al caso MPS, bisogna anche considerare che quando va a partitario un movimento di decine di milioni di euro, gli organi interni di controllo della banca li hanno sotto gli occhi. Quindi, se tutti i presidi, interni ed esterni, sono rimasti inerti, vuol dire che non è stata un'operazione di singoli gestori infedeli, né un'operazione organizzata da un solo partito politico, sia pur dominante rispetto alla banca: può essere stata solo un'operazione di Stato. 

Quindi mi aspetto che, se mai verranno svelati i nomi degli effettivi percettori dei due miliardi di bottino scudato, e degli altri miliardi, si tratterà di nomi molto più esplosivi di quelli di un leader politico. Se hanno chiuso gli occhi l'ispettorato interno (audit) di MPS, i sindaci, Bankitalia, Consob, il Ministero; e se il percettore dei due miliardi si sentiva tanto sicuro da riportarli in Italia, allora i casi sono due: o il regista è un potere molto alto, i vertici dello Stato; oppure è stata un'operazione trasversale, bipartisan, tra maggioranza e opposizione, con benedizione vaticana (il Banco di Santander è in mano a certo Emilio Botin, descritto dalla stampa come uomo forte dell'Opus Dei). Questa ipotesi è rilevante per capire la minaccia di Bersani (del 26.01.13) di “sbranare” i rivali politici qualora insistano sullo scandalo MPS.

Ai contribuenti col cui denaro è stato salvato il Monte, ma anche ai suoi defraudati azionisti e ai suoi tartassati dipendenti, su cui l'attuale management scarica il danno (licenziamenti, tagli stipendiali, costrizione a collocare prodotti discutibili), è dovuta un'azione risarcitoria verso le persone fisiche e giuridiche colpevoli e beneficiarie delle malefatte che via via emergono. Ma forse anche il Comune e la Provincia di Siena e la stessa Fondazione dovrebbero rispondere, per culpa in eligendo et vigilando: colpa nello scegliere e nel mantenere, omettendo la dovuta vigilanza, nonostante i segnali di allarme, quel certo management. 

Anche il PD potrebbe essere tenuto a risarcire, qualora si accertasse che la scelta di Mussari si debba a suoi organi centrali – cosa plausibile, dato che Mussari andava a compiere affari di dimensioni nazionali. Direi che sarebbe opportuno estendere, almeno per il futuro, mediante legge, la responsabilità per omessa vigilanza e omessa ispezione anche a Bankitalia e ai soggetti che la partecipano, solidalmente, così saranno motivati a tenere gli occhi doverosamente aperti anziché amichevolmente socchiusi. Non dovrebbe avvenire ciò che avviene in questi giorni, ossia che da un lato si svela quanto marcio e inaffidabile vi è nei conti di MPS, e dall'altra Banklitalia dichiara che i conti vanno bene e autorizza il prestito di 4 miliardi con denaro pubblico, senza poter valutare il rischio. 

Ma come fa Visco ad affermare che i conti siano a posto, in questa situazione? Per verificare la corrispondenza dei bilanci alla realtà, ci vorrebbero mesi di due diligence, bisognerebbe controllare tutti i contratti in tutti gli armadi, anche i contratti segreti come quello con Nomura, e verificare anche tutti i bilanci delle singole filiali, cosa che Visco non ha fatto, quindi non può dire certe cose.

Ma Dagospia pubblica (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-il-verbale-degli-ispettori-bankitalia-inchioda-draghi-tarantola-profumo-e-visco2-la-favola-49952.htm) documenti che sembrano inchiodare Draghi e Tarantola (allora responsabile dei controlli di vigilanza entro Bankitalia), smentendo Visco e Profumo, perché provano che i documenti segreti sui derivati scoperti solo ieri dall'onesto successore di Mussari, Fabrizio Viola, nei cassetti di MPS, in realtà erano in possesso di Bankitalia sin dall'ispezione da questa eseguita in MPS da Maggio ad Agosto del 2010, nei cui verbali si menziona esplicitamente gli inopportuni contratti derivati con Deutsche Bank e Nomura Bank. Draghi e Tarantola complici, insomma, secondo Dagospia.

Se potessi, se fossi nel PM di Siena, indagherei altre tre ipotesi:
-se e come il valore di Antonveneta sia stato gonfiato ad arte per giustificare da parte di MPS un esborso multiplo del suo valore; il gonfiaggio può essere operato con diversi strumenti: nascondimento delle sofferenze, erogazioni-cartolarizzazione di liar loans, contratti derivati truffaldini, dolo della società di rating incaricata della stima;
-chi, dal 2006, ha organizzato un sistema di erogazioni facili di mutui del medesimo tipo in MPS, che poi sono stati cartolarizzati a lunghissima scadenza e rifilati ai risparmiatori (vedi Casaforte); andrei a ricercare le correlazioni tra i mutui non regolarmente paganti (anche quelli sospesi e quelli non contabilizzati come tali, che sono molti), i funzionari che li hanno autorizzati, i collegamenti di questi funzionari coi dirigenti, gli intermediari finanziari e immobiliari dei mutui in questione, e gli azionisti importanti del periodo;
-se sia stato gonfiato a suo tempo anche il valore di Banca Agricola Mantovana, per farla pagare sensibilmente più di quanto valeva sempre a MPS; e se parte del prezzo pagato sia finito a terzi beneficiari, eventualmente anche a magistrati civili che respinsero i ricorsi contro la trasformazione di Banca Agricola Mantovana da cooperativa in spa – trasformazione necessaria per poterla vendere a MPS: qui a Mantova, infatti, circolavano al tempo voci sospette.

MPS, con l'assemblea del 25 Gennaio 2013, deliberando di non procedere alle azioni risarcitorie verso il precedente management e i suoi corresponsabili, ha dimostrato di non operare in discontinuità dal passato, di essere controllata da poteri retrostanti, di non voler scoprire i colpevoli e i beneficiari delle colpe, di voler scaricare i danni sui dipendenti, sui clienti (con le solite politiche sempre più aggressive), sullo Stato finanziatore... a proposito, i 4 miliardi prestati dal governo Monti, sono stati prestati sulla base di un bilancio inattendibile perché non tiene conto dei contratti derivati segreti (vedi Alexandria) e perché continua a non registrare sofferenze sui crediti, che vengono tenute a partitario. 

Quindi è un prestito concesso illegittimamente, senza due diligence sul prestatario, basandosi un bilancio evidenziante perdite per 4,7 miliardi, oltre a quelle non dichiarate. Un'operazione molto “politica”, altro che governo tecnico, altro che professori! E Viola stesso, il nuovo presidente di MPS, ha detto che bisogna rettificare i bilanci passati! 

Per inciso: i Monti-bonds sono un prestito senza vincoli di impiego per la banca, e per giunta convertibile in azioni qualora MPS abbia difficoltà a rimborsarlo (lo Stato perde il credito e diventa azionista), mentre i Tremonti-bonds erano un prestito con vincoli di impiego in favore delle pmi, dell'economia produttiva, non convertibile in azioni – e questa differenza specifica riflette la differente qualità umana ed etica tra un Monti e un Tremonti, al di là di tutto ciò che può essere rimproverato a quest'ultimo.

Il PM senese che indaga Mussari e altri per lo scandalo Antonveneta pare sappia i nomi dei beneficiari della quota di 2,6 miliardi, poi scudata, ma che li voglia rivelare solo dopo le elezioni, per non influenzarle – evidentemente, si tratta di soggetti della politica italiana, o ad essa legati, e/o legati al Vaticano e/o a capitali “calabresi”. Con le rivelazioni post-elettorali, però, il PM delegittimerà il nuovo parlamento, perché gli elettori voterebbero diversamente, se informati. Inoltre, immaginate come potrà essere la formazione di una nuova maggioranza, sotto la spada di Damocle di quelle rivelazioni incombenti. O forse si vuole usare quell'informazione proprio come strumento di minaccia per condizionare la politica? O Mario Draghi?

Monti afferma che MPS era dominato dal PCI-PD – affermazione ovvia. Aggiunge che l'Italia ha visto troppe commistioni tra banking e politica – affermazione grottesca, in bocca di uno che è stato imposto come premier dal mondo bancario, a meno che fosse diretta solo a banchieri e politici italiani, e che per contro riconoscesse il diritto dei banchieri stranieri a occuparsi di politica italiana, come appunto hanno fatto nominando lui.
Bersani e D'Alema, con angolazioni diverse, affermano che il PD ha fatto il PD e non la banca, quindi non è responsabile. Gli uomini del PD in Fondazione erano sì la maggioranza, ma nominati non dal PD, bensì dagli amministratori locali eletti dai senesi. E nel PD vi sono sicuramente militanti disposti a credere che i titolari del PD lascino che la direzione della terza banca nazionale, fonte di finanza su scala nazionale per il partito, sia scelta in tutta autonomia dagli elettori di una cittadina di 55.000 abitanti. E che sia puramente casuale tutto ciò che, poi, questi gestori della banca hanno fatto e dato per il Partito, e che ora viene alla luce dei mass media...

D'Alema, dal canto suo, si contraddice in modo buffo allorché, oltre a negare che il PD faccia banking, rivendica al PD l'iniziativa di sostituire Mussari e Vigni: se il PD ha questo potere, vuol dire che è il dominus di MPS!

Questa affermazione non è solo contraddittoria con la precedente (che il PD faccia il PD e non il banchiere), ma è anche oggettivamente falsa, nel senso che è falso che il sindaco di Siena o il PD abbia di sua iniziativa cacciato Mussari e Vigni subito dopo aver scoperto la loro mala gestio: infatti, erano anni che si sapeva del loro mismanagement, della porcata con l'Antonveneta, dei mutui fraudolenti. Mussari fu scaricato come si scaricano le teste di legno quando si bruciano e si è costretti a scaricarle. Fu scaricato dopo che io stesso ebbi pubblicato, il 29.06.11, nel mio sito www.marcodellaluna.info, l'articolo “Ora si salvi MPS” (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8537) in cui preannunciavo lo scandalo. E fu scaricato perché si sapeva che le carte compromettenti erano già in mano a Report e ad altri. E a Report non le aveva certamente portate il sindaco, né D'Alema, né Bersani! Probabilmente gliele aveva portate qualche consigliere della Fondazione disgustato o scontentato.

Però, anche a seguito del suo allontanamento, i banchieri italiani – comproprietari (“partecipanti”) di Bankitalia!- vollero e tennero Mussari come presidente dell'ABI dopo la sua uscita da MPS. Lo vollero e lo confermarono pur sapendo quanto sopra e pur sapendo dei procedimenti penali per l'affaire Antonveneta e per la turbativa d'asta circa l'appalto dell'aeroporto di Ampugnano. E' dal 6 maggio 2012 che Report aveva dato notizia anche dell'affaire Alexandria. In quella puntata emerse che in MPS si operava extracontabilmente, con fondi neri esteri, con brokers occulti esteri, per beneficiari pure occulti, assumendo rischi altissimi e irregolari (http://www.report.rai.it/dl/docs/1336333767662monte_dei_fiaschi_report_pdf.pdf), e che questa era una prassi. 

E già nel 2010 Bankitalia aveva rilevato serie “criticità” operative del Monte, ma non era affatto intervenuta. Ordunque, se l'ABI lo nominò suo presidente pur sapendo che cosa bolliva in pentola, delle due l'una: o far quelle cose è normale in quell'ambiente, oppure, più probabilmente, fu una o più forze esterne, politiche o istituzionali, a imporre la sua nomina. Forse, con lo scopo che blindasse o coprisse l'operazione, la quale non era finita con l'acquisto di Antonveneta e il pagamento di circa 15 miliardi di cresta su 17.

La seconda parte dell'operazione si capisce che doveva consistere nel togliere la maggioranza assoluta di MPS detenuta dalla Fondazione (cosa realizzata con 3 aumenti di capitale), nel confezionare MPS con una finzione di saldezza e redditività (cosa realizzata nel bilancio 2011 col ricorso a derivati e a una politica di budget molto aggressiva) per giustificare un suo acquisto a prezzo gonfiato da parte di altra banca (si parla di BNP), con relative creste. Infatti in Europa si è affermato questo tipo di business finanziario: svuotare un'impresa della sua ricchezza reale, farne un bidone indorato truccando bilanci e rating, metterle un nuovo amministratore pulito (Viola era pulito, però non era un abile risanatore, avendo fino al giorno prima gestito la Banca Popolare dell'Emilia Romagna con risultati pessimi), poscia rivenderla con sovrapprezzo ad altra impresa, la quale di conseguenza diverrà un bidone da cosmetizzare e sbolognare al medesimo modo (analogo business si inizia a praticare anche coi debiti pubblici dei paesi in difficoltà). 

Qualcuno però, divulgando nel 2011 le informazioni sul reale stato di MPS, ha rotto le uova nel paniere proprio poco dopo che era stato depositato l'ingannevole bilancio dell'anno 2010, riportante una forte crescita dell'attivo, ovviamente al fine di far pagare MPS molto più di quanto valeva effettivamente.

Ormai, l'operazione di vendita di MPS con sovrapprezzo è abortita e bruciata. Però a questo punto i dipendenti dell'antica banca dovrebbero svegliarsi, valutare tecnicamente il. Nuovo management cosi come hanno imparato a valutare il cliente che chiede fiducia, e rendersi conto che a un salasso di 15 miliardi e passa non può rimediare lavorando qualche ora gratis, rinunciando al premio di produttività, abolendo i gadget, chiudendo sedi, scivolando i colleghi, e spremendo la clientela con polizze che danno alla banca un guadagno upfront del 4 o 5%, né coi prestiti SOV a 4 mesi rinnovabili, che daranno luogo a cause per usura. 

Spremere la clientela non paga, affossa, analogamente a spremere la nazione con le tasse del Montismo, che servono a rendere apparentemente sano il btp, ma uccidono l'economia reale che lo dovrà rimborsare. Non è più tempo nemmeno di debustiani contratti For You. Si può rimediare solo unendosi e coordinandosi per dare al PM di Siena tutte le informazioni utili, e per promuovere un'azione giudiziaria per il risarcimento dei danni contro la Fondazione e i suoi consiglieri, contro i managers vecchi e nuovi, contro chi ha lucrato dalle operazioni scorrette.

Bersani, il 26 Gennaio 2013, minaccia: “Se Lega e PDL attaccheranno il PD su MPS, li sbraneremo”: con che denti? Coi democratici denti dei PM collaterali? Ma ci sono ancora? Oppure è una minaccia rivolta ai magistrati senesi? Oppure ancora è un preavviso di chiamata in correità di un sistema politico che, trasversalmente e sistemicamente, lucra abusando del suo controllo sulle banche, operato via fondazioni bancarie? Non credo che Bersani minacciasse di rievocare il dissesto delle due banchette della Lega, la Credieuronord e il Credito Cooperativo Fiorentino, perché si tratta di valori irrisori rispetto alla ventina di miliardi del buco MPS; ma soprattutto perché, in quei due casi, non vi fu un governo amico a turare con soldi del contribuente i buchi fatti dai politici, e perché, cosa ancor più importante, in quei casi le indagini giudiziarie sono state fatte e non sono state inibite dall'alto. E non dimentichiamo che i dirigenti della Lega hanno subito chiesto scusa e messo mano alle loro tasche per ripianare i buchi della loro banca: Bersani, D'Alema, Ceccuzzi e compagni seguiranno il loro esempio.

Marco Della Luna


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Commento di Fabrizio Belloni: 

Sei un drago! "A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca" diceva il divo Giulio. In effetti è impensabile che operazioni di tal fatta non abbiano un coro di correi, a vario titolo, conniventi, distratti, gratificati, taciturni e mafiosi.
Una cattiveria belloniana: e se l'uscita del Cainano su Mussolini non fosse altro che un abile tentativo di distrazione dell'attenzione pubblica sulla becera dicotomia Fascismo-antifascismo? Non ho mai creduto alle coincidenze, in politica. Un abbraccio ammirato.